Con riferimento al solo contesto italiano, le prime politiche di e-Government si sono sviluppate dagli anni Novanta del secolo scorso. Nello specifico, dal 1993 ha iniziato a definirsi un quadro, in continua evoluzione, di politiche e di istituzioni preposte a governare il processo di sviluppo e di diffusione delle ICT, dapprima solo all’interno della PA, successivamente anche nella regolazione dei rapporti col cittadino e gli altri stakeholder. In una prima fase, che va dal 1993 al 2000, si sono prevalentemente istituiti una serie di soggetti istituzionali46 impegnati nella promozione e diffusione delle ICT nel sistema pubblico e di servizi/iniziative innovativi per i cittadini e le imprese, ispirati all’e-Government. In una seconda fase, iniziata nel 2001 con la creazione del Ministero per l’innovazione e le tecnologie si è cercato non solo di definire a livello centrale gli obiettivi generali e una strategia condivisa, ma soprattutto di coordinare gli sforzi e le risorse per l’implementazione delle innovazioni tecnologiche, i progetti e le iniziative avviate in ciascuna amministrazione o settore pubblico, e di incentivare la collaborazione tra enti diversi47. Nel 2005 è stato introdotto il Codice dell’Amministrazione Digitale – CAD, il quale punta ad assicurare e regolare disponibilità, gestione, accesso, trasmissione, conservazione e fruibilità dell’informazione in modalità digitale attraverso l’utilizzo delle ICT all’interno della PA, nei rapporti tra amministrazione e privati e, in alcuni limitati casi, anche nei rapporti tra privati.
46Ad esempio l’AIPA (Autorità per l’Informatica nella Pubblica amministrazione), il Centro Tecnico,e la Rete Unitaria della PA (RUPA), sostituita in seguito (2007) dal Sistema Pubblico di Connettività e Cooperazione (SPC).
47Nel 2002 è stata varata per esempio una prima ondata di progetti co-finanziati indirizzati ai governi locali e regionali. Nel novembre 2003 è stata avviata una seconda ondata di progetti di e-Government con obiettivi più specifici (come l’e-Democracy, l’e-Inclusion, l’infrastruttura broadband, il riutilizzo delle buone pratiche). Tra il 2002 e il 2007 il totale degli investimenti per l’implementazione delle innovazioni tecnologiche tra gli enti locali italiani è stata di circa 1300 milioni di euro: un terzo circa proveniva direttamente dagli enti locali, mentre il resto proveniva dallo Stato, dal coordinamento regionale dei fondi o dai fondi strutturali europei (Cucciniello e Nasi 2008).
56 Il “Piano per l’e-Government 2012”48 del 2009 mira a proporre scelte coerenti con la cosiddetta Strategia di Lisbona (2000) e con la strategia europea EU2020 (che punta a far diventare l’Unione Europea un’economia intelligente, sostenibile e inclusiva), l’aggiornamento e lo sviluppo di appositi strumenti tenendo conto sia della crisi economica, sia del ritardo dell’Italia nell’applicazione delle ICT49. Il “Rapporto e-Gov Italia 2010” (pubblicato nel marzo 2011) attesta che molti passi avanti sono stati compiuti per migliorare i rapporti tra la PA e i propri “clienti”. Tuttavia, manca ancora un quadro preciso del cambiamento in atto, anche se si rileva che, attualmente, il nostro Paese presenta livelli di disomogeneità molto elevati tra territori, settori, tipi di strumento/servizio considerato. Se è vero che in alcuni ambiti si sono affermate buone pratiche in grado di concorrere a livello internazionale e con il settore privato, in altri si registrano situazioni di ritardo significativo nell’attivazione di taluni servizi.
Riguardo lo stadio di maturità generalmente raggiunto nello specifico dai Comuni italiani di medie e grandi dimensioni, che sono il contesto della ricerca empirica presentata in questa tesi, alcuni studi (Cucciniello e Nasi 2008; Nasi et al. 2011) hanno dimostrato che l’eterogenea adozione delle ICT nel corso degli ultimi due decenni ha significato che la loro diffusione nei Comuni è cresciuta di pari passo con gli sviluppi tecnologici, l’evoluzione dei bisogni aziendali e l’implementazione degli strumenti manageriali. In particolare, sin dalla fine degli anni ’90 i Comuni hanno sviluppato la loro presenza online attraverso la costituzione dei siti istituzionali.
Successivamente, si evidenzia tra i Comuni di medio-grandi dimensioni una diffusione su ampia scala di diverse tecnologie end-user e l’adozione di software per gestire alcuni
48Il Piano di e-Government 2012 ha 80 progetti riuniti in quattro ambiti di intervento prioritari: settoriali, territoriali, di sistema e internazionali. Le principali iniziative riguardano scuola e università, salute, giustizia, anagrafe, de-materializzazione e cooperazione applicativa tra amministrazioni.
49 Il Piano cerca di rendere i diversi e specifici obiettivi pubblici raggiungibili, monitorabili e commisurati alle risorse disponibili, mirando al contempo alla diffusione dei servizi in rete per rendere la PA trasparente e vicina alle esigenze dei cittadini.
57 processi organizzativi e amministrativi (per es. contabilità, ufficio del registro, tasse locali, gestione del personale, pagamento stipendi, pianificazione urbana e territoriale…), anche se in alcuni settori, come quello sanitario e dei trasporti, la loro applicazione è meno diffusa, forse anche a causa della diffusione dell’outsourcing. Un problema e limite tecnico rilevato in questi studi riguarda tuttavia la limitata integrazione tra moduli di software funzionali, quindi una frammentazione che riflette l’approccio burocratico che ancora in parte caratterizza la gestione pubblica. In generale, i Comuni non offrono solo informazioni attraverso i siti web, ma anche servizi basati sulla transazione e l’integrazione rivolti a diversi stakeholders, anche se, come prevedibile, molti dei servizi più progrediti anche tecnologicamente sono rivolti al mondo del business, piuttosto che ai cittadini. Anche nei Comuni, dunque, il livello di sofisticazione dell’e-Government sembra correlato con il tipo di stakeholder – e quindi di interesse da soddisfare. In molti casi, poi, sembrano essere stati i dipendenti ad accedere ai servizi online più evoluti tramite le intranet, più che i cittadini o le imprese. Come sottolineato in precedenza, i più elevati livelli di sofisticazione tecnologica sembrano solitamente associati con l’implementazione cosiddetta hard delle ICT, dove le transazioni sono realizzate online e sono coinvolte integrazioni dei processi organizzativi interni e dei sistemi informativi tra aree organizzative simili (integrazione verticale) e differenti (integrazione orizzontale). Tuttavia, dalla ricerca di Nasi et al. (2011) emerge anche che, analizzando la situazione dei Comuni italiani di medio-grandi dimensioni, molti di questi progetti appaiono ancora nella fase di implementazione o devono ancora beneficiare pienamente delle opportunità offerte dalle stesse.
Inoltre, sembra che i Comuni che si stanno veramente concentrando su un approccio centrato sul cittadino – e quindi che realizzano una e-Democracy avanzata – siano ancora relativamente pochi. In ogni caso, diverse pubbliche amministrazioni hanno
58 recentemente sperimentato anche l’utilizzo di una nuova generazione di tecnologie
web:i social media e gli altri strumenti del web 2.0.Le ricerche al proposito in Italia
sono attualmente ancora relativamente poche50anche se in continua crescita, a confermare la rilevanza del fenomeno. La ricerca esplorativa presentata in questo lavoro consente di apprezzare uno stato dell’arte dell’adozione dei social media da parte dei Comuni italiani, ma anche perché cerca di osservare se e come la sofisticazione tecnologica rappresentata dall’adozione di tali strumenti, social network in particolare, potenzi il livello di interazione tra Comuni e stakeholders e/o offra segnali di consolidamento dello stadio di sviluppo dell’e-Government già raggiunto o di un potenziale upgrade. Infatti, i social media, sembrano risultare adatti sia a valorizzare la partecipazione diretta dei cittadini e degli altri stakeholder al governo locale, sia a dare riscontri quasi immediati sulle iniziative avviate. Pertanto, essi possono costituire uno strumento strategico in grado di favorire e migliorare una più ampia strategia di e-
Governance.
50Tra le altre ricordiamo le ricerche dell’“Osservatorio sui Social Network nella Pubblica amministrazione” di Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università Cattolica, e quella “Social PA, analisi delle performance dei Comuni capoluogo” su Facebook e Twitter” di Blogmeter recentemente presentate a Forum PA 2013 (Roma, 28-30 maggio 2013).
59