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3 Il gioco delle part

3.2 La lontananza cambia la percezione di sé e della relazione

3.2.1 Genji a Suma

L’esilio a Suma, conseguenza di un’ avventura sconsiderata con la favorita dell’imperatore nota come Oborozukiyo (la “dama della luna velata”, Prima Dama delle Stanze Interne), sembra fare da spartiacque all’interno del Genji monogatari: se fino a questo momento Genji non ha esitato, nella sua ricerca della donna ideale, a mettere a repentaglio il suo rapporto con la Signora del Murasaki, epitome della perfezione formale femminile, la dolorosa e inaspettata separazione lo costringe a mettere in discussione il suo atteggiamento nei confronti di lei fin dal momento della partenza.

All’idea di lasciare la capitale si rendeva conto che in quell’ambiente sgradevole, da cui pure desiderava staccarsi, esistevano molte cose che lo tenevano legato e fra queste più di ogni altro lo

addolorava il pensiero della giovane signora, la cui tristezza, giorno dopo giorno sempre più profonda,

lo colmava di malinconia, e sebbene fosse sicuro che l’avrebbe incontrata ancora, sia pure dopo un lungo cammino, sapeva bene quanto fosse penosa una separazione anche solo di uno o due giorni e quanto anche ella ne soffrisse; ma trattandosi questa volta di un viaggio che non prevedeva un distacco di un preciso numero di anni, e per quanto sapesse che incontrarla nuovamente sarebbe stato il suo

unico scopo, pensava che in questo mondo così effimero era possibile che la sua partenza significasse una separazione definitiva, e allora talvolta progettava di condurla in segreto con sé,

ma era impensabile portare una persona tanto delicata in quelle spiagge desolate, toccate solo dal vento e dai flutti, senza contare che la sua presenza sarebbe stata fonte di preoccupazione costante, e la giovane donna sembrava dolersi di questa sua esitazione, avendogli fatto capire che sarebbe stata pronta a seguirlo anche in un viaggio dei più penosi.102

I riferimenti a Murasaki sono frequenti e pervasivi nella narrazione dell’esilio, che in questa fase rappresenta per Genji una sorta di alternativa accettabile alla tonsura, cui da questo momento penserà ripetutamente senza mai agire proprio per non dover vivere una nuova separazione dalla donna.

100 Katō S., op. cit., 2002, pp. 47-48

101 Fujie Y., “Mononoke no hyōgenshi. Genji monogatari no mononokeron no tame no”, in Ii Haruki sensei gotaikan kinen ronshū kankōkai (a cura di), Nihon kotenbungakushi no kadai to hōhō. Kanshi, waka, monogatari kara setsuwa, shōdo e, Tōkyō: Taiyōsha, 2004, pp. 286-288

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I colori delle vesti che ella gli aveva mandato e la loro fattura erano di squisita bellezza. Era

davvero perfetta in ogni sua azione, come aveva desiderato, si disse, rimpiangendo amaramente che fossero separati proprio ora che avrebbe potuto trascorrere con lei giorni tranquilli, senza farsi sviare da altre distrazioni, e poiché la sua immagine era presente ai suoi occhi in ogni momento e la nostalgia intollerabile, talvolta si chiedeva se non fosse davvero il caso di farla venire

di nascosto103

[A Murasaki] «Dopo aver vissuto tutte queste esperienze, avverto sempre più forte il

desiderio di abbandonare il mondo, ma ho sempre davanti agli occhi la vostra immagine di quando mi avete detto “potrei trovare conforto nel guardare lo specchio” e perciò il timore di non incontrarvi più è tale che ogni altra angoscia sembra passare in secondo piano […]», le disse e in

effetti il suo modo di scrivere era così turbato e confuso da attirare l’attenzione e i suoi compagni da esso potevano intuire la profondità del suo sentimento.104

La distanza forzata di Genji dalla Capitale, tuttavia, sembra costringerlo a rimettere in discussione non solo il suo rapporto con Murasaki, ma anche le altre relazioni significative avute nella sua vita, come quella con Fujitsubo (“Anche Sua Reverenza l’Imperatrice, ora entrata nella via religiosa, per quanto riservata nel timore delle chiacchiere del mondo, gli aveva spesso mandato messaggi in segreto. Oh, se solo in passato avesse condiviso in tal modo il suo sentimento mostrando di corrisponderlo, pensava egli, chiedendosi con amarezza per quale destino di una vita passata dovessero soffrire all’infinito ogni sorta di pena” 105) e con la signora di Rokujō:

Egli aveva inviato un messaggio anche al Santuario di Ise e la Signora di Rokujō, madre

della Sacerdotessa, a sua volta gli aveva mandato sue notizie, con frasi piene di sollecitudine. […]

[La signora di Rokujō] che egli aveva molto amato, amareggiata e respinta dal suo rifiuto all’epoca in cui era avvenuto quel triste incidente, aveva stabilito di allontanarsi da lui e ora quel pensiero lo

riempiva di pena e rimpianto. La lettera lo commosse tanto da fargli considerare con affetto e simpatia

perfino il messaggero che l’aveva portata e che trattenne qualche giorno presso di sé per farsi raccontare tutto ciò che avveniva a Ise.106

Quello che, di fatto, questo momento critico comporta in Genji è una riflessione su sé stesso e sul proprio sistema di valori e di conseguenza sul proprio comportamento, che ne escono profondamente cambiati: è significativo a tal proposto il modo in cui viene descritto l’approccio alla

103 Orsi, M. T. (a cura di), op. cit., 2012, pp. 250-251; capitolo Suma (“Suma”) 104 Ivi, p. 272; capitolo Akashi (“Akashi”)

105 Ivi, p. 235; capitolo Suma (“Suma”) 106 Ivi, p. 251; capitolo Suma (“Suma”)

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dama di Akashi, che pur essendo una donna ideale sotto ogni punto di vista (“Ciò che di lei poteva intuire gli ricordava la Signora di Rokujō”107) viene corteggiata con estrema riluttanza da Genji, che

“trascorreva da solo buona parte delle sue notti” al pensiero di Murasaki:

[Genji] aveva sentito già parlare della bellezza della fanciulla e si chiedeva se per caso l’essere stato condotto in quel luogo non fosse dovuto a un destino deciso da una vita precedente, ma

d’altronde, finché si trovava in una situazione così precaria, doveva badare solo alle pratiche religiose e inoltre colei che lo aspettava alla capitale avrebbe pensato che, in quell’occasione più che in altre, egli era venuto meno alle sua promesse, cosicché provando un certo ritegno evitava di mostrare alcun interesse. Eppure ogni tanto non poteva fare a meno di essere incuriosito da quella

fanciulla che forse possedeva temperamento e bellezza non comuni.108

[Nel parlare a Murasaki di Akashi] Certo fino ad allora ogni volta che simili circostanze si

erano verificate ed ella, nonostante tutto, si era mostrata ferita e addolorata, egli si era chiesto perché mai l’avesse fatta soffrire per delle storie di poco conto, desiderando quasi cancellare tutto

ciò che era avvenuto, e ora neppure la presenza della Dama di Akashi lo distraeva dal suo amore

per l’altra, alla quale inviò una lettera più affettuosa che mai. […]

Egli a sua volta, a mano a mano che il tempo passava, provava per lei una tenerezza sempre

maggiore, ma d’altro canto il pensiero che alla capitale la Signora di Nijō, che gli era cara più di ogni altra, trascorresse i giorni e i mesi nell’incertezza preoccupandosi per lui oltre ogni dire, lo rattristava al punto che trascorreva da solo buona parte delle sue notti.109

Trovo essenziale sottolineare quanto non si tratti di un atteggiamento imposto dalle convenzioni e limitato al periodo dell’esilio: il mutamento d’animo di Genji sembra essere permanente, al punto da arrivare a rinunciare, contro ogni aspettativa, ad incontrare la figlia del Governatore Delegato di Dazaifu nonostante l’interesse provato per molto tempo nei suoi confronti: “Era una fanciulla che aveva giudicato molto graziosa e quell’inaspettato messaggio rese più intenso il suo rimpianto, ma in quel momento, forse, preferiva rinunciare a storie di quel genere.”110