• Non ci sono risultati.

Greco classico e greco moderno: un rapporto problematico

Nel documento — Storia e storie della lingua greca (pagine 36-40)

Lessico ‘moderno’ nei testi greci antichi Storie di continuità e discontinuità

1 Greco classico e greco moderno: un rapporto problematico

Il dialogo tra gli studiosi di greco antico e quelli di greco medievale e moderno non è mai stato facile, e ancora oggi rimane ancora da colmare una distanza notevole: molti classicisti in Europa e in America sanno po-chissimo o niente della Grecia di oggi, della sua lingua e della sua lette-ratura – peraltro spesso ricambiati da neogrecisti che sanno abbastanza poco del mondo classico.

Le radici del problema sono da ricercare nell’atteggiamento classicistico dei filologi e degli insegnanti di greco tra Sette- e Ottocento: non solo gli sviluppi medievali e moderni erano fuori dal loro orizzonte, ma anche il gre-co di Polibio riceveva poca attenzione: oggi può sembrare sorprendente, ma il primo tentativo serio di paragonare la lingua della sua opera storica con quella delle iscrizioni ellenistiche risale all’articolo di W. Jerusalem del 1879.1 In particolare il greco dei Settanta e dei Vangeli fu per lungo tempo ritenuto uno Judengriechisch2 dal quale i grecisti dovevano tenersi accuratamente lontani.

La situazione inglese e di altre nazioni europee fu ben descritta in po-che parole da R. Browning: «The study of Greek in England, as in most other countries, has traditionally been concentrated upon the classical language. The New Testament was left to theologians, and a nineteenth-century schoolboy who attempted to imitate it in his prose composition would have got short shrift from his teacher. The medieval and modern stages of the language were largely ignored».3 In Francia il grande d’Ansse de Villoison riuscì dopo molte difficoltà ad avere una cattedra di neogreco al Collège de France nel 1804, ma non insegnò mai perché morì poco do-po e la cattedra fu immediatamente trasferita ad altro insegnamento.4 Le cose peraltro andarono meglio nella seconda metà dell’Ottocento, quando Jean Psycharis (

ΓιάννηςΨυχάρης

) ricoprì la cattedra di greco medievale e moderno presso l’École Pratique des Hautes Études a partire dal 1885.

L’enorme prestigio del greco classico e la forte concentrazione sul suo

1 Vedi Jerusalem 1879.

2 Schwyzer 1939, p. 126.

3 Browning 1983, p. VII. Vedi anche Bortone 2010, p. 176.

studio ebbero un’ovvia conseguenza: quando, a partire dai primi decenni dell’Ottocento, il problema della lingua neogreca cominciò a diventare più concreto (anche per il problema immediato delle lotte dei Greci, aiutati dalle potenze occidentali, contro il dominio ottomano), ci si avvicinò al greco medievale e moderno per così dire con occhi antichi: «man studierte es überhaupt nicht um seiner selbst, sondern um des Altgriechischen wil-len».5 In modi diversi un atteggiamento ‘antichizzante’ ebbe successo sia in Germania, in un’epoca nella quale gli studi di indoeuropeistica erano in piena fioritura, sia in ambito grecofono, da quando Athanasios Christopou-los pubblicò a Vienna nel 1805 la sua Grammatica della lingua eolodorica, in cui sosteneva che il neogreco era nato in realtà da una fusione dell’an-tico dialetto eolico con l’andell’an-tico dialetto dorico, per cui il suo prestigio era messo alla pari con quello dell’attico classico.6 In sostanza continuava ad avere successo la vecchia mentalità per cui solo i livelli più antichi della lingua godevano di prestigio, e il greco ‘nuovo’ poteva sperare di essere ritenuto prestigioso solo se si presentava come antico. Nel frattempo al-cuni classicisti si misuravano spesso con testi tardi o tardissimi in maniera completamente disarmata: un esempio eloquente fu offerto dall’edizione ad opera di L. Radermacher di un anonimo testo bizantino, edizione recensita da K. Krumbacher in maniera devastante.7

Una vera e propria rivoluzione, che riguardò sia gli studi di greco antico che quelli di greco medievale e moderno, ebbe luogo nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, in ambito tedesco,8 per influsso delle continue e numerosis-sime scoperte di iscrizioni e papiri documentari di età ellenistica e impe-riale, accompagnate anche da un vero e proprio mutamento di mentalità: era la scoperta di quel tipo di koiné che anni fa proposi di chiamare «koiné bassa»,9 più vicina al parlato di quella utilizzata da autori come Diodoro Siculo o Plutarco.

Ci si rese conto in quegli anni finali del diciannovesimo secolo della straordinaria varietà (e ricchezza) del greco ellenistico, e si comprese che proprio la koiné nelle sue diverse forme era alla base della formazione del greco medievale e del neogreco. Nel 1901 Thumb poteva affermare che era ormai fortunatamente finita l’epoca in cui gli ‘archeomani’ cercavano

5 Dieterich 1898, p. X.

6 Vedi Christopoulos 1805 e cfr. Mackridge 2009b.

7 Vedi Krumbacher 1898, che si sofferma tra l’altro sull’interpretazione di un μαβληστής

che sembrava a Radermacher un unicum assoluto (e per il quale accettò una proposta in-terpretativa assurda di Usener); si tratta invece con tutta evidenza una banale grafia di

μαυλιστής «sfruttatore della prostituzione», parola corrente in neogreco.

8 Hatzidakis era greco, ma aveva studiato in Germania e in particolare era allievo e amico personale di Delbrück, al quale dedicò la sua Einleitung (Hatzidakis 1892).

Cassio. Lessico ‘moderno’ nei testi greci antichi 37 Storia e storie della lingua greca

dappertutto nel neogreco tratti linguistici degli antichi dialetti.10 I nomi degli autori di questa vera e propria rivoluzione, che toccò lo studio e la percezione tanto del greco classico quanto di quello biblico e neotestamen-tario, sono noti: si tratta principalmente di Hatzidakis, Dieterich, Thumb e Deissmann.11 Fu merito soprattutto di Deissmann mostrare che moltissimi dei termini fino ad allora ritenuti specificamente ‘biblici’ erano in realtà ampiamente attestati in iscrizioni, papiri e ostraka del periodo ellenistico. Nonostante vari tentativi da parte di alcuni studiosi di ridare forza agli elementi semitici nella lingua del Nuovo Testamento, il valore delle osser-vazioni di Deissman rimane ancora oggi un punto fermo,12 così come rimane un punto fermo la nozione della koiné come base del greco medievale e moderno, anche se in essa si trovano molte specificità che non hanno poi avuto una continuità nel neogreco.13

Sarebbe bello poter dire che dalla fine dell’Ottocento in poi lo studio del greco dei papiri ha conosciuto un progresso continuo e regolare, e poter dire lo stesso dello studio dei rapporti tra greco antico e neogreco. In realtà le cose sono andate diversamente. Come è stato riconosciuto apertamen-te in un libro recenapertamen-te sulla lingua dei papiri, «analysis of the language of the papyri has since lagged behind other spheres of investigation, despite the sporadic appearance of important articles and monographs».14 Vari problemi sono nati proprio dalla scarsa familiarità con il greco medievale e moderno degli editori di testi papiracei, che hanno spesso stampato nel testo correzioni classicheggianti di forme ‘protomedievali’: di questo si lamentava giustamente Kapsomenakis nel 1938.15

Problemi simili sussistono nello studio dei rapporti tra greco antico in tutte le sue forme da una parte e greco medievale e moderno dall’altra. I pregiudizi teorici sono caduti, si scrivono articoli e libri importanti (tra questi ultimi notevolissimo quello di Pietro Bortone sulla storia delle pre-posizioni dall’antichità a oggi16), ma un equivalente moderno del libro che Dieterich pubblicò nel 1898, Untersuchungen zur Geschichte der

griechi-schen Sprache von der hellenistigriechi-schen Zeit bis zum 10. Jahrhundert n. Chr.,

non esiste.

10 «Die Zeiten, wo die unkritische Thätigkeit der Archäomanen im Neugriechischen überall altdialektisches Sprachgut witterte, sind glücklick vorüber» (Thumb 1901, p. 20).

11 Vedi Hatzidakis 1892; Dieterich 1898; Thumb 1901 e 1914; Deissmann 1895 e 1908.

12 Vedi Mathieson 2010.

13 Vedi Thumb 1914, p. 197.

14 Evans, Obbink 2010, pp. 1-2.

15 «Manche Herausgeber […] haben vor allem die heute selbstverständliche Forderung übersehen, daß mann, wenn man diese Texte richtig lesen und deuten will, das spätmittelal-terliche und heute gesprochene Griechisch heranziehen […] muß» (Kapsomenakis 1938, p. 3).

Uno dei maggiori problemi nello studio della continuità del greco dall’an-tichità a oggi è costituito dal lessico. Chi studia gli sviluppi fonologici o morfologici dispone in molti casi di un numero abbastanza alto, talvolta molto alto, di attestazioni più o meno continue, e riesce quindi a individuare una linea evolutiva: si pensi per esempio agli sviluppi nell’uso di

θέλω

che hanno portato alla creazione in neogreco del futuro perifrastico formato con

θα

+ congiuntivo (per esempio

θαγράψω

). Si tratta di sviluppi ovvia-mente problematici e talv

ο

lta controversi, ma le attestazioni sono nume-rosissime, e per il caso appena citato sono state recentemente studiate in maniera approfondita sia per il greco antico che per quello medievale e moderno.17 Per il lessico invece le cose stanno in maniera diversa, in quanto per le più svariate ragioni le attestazioni risultano talvolta sparse e quasi casuali; questo ovviamente si verifica soprattutto negli stadi più antichi della lingua. Un caso significativo è quello che riguarda il verbo

σκορπίζω

, «spargere», «disperdere», usato ancora oggi, il cui primo uso, comple-tamente isolato per noi in epoca arcaica, è fortunosamente attestato per Ecateo (fine del VI sec. a.C.) da una voce di un lessico atticistico, l’Ecloga di Frinico.18 Le prime attestazioni successive sono tutte ellenistiche.19 In sostanza se non avessimo l’attestazione isolata di Ecateo potremmo ritene-re

σκορπίζω

un verbo ellenistico (sbagliando, perché, tranne in casi molto rari di neoformazioni deliberate, la data della prima attestazione assoluta di una parola non è certo la data della sua creazione20). Per lo studio della continuità lessicale del greco fino all’età moderna sono importanti il lessico di Andriotis 1974, lo studio di Shipp 1979 e soprattutto il dizionario storico del neogreco (I.Λ.N.E.:

Ιστορικόν Λεξικόν της Νέας Ελληνικής

) pubblicato dall’Accademia di Atene, che esamina in prospettiva storica il lessico mo-derno, sia standard che dialettale (Bassea-Bezantakou, Manolessou 2013).

Nelle pagine che seguono vorrei ripercorrere le vicende di alcune parole (sostantivi o verbi, semplici o composti) che presentano il vantaggio di il-lustrare dei problemi e delle tendenze più generali che toccano il rapporto tra lessico greco antico e neogreco.

17 Vedi Lee 2010 e gli studi precedenti da lui citati a p. 15 n. 2.

18 Vedi Phryn., Ecl. 189 Fischer σκορπίζεται·Ἑκαταῖος (FGrHist 1 F 366) μὲντοῦτολέγει,

Ἴωνὤν, οἱδὲἈττικοὶσκεδάννυταίφασιν.

19 In particolare il verbo è ben attestato (10 volte) nella traduzione greca dei Settanta, per es. Nehem. 4, 19 ἡμεῖςσκορπιζόμεθαἐπὶτοῦτείχους.

Cassio. Lessico ‘moderno’ nei testi greci antichi 39 Storia e storie della lingua greca

Nel documento — Storia e storie della lingua greca (pagine 36-40)