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4. SCHEDE DEGLI OGGETTI

4.2 I punzoni

4.2.1 Gli oresi di Venezia

Anche la citt`a di Venezia, come numerosissime altre in tutta la Penisola, vantava al suo interno un gran numero di gruppi dediti alle varie attivit`a artigianali, che in questo luogo presero la denominazione tecnica di Scuole. La lavorazione del metallo non faceva eccezione in questo quadro e di conseguenza anche “i Oresi ”, come li chiamavano a Venezia, si dotarono, nel corso dei secoli, di una propria Scuola, della quale abbiamo notizia solo dal 1231, attraverso il testamento di un ricco mercante tedesco di nome Bertrando, che ad essa lasci`o in eredit`a parte dei suoi beni.

Buona parte delle informazioni in nostro possesso riguardanti questa corporazione derivano da un libro preposto a conservarne le memorie delle attivit`a e dei rapporti con lo Stato, il cui nome era mariegola.92Ci`o che sappiamo, innanzitutto, `e che anch’essa era stata posta sotto la protezione di un patrono, ovvero sant’Antonio Abate, caratterizzato dalla fiamma che gli ardeva in una mano, simbolo sia della forza e vitalit`a della sua fede, che anche degli orefici stessi che avevano nel fuoco l’elemento fondamentale per la loro professione. Per esprimere questa devozione venne fatto realizzare dai membri

92 Per la stesura di questo paragrafo sono stati utilizzati in particolare gli scritti di Piero Pazzi,

dell’associazione un altare a lui dedicato, che venne posto nella chiesa di San Giovanni Nuovo, nel sestiere di Rialto.93

Non `e un caso che venne scelto proprio questo luogo, poich´e fu qui che, a partire dagli ultimi decenni del sec. XVII i Oresi avevano collocato la loro sede definitiva. Intuibile che ci`o non avvenne in tempi brevi, infatti in origine il primo luogo preposto a fungere da punto di incontro dei membri del gruppo fu, nel 1231, la chiesa di San Salvador, seguita poi da quella di San Giacomo di Rialto. Si pu`o notare come sin dall’inizio essi si disposero nelle zone pi`u centrali della citt`a, in quello che pu`o essere definito il cuore dell’economia cittadina, nel quale erano determinati prezzi e valori validi sia in Italia che all’estero. Ci`o naturalmente rispettava normative molto precise redatte ufficialmente dalla Repubblica: le normative redatte dal Maggior Consiglio veneziano tra il sec. XIII e il sec. XIV secolo prevedevano infatti che le botteghe degli orafi si concentrassero “ in insula Rivoalti ”, denominata anche, in un altro documento coevo “ruga aurificu m”, dove con il termine ruga si intende proprio il vi-

colo, la strada in cui erano edificate le fucine. Non era quindi un caso n´e, come detto, la presenza degli orefici in questo luogo, n´e la dislocazione della sede della Scuola esattamente al centro dell’area in cui si trovavano le botteghe. La creazione di un quartiere compatto dedito alla lavorazione dei metalli permetteva infatti, secondo una normativa redatta nel 1311, di limitare i rischi del propagarsi di eventuali incendi.94

botteghe degli oresi nelle due grandi righe di Rialto: la principale, denominata appunto “Ruga Granda ” nella quale erano realizzati soprattutto oggetti “di grandi dimensioni, come bacili, stoviglie, vasellame, ecc..”95, e poi la Ruga degli Anel li, dove venivano creati gli oggetti pi`u piccoli, come ad esempio i gioielli.

Dal 9 settembre 1311 verr`a poi concesso agli orefici di vendere oggetti in metalli preziosi come oro e argento anche fuori da Rialto, come ad esempio in Piazza San Marco, nella strada Spadaria, cos`ı denominata per via del fatto che era propria di questa zona la produ- zione delle spade. Nella scuola poi esistevano altre tre associazioni minori, dette Colonnelli, le quali risultavano cos`ı suddivise in altri tre gruppi di lavoratori: i gioiel lieri da fals o, dediti alla creazione di bigiotteria, i diamantari da duro, ovvero i tagliatori di diamanti, e i diamantari da tenero, cio`e coloro che tagliavano le pietre preziose.96 Questa complessa macchina produttrice era regolata da una serie di rigide normative che supervisionavano sia la concretezza del lavoro degli oresi e delle loro botteghe, sia la struttura e l’organizzazione delle scuole stesse, sottoposte, come tutte le arte produzioni vene- ziane, alla Giustizia Vecchia. Lo statuto pi`u antico redatto `e datato 1233 e prende il nome di Capitolare de aurifex. Per quanto riguar- da l’organizzazione interna, in origine la Scuola era guidata da una squadra di cinque decani, prescelti tra i pi`u validi membri facenti parti della corporazione (due erano eletti nei componenti della Ruga Grand a, due nella Ruga degli Anel li e uni fra i conzapiere, ovvero gli incassatori di pietre). Essi avevano nomina elettiva, ed era quindi

95 Pazzi, 1998, p. 31. 96 Pazzi, 1998, p. 31.

affidato agli stessi decani l’onere di radunare il Consiglio Generale per l’elezione dei propri successori97.

Dal XV secolo in poi, vi furono delle modificazioni all’interno dell’organizzazione delle botteghe, che perdurarono poi sino al 1806. La Scuola pass`o quindi dalle mani dei decani a quelle di un priore, detto anche gastaldo, che ottenne la carica pi`u alta. Egli rimaneva in carica per un anno, ed era eletto alternativamente un anno in una Ruga ed un anno nell’altra. I decani invece passavano da cinque a sei, e la loro nomina era responsabilit`a dell’Arte o Banca, e non del Capitolo.98

Sempre da questo periodo le nuove normative coinvolsero anche un controllo stretto dei materiali, che venne affidata dalla Zecca di Venezia a due figure fudamentali: i Sazadori e i Toccadori, che erano appunto tenuti a controllare la qualit`a dell’oro e dell’argento attraverso le tecniche del Sazo (Assaggio) e della Tocca. Il primo era utilizzato principalmente sugli oggetti in argento, e consisteva nell’asportazione di una piccola quantit`a di metallo dall’oggetto mediante un’incisione a zig-zag; questa era poi posta su delle braci ardenti e lasciata fondere con accanto, come riferimento, un pezzo di metallo di cui gi`a si conoscesse il titolo, in modo da poter osservare le eventuali anomalie in caso di presenza del leghe contraffatte. La Tocca invece era un sistema meno articolato ed era utilizzato su tutti gli oggetti in oro e gli ergenti pi`u leggeri; si raschiava l’oggetto da analizzare con una particolare pietra, sulla quale era poi versata una

97 Il diritto di voto in queste elezioni poteva essere esercitato solo da chi aveva almeno venticinque

goccia di acido che era previsto fondesse in caso di presenza di metalli a titolo inferiore.99

Per quanto riguarda il lavoro in bottega invece in ognuna di esse erano presenti diverse categorie di lavoratori: i Garzoni, ovvero coloro che stavano imparando il mestiere, che svolgevano un apprendistato di circa un paio d’anni, i Lavoranti, ovvero i Garzoni in fase di perfe- zionamento, che dopo quattro anni di attivit`a dovevano svolgere una prova, solitamente la creazione di un manufatto per essere considerati a tutti gli effetti orefici e se tale esame veniva superato con successo si diveniva Capo- Maestro, con facolt`a di aprire una propria bottega.100 Tale situazione a Venezia si modific`o drasticamente a partire dai primi anni del XIX secolo, quando il regno napoleonica subentr`o alla Serenissima e si adoper`o per affermare il proprio potere; ci`o coinvolse naturalmente anche la legislazione riguardante le oreficerie , che venne del tutto rinnovata. Si pu`o dire anzi che dal regno francese nacquero alcune tra le leggi pi`u importanti per questa categoria produttiva. Ricordiamo ad esempio il decreto emanato da Eugenio Napoleone datato 1810 (25 dicembre) che divenne operativo nel 1812 e rimase in vigore sino al 1872. Tale legge adeguer`a i titoli dell’oro e dell’argento al sistema metrico decimale, ponendo la titolazione in millesimi. A ci`o si aggiunse un sistema di certificazione tripunzonale, posto a sostituzione di quello a due punzoni utilizzato dalla Repubblica di Venezia, che prevedeva la presenza dei marchi del fabbricatore, del titolo e dell’ufficio di garanzia su ogni oggetto realizzato. Venne poi

99 Pazzi, 1998, p. 34; Pazzi, 1990, p. 15 - 16. 100Pazzi, 1998, p. 34; Pazzi, 1990, p. 15 - 16.

istituita anche una serie di Uffici di Garanzia volti a certificare la qualit`a del metallo utilizzato mediante l’apposizione di particolari bolli.101

Ci`o rimase in vegore appunto fino al 1872, dopodich´e, in seguito alla nascita del Regno d’Italia, si assiste ad una generale riorganizzazione dei punzoni sugli oggetti.102

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