stefania d’avino claudia lombardi filomena tagliamonte
L’idea progettuale per la “ri-costruzione” della torre campanaria di Morra de Sanctis, nasce dallo studio della sua lunga storia e dall’analisi degli eventi che ne hanno segnato l’aspetto e la morfologia.
Fortezza feudale, il Castello dei Principi Biondi insieme alla torre di avvistamento (prima) e campanaria (poi), hanno rappresentato per secoli il simbolo di questo paese. Grazie all’analisi storica si è ricercata l’essenza del genius loci, ossia di tutto ciò che Morra de Sanctis è stato e che è.
La torre, elemento identitario della fortezza morrese, ha per secoli caratterizzato lo skyline del cittadella irpina, prima come torre di vedetta delle antiche mura, poi come torre campanaria in secoli più recenti, fino al tragico terremoto del 1980 che ne ha interrotto la vita.
“Si chiama storico tutto ciò che è stato e che oggi non esiste più (…) tutto ciò che è stato rappresenta l’anello insostituibile e inamovibile di una catena di sviluppo (…) Tutto quello che avuto luogo dopo è condizionato da ciò che è stato prima e non avrebbe potuto verificarsi senza l’anello precedente (…)” Cogliendo ispirazione da queste parole di Alois Riegl, si è scelto di preservare ciò che restava della vecchia torre come simbolo del passato e nel contempo donarle una nuova funzione.
La torre viene così vista come simbolo del passato e come contenitore del futuro. L’idea alla base del progetto è quella di ripristinare, dunque, il ruolo di torre di avvistamento, nuovamente visibile dalla vallata e punto di riferimento per i viaggiatori, e allo stesso tempo di conservare la peculiarità di “torretta di guardia” a protezione del feudo.
La condizione caratterizzante il progetto è quella di reciprocità: la torre guarda il paesaggio ed il paesaggio guarda la torre, dando così vita all’idea del periscopio.
Il periscopio, infatti, è un dispositivo ottico che consente di esplorare l’intero giro dell’orizzonte a un osservatore che si trovi in una posizione in cui la visibilità diretta non sia possibile. Contenuto all’interno della torre questo si erge per un’altezza di circa 12 m in modo da poter essere ben visibile dalla vallata. La torre diventa in questo modo elemento urbano che è guardato e che guarda, rendendo il visitatore parte attiva della sua scoperta architettonica, storica e paesaggistica. Un’architettura chiusa che allo stesso tempo si apre verso il paesaggio circostante rendendo il fruitore partecipe dello spettacolo della natura circostante.
La struttura che sostiene il periscopio è in acciaio controventato e per assicurare che questa non si ribalti si è prevista la realizzazione di un piccolo scavo in cui realizzare un piccola platea continua in cemento armato. A tale struttura vengono inoltre ancorati pannelli di acciaio corten traforati, in cui la trama delle traforature richiama la tessitura muraria della vecchia torre: le bucature diventano via via più fitte man mano che si raggiunge la sommità della torre.
La torre può essere illuminata di notte e, anche grazie a queste traforature, si caratterizza come elemento suggestivo del paesaggio.
Dal punto di vista panoramico, la torre si trasforma in osservatorio stellare durante la notte: diventa, dunque, un punto privilegiato per poter osservare il cielo notturno e meta suggestiva per visite da parte degli abitanti di Morra, dei turisti o delle scuole.
La scelta del periscopio, di un oggetto innovativo e inusuale, installato in cima alla torre morrese può, in questo modo, suscitare la curiosità di molti turisti così da contribuire alla rinascita del paese.
APPENDICE A | Catalogazione dei campanili dell’alta Irpinia 105
APPENDICE A | Catalogazione dei campanili dell’alta Irpinia 106
APPENDICE A | Catalogazione dei campanili dell’alta Irpinia 107
APPENDICE A | Catalogazione dei campanili dell’alta Irpinia 108
APPENDICE A | Catalogazione dei campanili dell’alta Irpinia 109
APPENDICE A | Catalogazione dei campanili dell’alta Irpinia 110
Intervenire sul patrimonio edilizio esistente per il recupero, la ri- funzionalizzazione e il contenimento dei consumi energetici è tecnologicamente possibile. Invero è un campo con un grande potenziale anche per edifici storici, che compongono di norma la maggior parte del patrimonio dei centri urbani minori.
La principale difficoltà di intervento nel caso di edifici storici è trovare il punto di equilibrio tra le esigenze di conservazione del patrimonio, storico e paesaggistico, e le trasformazioni necessarie per raggiungere i più elevati livelli prestazionali dal punto di vista energetico.
Vi sono molte strategie di intervento e molte tecnologie per l’adeguamento degli impianti e dell’involucro edilizio, o per l’installazione della generazione in sito di energia, adatte a edifici in tali delicati contesti.
Ma, per essere rispettose delle necessità di conservazione delle qualità del singolo edificio e dell’ambito, le scelte devono essere guidate da una visione complessiva oltre che da una capacità tecnico-tecnologica.
Si deve definire il livello di intervento “sostenibile” per lo specifico contesto; intendendo per questo non solo il raggiungimento di traguardi specifici per il contenimento dei consumi energetici, ma anche il rispetto delle tracce dell’evoluzione storica del manufatto che ne hanno stratificato la materia e ne hanno accresciuto il valore.
Infatti il timore che qualche modifica possa deturpare il manufatto porta il D.Lgs 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio” a dire in maniera generica all’Art. 20–Interventi vietati che “i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti a usi non compatibili con il carattere storico artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”.
Tali interventi possono inserirsi nella naturale evoluzione del vivere e abitare che imprime sul patrimonio edilizio cambiamenti e soprattutto - come menzionato nelle linee guida redatte dal progetto europeo 3ENCULT1,
e ricordato più volte2 - adeguando l’edilizia alle esigenze degli utenti, si
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