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QUALI MOTIVAZIONI PER APPRENDERE LE LINGUE?

2. Gli studenti italiani e il multilinguismo

2.1 Le conoscenze delle lingue comunitarie

Senza entrare nei particolari dei risultati dell'indagine di Eurobarometer - Europeans and Languages, discussi in modo esaustivo nel presente Working Paper, ricordiamo che, a livello europeo, gli italiani, insieme agli spagnoli e ai portoghesi, si trovano al terz'ultimo posto per quanto riguarda la capacità di tenere una conversazione in una lingua diversa dalla propria lingua materna. Un'altra indagine, svolta da R. Salvi con un gruppo di studenti della Facoltà di Economia dell'Università "La Sapienza" tornati da un soggiorno di studio con una borsa ERASMUS, rivela che essi, rispetto agli studenti ERASMUS di altri paesi, ritengono di possedere una preparazione linguistica inequivocabilmente inferiore, o come formula uno studente "vergognosamente sotto la media europea […]" e propone "l'inglese e un'altra lingua obbligatoria per tutto il corso degli studi universitari […]" (R. Salvi, 2008, pp. 38 e 39).

2.2 Recenti sviluppi in materia di politica linguistica italiana

Mentre il Consiglio dell’Unione Europea continua a incentivare strategie europee del multilinguismo, come per esempio nel discorso "Integration, expansion, globalisation - a new multilingual challenge for Europe" del Commissario per il Multilinguismo (L. Orban 2008, p. 5), il governo italiano, invece nel quadro dell'ultima riforma delle scuole, propone una estensione della lingua inglese nelle scuole

2 “A language achieves a genuinely global status when it develops a special role that is recognized in

secondarie di primo grado3, proposta lodevole se non fosse che questa iniziativa va in

direzione opposta al multilinguismo, poiché il potenziamento dell'inglese avviene a discapito dell'insegnamento di una seconda lingua comunitaria. Teoricamente, a partire dall'anno scolastico prossimo, la decisione di non studiare una seconda lingua comunitaria oltre la lingua inglese spetta agli studenti e alle loro famiglie, in pratica molte scuole offrono già ora soltanto la lingua inglese, e perciò studiare un'ulteriore lingua comunitaria è spesso reso impossibile. Se non cambia la legge, la maggioranza dei ragazzi studierà per ben 13 anni la sola lingua inglese, solo pochi potranno trarre vantaggio da questa conoscenza dell'inglese L2 per apprendere un'ulteriore lingua comunitaria.

A livello universitario, la situazione non si presenta meglio. Così, per esempio, per quanto riguarda le conoscenze linguistiche per i corsi di laurea appartenenti alle due classi di laurea L-18 "Scienze dell’economia e della gestione aziendale" e L-33 "Scienze economiche" il decreto n. 270/2004 entrato ufficialmente in vigore con l'anno accademico 2008/09 (in alcune facoltà, tra l'altro anche la facoltà di Economia dell'Università "Sapienza" in modo sperimentale già un anno prima) si dice: "[...] i curricula dei corsi di laurea della classe [...] possono prevedere la conoscenza in forma scritta e orale di almeno due lingue dell'Unione Europea, oltre l'Italiano" (D.M. 2004, pp. 69 e 109). Questa definizione dice che i corsi di laurea delle due classi possono ma non sono obbligati a prevedere la conoscenza di lingue comunitarie oltre l’italiano. Diversa è la situazione a livello dei corsi di laurea magistrali. Per quanto riguarda le conoscenze linguistiche richieste per i corsi di laurea LM-16 "Finanza", LM-56 "Scienze dell'Economia" e LM-76 "Scienze economiche per l'ambiente e la cultura" gli obbiettivi formativi qualificanti prevedono che i laureati "devono [...] essere in grado di utilizzare fluentemente, in forma scritta e orale, almeno una lingua dell'Unione Europea oltre l'italiano, con riferimento anche ai lessici disciplinari" (D.M., LM, 2004, pp. 82, 227 e 300). Anche gli obbiettivi dei corsi di laurea magistrali appartenenti alla classe LM-77 "Scienze economico-aziendali" sono quasi identici, con la differenza che la qualificazione delle conoscenze linguistiche richieste è definita con l’avverbio “efficacemente” (D.M., LM, 2004, p. 304). Si pone la domanda: come possono gli studenti, che durante la laurea triennale non hanno studiato una lingua comunitaria, essere in grado di utilizzare fluentemente o efficacemente almeno una lingua diversa dall’italiano? Inoltre, se ufficialmente è previsto lo studio di una sola lingua, nelle università che ancora lasciano libera scelta per quanto riguarda la lingua da studiare, la maggioranza degli studenti sceglierà per forza l’inglese, lingua già studiata durante il periodo scolastico. D'altra parte, in molte università e molti corsi di laurea e corsi di laurea magistrale lo studio dell'inglese è obbligatorio, lo studio di un'altra lingua può essere materia a scelta o anche in sovrannumero. Dunque siamo lontani dall'offrire agli studenti una conoscenza multilingue come auspicato dalla Commissione Europea.

Le Università e altre istituzioni superiori hanno il ruolo cruciale di offrire una preparazione linguistica adeguata e interculturale non solo a studenti a tempo pieno, ma tramite autoapprendimento e l'aiuto di mezzi multimediali anche a studenti che non possono seguire regolarmente le lezioni o a studenti lavoratori con poco tempo a disposizione o che possono frequentare le lezioni solo durante le ore serali (Charalambakis Ch., M. Wetter 2004, p.1). Se però, come sembra, per gli studenti delle facoltà non umanistiche italiane gli insegnamenti e le relative verifiche di una o

3Regolamento recante le “Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace

utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”, approvato dal Consiglio dei Ministri in data 18 dicembre 2008.

(raramente) due lingue comunitarie sono spesso in sovrannumero e/o ridotti a semplice idoneità, e l'approfondimento di una L2 o l'apprendimento di un'ulteriore lingua fa parte degli insegnamenti a scelta degli studenti, il compito di promuovere la conoscenza di lingue diverse dalla lingua materna spetta agli insegnanti. Sono loro che devono risvegliare e aumentare la motivazione ad imparare ed approfondire una o più lingue comunitarie o extracomunitarie.