2. LE FONTI RELIGIOSE: LA TRADIZIONE BIBLICA E LA LITURGIA UGARITICA
2.1. IL GOLAN NEL CONTESTO DELLA CONQUISTA DELLA TERRA PROMESSA
Il Golan nell'Antico Testamento è parte della Terra Promessa da Dio alle tribù d'Israele, e in quanto tale gli abitanti originari di questa regione sono destinati all'annientamento, destinati ad essere sconfitti in una battaglia campale contro gli Israeliti (Dt 3:3-6). E' stata sottolineata in passato83 la mera funzionalità al racconto biblico di popoli poco o per nulla attestati al di fuori di esso, come prova dell'inesistenza dei popoli stessi.
Secondo questa ipotesi essi venivano ivi menzionati all'esclusivo scopo di essere annichiliti nelle battaglie campali durante la conquista della Terra Promessa, evento considerato assolutamente immaginario, elaborato dall'autore (o dagli autori) del Deuteronomio.
Non ci sono ad oggi prove che possano confermare o confutare la veridicità del racconto della conquista di questo territorio, ma certamente il Deuteronomio fu redatto in un periodo molto posteriore rispetto agli eventi che narra, e da ciò scaturiscono problemi rilevanti ad utilizzarlo quale fonte per la collocazione geografica e temporale dei popoli tra la fine dell'età del Bronzo e l'inizio dell'età del Ferro, momento storico in cui viene tradizionalmente collocata la conquista (XII secolo AC).
Il Deuteronomista dunque, avendo vissuto le vicende del ritorno dalla cattività babilonese, avrebbe elaborato una versione antica di questo arrivo delle tribù di Israele nella Terra Promessa, per giustificare una loro ricollocazione nel territorio a scapito di genti che si erano nel frattempo stanziate lì, dopo le deportazioni degli Israeliti da parte dei Babilonesi.
Le menzioni dei popoli intrusi sono molteplici, e la lista dei nemici d'Israele è interminabile: «I Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, gli Hittiti, i Perizziti, i Rephaim, gli
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Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei» (Gen 15:19). Su questo punto
Liverani84 fa notare, come la presenza di alcuni popoli in questa lista fosse anacronistica, ad esempio per quanto riguarda gli Hittiti, il cui dominio era finito già da circa un secolo al tempo della conquista e per quanto riguarda gli Amorrei, popolo composto da un insieme di tribù seminomadi dedite alla pastorizia attestate nella Siria tra il 2300 e il 1800 AC. Il Deuteronomista aveva adottato questi termini identificativi non nella loro accezione originaria ma, a quanto pare, nell'accezione a lui contemporanea. Al suo tempo (o poco prima) infatti, gli Hittiti non erano altro che i popoli dei regni Neo Hittiti, il cui territorio era designato come "Khatti" dagli Assiri ad indicare tutto il territorio ad ovest dell'Eufrate, e lo stesso vale per il termine Amurru, che non identificava più le tribù amorree, bensì l'Occidente in generale ovvero la siro-palestina. Dunque se Amurru e Khatti erano termini estremamente generici e quasi intercambiabili, ancora di più lo era la definizione di popoli Cananei. Canaan, come osserva Liverani, è l'unico termine non anacronistico nel XII secolo, tuttavia Canaan designava un territorio (quello controllato dall'Egitto attraverso un sistema di città vassalle ben documentato nella corrispondenza di El Amarna) e mai un popolo. Canaan era un insieme di entità territoriali accomunate dal giogo posto dall'Egitto su di esse, ma in nessun caso il termine identifica un'etnia o un popolo a se stante.
L'artificiosità di questi riferimenti è ancora più evidente quando si osserva la loro associazione a popoli che non svolgono alcun ruolo nella narrazione, come «i Perizziti», gli «Hiwiti» e i «Girgashiti», popoli di cui la Bibbia non ci dice quasi nulla, né l'estensione del loro territorio, né la battaglia in cui furono sconfitti, e che non li nomina se non nel contesto di queste liste di nemici. Queste ultime genti sembrano veri e propri parti della fantasia del Deuteronomista, il quale doveva fare in modo di riempire quei territori che Israele doveva conquistare. Liverani inoltre, sottolinea correttamente che, nel novero dei popoli sconfitti, non ci sono quelli che facevano parte della compagine storica della siro-palestina del XII secolo: i Moabiti, gli Edomiti e gli Ammoniti ad esempio, i quali restano indisturbati, per ordine del Signore, nelle loro terre.
Ma che dire del popolo che abitava il Bashan, i "Rephaim"? Lo studioso li cataloga
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assieme a quella moltitudine di popoli inesistenti, inseriti ad arte dal Deuteronomista nel racconto. In realtà i Rephaim occupano un posto particolare all'interno della Bibbia, non vengono semplicemente nominati, anzi, sono presenti con connotazioni territoriali e persino fisiche, e soprattutto sono anche menzionati altrove, nelle fonti letterarie ugaritiche.
Lo stesso termine "Rephaim" subisce delle trasformazioni significative nel tempo e possiamo osservarne lo sviluppo attraverso l'Antico Testamento. La funzione che ricoprono all'interno del contesto della conquista israelitica, ovvero quella dei nemici da sterminare, e l'associazione a popoli che effettivamente non hanno nessuna consistenza storica o letteraria attestata (in generale oppure nel periodo della conquista), a mio parere non sono motivazioni sufficienti per affermare che i Rephaim non fossero mai esistiti come popolo.
I Rephaim possiedono un'indipendenza dall'Antico Testamento che gli altri popoli cosiddetti immaginari non hanno; infatti le fonti ugaritiche che li nominano, ben più antiche della Bibbia, ci parlano di essi fornendo molteplici connotazioni anche diverse da quelle enunciate dal Deuteronomista, il quale certo aveva cosultato i testi di Ugarit nel redigere la sua opera, come si può notare anche da altri passaggi. Se si può avere dei legittimi dubbi sull'effettiva collocazione storica di una conquista da parte di Israele della Terra Promessa nel XII secolo sulla base di ciò che viene narrato nell'Antico Testamento, è naturale a mio parere chiedersi se, come avvenne per i termini "Amorrei" e "Hittiti", il termine "Rephaim", molto tempo prima del Deuteronomista, avesse avuto una possibile connotazione storica, reale.
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