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sposizione. Citiamo l'autovaluta-zione, le nomine e valutazioni dei pari, le valutazioni da parte degli adulti, l'osservazione. Nel saggio di Camodeca vengono presentati alcuni questionari, il questionario della descrizione di sé e il que-stionario dei punti di forza e de-bolezza, con presentazione degli item e l'analisi degli aspetti posi-tivi e negaposi-tivi.

Alcune pagine sono dedicate al bullismo, partendo dalla pre-cisa definizione di Menesini. Questo fenomeno di gruppo si manifesta nella classe con una vasta serie di comportamenti: il bullo, la vittima passiva, la vitti-ma provocatrice (che reagisce e rischia di provocare una maggio-re aggmaggio-ressività del bullo), il se-guace del bullo o gregario, il di-fensore della vittima (che si schiera dalla parte della vittima, l'aiuta e riferisce l'accaduto agli

La comunicazione nascosta

adulti) e infine l'esterno, che re-sta in disparte ma fa da spettato-re, costituisce cioè una specie di "maggioranza silenziosa" che permette di fatto che il bullismo si riproduca continuamente.

In questo volumetto sono pre-sentati questionari ad hoc per ri-velare e misurare atti di bulli-smo, ne vengono descritte le ca-ratteristiche, gli item e i punti di forza e di debolezza. Purtroppo anche questi questionari, come gli altri, vengono soltanto citati e non allegati in appendice, come sarebbe stato opportuno, ed è l'unico elemento di critica da fa-re a questo libro, importante tanto per i docenti, specialmente delle scuole dell'obbligo, quanto

per i genitori. •

jolgar@fastwebnet.it J. Garuti dirige il Centro Saveria Antiochia

Omicron di Milano

Per il testo che non c'è

di Fausto Marcone

di Franco Rositi

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D I A L O G A R E I N C L A S S E LA RELAZIONE FRA INSEGNANTI E STUDENTI

di Fausto Marcone

di Franco Rositi

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D I A L O G A R E I N C L A S S E LA RELAZIONE FRA INSEGNANTI E STUDENTI

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^Appendix Probi è

un'ag-giunta al libro di testo, la grammatica di Probo, che un maestro del 300 d.C. detta ai suoi alunni come materiale di studio. L'appendice è semplice, consta di un elenco di parole la-tine scritte nella loro forma cor-retta accanto a quella scorcor-retta, preceduta dal semplice avverbio negativo "non". Il testo traman-dato figura nelle prime pagine delle storie linguistiche italiane, ma la ragione che lo fa nascere è senz'altro più emblematica, non tanto per la genesi del volgare italiano, quanto per la sua valen-za didattica. Il maestro scopre la necessità di un sussidio imprevi-sto per lo studio e lo prepara giorno per giorno, accompa-gnandolo al testo in uso.

Questa preoccupazione per gli strumenti dello studio e la cura nel prepararli è sicuràmen-te una parsicuràmen-te qualificansicuràmen-te del la-voro didattico. L'insegnante in-tegra e rende appropriato il te-sto stampato, come qualsiasi ar-tigiano che adatta gli strumenti di lavoro, alle condizioni che ha davanti. I vecchi insegnanti san-no che tali integrazioni sosan-no ne-cessarie e la loro autorevolezza, nei confronti della disciplina e degli studenti, sta anche nel sa-per dominare e nel piegare quella a questi.

Un gruppo di bambini, di gio-vani o anche di adulti, di fronte a un insegnante crea una situazione di apprendimento e questa situa-zione è sempre singolare, unica. Ma è anche la situazione tipo del-l'insegnamento: una singolarità che chiede un lavoro e una didat-tica non stereotipati e di conse-guenza materiali di studio propri e precisi. È vero che dappertutto esiste un'alternanza e un mesco-larsi di uniformità e singolarità, ma è altrettanto vero che sono le singolarità, con i loro tratti im-previsti, a rivelare le capacità e l'originalità professionali.

Il libro di testo moderno co-pre spazi della didattica e dello studio che sono più nella sfera dell'uniformità che in quella della singolarità. Spesso mostra tutta la sua rigidità e il suo im-paccio a fronte delle domande sollevate dalla situazione singo-lare. Il maestro romano del 300 d.C. giudica necessaria un'ap-pendice morfologica, Erasmo da Rotterdam mille anni dopo considererà necessario nei

Col-loquia un esercizio di variazione

lessicale, che lui stesso compi-lerà. Tutt'e due intendono for-nire un testo per lo studio. Ci sono esempi illustri, come Al-cuino di York, o oscuri, come i dimenticati maestri europei, che lungo tutto l'Ottocento portarono popolazioni intere a leggere e scrivere, adoperando-si laddove il libro risultava in-sufficiente a preparare tutte le integrazioni necessarie.

Esistono però situazioni che non soltanto sono singolari, ma addirittura uniche e per le quali i libri di testo in commercio so-no insufficienti. Queste situa-zioni coprono un'area dell'istru-zione e della formadell'istru-zione non piccola.

Si provi a immaginare la diffi-coltà di un insegnante che ha in classe studenti stranieri nella scelta del libro di testo. Persino le sparute grammatiche di italia-no per stranieri, elaborate da al-cune università, risultano deboli e astratte quando vengono inse-rite in un preciso curricolo della media superiore. Oppure si prenda l'area dell'istruzione professionale e tecnica, quasi il 60 per cento della scuola supe-riore.

S

e si esaminano con più at-tenzione i relativi manuali, si nota una fondamentale im-proprietà, perché generalmen-te si tratta di riduzioni quanti-tative di libri pensati e scritti per i licei, senza che siano col-te le specificità di quel tipo di istruzione. È una debolezza della scuola italiana. Perché nell'istruzione professionale si arriva a studiare le funzioni e gli integrali, ma non si ha una sola lezione di statistica o di calcolo delle probabilità, cam-pi della matematica forse cam-più vicini e consoni ai suoi indiriz-zi? Un forte costo logico nella preparazione dei quadri tecnici futuri.

Ciò vale in tutto l'ambito della cosiddetta educazione degli adulti, dove si presentano, da un lato, la complicazione di una scrittura manualistica per uno strano studente, munito di per sé di un sapere informale, con proprie potenzialità dimostrati-ve, combinatorie, solutidimostrati-ve, dal-l'altro la ristrettezza del mercato che giustificherebbe le carenze di ricerca di testi cognitivamente più appropriati. Eppure espe-rienze ci sono state. Le "150 ore" videro una produzione di materiali e di documenti di stu-dio del tutto straordinaria. Oggi si potrebbe far meglio.

Esiste ancora un'altra geogra-fia assente del libro di testo e che riguarda il più generale si-stema-istruzione. Molto poco i libri di testo sono espressioni di logiche altre rispetto a quella li-neare, sequenziale, dello smi-nuzzamento e dell'isolamento disciplinare a cui siamo abitua-ti. Il discorso dell'interdiscipli-narietà, affievolitosi negli ulti-mi anni, non ha visto nascere manuali.

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così pure l'altro discorso sulle logiche non analiti-che, cui sono interessati oggi soprattutto i giovani e che dan-no luogo a differenti processi di organizzazione e classifica-zione dei dati, non è andato al di là di affermazioni accademi-che, senza rilievo nella pratica didattica. Infine, una parola andrebbe spesa sulla conquista degli stili cognitivi che è rima-sta non declinata, a volte solo un sapere teorico dell'inse-gnante, con il silenzio di libri o materiali che invece avrebbero potuto svilupparne tutte le

energie applicative. •

npemoi@libero.it F. Marcone insegna italiano all'Istituto Bertarelli di Milano

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