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Capitolo 1: Da Gramsci al Mandato Celeste

1.3 Gramsci e Nye a confronto

Sebbene Joseph Nye faccia più volte riferimento ad Antonio Gramsci nei suoi lavori, al momento di analizzare il concetto di soft power non tiene conto delle varie implicazioni del concetto di egemonia elaborato dal filosofo italiano. Si rende, dunque, necessario, in questa sede, mettere a confronto il concetto di soft power sviluppato da Nye con quello di egemonia formulato da Gramsci.

68 NYE, cit. (2012), p. 293. 69 NYE, cit. (2010), p. 217. 70 NYE, cit. (2012), p. 113.

La prima differenza sostanziale sta nel fatto che Gramsci, come detto più volte, si rifà ad un sistema a base nazionale, mentre Nye considera l'assetto internazionale.

La seconda differenza riguarda, invece, la relazione fra coercizione e consenso. Nell'opinione di Nye la differenza fra hard power e soft power dipende, in primo luogo, dall'atteggiamento dell'agente (o stato egemonico) che si muove in uno spettro che va dal comando alla cooptazione, e, in secondo luogo, dalle risorse utilizzate dall'agente per far sì che gli altri compiano una determinata azione (cfr. tabella 1). Inoltre, nonostante sostenga che l'hard power ed il soft power siano due aspetti del potere, Nye tiene a precisare che i due fenomeni non sono dipendenti l'uno dall'altro.

In Gramsci, invece, consenso e coercizione non sono visti come degli opposti, ma come elementi complementari l'uno con l'altro. La coercizione è, anzi, intrinseca al consenso: benché, infatti, si faccia da parte nei momenti in cui il consenso è all'apice, la coercizione rimane tuttavia sempre latente e pronta a riemergere qualora ci sia una rottura del consenso (dominio senza egemonia).

Il binomio consenso - coercizione è spiegato in maniera dettagliata da Gramsci stesso: la lotta per l'egemonia ha luogo nella sfera della società civile, che è l'ambiente in cui il gruppo egemonico incontrerà il consenso dei gruppi subalterni; la coercizione, al contrario, viene attuata attraverso gli apparati statali e appartiene, dunque, alla sfera politica. La distinzione fra società politica e società civile, dunque, è fondamentale per poter spiegare la questione del consenso e della coercizione. Infatti, l'uno è complementare dell'altro proprio per lo stesso motivo per il quale la società politica è complementare a quella civile71.

Poiché Nye non prevede una distinzione del genere all'interno dello Stato, è quasi comprensibile che il politologo americano non riesca a spiegare il paradigma consenso- coercizione, ed è per questo motivo che poi giungerà ad una conclusione piuttosto semplicistica quando affermerà che la coercizione e il consenso sono due opposti, indipendenti l'uno dall'altra. Sotto questo aspetto, Nye trascura tutte quelle realtà sociali intrinseche di coercizione e, così facendo, sostiene che il soft power si fondi solo ed

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Qui va sottolineato il fatto che la distinzione 'Stato-società civile' sia una caratteristica del sistema occidentale. Gramsci stesso riconosce, infatti, la diversa natura fra sistema orientale ed occidentale : «In Oriente lo Stato era tutto, la società civile era primordiale e gelatinosa; nell'Occidente tra Stato e società civile c'era un giusto rapporto e nel tremolio dello Stato si scorgeva subito una robusta struttura di società civile. Lo Stato era solo una trincea avanzata, dietro cui stava una robusta catena di fortezze e di casematte; più o meno, da Stato a Stato, si capisce, ma questo appunto domandava un'accurata ricognizione di carattere nazionale». GRAMSCI, cit., p. 865.

esclusivamente sul consenso. Con tale affermazione, dunque, Nye rifugge dal concetto di contro-egemonia gramsciana.

Nye, nel suo articolo dal titolo Responding to my Critics and Concluding Thoughts, pur riconoscendo la veridicità dell'affermazione di Gramsci, secondo la quale consenso e coercizione nell'egemonia sono complementari, ribadisce la teoria per cui esistono infiniti esempi di netta separazione fra un atteggiamento coercitivo ed uno attrattivo. Citando Steven Lukes, Nye afferma, infatti, che:

There are rational and non-rational modes by which the third face of power operates, and empowering and disempowering ways by which agents influence subjects' formulation of their preferences and self-interest. Within the rubric of soft power, one can still distinguish indoctrination from free choice72.

Quindi, nell'opinione di Nye, i soggetti che subiscono l'influenza del soft power godono sempre del libero arbitrio, della libertà di scelta. L'egemonia culturale o l' Egemony of Controlled Discourse, sono, invece, per Nye degli atteggiamenti coercitivi, che non consentono ai soggetti sotto questa influenza di avere un'opinione differente da quella che viene imposta loro.

La terza differenza fra Gramsci e Nye è, a questo punto, facilmente intuibile ed è, d'altronde, una diretta conseguenza dalla seconda. Come detto precedentemente, per Gramsci lo Stato è costituito dalla società politica con le sue istituzioni amministrative, legali e coercitive, e dalla società civile. Per Nye, al contrario, lo Stato è semplicemente la società politica.

La quarta differenza, infine, sta nel modo in cui Nye considera le idee e i valori. Egli, infatti, li ritiene gli strumenti principali attraverso i quali viene esercitato il soft power. In questa maniera, quindi, Nye non tiene affatto conto delle varie dispute a livello internazionale sui valori e sulle ideologie e, di conseguenza, non considera neanche i fattori che stanno dietro ai processi di creazione e sostenibilità del soft power stesso. Ad esempio, Nye considera i valori universali come un'ottima risorsa del soft power, ma finisce evidentemente per commettere un errore. Affermare infatti che

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When a country's culture includes universal values and its policies promote values and interests that others share, it increases the probability of obtaining its desired outcomes [...] The United States benefits from a universalistic culture73.

equivale ad ammettere che ci siano dei valori universali, o almeno che ci sia una cultura universalistica. Eppure, sono gli stessi Stati Uniti ad evidenziare implicitamente come questo non sia vero. Infatti, nel momento in cui cercano di legittimare i cosiddetti valori universali, comprendono bene che il mondo sia pieno di «parochial cultures» e «narrow values»74. Quindi, considerando il fatto che non esista una cultura universale: «ideas are always relative, they originate in a given society or culture, they are not absolute and usually mean different things for different people»75.

Nonostante sia possibile 'universalizzare' certi valori attraverso il consenso o la coercizione, affermare che i valori universali siano di per sé una risorsa del soft power è inesatto. Il sistema internazionale è, infatti, pieno di gruppi che combattono per la legittimazione di idee e valori. Persino i diritti umani non sono riconosciuti dal mondo intero come dei valori universali76. Gli aiuti umanitari oppure la protezione dei rifugiati politici vengono ancora visti in certi paesi come delle minacce alla sovranità nazionale, principio quest'ultimo sul quale si fonda l'attuale ordine mondiale77.

I neo-gramsciani Geraldo Zahran e Leonardo Ramos criticano fortemente il concetto di soft power elaborato da Nye. I due politologi asseriscono che:

Nye's texts [are] easy to read, but confusing and unclear if one tries to examine the

73 NYE, cit. (2004), p. 11. 74 Ibidem 75

ZAHRAN e RAMOS, cit., p. 24.

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Il dibattito sui diritti umani si accese sempre più a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, ciò nonostante i diritti umani non sono ancora accettati e condivisi da molti paesi.

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Inoltre, uno degli esempi più eclatanti della lotta alle idee è il Forum sociale mondiale. Il Fsm fu fondato nel gennaio del 2001 in Brasile e nacque come controparte del nemico Forum economico mondiale che si tiene invece ogni anno a Davos (Svizzera). Il Fsm, il cui slogan è “Un altro mondo è possibile”, è uno spazio aperto per le organizzazioni e movimenti della società civile a livello mondiale e costituisce una sorta di contro-egemonia rispetto alla globalizzazione, oltre che un'alternativa al neoliberismo. Il Fsm non ha nessuna istituzione formale che lo rappresenti, non ha lo scopo di pronunciare o di esprimersi sulle nuove politiche e per questi aspetti viene criticato e ritenuto irrilevante. Tuttavia se ne sente parlare sempre più.

Forum sociale mondiale (FSM), in

http://www.forumsocialmundial.org.br/index.php?cd_language=2&id_menu= (consultato in data 4 novembre 2013).

real meaning of his references to soft power. […] his focus lies mainly on Us foreign policy and in the need to give more emphasis to the country's soft power. Nye would be really interested in the practical applicability of the concept and permitted himself to ignore some theoretical questions and problems. Still, this defence is not very convincing in almost two decades of theoretical development on soft power, culminating with a book devoted to the theme. Even if Nye was only interested in the political implications of soft power, to ignore its theoretical foundations is counterproductive. Pushing forward the analogy between hegemony and soft powere provides us with a better understanding of the instruments of coercion and consent, of the continuous struggle for the legitimization of ideas and values, and of the differences between the spheres of political and civil societies, therefore allowing analytical descriptions which are more adequate to inform and shape political actions78.

Nonostante le appena citate critiche, i neo-gramsciani riconoscono il merito di Nye per aver superato le teorie dei 'declinist' verso la fine degli anni Ottanta e per aver aperto un nuovo capitolo nella storia della concettualizzazione del potere, quantomeno per quello che riguarda il dibattito sull'intangibilità del potere.

D'altronde, Zahran e Ramos riconoscono in Nye un intellettuale organico americano, cioè qualcuno in grado di fornire una guida ed una coesione all'interno della società al fine di ottenere l'egemonia. Nye, infatti, risulta agli occhi dei neo-gramsciani un appassionato patriota che fornisce buoni consigli ed avvertimenti in merito alla politica estera degli Stati Uniti.

In risposta alla teoria neo-gramsciana sui blocchi egemonici, Nye afferma che:

Values do not have to be universal in an absolute sense for some to be more widely shared than others in some periods and contexts. American values are not universal in some absolute sense, but many are similar to the values of others in an information age where more people want participation and freedom of expression. When democratic values are widely shared, they can provide a basis for soft power in multiple directions, both to and from the USA. Americans may benefit but simultaneously find themselves constrained to live up to values shared by others if

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the USA wishes to remain attractive. Given the political diversity and institutional fragmentation of international relations a full Gramscian hegemony over discourse is difficult to maintain. Many countries and groups have different values. Contrary to some of my critics' charges, I believe that liberal values are far from universal. Otherwise, there would be more uniformity of views than now exists. Perhaps that is why I have regarded neo-Gramscian analysis and the idea of a globalist historic bloc emerging in the 1970s and dominating discourse as interesting but too procrustean79.

Quindi la differenza sostanziale fra soft power ed egemonia sta nell'intangibilità del potere. Secondo Nye il soft power è un 'potere morbido', che non ha nulla a che fare con la coercizione e che si fonda su valori universali; al contrario, secondo i sostenitori dell'egemonia, i valori, le idee e principi non sono mai universali, come viene peraltro confermato dalle frequenti dispute che emergono a livello internazionale. Secondo quest'ultimo gruppo, il soft power non è un concetto neutrale, ma il risultato finale della lotta per il conseguimento del consenso.