• Non ci sono risultati.

Friuli Venezia Giulia.

Nel documento Marche. Rapporto immigrazione 2016 (pagine 35-39)

Rapporto immigrazione 2016

dai 10.661 albanesi (10,1%). Questi ultimi calano comunque del 9,4%, mentre i primi fanno registrare un lievissimo aumento (+0,3%). Il totale dei cittadini europei si attesta sui 72.638, con un calo di quasi il 3% rispetto all’anno precedente. I 35.358 comunitari conti- nuano anche nel 2015 a rappresentare quasi la metà (il 48,7%) del totale degli europei, e un terzo (il 33,6%) del totale generale degli stranieri residenti. Gli asiatici sono 15.375 per- sone, gli africani poco più di 13mila, mentre gli americani superano di poco le 4mila unità.

Anche la percentuale di donne sul totale (52,8%) continua ad essere sostanzialmente in linea sia con quella del Nord-Est (53,1%) che con quella nazionale (52,6%). Ovviamente si tratta di valori medi, che variano in misura considerevole al variare delle nazionalità di pro- venienza (dal 96,1% della Thailandia al 4,3% dell’Afghanistan).

Per quanto riguarda infine la composizione per religione, i dati stimati dal Dossier per il 2015 non si discostano significativamente da quelli dello scorso anno: gli immigrati resi- denti in Friuli Venezia Giulia sono per oltre un terzo (35,7%) ortodossi; seguono i musul- mani, con il 29,6%, e i cattolici, con il 17,7%. Considerati complessivamente, gli apparte- nenti alla religione cristiana rappresentano il 58,6% del totale.

L’economia e l’inserimento occupazionale dei migranti

“Too slow for too long” (troppo lenta per troppo tempo) è la definizione sintetica che il Fondo monetario internazione (aprile 2016) ha voluto dare per descrivere il dilemma della crisi e della crescita. La frase si attaglia anche alla situazione del Friuli Venezia Giulia, dove diversi indizi concordano nel confermare i timidi segnali di ripresa già registrati lo scorso anno (cfr. Banca d’Italia, Economie regionali. L’economia del Friuli Venezia Giulia, n. 6, giugno 2016). Primo fra tutti è l’aumento dell’1% del reddito disponibile da parte delle famiglie che, a fronte di una diminuzione dei prezzi al consumo dello 0,1%, ha generato un lieve aumento della spesa. Per quanto riguarda il settore produttivo, le vendite in termini reali da parte delle imprese industriali locali sono cresciute del 2,8%, anche se l’aumento delle esportazioni è rallentato fino all’1,3% (dal 5,1% dell’anno precedente). Tale andamento risulta peggiore sia della media del Nord-Est (+4,7%) che di quella nazionale (+3,8%). Per quanto riguarda le destinazioni, si segnala il calo delle vendite in Germania e in Francia, e, più in generale, la riduzione del 2,6% delle esportazioni verso la zona euro. Le esportazioni hanno fatto invece registrare una crescita sia verso gli altri paesi dell’Unione (+3,6%) che verso i mercati extra Ue (4,4%).

Segnali di ripresa vengono anche dal mercato immobiliare che, dopo un biennio di sostanziale stagnazione, è cresciuto nel 2015 del 10,2% (compravendite residenziali). La produzione delle aziende edili, invece, risulta sostanzialmente stabilizzata, e ha fatto regi- strare una lieve crescita nella seconda metà dell’anno. Concludiamo questa breve carrellata di dati sull’andamento dell’economia con il settore turistico, dove la crescita delle presenze è stata superiore al 4%. I turisti stranieri sono oltre il 54% del totale, e di questi, in circa il 60% dei casi si tratta di austriaci e tedeschi.

Per quanto riguarda invece l’andamento del mercato del lavoro, secondo i dati della

Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, il 2015 ha fatto registrare una certa tendenza alla

stabilità: le forze di lavoro sono rimaste sostanzialmente immutate a 539.000 (+0,1%), come pure il tasso di disoccupazione, rimasto invariato all’8,0%, il livello più alto di tutto il Nord-Est. Ad una lettura più attenta di quest’ultimo dato, però, si vede che la disoccupa-

zione è cresciuta per le donne (dall’8,9% al 9,7%) e diminuita per gli uomini (dal 7,3% al 6,7%) ed è aumentata di quasi un punto percentuale sia per i giovani fra i 15 e i 34 anni (portandosi al 16,5%) che per i lavoratori più anziani (5,9%). Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono invece calate del 31,5%, per un valore assoluto di circa 21 milioni e mezzo. Nella media del triennio 2013-2015, gli stranieri costituiscono il 9,9% degli occupati in regione, con un tasso di occupazione del 56,1%, rispetto al 64,1% dei lavoratori italiani. Anche il tasso di disoccupazione degli stranieri (sempre nella media del triennio 2013-2015) risulta più che doppio (16,4%) rispetto a quello degli autoctoni (7,0%), con una punta del 19,5% per le donne.

Secondo l’archivio Inail, che registra i lavoratori in base al paese di nascita e non alla cit- tadinanza (rischiando in tal modo di sovrastimare il numero degli occupati stranieri in quanto ricomprende anche gli italiani nati all’estero e in seguito rimpatriati), i nati all’este- ro occupati in regione sono 78.206, così distribuiti per settore produttivo: 50,8% nei servi- zi, 35,7% nell’industria, 7,4% in agricoltura.

Per quanto riguarda il mondo delle imprese in generale, anche il 2015 chiude in nega- tivo, con un totale che, dalle 92.761 del 2014, scende a 92.020 imprese attive, con un calo percentuale di poco inferiore all’1% (cfr. Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Il

Mercato del lavoro in FVG-principali evidenze del 2015, Trieste, 30 giugno 2016).

Diametralmente opposta è invece la situazione delle imprese condotte da stranieri. I dati Infocamere/Unioncamere mostrano una crescita media regionale del 2,5% per le imprese il cui titolare o la maggioranza dei soci o degli amministratori sono nati all‘estero, che risulta inferiore sia al dato nazionale (+5,0%) che a quello relativo al Nord-Est (+3,4%). Qust’ultimo valore viene superato soltanto dalla provincia di Pordenone, in cui le imprese guidate da immigrati sono cresciute del 3,6%. Su 11.483 attività condotte da un impren- ditore nato all’estero, nel 43,9% dei casi si tratta di imprese artigiane, e nel 24,6% la gestione è affidata a donne.

Il perdurare di una situazione sostanzialmente di crisi non impedisce che vi siano anche risvolti positivi, primo fra tutti quello sugli infortuni. Anche nel 2015, infatti, il numero totale delle denunce di infortunio in regione è calato a 15.854, con una diminu- zione percentuale del 4,3% rispetto all’anno precedente, leggermente superiore al - 4,2% fatto registrare a livello nazionale (cfr. le Tabelle regionali pubblicate dall’Inail con cadenza semestrale, Regione Friuli Venezia Giulia, Analisi della numerosità degli infortuni – dati rilevati al 30 aprile 2016, e Inail, Relazione Annuale 2015 del Presidente – Appendice statistica, Roma, 22 giugno 2016). Se però il calo nella gestione “industria e servizi” supera quello medio, attestandosi su un -5,14%, il settore agricoltura vede una crescita degli infortuni vicina al 7%. A livello provinciale, invece, Gorizia fa addirittura registrare un aumento del 2,5%, mentre il calo percentuale maggiore si verifica in provincia di Udine (-9,1%). Per quanto riguarda invece il dato sulla provenienza dei lavoratori infor- tunati, le statistiche Inail permettono di distinguere soltanto fra soggetti nati in Italia, nell’Unione europea e nel resto del mondo. I lavoratori stranieri vittime di infortuni nel corso del 2015 rappresentano il 20,2% del totale, un dato ben superiore all’incidenza dell’8,6% sulla popolazione residente in regione, ma leggermente in calo rispetto al 21,0% registrato nel 2014. Il confronto con il dato nazionale, in questo caso, non è par- ticolarmente positivo per la regione, in quanto, come già rilevato in passato, a livello

nazionale l’incidenza degli infortuni occorsi a lavoratori stranieri sul totale non arriva al 15% (14,5%), inferiore di oltre cinque punti percentuali al dato regionale.

Per quanto riguarda le rimesse, il 2015 interrompe il biennio di crescita precedente e fa registrare un arretramento del 4,2%, per un valore assoluto di 75.945.000 euro, superiore sia al -2,4% del Nord-Est che al -1,5% di livello nazionale. Se si scende al livello provinciale, si nota che alla sostanziale stagnazione delle province di Udine (- 0,9%) e Trieste (+0,1%), fanno riscontro il rilevante aumento di Gorizia (4,4%) e soprattutto il forte calo di Pordenone (14,7%). Per quest’ultima provincia si tratta del- l’inversione di una tendenza positiva che durava dal 2013, e che fra il 2013 e il 2014 aveva conosciuto un aumento del 28,5%.

La nuova legge sull’immigrazione

A complemento di quanto accennato nel Dossier Statistico Immigrazione 2014 (pag. 369), con il 2015 è stato finalmente portato a compimento il processo di approvazione della nuova legge regionale sull’immigrazione. Per motivi di spazio, non è ovviamente pos- sibile in questa sede addentrarsi in un’analisi dettagliata del testo, per la quale si rimanda al parere formulato dal Garante regionale per le persone a rischio di discriminazione al Consiglio regionale del 30 giugno 2015. La nuova legge non avrebbe potuto, come è ovvio, ricalcare oltremisura il testo (poi abrogato) del 2005, se non altro per il diverso clima politico generale nel quale è stata elaborata, discussa e approvata. Si tratta quin- di, in buona sostanza, di una legge più snella, che tiene ovviamente conto di alcune novità legislative introdotte negli ultimi dieci anni e, in alcuni punti, si discosta in maniera significativa dalla legge del 2005. La formulazione, ad esempio, dei destinatari della legge (art. 2), non ricomprende più gli stranieri “presenti sul territorio regionale“, ma si limita a quelli “regolarmente soggiornanti ai sensi della normativa vigente“, anche se poi il novero dei beneficiari della legge viene esteso in alcuni articoli specifici (in particolare l’art. 20.2, relativo all’assistenza socio-sanitaria). Fra gli strumenti di pro- grammazione sono previsti il programma regionale triennale, il programma annuale, e la conferenza triennale sull’immigrazione. Fra gli organi di partecipazione e rappresen- tanza troviamo la Consulta regionale per l’integrazione dei cittadini e delle cittadine straniere (artt. 9 e 10), il cui ruolo è stato alquanto ridimensionato dalla legge n. 99, in quanto non esprime più pareri (ad esempio sulla stesura del Piano regionale, come nel- l’art 8 della legge previgente), a meno che questi non vengano richiesti (art.9). Una mancanza di un certo rilievo nella legge attuale riguarda l’Osservatorio sull’immigrazio- ne (v. art. 7 legge previgente), indubbiamente uno strumento indispensabile per lo stu- dio del fenomeno migratorio, altrimenti confinato a frettolosi e superficiali articoli di giornale, e per fornire una solida base scientifica alle decisioni politiche.

Nonostante però l’ammorbidimento di alcune definizioni, la legge è stata approvata in un clima piuttosto polemico, dato che parte delle opposizioni ha lasciato l’aula, senza par- tecipare al voto di quella che riteneva una “legge inutile, legge bandiera che non parla del- l’unica cosa che sta a cuore ai cittadini, la sicurezza“ (Il Piccolo, 15/11/2015).

La presenza degli immigrati nella provincia

N

ella Provincia Autonoma di Bolzano, ad inizio 2016, i residenti stra-

nieri sono risultati 46.454, poco più dell’anno precedente (+0,9%), mentre in molte province italiane vi è stato un calo (in quella di Trento -3,3%). Comunque, l’aumento risulta leggermente più contenuto rispetto al 2014. Le ragioni sono dovute al saldo migratorio (sia con l’estero che interno), positivo ma in misura inferiore all’anno precedente (+1.393 quello con l’e- stero), e all’aumento dei casi di acquisizioni di cittadinanza, che ha compor- tato la cancellazione dai registri della popolazione straniera residente di 2.339 “nuovi” cittadini italiani (564 in più rispetto all’anno precedente). Il saldo naturale della popolazione straniera resta positivo di 624 unità: nel 2015, infatti, sono nati 744 bambini con cittadinanza non italiana e 120 sono i deceduti. Anche il tasso di natalità, tuttavia, è sceso leggermente (16,1‰, mentre nel 2014 è stato pari al 17,2‰), mentre quello della popolazione autoctona rimane pressappoco invariato (9,7‰). L’Istituto provinciale di statistica sudtirolese (Astat) ha calcolato che, nel corso della propria vita una donna straniera mette al mondo mediamente 2,4 figli, mentre il tasso di fecondità delle donne autoctone si attesta a 1,6 figli e ciò evidenzia il fondamentale supporto demografico che assicura la presenza straniera (Astat info n.30/2016).

L’incidenza degli stranieri sulla popolazione totale residente in provincia è rimasta stabile (8,9%), un decimale in meno rispetto alla media regionale ma al di sopra del valore medio nazionale (8,3%). Le donne immigrate inci- dono per il 53,6% sul totale della popolazione straniera che, nel complesso, risulta piuttosto giovane, con un’età media di 34,5 anni (43 anni quella degli autoctoni). Il 60% delle persone straniere ha meno di 40 anni. Interessante è anche il fatto che ormai circa un sesto (15%) di tutti gli stra- nieri residenti nei comuni altoatesini (6.842 persone) sia giuridicamente “straniero”, pur essendo nato in Italia e avendo maturato un particolare legame con questa terra. L’incidenza dei nuovi nati da genitori stranieri nel 2015 è stata del 13,9% (media regionale 15,8%).

Nella città di Bolzano a fine 2015 si contano 15.289 stranieri (circa un terzo di tutti quelli residenti in provincia); seguono Merano (6.148), Bressanone (2.141), Laives (1.670) e Brunico (1.489). Per incidenza della totale della popolazione residente nei singoli comuni, spiccano, soprat- tutto, piccoli centri come Fortezza (25,7%), Salorno (21,7%), Brennero

Provincia Autonoma di Bolzano.

Nel documento Marche. Rapporto immigrazione 2016 (pagine 35-39)

Documenti correlati