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IV. Gli anni Trenta e la crisi europea: tensioni e dilemmi nell’associazionismo

2. Contro la guerra, contro il fascismo

Nel maggio del 1932 Romain Rolland ed Henri Barbusse lanciarono un appello per la convocazione di un congresso mondiale contro la guerra da tenersi a Ginevra nell’agosto dello stesso anno563. All’origine dell’appello erano la crisi in Manciuria e la convinzione dei due intellettuali francesi che l’attacco giapponese alla Cina fosse la premessa per la guerra all’Unione Sovietica, vista come il luogo di un grande esperimento sociale e politico per la costruzione di un mondo nuovo basato sulla «communauté des travailleurs, la répartition logique de la production, l’intérêt général, la coopération et l’abolition de l’exploitation et de l’oppression de l’homme sur l’homme.»564

. Davanti al configurarsi di una situazione simile a quella precedente la prima guerra mondiale, all’incontenibile sviluppo degli armamenti compresi quelli chimici e batteriologici, all’imperialismo delle grandi potenze, Rolland e Barbusse, forti del loro impegno pacifista, chiedevano un congresso di uomini e donne, a prescindere dalle singole convinzioni politiche, e si rivolgevano a tutte le forze e a tutte le organizzazioni affinché si unissero al loro sforzo «dans un Congres internationale de guerre contre la guerre.»565. In un ulteriore appello, a firma di Rolland, veniva sottolineato l’intento di riunire in questa grande manifestazione

toutes les partis , de quelque point de l’horizon social qu’ils soient sorti: les syndicalistes, les socialistes, les communistes, les anarchistes, les républicain de toute nuance, les penseurs libres et le chrétiens, les sans-parti, toutes le associations des pacifistes et de résistants, les objecteurs de conscience, toutes les

563 Il congresso si svolse poi ad Amsterdam in quanto la sede Ginevrina fu ritenuta inopportuna per una

manifestazione che si presentava fortemente schierata sulla politica dell’Unione Sovietica e critica verso la Società delle Nazioni, contemporaneamente impegnata nella Conferenza per la riduzione e la limitazione degli armamenti.

564 Appel de Romain Rolland et Henri Barbusse, “l’Humanité”, Vendredi 27 Mai 1932, p.1. L’appello venne

pubblicato anche da “La Patrie Humaine”, “Monde”, “Le Popoulaire du Centre” e “L’Oeuvre”.

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individualités indépendantes, tous ceux en France et dans tous les autres pays, qui son fermement décidés, par tous le moyens, a empêcher la guerre.566

L’apertura contenuta in queste parole maschera i conflitti cui dettero luogo l’appello e lo stesso svolgimento del congresso. Al centro delle polemiche vi furono l’egemonia politica ed organizzativa dei partiti comunisti e dei loro esponenti, la definizione di guerra imperialista , l’idea dell’ammissibilità della violenza rivoluzionaria per scardinare il sistema capitalistico. Il movimento per la pace impegnato a sostenere la Conferenza di Ginevra e la Società delle Nazioni non rispose all’invito, mentre l’Internazionale operaia e socialista si oppose e invitò i suoi aderenti a non essere presenti al Congresso. Se, infatti, all’interno stesso dell’Internazionale comunista si stavano avviando spostamenti verso la costituzione di un fronte unico, ancora nell’estate del 1932 le formulazioni ufficiali rimanevano legate all’accusa di socialfascismo nei confronti dei movimenti socialisti e socialdemocratici567.

Tuttavia, come è stato messo in evidenza568, l’avvio di una stagione unitaria ed anche lo stesso Congresso di Amsterdam non possono essere rubricati soltanto come un effetto della politica sovietica. Secondo questa prospettiva interpretativa, il clima presente nel difficile passaggio degli anni Trenta, la ricerca di strade per fermare il diffondersi delle correnti fasciste in Europa, condussero tanti esponenti del mondo intellettuale e scientifico a rispondere positivamente all’appello anche in opposizione alla forte propaganda ideologica contro l’Unione Sovietica e il movimento comunista internazionale. La proposta del Congresso di Amsterdam raccolse una spinta a rafforzare il movimento antifascista presente in gruppi dell’opinione pubblica e nell’intellettualità progressista, facendo presa al di là della ristretta cerchia delle organizzazioni comuniste e suscitando la speranza di potere costituire un fronte unico, capace di resistenza e opposizione alla montante marea reazionaria.

Tra le prime adesioni vi fu quella di Gabrielle Duchêne, la «bourgeoise impossible», che già da tempo, dopo un viaggio nella Russia sovietica si era avvicinata, senza mai iscriversi al partito, al movimento comunista internazionale569. In seguito al suo impulso, l’esecutivo internazionale della WILPF decise di partecipare al Congresso di Amsterdam, delegando le dirigenti che in quel

566 Romain Rolland. Contre la guerre. Rassemblement! Dattiloscritto, Bibliothèque de Documentation Internationale

Contemporaine, Fonds Gabrielle Duchêne, F Delta Res 239/2,

567Cfr. per la discussione intercorsa tra i promotori e l’IOS, Leonardo Rapone, La socialdemocrazia europea tra le

due guerre:dall’organizzazione della pace alla Resistenza al fascismo (1923-1926),cit. pp. 237-238 e 300-301.

568 Per un’interpretazione volta a sottolineare le dinamiche presenti nella situazione immediatamente antecedente

l’avvio delle politiche del fronte unico e dei fronti popolari cfr. Aldo Agosti, (a cura di), La stagione dei Fronti

popolari, Bologna, Cappelli, 1989 e per l’analisi del caso francese, Maddalena Carli, Gli intellettuali antifascisti e le origini del Fronte Popolare in Francia (1932-1935), “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, 1, 1995, pp.211-

258.

569

Madame Duchêne ou la bourgeoise impossible è il titolo di un ritratto biografico di Gabrielle Duchêne apparso nel 1931 su “La Voix des Femmes. Revue feministe indépendante” (13° Année, n. 396, Lundi 19 Janvier 1931). Il ritratto è costruito sul contrappunto, presentato in termini positivi, tra l’origine e l’apparenza borghese della Duchêne e il suo pensiero e le sue azioni rivoluzionarie. Lo stesso titolo sarà ripreso da Valérie Daly nella sua Memoire de Maitrisse d’Histoire Contemporaine, Paris, 1985. Sulla complessa figura di Gabrielle Duchêne, cfr. Carle Emmanuelle, Anti-fascism and Peace in Interwar France: Gabrielle Duchene's Itinerary, “French History” vol.18, 3, 2004, pp. L’adesione di Duchêne alla Ligue contre l’impérialisme et l’oppression coloniale legata all’Unione Sovietica aveva già suscitato da parte delle organizzazioni anticomuniste pesanti accuse nei suoi confronti. Tali accuse si erano ripercosse sulla WILPF, mettendo in discussione le dichiarazioni dell’associazione di essere no-party.

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momento si fossero trovate nella capitale olandese570. Non fu una decisione priva di contraddizioni. Certamente, la parte più radicale del movimento internazionale delle donne poteva aderire alle parole ecumeniche contenute nel testo di Rolland , sostenitore fin dall’inizio dell’associazione 571, ed anche, sia pure parzialmente, a quelle contenute nell’appello ufficiale molto più spostato sulla difesa dell’Unione Sovietica. La WILPF, d’altra parte, aveva già sostenuto apertamente le posizioni sul disarmo presentate dal delegato sovietico Livtinov sia durante i lavori della commissione preparatoria, sia durante lo svolgimento della Conferenza per la riduzione e la limitazione degli armamenti. Tuttavia aperta e conflittuale era la discussione sulla valutazione degli eventi sovietici e, in ogni caso, la cultura politica del movimento delle donne era distante da un regime basato sul dominio di classe e sull’idea di una trasformazione rivoluzionaria e violenta della società capitalistica. Sintomatica dell’insieme di queste contraddizioni è la lettera- circolare scritta da Lyda Gustava Heyman a tutte le sezioni dell’organizzazione al suo rientro da Amsterdam. In questo testo, assai più che nel reportage pubblicato ad opera della stessa Heyman sulle pagine di “Pax International” 572

, vengono sottolineati con chiarezza i tanti problemi suscitati dall’andamento del congresso, problemi che non potevano sfuggire a questa sperimentata pacifista, protagonista, fin dall’appuntamento dell’Aja del 1915, dei movimenti contro la guerra.

No one can contest – scrive Heyman- that the Congress and the Women’s Conference had a strong communist tendency. The principle of violence was openly approved. It is certainly hard for pacifists to be compelled to listen speeches like those of Willi Munzenberg and Marie Reese,

ma aggiunge:

if we are not present we have no possibility of setting our standpoint.573

Riconoscendo che la gestione della congresso aveva dato spazio ai diversi punti di vista, l’anziana pacifista si dice convinta che non c’era ragione per ritirarsi; anzi dovere della WILPF era quello di cooperare e cogliere ogni opportunità per mettere in rilievo l’immenso pericolo insito nell’accettazione dell’ uso della violenza. Per lei la partecipazione ad un evento di questo

570 Al Congresso parteciparono le componenti dell’esecutivo che si trovavano nella città olandese e precisamente:

Gabrielle Duchêne, Lida Gustava Heyman e Camille Drevet. L’olandese Cor Ramondt Hirshman non fu invece presente. Nel corso dei lavori del congresso si volse anche una Conférence des femmes in cui intervenne Gabrielle Duchêne, mentre Lida Gustava Heyman portò il saluto ufficiale della WILPF all’assemblea generale.

571 Già nel primo numero di “Pax International” si trova un messaggio di Romain Rolland, risalente ad alcuni anni

prima, in cui l’intellettuale francese afferma che se le donne non lotteranno contro le nuove guerre che si approssimano, esse saranno state complici «du meurtre, qu’elles n’auraint pas eu l’énergie d’empêcher.», Cfr.

Message de Romain Rolland, “Pax International”, 1er année, n. 1, Novembre 1925. La sorella Madeleine Rolland tra

le dirigenti della WILPF aveva fatto parte con Duchêne al Comitato di Rue Fondary, nucleo francese dell’associazione costituitosi nel 1915.

572

Lida Gustava Heyman, Le Congrès International contre la guerre 1932, “Pax International”, Vol.7, n.9, Octobre 1932.

573 Lida Gustava Heyman to the Sections of the Women’s International League for Peace and Freedom, Munich

September 1932, Swarthmore College Peace Collections, Women’s International League for Peace and Freedom Papers, MF Edition, Series I, Part A, Reel 2, pp.1,2.

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tipo era un’occasione per diffondere «the right spirit » nella convinzione che «that is important,is not that separates us, but which unites us.»574.

Anche sulle pagine di “Pax International” venne inviato il medesimo messaggio unitario per l’opposizione alla guerra e la realizzazione di un’ Internazionale di uomini e donne «capable d’empêcher» agli industriali delle armi «d’empoissonner secrètement les sources de la politique»575. Nella lettera, però, la sollecitazione unitaria si accompagna alla preoccupazione per l’impostazione comunista dell’intera operazione, preoccupazione diffusa nelle sezioni della WILPF. A proposito, infatti, della possibilità di lavoro futuro con la costituzione di un comitato internazionale, Heyman tiene a dire che i comunisti «have not the majority in this Committee» , evidenziando il not con una tripla sottolineatura. Il riferimento è alla nascita del Comité Mondiale contre la guerre, divenuto poi, con l’affermazione del nazismo, Comitè Mondiale de lutte contre la guerre et le fascisme, comitato misto di cui Gabrielle Duchêne fu attiva esponente. Per la WILPF la partecipazione al movimento di Amsterdam576, esito del congresso, si presentava ancora più problematica dell’adesione all’appello originario di Rolland e Barbusse per un «Congrès de guerre contre la guerre»577. Tale appello si era infatti trasformato ne «Le Manifeste du Congrès Mondial contre la guerre imperialiste»578, in cui l’aggettivazione connotava in modo assai chiaro la visione politica da cui promanava. All’elenco delle guerre coloniali in corso, alle denunce della complicità delle potenze occidentali nella crisi cinese, si opponeva l’individuazione dell’Unione Sovietica come unica forza di pace. Pesantemente critico nei confronti della Società delle Nazioni, accusata di pacifismo verbale, e nei confronti dell’Internazionale Operaia e Socialista il nuovo manifesto era percorso da uno spirito tutt’altro che unitario. Nella tensione tra l’attrazione esercitata dalla parola d’ordine del “fronte unico”, sottolineata con parole vibranti da Romain Rolland in apertura dell’incontro nella città olandese, e l’egemonia dell’Unione sovietica, l’affermazione del nazismo costituì un fortissimo elemento di accelerazione per la nascita di comitati contro la guerra e contro il fascismo.

In questo contesto, la strada intrapresa dalle francesi, dopo il fallimento della Conferenza consultiva tra le grandi associazioni femminili, fu quella di promuovere un « “Rassemblement” des forces féminines pour la défense de la paix et des libertés démocratiques»579: un’intitolazione che già di per sé si presentava diversa dai toni e dalle posizioni del movimento di Amsterdam. Alle origini della nuova iniziativa vi fu la relazione tra donne comuniste, come Bernadette Cattaneo, femministe pacifiste come la Duchêne e Madeleine Rolland, intellettuali come la giornalista Andrée Viollis. Esse, fin dal gennaio del 1934, diffusero un appello rivolto a donne di tutte le tendenze politiche e confessionali per organizzare a Parigi un congresso mondiale femminile. Nel 1934 ricorreva il ventennale dell’inizio della guerra mondiale e proprio il parallelismo tra quel tragico anno e quello in corso costituì l’apertura del testo :

574 Ivi, p.3.

575

Lida Gustava Heyman, Le Congrès International contre la guerre 1932, “Pax International”, cit.

576 Dopo il congresso di Amsterdam il movimento venne definito di Amsterdam- Pleyel in seguito all’incontro di

dimensione europea avvenuto a Parigi nella Sala Pleyel, incontro in cui la presenza comunista fu ancora più forte. Su queste vicende, cfr. Yves Santamaria, Un prototype toutes missions: le Comité de lutte contre la guerre dit

«Amsterdam-Pleyel» (1932-1936), “Communisme”, nn. 18-19, 1988, pp.71-97.

577

Appel de Romain Rolland et Henri Barbusse, cit.

578 Le Manifeste du Congrès mondial contre la guerre impérialiste, Bibliothèque de Documentation Internationale

Contemporaine, Fonds Gabrielle Duchêne, F delta Res 316..

579

Stampato sulle origini e le finalità del Comité Mondial des Femmes contre la guerre et le fascisme, Bibliothèque de Documentation Internationale Contemporaine, Fonds Gabrielle Duchêne, F delta 316, 9.

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Nous alertons toutes celles qui peuvent nous entendre, parce que nous voyons distintictement que la vie e l’avenir des peuples sont en jeu en 1934, comme ils l’ont été en 1914 et plus encore qu’en 1914. Nous, les femmes, nous voyons l’humanité menacée par un cataclysme sans pareil.580

Anche allora un “noi” femminile si rivolgeva a tutte le donne del mondo e faceva appello ai governi « to avert the threatened unparalleled disaster.»581.

Ora, nel 1934, le donne della terra che non volevano restare indifferenti alle sorti dell’umanità venivano chiamate ad opporsi non soltanto alla guerra, ma anche al fascismo e ad unirsi a «les range de combattants d’une immense et juste cause.»582

. Diversamente dall’appello universalistico del 1914, venivano poste sul tappeto questioni come l’adesione ad un’alleanza politica di uomini e donne e come la scelta radicale di uno schieramento di campo.

La data proposta per il congresso mondiale furono i giorni tra il luglio e l’agosto in totale coincidenza con l’occupazione del Belgio e l’invasione della Francia. Nel tentativo di dare vita ad un movimento davvero unitario, l ’invito fu di nuovo esteso a tutte le associazioni femminili, ma come era successo per la Conferenza parigina di pochi mesi prima, le adesioni furono ancora una volta quelle di coloro che già militavano sul fronte dell’antifascismo. Alle risposte positive di Gertrud Woker, la scienziata che già aveva collaborato alla Conferenza sui metodi della guerra moderna, di Irene Joliot- Curie, cui sarebbe andato nel 1935 il premio Nobel per la chimica, di Luie Bennet della sezione irlandese della WILPF o di Kamala Nerhu dall’India in lotta per la sua indipendenza, si accompagnarono numerosi rifiuti, motivati dalla coloritura nettamente politica dell’iniziativa583

.

Nato nel milieu politico intellettuale parigino, il nuovo «Rassemblement», come viene ampiamente sottolineato nei documenti di preparazione, voleva rivolgersi a donne rimaste lontane dalla politica, operaie, contadine, insegnanti, lavoratrici di tutti i settori. In quegli stessi documenti, vengono accennate le difficoltà di coinvolgere le donne cristiane e le stesse donne socialiste. L’ Internazionale operaia socialista aveva infatti espresso un giudizio critico, accusando il «Rassemblement» di essere una diretta emanazione del movimento di Amsterdam- Pleyel. Il comitato organizzatore aveva prontamente risposto che la loro iniziativa aveva un’origine diversa: era stata promossa da donne impegnate da lungo tempo nella difesa dei diritti femminili e nella lotta per la pace e non era legata a nessun partito. Tale iniziativa, scrivevano,

580 Il testo dell’appello è riportato nel rapporto redatto da Bernadette Cattaneo al congresso del Comité National des

Femmes contre la guerre et le fascisme del dicembre 1935, cfr. Bibliothèque de Documentation Internationale Contemporaine, Comité National des Femmes contre la guerre et le fascisme, L’Unite ds Forces Feminines, Fonds Duchêne, F delta Res 316, 30, p.1.

581 International Manifesto of Women “Jus Suffragii. Monthly Organ of the International Woman Suffrage

Alliance”,vol. 8, no. 13, September 1, 1914, p. 160, cfr. Cap. I..

582 Comité National des Femmes contre la guerre et le fascisme, L’Unité des Forces Féminines,cit., p.2.

583 Nel fascicolo relativo al Comité Mondial des Femmes contre la guerre et le fascisme dei Fonds Duchêne sono

presenti alcune lettere come quella di Chrystal MacMillan a nome dell’Open Door International in cui ritornano le motivazioni che già sono state esaminate a proposito della Conferenza delle associazioni femminili analizzata nel paragrafo precedente: in questo caso l’accento è posto sul fatto che l’organizzazione si occupa soltanto dei diritti delle donne e che è “no-party”, si veda Comité d’Initiative de la Conférence Mondiale des Femmes, Bibliothèque de Documentation Internationale Contemporaine, Fonds Gabrielle Duchêne, F delta Res 316.. Al di là di questa documentazione, le altri grandi associazioni internazionali femminili, nonchè Disarmament Women’s Committee non parteciparono all’iniziativa.

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scaturiva dalla convinzione che fosse necessario, davanti alla gravità della crisi mondiale e alla terribile condizione delle donne sotto i regimi fascisti,

d’opérer une mobilisation aussi étendue que possible de toutes les forces féminine contre la guerre, contre le fascisme et, in général, contre toutes les atteintes porte aux conditions matérielles et morales d’existence des femmes.584

.

In effetti il tentativo fu quello di una mobilitazione più larga possibile, e molte furono le socialiste presenti. Nell’appello e nel piano di preparazione lo sguardo è rivolto soprattutto al diffondersi del fascismo in Europa, al delinearsi di condizioni pre-fasciste in Stati ancora democratici con una sottolineatura all’attacco specifico portato alle condizioni delle donne. Contemporaneamente è presente una visione mondiale in cui centrale è la questione delle lotte di indipendenza coloniale contro l’imperialismo europeo. E’ presente anche il mito dell’URSS, declinato sul versante dei diritti ottenuti dalle donne nel regime sovietico. In questa prospettiva viene negata ogni possibile analogia tra i due totalitarismi. Anzi, proprio l’opposta condizione delle donne sotto il fascismo e nel regime comunista costituì un leit-motiv della propaganda, tanto da dominare la coreografia dell’evento. Due grandi striscioni incorniciarono il palcoscenico del teatro della Mutualitè, l’uno in alto con la scritta «Pour l’Émancipation Totale des Femmes», il secondo in basso recante, quasi a chiusura consequenziale della prima affermazione, l’appello: «Soutenons la politique de paix de l’URSS pays de la Femme»585.All’appuntamento parteciparono circa 1500 delegate provenienti dai diversi del mondo: rappresentanti della WILPF come Emily Balch, sicuramente meno schierata delle francesi,suffragiste di antica data come Charlotte Despard, militanti di tutti i paesi assieme a lavoratrici di tutti i settori. Malgrado la volontà unitaria del gruppo promotore, la sua analisi politica assieme al peso della presenza sovietica586 e di appartenenti al partito comunista francese fecero sì che l’impronta fosse fortemente spostata verso il movimento comunista internazionale. L’esito fu la costituzione del Comité Mondial des femmes contre la guerre et le fascisme, esperienza sostanzialmente francese, che impostò un fitto lavoro di propaganda e mobilitazione cercando di allargare il fronte fino a comprendere, almeno nelle iniziative, le associazioni femministe587. La continuità con l’esperienza precedente del movimento politico delle donne si espresse nella formulazione di una “Carta dei diritti”, nell’affermazione che il Comitato doveva tenersi rigorosamente al di là «de la domination de tout parti politique, de toute organisation, quels qu’ils soient.»588

, nella scelta dell’autofinanziamento mediante iscrizioni e sottoscrizioni. Il tentativo, insomma, almeno

584

La lettera inviata in risposta alle obiezioni della IOS è riportata in un comunicato del Comité d’Initiative de la Conférence Mondiale des Femmes, cfr. Bibliothèque de Documentation Internationale Contemporaine, Fonds Duchêne, Comité d’Initiative de la Conférence Mondiale des Femmes, Communique, , F delta Res 316, 80,

585 La fotografia è riportata nell’ “Ouvre”, del 5 agosto 1934. 586

Un ruolo rilevante fu assegnato a Helena Stassova, delegata dell’URSS e membro dello stesso comitato promotore.

587 Tale coinvolgimento si realizzò soltanto negli anni successivi in seguito all’accelerazione della crisi

internazionale. Ad esempio ad un grande meeting del 1936, organizzato all’interno della settimana delle donne per

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