• Non ci sono risultati.

Hilde Domin ed Erich Fried sono accomunati da un lungo esilio, in entrambi i casi prolungato oltre la fine della guerra, salvo che Erich Fried deciderà di non fare più ritorno, se non occasionalmente, né in Austria, né in Germania.

Come pochi altri scrittori Domin e Fried sono contraddistinti dall’impegno politico e dalla preoccupazione con cui assistono agli sviluppi mondiali. Stante che entrambi scrivono per ricordare e per sensibilizzare, c’è però una differenza significativa, che costituisce la ragione per cui è stato scelto di inserire il carteggio tra Domin ed Fried in questo lavoro, ovvero la loro attenzione verso il passato e i suoi responsabili: quantomeno di dialogo nel caso di Domin, quantomeno di condanna nel caso di Fried.

Il carteggio si può suddividere in quattro unità tematiche, ordinate anche cronologicamente:

a) la discussione dell’antologia poetica curata da Domin nel 1965, intitolata

Doppelinterpretationen;

b) la discussione che si dipana nella seconda metà degli anni 1960, intorno a due nuclei tematici centrali, la guerra in Vietnam e l’invasione dell’URSS a Praga nel 1968;

c) la discussione della seconda antologia poetica curata da Domin nel 1970,

Nachkrieg und Unfrieden;

d) le lettere tra il 1970 e il 1988, che includono la ‘querelle di Darmstadt’, un litigio tra Fried e l’allora sindaco di Darmstadt, Günther Metzger, per una

dichiarazione di Fried sullo sgombero di una comunità Rom da parte della città dell’Assia, in occasione del conferimento del Büchner-Preis a Fried nel 1987.

Nel biennio 1964-65 Domin ha scritto a molti scrittori e poeti di lingua tedesca per chiedere loro di partecipare alle Doppelinterpretationen, un’antologia per la quale prevedeva di pubblicare 3 poesie per autore, interpretate da un critico o da un altro scrittore e dall’autore stesso. Le tante lettere che Domin ha scritto in questo contesto a celebri autori come lo stesso Eich (cfr. capitolo 4), Paul Celan, Peter Huchel, Günter Kunert e Ingeborg Bachmann testimoniano della sua volontà di mettere insieme, nella prima metà degli anni 1960, un compendio che rendesse conto della produzione letteraria dell’immediato dopoguerra e che allo stesso tempo desse un’idea del neues Deutschland nel campo della lirica. È stata un’impresa il cui interesse risiede proprio nelle enormi difficoltà che Domin ha incontrato strada facendo: dai secchi rifiuti di auto-commentarsi (Eich e Celan), alle accanite discussioni su quale poesia inserire, con l’esposizione delle rispettive motivazioni, di solito poetologiche, spesso di altra natura, anche politica. Grazie alla sua ostinazione, è il caso di dirlo, personaggi celebri sono costretti da Domin a motivare ripetutamente un loro ‘no’ o una determinata loro scelta. Di questo panorama ricchissimo, che finisce per dare un quadro controverso delle tendenze letterarie, e quindi sociali della RFT, il presente lavoro dà un esempio paradigmatico, che contiene gran parte delle questioni sopra esposte. Domin ed Fried discutono ampiamente quali pezzi di Fried inserire e soprattutto perché inserirli, ovvero, nel caso di Fried, dei retroscena politici rilevanti.

Le questioni politiche ricorrenti nel secondo blocco tematico, essenzialmente la guerra in Vietnam e l’arrivo a Praga dei carri armati URSS mostrano come si possa avere la stessa idea di fondo – Die Liebe und nicht der Hass, secondo una frase di Domin che qui ricorre – seguendo però un approccio diverso: Domin pronuncia continuamente dei ‘se’ e dei ‘ma’, in sostanza per chiedere a Fried di avere la stesso metro chiunque sia il ‘carnefice’, che siano gli USA in Vietnam o l’URSS con l’ingresso in Cecoslovacchia; Fried risponde di aver fatto così. Il dibattito tra Domin e Fried è emblematico in quanto i due rappresentano rispettivamente due posizioni rilevanti in Germania e in occidente. A parte il

merito delle questioni discusse, il dibattito epistolare tra Domin e Fried getta luce sull’evoluzione304 di scrittura e impegno in Fried.

La discussione che i due poeti condurranno in occasione della seconda antologia poetica curata da Domin, nel 1970, intitolata Nachkrieg und Unfrieden, verte ancora sulla guerra in Vietnam, ovvero sulle (mancate) prese di posizione da parte delle potenze occidentali rispetto all’offensiva USA, illustrando molto bene il dovere che sentiva Fried di prendere posizione e denunciare, un dovere fondamentalmente condiviso con Domin, seppur declinato in modo diverso. Inoltre, nell’ambito delle domande e delle risposte sulle liriche di Fried da inserire si articola un importante dialogo intorno alla celebre Todesfuge di P. Celan, in cui prendono voce anche terze persone, con il timore condiviso che la poesia sia troppo ‘classica’, troppo legata ad una certa fase della letteratura tedesca e, soprattutto, troppo legata alla storia che affronta e quindi in qualche modo un ‘pezzo da museo’ - cosa che contravveniva ai principi di teoria poetica di Domin stessa. Le istanze contenute in questa discussione restituiscono un’immagine significativa del dibattito sulla letteratura tedesca del dopoguerra e perfino del

Selbstbild collettivo della RFT. Le questioni che emergono nelle note

autobiografiche che Domin aveva richiesto a ciascun autore per la composizione di questa raccolta, in primis nel caso del contributo di Fried, hanno talora dato luogo a un confronto acceso tra la curatrice e l’autore, avendo però una valenza generale, di grande importanza per capire l’idea che Domin ed Fried avessero del fatto storico, del dovere o meno di accuratezza, di come di conseguenza si ‘costruisca’ la memoria. Questa discussione è tematicamente imparentata con un punto che Domin discute nel suo carteggio con Heinrich Böll.

Le lettere tra il 1970 e il 1988 vertono essenzialmente sulla questione che tanto preoccupa Domin, ovvero che la sinistra possa avallare posizioni antisemite e, in

304 Sull’altalenare del grado di politicizzazione della lirica di Fried in genere, in particolare sul forte ritorno dei temi politici dal 1965 in poi, grosso modo durante il periodo della corrispondenza con Hilde Domin, cfr. Jürgen Doll, „Die Furcht des Flüchtlings vor der

Heimkehr“ - Erich Fried in England, in: Études Germaniques 63 (4), 2008, p. 877-887, qui

questa scia, atti di violenza. Fried si difende da quest’accusa, la discussione si estenderà al settimanale Die Zeit, dove il giornalista Gerhard Zwerenz nella scia di questa polemica scriverà che ‘l’antisemitismo di sinistra è impossibile’. Il culmine di questa tensione, almeno considerando la vicenda di Fried, è dato dalla cosiddetta ‘querelle di Darmstadt’ del 1987, una controversia che vide protagonisti Erich Fried e l’allora sindaco di Darmstadt, Günther Metzger305, provocata da una presa di posizione contro lo sgombero della comunità Rom da parte della città di Darmstadt, pronunciata da Fried direttamente alla fine del discorso di ringraziamento per il conferimento del premio, con conseguente litigio e causa. Il legale di Fried in quella e in precedenti occasioni, Kurt Groenewold, divenuto in seguito curatore legale del lascito di Fried, presente in quell’occasione e parte in causa, ha gentilmente fornito alla presente ricerca delle informazioni inedite sui fatti. Quest’episodio, al quale Domin era presente e che vede la sua solidarietà nei confronti di Fried, rappresenta una summa della sua idea di scrittura e di impegno e forse non è un caso che sia avvenuto quando Fried era già malato, circa un anno prima della sua morte. Esso inoltre è di assoluta attualità in quanto esempio paradigmatico di come certi problemi (politici, sociali?) di fondo e il relativo atteggiamento delle autorità e delle istituzioni si ripresentino uguali nel tempo, quasi a voler dimostrare che la storia è ciclica.