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L’HISPANIA BAETICA E LA MAURETANIA

Anche nella zona dell’attuale Stretto di Gibilterra troviamo diverse soluzioni innovative per quanto riguarda l’edilizia. In particolare, il sistema ad “armchair” per il riscaldamento delle volte, che ebbe un certo successo, e soprattutto il sistema del riscaldamento parietale del “tongue and groove”, che trovò applicazione quasi esclusivamente in questo contesto geografico. Le due tecniche vengono qui spesso utilizzate insieme, garantendo il mantenimento della temperatura in tutte le parti strutturali. Per quanto riguarda la cronologia, le attestazioni oscillano fra il I secolo d.C. fino al tardo II-inizi III222. Ricordiamo come le pareti innalzate con questo sistema si componessero di tre elementi incastrati fra loro: uno con sporgenze (“tongues”), uno con rientranze (“grooves”) e un terzo con scanalature laterali (cfr. cap. 2.4). C’è da dire che non sempre sono stati ritrovati esempi di tutti i moduli che costituiscono il sistema e ci sono casi in cui alcuni moduli sono stati riutilizzati in un altro tessuto architettonico. Difatti, nelle terme dell’antica Carteia sono state scoperte tegole con i “grooves” di I secolo reimpiegate in mura databili al secolo successivo. Tali tegole erano un tempo plausibilmente collegate ad una volta con conci ad “armchair”, in quanto fra i materiali provenienti dal sito, conservati nel museo locale, figurano anche questi ultimi. Uno degli esempi più completi è quello della villa di Puente Grande, sempre nelle vicinanze di Carteia, in cui sono stati riconosciuti tutti e tre i moduli ed è stata ritrovata anche una parte di un concio ad “armchair”. Tutti i pezzi sono databili al I secolo d.C. Ulteriori testimonianze, afferenti però solo al tipo con sporgenze (tongues), provengono dagli scavi di una manifattura di laterizi a La Venta del Carmen, anch’essa nella zona di Carteia e anch’essa risalente al I secolo223.

Dall’altra parte dello Stretto, a Thamusida (Marocco), si trova invece il sito che ha permesso la ricostruzione più puntuale della connessione fra i due metodi, attraverso un meticoloso studio dei materiali e delle tecniche edilizie utilizzati a partire dal I secolo a.C. fino al IV-V secolo d.C. L’analisi comprende, dunque, la creazione della provincia romana della Mauretania Tingitana nel 40-42 d.C.224, con l’introduzione di nuovi materiali edilizi fra cui la malta e i laterizi cotti225. Nel periodo tardo antico, al contrario, si verificano pochi interventi edilizi, caratterizzati soprattutto dallo spoglio e dal riciclo dei materiali in seguito all’abbandono da parte dell’esercito romano226.

L’edificio termale (fig. 66), chiamato “Thermes de Flueves” in quanto posto nelle immediate vicinanze del fiume Sebou, venne costruito nell’ultimo quarto del I secolo 222CAMPOREALE 2008, p. 134-137; LANCASTER 2015b. 223 LANCASTER 2015b. 224 CAMPOREALE 2008, p. 128. 225 CAMPOREALE 2008, pp. 131-132. 226 CAMPOREALE 2008, pp. 138-139.

80 d.C. ed era composto da un ambiente d’accesso colonnato, una vasca d’acqua non riscaldata a nord-ovest e vani di servizio. Erano inoltre presenti due sale riscaldate, n° 28 e n° 33, dotate di intercapedini parietali “create con laterizi sporgenti”227. Visto l’utilizzo certo della tecnica del “tongue and groove” unita a volta ad “armchair” nell’ambiente 28, possiamo supporre che fosse così anche per la sala 33. Fra il 180 e gli inizi del III secolo d.C., l’impianto subì rimaneggiamenti ed espansioni.

Fig 66, Pianta delle Terme di Thamusida nella loro forma finale, alla prima metà del III secolo d.C. (CAMPOREALE 2008, fig. 32)

Fra quelli più significativi vediamo, ad esempio, la creazione di un nuovo calidarium, il quale presentava murature esclusivamente in laterizio e “un’intercapedine per il riscaldamento delle pareti”228; la costruzione di altri ambienti riscaldati, quali il 6, l’11 e

227 CAMPOREALE 2008, p. 132.

81 il 15, in cui il sistema di riscaldamento era realizzato con elementi fittili229; il rifacimento di una sala riscaldata (il calidarium 33, da ciò che si deduce dalla bibliografia); la demolizione di vani precedenti, a seguito della quale si resero disponibili materiali di recupero riutilizzati all’interno delle terme stesse. Le ultime modifiche risalgono alla prima metà del III secolo d.C., quando l’ambiente 38 è stato dotato di una nuova vasca e di un nuovo prefurnio, il tutto realizzato in laterizio230. Dalla fine del III secolo, dopo l’abbandono dell’insediamento da parte dei militari romani, non vengono messe in opera nuove costruzioni e si assiste allo sfruttamento dei vecchi edifici, i cui spazi vengono divisi tramite tramezzi231.

I sistemi utilizzati per il riscaldamento di pareti e volte dei calidaria (che, dopo il 180 d.C. sono, ricapitolando, gli ambienti 6, 11, 15, 23, 28, 33, 38) sono, o perlomeno sono stati, quello del “tongue and groove” e quello con “armchair voussoirs”. Bisogna, infatti, specificare che in seguito ai rimaneggiamenti successivi al 180 d.C. diversi elementi che compongono i due sistemi sono stati reimpiegati nei calidaria stessi. Citiamo ad esempio il caso dei conci ad “armchair” con incassi e tenoni (cfr. cap. 3.1.2 B), che sono stati trovati in alcune pilae degli ipocausti delle sale 33 e 38232, e il caso di laterizi con “tongue and groove” (cfr. cap. 2.4), impiegati sempre in colonnine degli ipocausti dei vani 15 e 33, così come alcuni esemplari con soli “grooves” (cfr. cap. 2.4). Possiamo supporre che, al momento della sua costruzione nell’ultimo quarto del I secolo d.C., la sala 33 fosse dotata delle due tecniche di riscaldamento in questione233 e che, sempre in seguito ai rifacimenti subiti a partire dal 180 d.C., sia stato impostato un nuovo sistema e gli elementi che componevano il precedente siano stati reimpiegati nell’ipocausto. Sempre fra il 180 e gli inizi del III secolo d.C., lo abbiamo visto, venivano eretti gli ambienti riscaldati 6, 11, e 15234: è perciò probabile che fosse il materiale delle vecchie intercapedini parietali proveniente dal calidario 33 ad essere stato riutilizzato nell’ipocausto della sala 15.

Notiamo, però, come nella parete ovest dell’ambiente 33 sia rimasta in situ una tegola con sole “tongues” (cfr. cap. 2.4), forse in collocazione originaria235, e nella parete sud- ovest della stessa sala ci sia un allineamento di laterizi con soli “grooves”. Inoltre, nell’angolo sud-ovest della stanza 38 sono visibili mattoni con “tongue and groove” parzialmente inseriti nel muro in modo parallelo ad esso e dunque non nella posizione idonea per creare un’intercapedine parietale. I resti della tecnica del “tongue and

229 CAMPOREALE 2008, pp.107-108. 230 CAMPOREALE 2008, p. 137. 231 CAMPOREALE 2008, pp. 138-139. 232 BERNARDONI, CAMPOREALE 2008, p. 186. 233 CAMPOREALE 2008, pp. 101-102. 234 CAMPOREALE 2008, pp. 107-108. 235 BERNARDONI, CAMPOREALE 2008, pp. 190-191.

82 groove” sono, però, leggibili nello stipite della porta fra le sale 33 e 38236 e nell’angolo nord-ovest del calidarium 28, sulla base del quale è stata ricostruita l’unione fra il sistema di riscaldamento parietale e quello voltato. Per di più, quest’ultimo vano era caratterizzato dalla messa in opera, a livello pavimentale, di un ipocausto ad archi, un’altra tipologia edilizia inconsueto (cfr. cap. 1.1.2)237. Da ricordare il fatto che, durante una delle varie campagne di scavo delle Terme di Thamusida, è stato rinvenuto anche un concio con soli tenoni (cfr. cap. 3.1.2 A) per il quale, tuttavia, non è più ricostruibile il contesto di provenienza238.

236 BERNARDONI, CAMPOREALE 2008, pp. 188-189. 237 BERNARDONI, CAMPOREALE 2008, pp. 184-185. 238 BERNARDONI, CAMPOREALE 2008, p. 187.

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7. L’HISPANIA LUSITANIA E L’HISPANIA