3. ANALISI DEL GIARDINO DI VILLA CROTTA DE’ MANZONI 1 Il giardino ogg
3.2 Il giardino nel passato
Osservando con attenzione due disegni custoditi presso l’Archivio di Stato di Venezia possiamo ben notare gli elementi architettonici della villa. Nel disegno
155 Nel testo di P. CONTE, Ville e non solo. Consigli per l’uso della guida in Le ville nel paesaggio
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datato 1751156 possiamo leggere questi elementi “stala, cortivo, case et orto de Nobili Homini Crotta” (fig. 32). Tutt’intorno alla villa compare la scritta “campagna”. Da ciò possiamo ricavare che nessuna indicazione è relativa al giardino come oggi noi lo vediamo. Stessa cosa vale per l’altro disegno157 datato
1750 dove vediamo la scritta “cortile” per il giardino delle statue, dove ne notiamo la suddivisione in quattro regolari piccoli quadrati di terreno. L’indicazione “Case” (fig. 35 e 36) si riferisce alla zona padronale e alle sale di rappresentanza. Un secondo “cortile” invece, indica il cortile con fontana e infine la “stala”. Il tutto sarebbe circondato da un terreno coltivato quindi indicherebbe che il giardino attuale non era che un terreno usato per la coltivazione. Di conseguenza il giardino non avrebbe avuto questo ruolo primario se non dopo la metà del Settecento.
Stessa cosa vale per il “Broi” (fig. 33): uno spazio verde sito a fianco della villa. L’uso del giardino come vero e proprio spazio decorativo e svago sembra risalire al periodo compreso tra la fine del Settecento e gli inizi del secolo successivo. Antonella Costa individua una carta manoscritta158 in cui il giardino si presenta con una ben visibile composizione geometrica dove anche il brolo fu usato come spazio ornamentale e decorativo.
156 ASVe, Agordo. Piazza civica o “Broi in territorio bellunese. Per investitura di terreno pubblico”,
Rason Vecchie, b. 140, dis. 83/a, Rulli Francesco, 20 giugno 1751.
157 ASVe, Agordo. Piazza civica o “Broi in territorio bellunese. Per investitura di terreno pubblico”,
Rason Vecchie, b. 140, dis. 83/b, supplicanti Murazzi Silvestro, Grotta Alessandro e fratelli, 22 agosto 1750.
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Österreichisches Staatsarchiv Kriegsarchiv, Topographisch-geometrische Kriegskarte von dem
Herzogthum Venedig, Vienna, coll. B VII a 144, tav. XII-8, carta rilevata sotto la direzione di A.
Freyerrn von Zach, 1798-1805; A. COSTA, Giardini nella provincia di Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, Belluno, Dicembre 2002, p. 115.
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Se prendiamo il considerazione il libro scritto da Ave Morassi e Maria Del Din Dell’Almi vediamo la seguente affermazione:
“Verso il 1692, Alessandro Crotta, figlio di Giovanni, ricominciò a far funzionare la miniera chiusa da tempo dopo i tristi eventi, e pensò di completare il palazzo dotandolo di un parco-giardino dove fino ad allora c’era soltanto un grande parco dell’estensione di alcune centinaia di metri”159.
Ciò andrebbe a contrastare con i tre precedenti disegni analizzati perché, come abbiamo detto in precedenza, il giardino vero e proprio non si sarebbe sviluppato prima della fine del Settecento. Sicuramente il riferimento bibliografico relativo a questa affermazione è quello di Alpago Novello che avvalora la tesi in cui sarebbe stato Alessandro Crotta a sistemare il giardino disegnato in direzione sud fino alla scarpata che scende verso il torrente. Il critico individua, quindi, un suggestivo colloquio tra il verde e gli inserti lapidei in un ambiente che lui considera “idilliaco e quasi di favola”160.
Rimane perciò il dubbio sulla collocazione delle statue, in quanto sappiamo solo che Alessandro Crotta aveva stipulato un atto commerciale datato 1692 sull’esecuzione di alcune statue. Quindi, se il giardino fosse stato realizzato un secolo dopo forse la zona in cui ora sono collocate le statue non si tratta di quella originale ma probabilmente esse si trovavano nella parte antistante il parco dove è presente la Barchessa e quindi il giardino. La collocazione delle statue potrebbe
159 La villa Crotta De’ Manzoni di Agordo, a cura di A. MORASSI e M. DEL DIN DELL’ARMI, Istituto
Bellunese di Ricerche Sociali e culturali, serie “Quaderni n. 22”, Belluno 1985, pagine non numerate.
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essere il frutto di una successiva sistemazione, dopo la seconda metà del Settecento o di gusto ottocentesco.
Secondo la carta manoscritta (fig. 37) rilevata sotto la direzione di Freyerrn von Zach, ancora a fine settecento, il parco-giardino si presenterebbe come un giardino all’italiana. Stessa cosa vale per il Broi.
Non avendo nessuna indicazione riguardante la sistemazione settecentesca e ottocentesca del giardino possiamo riferirci a come doveva essere un giardino secentesco secondo Giovan Battista Barpo che affrontò la tematica relativa al giardino e a quello “da fiori” vista la personale conoscenza tra Barpo e Francesco Crotta. Ciò porterebbe a pensare che il testo fosse ben conosciuto dal capostipite della famiglia Crotta.
I disegni analizzati si avvicinerebbero molto di più all’idea di Barpo in quanto il giardino sarebbe un luogo dedicato alla coltivazione di alberi da frutta, erbe aromatiche e ornamentali. Mentre la zona identificata con “orto” sarebbe stato il luogo dedicato alla provvigione della cucina.
Da un documento161 del 1654 possiamo capire che tipo di coltivazione vi fosse nei terreni della zona perché si parla di una fornitura di biade, frumento, miglio, orzo, segale, sorgo turco, frumento e vino da parte di Cesare Pilloni a Giovan Antonio Crotta. L’unico elenco162 di piante, fino ad ora conosciuto, tratta di
Larese, Scaloni, Albeo ma nel documento si parla soltanto della zona relativa a
161 BCA, Fondo Giau, Contratto di fornitura, b. 54, 24 febbraio, 1654.
162 BCA, Fondo Giau, Contratto con condizioni per taglio e menade di legname ed elenco piante, b. 1080,
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Bribano. Probabilmente questo tipo di alberi fu presente anche nei possedimenti Crotta di Agordo.
In fondo il territorio bellunese è costituito da alta e media montagna e quindi poco adatto all’uso agricolo e allo sfruttamento.
Una novità per l’attività agricola fu data dall’introduzione, di colture nuove come il fagiolo nel 1532 e la patata nel 1765. Il mais163 fu introdotto nel XVI secolo a cura di Odorico Piloni ma fu coltivato soltanto dal XVII secolo.
3.3 Giardini a confronto: Villa Crotta ad Agordo, Villa Crotta a