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4. IL CASO DI STUDIO DEI MARMI DI SAN GENESIO

4.1. Borgo San Genesio: storia del sito ed indagini archeologiche

4.1.2 San Genesio nelle fonti storiche

Il sito di San Genesio viene menzionato varie volte nelle fonti stcritte a partire dal secolo VIII d.C. fino al momento della sua distruzione.

La prima citazione risale, come già detto, al 715 d.C., quando viene citato come vicus Wallari in una controversia tra i vescovi di Siena e di Arezzo che si contendevano il controllo di alcune chiese e monasteri della diocesi aretina. In questa occasione i vescovi di Fiesole, Pisa, Firenze e Lucca si riunirono in assemblea insieme al notaio Gunteram, messo del re Liutprando, “...ad ecclesiae Sancti Genesii, in uico qui dicitur Uualari”98.

Successivamente, per lo meno a partire dal 763, la chiesa di San Genesio svolge anche la funzione di pieve e a partire dal X secolo alla titolatura di San Genesio viene associata quella di San Giovanni Battista. Un documento del 930 ci informa infatti che in quell'anno il vescovo di Lucca ordinò il prete Rodilando “in Ecclesia illa cui vocabulum fuit Sancti Genesi, seo et Sancti Johannis Baptiste, que modo esse videtur scita loco, ubi dicitur Vico Vallari prope fluvio Elsa” e fornisce anche delle indicazioni sulla collocazione geografica del centro abitato e della chiesa. Alla fine del secolo, l'abitato è anche menzionato come S.ce Dionisii e citato tra le submansiones della via Francigena nel viaggio che l'arcivescovo di Canterbury intraprese in direzione di Roma nel 990. Allo 97 CANTINI F., 2010

stesso periodo risale anche il documento nel quale vengono citate le ville dipendenti dalla pieve di San Genesio.

Nel 1195, la bolla di Celestino III stabilisce che la chiesa del borgo di San Genesio venga posta sotto la protezione apostolica e ci informa come durante il vescovato di Giovanni II il borgo si fosse dotato di una canonica alla quale erano state date ampie concessioni.

Dalla metà dell'XI secolo il borgo e la pieve diventano luoghi privilegiati per lo svolgimento di diete imperiali, la prima delle quali fu indetta da Enrico III nel 1055, mentre fonti del 1064 e 1072 ricordano l'esistenza del chiostro e della canonica della pieve.

Nel 1136 il borgo di San Genesio viene occupato da Enrico di Baviera. Due anni dopo, nel 1138, qui si riuniranno i consoli di Lucca, Pisa e Firenze, insieme con nobili senesi, per discutere della possibile elezione di Enrico a successore dell'imperatore Lotario II.

Nel 1160 San Genesio è sede della dieta convocata da Guelfo, Magravio della Tuscia, alla presenza dei consoli di Pisa, Lucca e Firenze e dei conti Gherardo della Gherardesca e Ildebrando degli Aldobrandeschi. Successivamente, nel 1162 e nel 1164, altre due diete vengono convocate dal legato imperiale Rainaldo di Dassel e dall'arcivescovo di Magonza, Cristiano, nel 1165 e 1172, queste ultime due per volere dell'imperatore Federico Barbarossa che cercava di ristabilire in Italia l'autorità imperiale.

Una prima distruzione dell'abitato avviene 1188, ad opera del centro di San Miniato ma gli abitanti di Lucca si impegnarono nella sua ricostruzione.

Nel 1191 dal borgo passa Filippo Augusto, re di Francia, e poco dopo, nel 1195, il Papa Celestino III accoglie il sito sotto la propria protezione confermandone anche i possedimenti, così come attestato nella bolla papale di quell'anno. Lo stesso documento fornisce anche ulteriori informazioni, in quanto viene vietata la costruzione di chiese ed oratori senza il consenso del vescovo di Lucca e dei canonici di San Genesio, ma viene data la libertà di sepoltura presso la chiesa e la possibilità di celebrare i divini uffici.

Nel 1197 gli abitanti di San Miniato, dopo aver distrutto la rocca sede del dominio tedesco, scesero ad abitare a San Genesio. Nello stesso

anno, la chiesa di San Genesio fu sede, per iniziativa del pontefice Celestino III, della nascita della Lega Guelfa, alla quale parteciparono i consoli di Firenze, Pisa, Lucca, Siena, Prato e San Miniato, il vescovo Ildebrando di Volterra, che verrà nominato a capo della Lega, i legati di Pistoia, Poggibonsi, dei conti Guidi e di altri centri della Toscana, con la finalità principale di evitare un nuovo rafforzamento della signoria tedesca. I federati si impegnavano inoltre alla reciproca difesa, a non riconoscere l'imperatore senza il consenso della Chiesa, alla quale invece si impegnavano a prestare soccorso.

Dall'anno successivo, il 1198, si susseguono a San Genesio una serie di distruzioni che culmineranno poi con l'abbandono definitivo del sito nel 1248. Il primo di questi eventi si verifica appunto nel 1198, ad opera degli abitanti di San Miniato ma ancora una volta l'insediamento viene ricostruito grazie all'aiuto della città di Lucca. A partire dal 1200 la crisi dell'abitato si acuisce, in particolar modo quando questo ricco e florido borgo viene donato, per volere di Federico II, proprio a San Miniato, con conseguente spopolamento della pianura a seguito della deviazione della strada che passava ai piedi del colle verso il castello.

Nel corso dell'anno 1240 si assiste ad un tentativo da parte dei Lucchesi di rivitalizzare il borgo di San Genesio, la cui distruzione definitiva però era ormai vicina: il borgo venne distrutto ed incendiato dagli abitanti di San Miniato nel 1248 e non più abitato.

Alcune tracce dell'antico abitato dovevano essere ancora visibili alla fine del XIII secolo, come ricorda un documento notarile del 1297 nel quale due notai vengono incaricati di ricognire quel territorio una volta occupato dal borgo di San Genesio, in merito alla definizione dei confini dei distretti di Firenze e San Miniato.

Infine, un'ulteriore testimonianza sulla localizzazione del sito di San Genesio è fornita dall'epigrafe che il vescovo Torello Pierazzi fece apporre, alla metà dell'Ottocento, sulla facciata della piccola chiesa che sorgeva nei pressi dell'antico insediamento, nella quale viene sancito esplicitamente come in quel luogo sorgessero l'abitato e la pieve di San Genesio.