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LA FRAMMENTAZIONE DELLA RAPPRESENTANZA DATORIALE: CONFINDUSTRIA E LA RIFORMA PESENT

Analisi dei 10 ccnl sottoscritti con Cgil, Cisl e UIl

3.3 LA FRAMMENTAZIONE DELLA RAPPRESENTANZA DATORIALE: CONFINDUSTRIA E LA RIFORMA PESENT

Sulla crisi dei sindacati datoriali, e più marcatamente, sulla crisi della principale associazione imprenditoriale, Confindustria, vi è stata posta, soprattutto recentemente, grande attenzione.

L’inizio del tramonto viene collocato all’indomani dell’uscita di Fiat, considerato un “liberi tutti”. Sicuramente le grandi e medie imprese che si interfacciano sul mercato globale oggi, esprimono necessità in ordine alla flessibilità e alla possibilità di stipulare accordi diretti fra azienda e dipendenti.

Un’analisi empirica del fenomeno, ci porta a considerare un fattore fondamentale, costituito dall’ingresso, nonché dal conseguimento di un peso determinante per gli equilibri interni, di grandi aziende a controllo pubblico161.

I soci pubblici contribuiscono alla macchina confindustriale con un apporto di svariate decine di milioni di euro l’anno. Se, come è noto, i vertici di queste aziende sono di nomina politica, è altrettanto vero che il rapporto governo – associazione viene condizionato dalle scelte politiche stesse.

Una delle esemplificazioni di questo problema, si può trovare nel caso attualissimo scoppiato in regione Lazio con il caso Acea, municipalizzata romana dell’elettricità, quotata in Borsa ma controllata dal Campidoglio. A fine 2017 Acea sigla un accordo sindacale attraverso il quale garantisce per i nuovi assunti le tutele dell’art. 18, eliminate dal Jobs Act. Nonostante il forte contrasto con le impostazioni di Confindustria nazionale, chiaramente contraria ad un tale accordo, il potere della stessa trova il forte limite nella impossibilità di rinunciare agli oltre 100 mila euro di iscrizione annua di Acea.

161 Enel, Eni, Ferrovie, Fincantieri, Leonardo, Poste, Saipem, Snam sono state ammesse nel sistema

confindustriale dopo la trasformazione in società quotate e lo scioglimento di Intersind, l'organizzazione datoriale dove trent'anni prima erano confluite le imprese a partecipazione statale dell'Iri, fuoruscite da Confindustria.

Sicuramente, oltre alla recente ingerenza dei rapporti con le aziende a partecipazione pubblica, Confindustria paga lo scotto di una grave frammentazione interna, causa principale del suo deterioramento e della sua crisi.

Vale la pena fare un passo indietro per comprenderne le ragioni di questa frammentazione, accennando, seppure brevemente, alla sua storia e alla sua struttura odierna. Confindustria nasce nel 1910 a Torino, comprendendo solo 11 delle 48 associazioni padronali allora esistenti162. Sin dal suo primordiale statuto, gli ambiti di

operatività di Confindustria erano così individuati: la società e la fabbrica, intendendo quindi la politica e il sindacato quali interlocutori della propria azione.

Molti sono gli Statuti che si sono succeduti163.Con l’ultimo testo si è cercato di ricostruire

un senso di appartenenza andato completamente in crisi, contemplando tre obiettivi principali, quali: il rafforzamento di una effettiva rappresentanza ad ogni livello settoriale e territoriale; assicurare una identità solida e un forte senso di appartenenza al sistema associativo; erogare servizi efficienti.

Parrebbe quindi che la stessa Associazione abbia compreso che l’allontanamento dal territorio, la frammentazione settoriale e l’individualismo di alcuni a spese di altri, siano stati i principali fattori che hanno lentamente eroso il sistema.

L’attuale statuto è stato varato attraverso la cosiddetta, Riforma Pesenti164. Il testo si

compone di specifiche misure che variano a seconda del livello preso in considerazione: al livello centrale è stato previsto un apposito Consiglio di indirizzo con la specifica missione di valutare la conformità a principi, valori e scopi ogni qualvolta si verifichi un allargamento del perimetro di rappresentanza. Una novità interessante riguarda l’innalzamento delle maggioranze, (si richiede una diversa maggioranza qualificata), nelle procedure di approvazione di nuova adesione.

162 Nel suo originario statuto si leggeva: “ tutelare e difendere con tutti i mezzi opportuni gli interessi

collettivi dell’industria e degli industriali, (…) promuovere il rispetto e la libertà del lavoro, (…), favorire la buona intesa con gli operai”.

163 L’ultimo, nonché l’attuale ancora vigente è del 19.06.2014.

164 Prende il nome dalla Commissione Pesenti , la commissione che ha elaborato l’impianto della riforma

A livello settoriale e territoriale, i soci sono stati divisi in tre principali categorie: la prima è quella dei “soci effettivi”, si tratta di tutte le imprese il cui rapporto con la confederazione è regolato da convenzioni specifiche, indipendentemente dall’attività svolta, e che operino in settori con un’associazione nazionale di riferimento aderente alla Confederazione.

Da tempo non è più obbligatorio il doppio inquadramento, con questo si intende che non è più necessario, ai fini dell’adesione a Confindustria, che l’impresa aderente sia anche socia dell’associazione nazionale.

I Soci Ordinari di Territorio formano la seconda categoria. Hanno pari doveri dei Soci effettivi, ma diritti di elettorato limitati165. Sono Soci Ordinari quelle imprese che

appartengono a settori che non abbiano una associazione nazionale di riferimento (o che la abbiano ma questa non aderisca alla Confindustria). Tale categoria è l’unica fra le suddette categorie non prevista per le imprese che aderiscano esclusivamente alle Associazioni o alle Federazioni di Settore.

La terza categoria raccoglie i Soci Aggregati, imprese che scelgono di beneficiare de servizi offerti dall’associazione territoriale o settoriale, a fronte di un contributo economico.

Strutturalmente, le Associazioni che compongono Confindustria sono strutturate su un doppio binario: da un lato le associazioni di natura datoriale e dall’altro associazioni di natura settoriale.

Nell’analisi comparata dei soggetti delle relazioni industriali, Confindustria emerge come un unicum tutto italiano senza omologhi nelle altre business associations europee166. Un sistema così ben articolato che però si è mostrato estremamente vulnerabile a gravi criticità, quali lo spreco di risorse per servizi medesimi offerti su più livelli, nonchè la conflittualità fra i diversi livelli e le diverse categorie.

165 I Soci Ordinari di territorio hanno diritto di elettorato attivo e passivo solo nell’associazione cui

appartengono.

166 “Confindustria e la Riforma Pesenti: una nuova visione organica, razionale e non vincolante”,

L’intento riformatore è stato perseguito comunque mantenendo il tradizionale sistema binario di riferimento, fatto questo che emerge chiaramente sin da una prima lettura dell’art.4. A questo modello tradizionale organizzativo fondato sui due assi, sono stati tuttavia affiancati dei meccanismi di incentivazione dei processi aggregativi, basati sul superamento di una “soglia” rappresentativa del peso dimensionale delle Associazioni stesse167 o sull’implementazione di precisi percorsi aggregativi qualificanti. All’interno

dei quali il premio è costituito dalla partecipazione garantita a specifici organismi della governance confindustriale168.

L’art. 5 dello Statuto vigente disciplina le altre componenti del sistema associativo, in particolare le Rappresentanze Regionali e le Rappresentanze Internazionali.

I livelli regionali di Confindustria sono associazioni di secondo livello, costituite dalle associazioni territoriali di ogni singola Regione, con la specifica missione di interfacciarsi con l’ente pubblico Regione e garantire il rapporto dei gruppi associativi, oltre ai compiti delegati dalle associazioni che la costituiscono. Il nuovo statuto ha previsto una governance diversa dalla precedente, molto più snella e meno “costosa”, (soprattutto per la dispersione di risorse), formando così gli organi direttivi attraverso i presidenti delle associazioni territoriali, i presidenti nominati dalla Piccola Industria e coi Giovani Imprenditori169, che compongo la Rappresentanza Regionale attraverso

l’istituzione di un Consiglio di Presidenza della Rappresentanza Regionale.

La struttura disegnata dalla Riforma ha il merito di aver ridotto alcune duplicazioni di funzioni e di aver, perlomeno tentato, una maggiore chiarezza organica. Tali interventi sono sotto la lente degli studiosi delle relazioni industriali, che però ad oggi ne rilevano una ancora lontana ripresa.

167 indicatore della loro capacità di garantire adeguata efficacia, autonomia e qualità dei servizi e della

rappresentanza.

168 Commissione per la Riforma di Confindustria, Documento di Attuazione – Ottobre 2013

169 Nella maggior parte dei consigli regionali, il presidente regionale dei Giovani Imprenditori consegue

Il nuovo statuto di Confindustria si concentra soprattutto sulla coesione del sistema associativo, partendo dal presupposto che senza una chiara identità non si possa avere una rappresentanza efficace. Quella che Albini, nella sua ultima pubblicazione170

definisce “solidarietà inclusiva”, che ha allargato nel tempo il perimetro associativo e, di conseguenza, il ventaglio degli interessi da rappresentare è oggi la principale minaccia per Confindustria. La ricetta individuata da alcuni autori consiste nel leggere in profondità le dinamiche sociali ed economiche, in un contesto globale e complesso171: solo con la prevalenza dell’interesse generale sui particolarismi Confindustria otterrebbe quei risultati auspicati dalla sua ultima riforma. Le stesse dimensioni della Associazione nazionale l’hanno resa sempre meno omogenea negli interessi rappresentati ed è in quest’ottica che la riforma Pesenti si è concentrata sui temi della partecipazione alla vita associativa e al modello organizzativo di Confindustria.

170 P. Albini, “ A proposito di rappresentanza datoriale”, Giornale di diritto del lavoro delle relazioni

industriali, n. 154/2017.

3.4 L’ACCORDO DEL 9 MARZO 2018 E IL TENTATIVO DI UN NUOVO