73Alcuni momenti della rappresentazione
GERALD PARSONS
SSIIEENNAA,, CCIIVVIILL RREELLIIGGIIOONN AANNDD TTHHEE SSIIEENNEESSEE London, Ashgate P. C., 2004
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di religiosità protestante hanno dato luogo ad una rete di convincimenti o di temi evo-cati di frequenti nella retorica pubblica, ben al di là del recinto delle Chiese. Parsons si rifà a due storici americani, Richard Pierard e Robert Linder e riprende i cinque punti che secondo loro qualificano una “religione civile”: coscienza di una storia nazionale condivisa e di un comune destino, assolu-tezza (“absolute meaning”) dei valori basilari della società, orgoglio di vivere in un conte-sto speciale, dinamismo d’integrazione e superamento dei conflitti e delle differenze attraverso l’accettazione di valori, riti, ceri-monie e simboli di ordine trascendente. Non c’è chi non veda quante siano le asso-nanze con la civiltà – se si vuol usare questo termine, a dire il vero un po’ enfatico – senese. Eppure proprio gli intelligenti capi-toli di un libro così serio spingono a formu-lare domande più che ad acquietarsi sulle spiegazioni fornite. Nella cultura del Comune italiano – si guardi all’ideologia dichiarata dal “Buongoverno” lorenzettiano – è indubbia la sovrapposizione di un impianto religioso – il Comune è un giudi-ce e un Padreterno – tra testi biblici, predi-cazione cattolica e reggimento civile, ma sarebbe approssimativo parlare di un’insisti-ta e piena identità. Il cristianesimo per come viene proposto dalla Chiesa fornisce alla comunità gli elementi portanti di un’educa-zione all’affratellamento e alla solidarietà, ma non si può proprio dire che abbia la forza cogente e pervasiva di una “religione civile”. I Nove che se ne stanno ad ascoltare Bernardino che predica furioso nel Campo fanno un atto di rispettoso omaggio o di disciplinata obbedienza? Insomma nella vicenda delle città-Stato italiane il gioco dei diversi piani è molto mosso e vario. Quando si inventa il Palio delle Contrade dopo la caduta della Repubblica si ha forse il momento più alto di un culto mariano che si carica ancor più di rivendicazioni indipendentistiche e di esaltazione cittadi-na. Ciò non toglie che le relazioni tra uni-verso religioso e equilibri del potere non siano evidenti e nell’avveduta cerimoniosità del Palio se ne hanno continui riscontri. Nella parte più dettagliata Parsons riesce a
cogliere magistralmente punti salienti di questa dialettica.Ad esempio quando osser-va che l’istituzione del battesimo contrada-iolo è un tipico caso di “invention of
tradi-tion”, ottenuta applicando i moduli di un
sacramento chiave del cattolicesimo al biso-gno di affermare l’iscrizione in un’anagrafe non più direttamente originata dal territorio in cui sì è nati. A suo modo il battesimo è un caso di secolarizzazione, magari neppur troppo soppesata. E qui si è toccato una categoria, la “secolarizzazione” appunto, che deve essere invocata per capire le radica-li trasformazioni che l’indiscutibile matrice religiosa dai netti risvolti civili subisce o affronta nei secoli. Rifacendosi al Silverman, Parsons vede nel Palio “un rito di tradizionalizzazione”, attuata con la vivi-ficante replica delle figure e dei simboli che contrassegnarono la Repubblica senese e ricollegano ora al suo passato, prolungan-dolo illusoriamente nel presente. Resta da chiedersi – e qui la parola dovrebbe passare al sociologo e/o all’antropologo – quanto di questa solenne architettura civico-religiosa oggi si tramandi effettivamente nelle teste e riscaldi i cuori degli attori della festa e strut-turi il retroterra quotidiano che le dà vigore. Per quanto riguarda l’impronta religiosa si dovrà distinguere tra momenti di schietta e solenne liturgia, modi di religiosità popola-re, derive superstiziose, vezzi scaramantici. E ciò, lungi dal portar a negare la sopravvi-venza di questa attitudine religiosa, dovrà indurre a distinguere bene ingredienti e motivazioni. La percezione dell’iconografia è disponibile a leggere in chiave moderna un insieme di immagini altrimenti votate alla più inerte ripetitività? E nella vita poli-tica della città – domanda delle domande – la spinta all’integrazione sociale e al con-trollo sociale – come fece notare Judith Hook – è ancora notevole? O non si è fatta sempre più strada, nell’ambito di un mede-simo universo molto debitore ad una non dimenticata “religione civica” – se la sfuma-tura è ammessa –, una laica pluralità di opzioni che destituisce di autorevolezza la Contrada e il vario ceto politico – borghese o piccolo-borghese – che si compiace di funzioni di governo ormai sostenute da un
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prestigio molto di superficie? Ma quesiti di questo tipo non riguardano Gerald Parsons e la sua penetrante opera, che approfondisce piste interpretative di vivo interesse, arric-chendo la bibliografia su Siena di un origi-nale titolo, che coniuga il gusto empirico
anglosassone con l’accanito studio sul campo di una città, percorsa con ammira-zione nell’ambivalenza della sua cultura, quella “official” – diremmo egemone – e quella “popular” – taluni diranno subalterna – con critica e attrezzata investigazione.
Indice
ROBERTOBARZANTI, Giovanni Guiso: ricordo
di un gentiluomo . . . . pag. 3 GIOVANNI GUISO, Salotti di Vittoria
e Isabella Colonna . . . . pag. 9
MARIALUDOVICALENZI, Amor di carità e difesa delle
“bocche disutili” negli ultimi mesi dell’assedio di Siena . . . » 13
FEDERICAPIETROPAOLI, L’Arcirozzo Giulio Puccioni:
Provveditore dell’Ateneo di Siena, giurista e cavaliere
“saldo qual rupe” . . . . » 29
ALBERTOCORNICE, Note per un itinerario storico
sulla facciata del Duomo . . . . » 45
WOLFGANGLOSERIES, Il corpus delle Chiese di Siena
Un progetto del Kunsthistorisches Institut in Florenz . . . . . » 49
SILVIARONCUCCI, Ipotizzato l’autoritratto di Raffaello . . . . » 58
MARIODEGREGORIO, 1946-1947 Cinema? Mai! . . . . » 61
MARIAISABELLA BECCHI, I Rozzi di oggi per un Rozzo
del Cinquecento . . . . » 71
Recensioni
Sara Menzinger: Giuristi e politica nei comuni di
popolo Siena, Perugia e Bologna, tre governi
a confronto (E.P.) . . . . » 74 Aldo A. Settia: Tecniche e spazi della guerra medievale (E.P.) » 75 Gerald Parsons: Siena, Civil Religion and the Sienese (R.B.) » 77