Sia I un qualunque intervallo chiuso e C una circonferenza. Una curva chiusa
continua da I in un aperto del piano U `e equivalente ad una applicazione
continua F da C in U . Questo ragionamento pu`o essere esplicitato nel modo
seguente.
Possiamo assumere senza restrizioni I = [0, 1], siano inoltre (x0, y0) e r
ri-spettivamente il centro e il raggio della circonferenza. Diciamo ϕ : I → C la
funzione che porta I su C:
ϕ(t) = (x0, y0) + (rcos(2πt), rsin(2πt)), t ∈ [0, 1]
Quindi, fatta eccezione per ϕ(0) = ϕ(1), questa `e una applicazione
biu-nivoca da I in C. Ne consegue che F `e una applicazione da C in un aperto
U e quindi γ = F ◦ ϕ `e una applicazione da C in U con ϕ(0) = ϕ(1) tale che
ogni curva γ di questo tipo pu`o essere realizzata col procedimento appena
esposto per mezzo di un’unica F .
Lemma 2.1 La applicazione γ `e continua se e solo se lo `e anche F .
Dimostrazione. Per la discussione fatta nel capitolo introduttivo, essendo
ϕ un’identificazione, la tesi discende direttamente dalla Proposizione 1.6.
Per una generica F : C → R2\{P } Possiamo definire l’indice di
avvol-gimento di F attorno a P , che indicheremo con W (F, P ), come l’indice di
avvolgimento W (γ, P ) della curva γ = F ◦ ϕ.
Notiamo inoltre che se F : C → R2 `e una funzione continua e W (F, P ) 6= 0
allora ogni semiretta uscente da P interseca F (C) (questo deriva dal fatto
che P deve necessariamente essere interno ad F (C)).
Ora identifichiamo R2 con l’insieme dei numeri complessi C e consideriamo
la applicazione f : C → C che associa ad ogni numero complesso z la sua
potenza zn. Sia inoltre C una qualunque circonferenza centrata nell’origine
ed F la restrizione di f a C. Vale allora la seguente
Proposizione 2.9 Con la notazione suddetta si ha W (F, 0) = n. Inoltre se
f (z) = −z allora W (F, 0) = 1.
Dimostrazione. Utilizziamo la notazione di Eulero. Fissato il raggio r di
C abbiamo per definizione W (F, 0) = W (γ, 0) dove
γ(t) = (F ◦ ϕ)(t) = rneın2πt t ∈ [0, 1]
Possiamo scegliere per qualunque suddivisione di [0, 1] e qualunque settore
scelto la funzione angolo continua su tutto C: ϑ(t) = n2πt. Qualunque sia
la suddivisione scelta otteniamo:
W (γ, 0) = 1
2π(ϑ(P1) − ϑ(P0)) =
1
2π(2nπ − 0) = n
Analogamente per la seconda parte della proposizione si consideri
ϑ(t) = 2π(t − 12) da cui
W (γ, 0) = 1
2π(ϑ(P1) − ϑ(P0)) =
1
2π(π − (−π)) = 1
Proposizione 2.10 Supponiamo che C sia la frontiera di un disco D e che
F : D → R2\{P } si estenda ad una funzione continua da D in R2\{P }.
Allora W (F, P ) = 0.
Dimostrazione. Se D `e il disco di centro (x0, y0) e raggio r,
γ : [0, 1] → R2\{P } `e la curva corrispondente ad F e ˜F : D → R2\{P } `e
un’estensione di F , allora
H(t, s) = ˜F ((x0, y0) + s(rcos(2πt), rsin(2πt)) t, s ∈ [0, 1]
`
e un’omotopia da γ alla curva costante nel punto ˜F (x0, y0). Questa omotopia
`
e contenuta in R2\{P } e poich´e l’indice di avvolgimento di una curva costante
`
e zero, per il Corollario 2.1 si ha W (F, P ) = 0.
Si dice che due funzioni F0 ed F1 sono funzioni omotope se esiste una
funzione continua
H : C × [0, 1] → U
tale che H(P × 0) = F0(P ) e H(P × 1) = F1(P ) per ogni P ∈ C.
Proposizione 2.11 Siano F0 ed F1 due funzioni dalla circonferenza C in
U , corrispondenti a due curve γ0 e γ1 da [0, 1] in U . F0 ed F1 sono funzioni
omotope se e solo se γ0 e γ1 sono omotope attraverso curve chiuse.
Dimostrazione. Siano γ0 e γ1 omotope attraverso curve chiuse. Esiste
quindi un omotopia H : [0, 1] × [0, 1] → U tale che H(t, 0) = γ0(t) e H(t, 1) =
γ1(t). L’omotopia che cerchiamo `e
H0(P, s) = H(ϕ−1(P ), s).
Dove naturalmente si ha
H0(P × 0) = γ0(ϕ−1(P )) = F0(P ) e H0(P × 1) = γ1(ϕ−1(P )) = F1(P )
Viceversa conoscendo l’omotopia tra F0 ed F1, che indichiamo con H0(P, s),
possiamo costruire un’omotopia attraverso curve chiuse come
H(t, s) = H0(ϕ(t), s).
Dove in analogia col caso precedente si ha:
H(t, 0) = F0(ϕ(t)) = γ0(t) e H(t, 1) = F1(ϕ(t)) = γ1(t)
Proposizione 2.12 Sia F0 : S1 → R2\{P } una funzione continua. Vale il
viceversa della Proposizione 2.10. Cio`e se W (F0, P ) = 0 allora F0 pu`o essere
estesa con continuit`a ad una applicazione dal disco D in R2\{P }
Dimostrazione. Poich´e γ = F0 ◦ ϕ ha lo stesso indice di avvolgimento di
una curva costante nel punto P1 interno a S1 esiste, per la Proposizione 2.7,
un omotopia attraverso curve chiuse da γ in P1. Queste due curve possono
essere realizzate tramite due opportune funzioni F0 ed F1 come segue:
P1 = F1◦ ϕ e γ = F0◦ ϕ
Esister`a quindi per la proposizione precedente un’ omotopia
H : S1 × [0, 1] → R2\{P } tra F0 ed F1. Possiamo quindi costruire una
applicazione da D in R2\{P } come indicato:
˜
F (s(P1 + Q)) = H(Q, s)
Proposizione 2.13 Se F : S1 → R2 `e una funzione continua tale che
F (P ) · P 6= 0 per ogni P ∈ S1 allora W (F, 0) = 1.
Dimostrazione. Per la proposizione 2.11 `e sufficiente mostrare che F `e
omotopa ad una funzione che abbia grado 1. Consideriamo a tal fine le
funzioni
H±(P × s) = (1 − s)F (P ) ± sP
queste sono omotopie da F nell’applicazione identica e da F nell’applicazione
antipodale a meno di punti per cui F (P ) = cP o F (Q) = −cQ dove c `e
un qualunque numero reale. Ma non possono esistere due punti con tali
caratteristiche perch´e, se cos`ı fosse, per la continuit`a di F dovrebbe esistere
un punto per cui F (P )·P = 0. Per cui F deve essere omotopa all’applicazione
identica o all’applicazione antipodale.
Possiamo definire il grado di una applicazione continua F da una
cir-conferenza C ad un’altra C0 di centro P0, che indicheremo con deg(F ),
come
deg(F ) = W (F, P0)
Intuitivamente possiamo dire che il grado di F misura quante volte la prima
circonferenza `e avvolta attorno alla seconda attraverso F .
Proposizione 2.14 Il grado di F : C → C0 non dipende dal punto scelto
all’interno di C0.
Dimostrazione. Diciamo P10 un altro punto all’interno di C0. La tesi
di-scende dalla Proposizione 2.8 e dal fatto che P10 e P0 appartengono alla stessa
componente connessa.
Proposizione 2.15 Sia F : C → C0 una funzione tra circonferenze. Se F
non `e suriettiva allora deg(F ) = 0.
Dimostrazione. Per definizione abbiamo deg(F ) = W (F, P0) = W (γ, P0).
Ma se F non `e suriettiva allora P0 appartiene alla componente illimitata di
R2\Supp(γ). Discende quindi dalla Proposizione 2.8 che deg(F ) = 0.
Possiamo facilmente verificare che non vale il viceversa di quest’ultima
proposizione. Consideriamo il generico punto di S1dato da (cos(2πt), sin(2πt))
con t ∈ [0, 1] e costruiamo una applicazione suriettiva che abbia grado 0. Si
pu`o facilmente verificare che una delle funzioni che cerchiamo `e la seguente:
F (t) = (cos(4πt), sin(4πt)) t ∈ [0,1
2]
F (t) = (cos(4π(1 − t)), sin(4π(1 − t))) t ∈ [1
2, 1]
Proposizione 2.16 Se F, G : C → C0 sono due funzioni omotope allora
hanno lo stesso grado.
Dimostrazione. Per la Proposizione 2.11 le due curve γ = F ◦ ϕ e δ = G ◦ ϕ
sono omotope e quindi hanno lo stesso indice di avvolgimento.
Proposizione 2.17 Sia C il bordo di un disco D.
La applicazione F : C → C0 ammette un’estensione da D in C0 se e solo se
F `e omotopa ad una applicazione costante da C in C0.
Dimostrazione. La seconda implicazione deriva dalla Proposizione 2.12.
Mentre invece se F ammette un’estensione per la Proposizione 2.10 si ha
deg(F ) = 0. Ma allora per la Proposizione 2.7, dato che il grado di una
applicazione costante `e nullo, si ha la tesi.
Proposizione 2.18 Siano F0 ed F1 applicazioni tra due circonferenze C e
C0. F0 `e omotopa ad F1 se e solo se deg(F0) = deg(F1).
Dimostrazione. La prima implicazione deriva dalla Proposizione 2.16. La
seconda discende invece dalla Proposizione 2.7.
Dalle proposizioni che abbiamo appena esposto deriva che due funzioni
F, G : C → C0 hanno lo stesso grado se e solo se sono omotope. Da questo
discende che una qualunque applicazione F : S1 → S1 avente grado n `e
omo-topa all’applicazione, gi`a vista precedentemente come z 7→ zn, che associa al
punto (cos(ϑ), sin(ϑ)) il punto (cos(nϑ), sin(nϑ)). Deriva inoltre dalla
pro-posizione precedente e dalla Propro-posizione 2.17 che se una applicazione F ha
grado zero ammette un estensione al disco D.
Proposizione 2.19 Se F : C → C0 e G : C0 → C00 sono due funzioni tra
circonferenze di grado rispettivamente n ed m allora il grado di G ◦ F `e nm.
Dimostrazione. Per quanto appena detto le funzioni F e G sono omotope
alle funzioni z 7→ zn e z 7→ zm. La loro composizione `e quindi omotopa alla
composizione di queste due funzioni. Ma quest’ultima applicazione manda il
punto (cos(ϑ), sin(ϑ)) nel punto (cos(m(nϑ)), sin(m(nϑ))).
Possiamo inoltre, in analogia col concetto di grado, definire il grado locale
di una funzione in un punto.
aperti del piano, e un punto P appartenente a U . Supponiamo che P abbia un
intorno tale che F (Q) 6= F (P ) per ogni Q 6= P nell’intorno. Scegliamo quindi
un numero positivo r tale che non esistano punti a distanza r da P aventi
la stessa immagine di P . Indichiamo dunque con Cr(P ) la circonferenza di
raggio r centrata in P . Possiamo quindi restringere F ad una applicazione
continua da Cr(P ) in R2\{F (P )}. Definiamo dunque il grado locale di F in
P , che indichiamo con degP(F ), come
degP(F ) = W (γr, F (P ))
dove
γr(t) = F (P + (rcos(2πt), rsin(2πt)) t ∈ [0, 1]
Per assicurarci che il grado locale sia ben definito abbiamo bisogno di
dimo-strare il
Lemma 2.2 Il grado locale `e indipendente dalla scelta del raggio r.
Dimostrazione. Se r0 `e un’altro raggio allora
H(t, s) = F (P + ((1 − s)r − sr0)(cos(2πt), sin(2πt))) s, t ∈ [0, 1]
fornisce un’omotopia da γr in γr
0. Si ha dunque per il Corollario 2.1
W (γr, F (P )) = W (γr
0, F (P ))
Possiamo definire equivalentemente il grado locale di F in P come il grado
dell’applicazione G : S1 → S1 cos`ı definita
G(Q) = F (P + rQ) − F (P )
kF (P + rQ) − F (P )k
Proposizione 2.20 Sia F : R2 → R2 un’applicazione lineare esprimibile
come matrice quadrata A di ordine 2 a determinante non nullo. Allora il
grado locale di F `e 1 se il determinante di A `e maggiore di 0, oppure -1 se il
determinante `e minore di 0.
Dimostrazione. Notiamo che ogni applicazione F sopra descritta `e un
ele-mento del gruppo GL2(R). Questo gruppo ha due componenti connesse:
quella delle matrici a determinante positivo e quella delle matrici a
determi-nante negativo. Per cui se il determidetermi-nante di A `e positivo esiste una curva
continua in GL2(R) che parte da A e arriva alla matrice identit`a I. Poich´e
questa curva determina un’omotopia tra A ed I si ha
1 = deg0(I) = deg0(F )
Allo stesso modo se det(A) < 0 esiste una curva da A alla matrice
B = 1 0
0 −1
!
. Si ha analogamente
−1 = deg0(B) = deg0(F )
.
La proposizione pu`o essere estesa anche al caso in cui F : U → V sia
una funzione C∞, dove U e V sono aperti di R2. Basta infatti considerare la
matrice Jacobiana della trasformazione come approssimazione lineare di F .
Naturalmente si ha deg0(F ) = 1 se il determinante della matrice Jacobiana
`
e positivo e deg0(F ) = −1 se il determinante `e negativo.
Proposizione 2.21 Se F : C → C `e un polinomio a coefficienti complessi
allora il grado locale di F in z ∈ C `e la molteplicit`a di z come radice del
polinomio F (T ) − F (z).
Dimostrazione. Consideriamo il grado locale nella forma alternativa
degz(F ) = deg(G) dove G : S1 → S1 `e cos`ı definita
G(Q) = F (z + rQ) − F (z)
kF (z + rQ) − F (z)k.
Fattorizzando il polinomio al numeratore possiamo riscrivere G nella forma
G(Q) = (T − z)
nR(T )
k(T − z)nR(T )k.
dove T = z + rQ, n ∈ N e R(T ) `e un polinomio tale che R(z) 6= 0. Notiamo
che esiste un’omotopia H tra G e l’applicazione cos`ı definita:
Q 7→ (T − z)
n
k(T − z)nk.
L’omotopia H : S1× [0, 1] → S1 cercata `e:
H(Q, t) = (T − z)
nR(T )
k(T − z)nR(T )k· k(1 − t) + tR(T )k
(1 − t) + tR(T )
Per cui G ha lo stesso grado dell’applicazione su S1 Q 7→ Qn e cio`e n.
Siano P = (cos(2πt), sin(2πt)) e Q = (cos(2πs), sin(2πs)) due punti di
S1 con s, t ∈ [0, 1]. Definiamo l’intevallo tra P e Q come [P, Q] = ϕ([t, s]) se
t < s oppure [P, Q] = ϕ([t, 1] ∪ [0, s]) se t > s.
Ricordiamo che ϕ `e la funzione cos`ı definita: ϕ(t) = (cos(2πt), sin(2πt)) per
ogni t ∈ [0, 1].
Sia ora F : S1 → S1una funzione tra circonferenze e P = (cos(2πt), sin(2πt))
un punto di S1 tale che F (Q) 6= F (P ) per ogni Q in un certo intorno
IP = ϕ((t0, t00)) di P dove chiaramente t ∈ (t0, t00). Consideriamo [P1, P2] ⊂ IP
tale che P ∈ [P1, P2]. Possiamo definire il grado locale di F in P , che
indi-chiamo con degP(F ) come segue:
degP(F ) = 1 se W (F ([P1, P ]), 0) > 0 e W (F ([P, P2]), 0) > 0
degP(F ) = −1 se W (F ([P1, P ]), 0) < 0 e W (F ([P, P2]), 0) < 0
degP(F ) = 0 se W (F ([P1, P ]), 0) · W (F ([P, P2]), 0) < 0
P0 ∈ S1 `e un punto tale che F−1 `e un insieme finito allora
deg(F ) =
n
X
i=1
degP
i(F )
dove Pi ∈ F−1(P0).
Dimostrazione. Diciamo Pi,i+1un qualunque punto appartenente a (Pi, Pi+1)
e Pn,n+1 un qualunque punto appartenente a (Pn, P1). Si avr`a
deg(F ) =
n
X
i=1
(W (F ([Pi, Pi,i+1]), 0) + W (F ([Pi,i+1, Pi+1]), 0))
dove P1 = Pn+1.
Ogni termine della sommatoria pu`o assumere come valori solamente 1,-1,
oppure 0. In particolare assumer`a il valore 0 se i due addendi hanno
se-gno discorde, il valore 1 se hanno sese-gno concorde positivo e il valore -1 se
hanno segno concorde negativo. per dimostrare la tesi basta raggruppare
diversamente i termini nella sommatoria:
deg(F ) =
n
X
i=1
(W (F ([Pi−1,i, Pi]), 0) + W (F ([Pi, Pi,i+1]), 0))
dove P0,1 = Pn,n+1. La tesi discende ora direttamente dalla definizione di
grado locale.
Capitolo 3
Applicazioni
3.1 Teorema fondamentale dell’algebra
Lo scopo di questa sezione `e quello di utilizzare i concetti esposti nel primo
capitolo per dimostrare il ben noto teorema fondamentale dell’algebra.
Identifichiamo l’insieme dei numeri complessi C con il piano reale R2.
Teorema 3.1 (fondamentale dell’algebra) Il polinomio a coefficienti
com-plessi
g(T ) = anTn+ an−1Tn−1+ . . . + a1T + a0 an6= 0, n > 0
ammette almeno una radice.
Dimostrazione. Innanzitutto consideriamo di dividere il polinomio per an
in modo da avere an = 1. Dalla continuit`a della somma e del prodotto nei
numeri complessi deriva la continuit`a di g(T ). Possiamo quindi considerare
g(T ) una applicazione continua da C in C\{0} supponendo per assurdo che
non abbia radici. Indichiamo con gr la restrizione di g da Cr, circonferenza
centrata nell’origine e di raggio r, a C\{0}. Poich´e grpu`o essere estesa ad una
applicazione continua del disco Drsu C\{0}, deve aversi, per la Proposizione
, W (gr, 0) = 0. Quello che vogliamo fare `e trovare una curva il cui indice
di avvolgimento debba essere lo stesso di gr ma diverso da 0 ottenendo cos`ı
una contraddizione. Consideriamo a tal scopo l’applicazione fr ottenuta con
lo stesso procedimento di gr a partire dal polinomio f (T ) = Tn. Per la
Proposizione 2.9 si ha W (fr, 0) = n. Dobbiamo ora mostrare che possiamo
applicare il Teorema 2.3 alle curve gr e fr per un r abbastanza grande. A tal
fine `e sufficiente mostrare che per un certo r otteniamo
|fr(z) − gr(z)| < |fr(z) − 0| z ∈ Cr
Ma |fr(z) − 0| = |zn| = rn e
|fr(z) − gr(z)| = |an−1zn−1+ . . . + a0| ≤ |an−1|rn−1+ . . . + |a0|
il quale `e sicuramente minore di rnse |ai| < ri/n per ogni i ∈ {0, 1, . . . , n−1}.
Riportiamo ora alcune conseguenze di questo teorema.
Corollario 3.1 Un qualunque polinomio g(T ) di grado n `e fattorizzabile
come
g(T ) = an
n
Y
i=1
(T − zi)
Dimostrazione. Sia z1 una radice di g, allora possiamo scrivere
g(T ) = (T − z1)h(T ) dove h(T ) `e un polinomio di grado n − 1. Applicando
ad h(T ) il teorema precedente si ottiene la tesi per induzione.
Proposizione 3.1 Se f : C → C `e una funzione continua tale che per
qualche R > 0 si ha |f (z)| < |z|n con |z| = R allora esiste un numero
complesso z con |z| < R tale che F (z) = zn+ f (z) = 0.
Dimostrazione. La dimostrazione `e analoga a quella del Teorema
fonda-mentale dell’algebra Chiamiamo CR la circonferenza di raggio R, bordo del
disco D. Supponiamo per assurdo che F (z) non abbia zeri in DR. Indichiamo
con FR(z) la restrizione di F a CR. Per la Proposizione 2.12 poich´e FR pu`o
essere estesa su tutto DR allora si deve avere W (FR, 0) = 0. Ma le ipotesi
implicano che
Per cui per il Teorema 2.3 si dovrebbe avere 0 = W (FR, 0) = n.
Proposizione 3.2 Sia g : C → C una funzione continua. Se g(z)/zn tende
ad una costante non nulla per |z| → ∞ allora g `e suriettiva.
Dimostrazione. Dobbiamo dimostrare che la funzione f (z) = g(z) − t, con
t ∈ C, si annulla in qualche punto. Ma per le ipotesi la funzione f soddisfa
le ipotesi del teorema precedente (sostituendo n con n + 1) e quindi ∀t ∈ C
esiste un punto z tale che g(z) = t.
Nel documento
Indice di avvolgimento e applicazioni
(pagine 24-36)