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CAPITOLO 3: L’OPERATIVITA’ E IL PESO DELL’HFT

3.5 L’HFT in Piazza Affari

Stando ai dati più recenti, sembra che negli Stati Uniti l’HFT stia perdendo colpi. Secondo Aite group, nel 2014, i trader ad alta frequenza presidiavano circa il 50% delle azioni scambiate a Wall Street; si tratta di un valore ancora abbastanza elevato, sebbene lontano dai picchi del 2009, anno in cui si è sfiorato il 63%. In Europa, Italia compresa, la loro presenza sembra stabile, solo leggermente ridimensionata: Aite, riporta una percentuale del 40%, in leggero calo rispetto al 41% nel 2012 mentre Tabb group, rileva una maggiore contrazione mostrando che, nel 2013, la quota nominale di azioni scambiate era già scesa al 28%.

Diversa la dinamica in Asia, dove il fenomeno è in accelerazione: il 2014 segnò una percentuale di scambi di circa il 22%.

La contrazione degli valori è da addebitare, tra le altre cose, al crollo della volatilità. Quale la situazione in Italia?

A Piazza Affari, secondo la CONSOB, nel primo semestre 2014 la quota HFT di scambi sull’MTA è mediamente pari al 22%. Un dato in linea con quello del 2013 ma in rialzo rispetto alla media tra inizio 2011 e fine agosto 2012, pari al 12,7%. 84 Approfondiamo a questo punto qualche dettaglio che ci permette di far luce sulla loro operatività.

3.5.1 Analisi delle quote HFTr sull’MTA

Il periodo di riferimento è gennaio 2011-agosto 2012. L’analisi è stata condotta su un campione relativamente ristretto, una lista di dieci operatori selezionati

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secondo il criterio dell’esclusività, dall’osservazione dei quali si è cercato di indagare l’evoluzione della quota di mercato HFT nel tessuto Italiano.

Due gli step:

1. individuazione della quota cumulata HFTr sull’MTA rispetto al totale di mercato;

2. valutazione della composizione relativa delle quote dei singoli operatori HFT.

Per quanto attiene al primo step, la quota di mercato oscilla tra un valore minimo pari al 10,65%, ad un massimo del 16,15%, registrati rispettivamente nell’ottobre e agosto del 2011.

Le quote si sono sensibilmente ridotte alla fine del 2011, registrando dei valori inferiori al 12% fino all’entrata del nuovo anno, per poi mostrare un andamento altalenante tra febbraio e agosto 2012. Queste variazioni trovano il loro perché in specifici eventi economici e politici che hanno interessato il nostro paese: a) la crescita dei valori sembra coincidere con l’acuirsi delle turbolenze sui mercati a seguito della crisi del debito sovrano; b) le riduzioni, invece, potrebbero essere collegate all’introduzione, ad opera della CONSOB di restrizioni sull’operatività

short su particolari azioni finanziarie (ci riferiamo a quella di settembre 2011).

Un’altra riduzione si registra nell’agosto 2012, quest’ultima da addebitare verosimilmente alla reintroduzione del divieto di vendite allo scoperto del 23 luglio 2012, evento successivo ad un aumento, presumibilmente determinato dalla crisi nell’area dell’euro e da un aumento della volatilità nel mercato.

Per quanto riguarda il secondo step, è possibile osservare una concentrazione assolutamente rilevante delle quote di mercato in capo a pochi soggetti: sono 4, infatti, gli operatori che, da soli, coprono circa il 90% della totale attività: HFT𝛼, HFT𝛽, HFT𝛾, HFT𝛿.

Cosa si muoveva in Borsa in corrispondenza delle sedute di 4 giornate, espressione dell’acuirsi della crisi del debito sovrano, e relativamente ai titoli caratterizzati da maggiore capitalizzazione?

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Le suddette giornate sono quelle del 4 luglio, 22 luglio, 1 agosto e 8 agosto e i titoli analizzati Eni e Unicredit.

4 luglio 22 luglio 1 agosto 8 agosto

Prezzo uff. 1,5168€ 1,3663€ 1,2546€ 1,5168€

Var % prezzo uff. 1,28 4,72 1,69 1,6

Quantità tot. Titolo 170.698.850 681.956.775 627.643009 739.132.978

Num. contratti tot. 14.048 57.631 42.858 57.362

Quant. media per contr. 12.151 11.833 14.645 12.885

Prezzo Max 1,536€ 1,450€ 1,313€ 1,153€

Prezzo Min. 1,504€ 1,314€ 1,196€ 1,047€

Volatilità titolo (implicita) 41,562 63,369 75,695 90,013

Tabella 3.4: Titolo Unicredit

4 luglio 22 luglio 1 agosto 8 agosto

Prezzo uff. 16,5438€ 16,0019€ 14,9052€ 13,3500€

Var % prezzo uff. 0,91 2,08 -1,8 -0,93

Quantità tot titolo 7.151.001 17.641.396 27.596.363 35.163.122

Num. contratti tot. 5.475 12.293 16.837 24.026

Quant. media per contr. 1.306 1.435 1.639 1.464

Prezzo Max 16,590€ 16,110€ 15,320€ 13,830€

Prezzo Min. 16,450€ 15,840€ 14,600€ 13,050€

Volatilità titolo (implicita) 19,037 21,315 25,444 40,673

Tabella 4.5: Titolo Eni85

Ciò che emerge è che, se da un lato sembra che tutti e quattro gli HFTr abbiano seguito le stesse modalità operative su entrambi i titoli e in tutte le giornate prese in considerazione (si vedano le quantità medie per contratto approssimativamente in linea) dall’altro sembra esserci una notevole differenza nelle strategie da questi utilizzate (vedi grafici 3.1 e 3.2 sotto). Ciò a riprova delle difficoltà di avere una visione chiara e lineare:

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1) HFT𝛼: ha palesato un’operatività cross-market su più piattaforme e un

trading intra-day, con chiusura delle proprie posizioni a fine giornata.

Questo modo di operare ha fatto si che il 4 luglio 2011 l’HFT𝛼 realizzasse posizioni a fine giornata prossime allo zero, vendendo le azioni Unicredit su Borsa Italiana e acquistandole su Bats e Chi-X.

2) HFTβ: evidenzia un’operatività cross-market ma non una intraday. Poiché a fine giornata le posizioni non sono state azzerate, è presumibile che questi abbiano operato anche su mercati derivati.

3) HFTγ: questo operatore sembra invece essersi concentrato nell’operatività

intra-market, presentando per entrambi i titoli saldi netti a fine giornata

sull’MTA.

4) HFTδ: infine, anche questo HFTr sembra aver adoperato secondo la logica

cross-market, evidenziando però sull’MTA delle minusvalenze che fanno

pensare all’esistenza di plusvalenze su altri mercati tali da compensare le perdite registrate sul mercato regolamentato.

Per quanto riguarda la loro operatività, ci si rende subito conto di una cosa: l’analisi delle quote di mercato dei due titoli di riferimento, nelle quattro giornate prima annoverate, se consente di descriverne l’andamento, alla luce della volatilità nei rendimenti di mercato, non rende possibile l’individuazione di una relazione tra operatività e volatilità; gli operatori hanno comportamenti troppo eterogenei per consentire di trarre delle conclusioni.

Infatti, come è possibile constatare dai grafici sotto, a fronte di un aumento della volatilità, la quota di mercato dell’HFTα è aumentata sul titolo Eni e diminuita su quello Unicredit; la quota dell’HFTβ si è dimostrata altalenante su entrambi i titoli; quella di HFTγ è aumentata in entrambi, infine quella di HFT δ è invece diminuita in Eni e si è dimostrata altalenante per Unicredit.

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Grafico 3.1: Acquisti e vendite HFT del titolo Eni a fronte di un aumento di volatilità

Grafico 3.2: Acquisti e vendite HFT del titolo Unicredit a fronte di un aumento di volatilità86

A confermare parzialmente che gli HFTr generalmente portano a termine operazioni di modesta entità e che tendono ad inserire un elevato numero di proposte di negoziazione su quantitativi di azioni inferiori rispetto alla quantità media, vi sono i risultati di un’analisi condotta sugli ordini che si sono conclusi con una transazione, prendendo a riferimento il controvalore di ciascuno di essi. Nel dettaglio:

a) HFTα, HFTβ e HFTδ presentano dei quantitativi medi eseguiti per singola proposta di transazione inferiori alla media;

86 Fonte: elaborazione dati Borsa Italiana. 0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% HFTα HFTβ HFTγ HFTδ Quantità acquistate

04-lug 22-lug 01-ago 08-ago

0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% HFT α HFTβ HFTγ HFTδ Quantità vendute

04-lug 22-lug 01-ago 08-ago

0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% HFTα HFTβ HFTγ HFTδ Quantità vendute

04-lug 22-lug 01-ago 08-ago

0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% HFTα HFTβ HFTγ HFTδ H u n d re d s Quantità acquistate

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b) HFTγ, invece ha una media più elevata rispetto agli altri HFTr e, talvolta anche rispetto alla media di mercato.

Come interpretare queste evidenze?

Proposte di negoziazione con un elevato quantitativo di azioni potrebbero indicare il perseguimento di strategie price-taker, mentre l’attuazione di strategie

price-maker trova riscontro in proposte con quantitativi più esigui, ma una

maggiore presenza sul book di negoziazione. Possiamo dunque concludere che gli HFTr Italiani fondamentalmente determinino i prezzi e non li subiscono.87

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