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Dalla soglia si possono vedere le stesse persone da altri punti di vista e allo stesso tempo le persone stesse possono sperimentare nuovi ruoli.

In questi mesi di operatività al non negozio si sono aperte diverse possibilità. Alcune persone conosciute durante gli sportelli del Cantiere delle Famiglie e del Centro Donna sono diventate volontari/e del non negozio. Allo stesso tempo i cittadini/e hanno cambiato ruolo rispetto allo spazio non negozio: dispongono di un luogo pubblico e lo possono gestire. Sono diventati responsabili di uno spazio tant’è che alcuni dispongono anche dell’utilizzo delle chiavi e quindi dell’apertura e chiusura del non negozio. Rispetto alla comunità i cambi di ruoli verificatesi hanno permesso uno sconvolgimento di alcuni equilibri, nel cambiamento è stato possibile intravedere persone che altrimenti non sarebbero state notate per le loro capacità e risorse ma solamente etichettate con giudizi superficiali legati all’origine o alle richieste. Sono almeno cinque le persone che da ‘utenti’ di un servizio sono diventate volontarie del non negozio. In particolar modo una ragazza di diciott’anni di origine straniera ma vissuta in Italia con la famiglia fin da piccola. La sua situazione economica e familiare è molto complessa, in carico ai servizi sociali e ai progetti per diversi aspetti. La madre della ragazza frequenta spesso lo sportello del Cantiere delle Famiglie e ha invitato, in accordo con l’operatrice, la figlia più grande a dare una mano al non negozio. La ragazza dopo un colloquio ha iniziato a frequentare il non negozio mettendosi in relazione con volontari e non clienti in modo collaborativo. Durante un’apertura, un sabato mattina, la madre è passata al non negozio e ha iniziato ha prendere diversi oggetti, più di quanti il regolamento preveda e senza attenzione alla tipologia. La ragazza si è avvicinata alla madre e le ha fatto notare, scherzando in modo buffo, come i vestiti presi non servissero a nessuno in famiglia perché di taglie sbagliate e non adeguati alle sorelle e che gli oggetti, da lei presi, fossero troppi. La signora ha riso e ha rimesso giù la merce inutile prendendo solo ciò che realmente a casa potesse servire.

Dopo qualche mese la ragazza ha trovato lavoro e non è potuta più venire al non negozio ma la sensazione, degli altri volontari, è che per lei e la sua famiglia quel cambio ruolo sia servito a molto.

I primi di settembre allo sportello invece del Centro Donna è passata una signora per avere un sostegno nella ricerca del lavoro. Allo sportello era presente quel giorno l’operatrice che segue anche il non negozio e ha notato, dal suo curriculum, che in precedenza la signora aveva lavorato da un meccanico e sapeva aggiustare biciclette. Incuriosita l’operatrice le racconta che a fine settembre ci sarà un’uscita del non negozio per la festa delle associazioni e che, oltre alla classica “Giornata del Riutilizzo”, i volontari stavano pensando di organizzare un piccolo laboratorio di riparazione biciclette o di formazione alle persone ad esempio sul cambio camera ad aria. La donna dice all’operatrice che potrebbe benissimo mettersi a disposizione per tenere il laboratorio. Partecipa così alla riunione del gruppo, alla Giornata del Riutilizzo con il laboratorio di riparazione biciclette e diventa, nei mesi successivi, una volontaria del non negozio.

In merito al ruolo dei non clienti, anche il loro spesso è atipico, raro che un cliente del non negozio sia solo fruitore di un servizio. È capitato ad esempio che una signora ‘non cliente’ raccontasse:

“ero in Comune e c’era una signora che chiedeva informazioni sul non negozio ma erano finiti i volantini. Dato che l’impiegata non sapeva dare informazioni le ho spiegato io come funziona il non negozio” […e riferendosi alle operatrici] “dovreste portare dei volantini!” (non cliente 1).

Allo stesso tempo per alcuni è bello sentirsi ‘clienti’ di un ‘negozio’. Un signore dice a una volontaria del gruppo:

“alla caritas sento che ho bisogno, qui invece mi sento bene, alla pari” (non cliente 2)

Nel cambiamento dei ruoli emerge una specifica inerente alle persone immigrate. Prima di essere Cantiere delle Famiglie, il progetto era un punto informativo per gli stranieri, il cambiamento progettuale non ha intaccato la conoscenza delle persone che hanno continuato a frequentare lo sportello anche se spesso con altre richieste. Non più solo lo straniero che richiede informazioni sulla scadenza del permesso di soggiorno o sulla richiesta di cittadinanza ma il cittadino che può, con semplicità, far parte di un progetto, portare il suo contributo, essere riconosciuto in quanto persona capace di offrire il suo tempo e le sue capacità.

Fotografia 7 - Volontari al non negozio

Infine, cambia anche il ruolo degli operatori sociali, per lavorare in tale contesto è necessario che anche gli operatori mettano in gioco il loro ruolo sapendosi spostare dai colloqui allo sportello, a essere facilitatori nelle dinamiche di gruppo a collaboratori alla pari nei momenti informali e conviviali. Gli operatori si trovano a dover ‘sconfinare’ in cornici emotive instabili che portano a stare nell’incertezza delle relazioni e dei processi senza una mappa già tracciata e dei risultati prevedibili. Devono inoltre ‘sconfinare’ dalle cornici organizzative accettando di lavorare con orari atipici e flessibili, in luoghi diversi e con metodi e strumenti da scoprire e sperimentare. Per lavorare con le persone e organizzare con loro progetti è necessario incontrarle stando alle loro esigenze e possibilità.

La visuale del lavoro di rete inoltre deve essere allargata, non si limita solo ai servizi sociali, scolastici e sanitari; si allarga al vicino di casa, al negoziante e a tutti gli attori che si incontrano durante il processo.

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