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I buffer di capitale previsti da Basilea III

3 Il nuovo schema di rafforzamento per il settore: Basilea III

3.3 I buffer di capitale previsti da Basilea III

Con l’introduzione dei buffer di capitale, il Comitato ha voluto trattare uno dei fattori determinanti nella propagazione e nel prolungamento delle crisi finanziarie: la pro-ciclicità determinata dai requisiti patrimoniali. In particolare, questo fenomeno è responsabile della deleteria diffusione della crisi, dal settore bancario e finanziario, all’economia reale. Nello specifico, durante una crisi economica caratterizzata da un periodo di congiuntura negativo, il ricorso al credito per chi ne ha bisogno è impedito dalla necessità delle banche di trattenere capitale al fine di osservare i requisiti patrimoniali minimi imposti loro dalle autorità. Questo fenomeno diventa più grave se preceduto da un periodo di grande espansione creditizia (come nel caso degli anni precedenti la crisi del 2007/2008). Il Comitato ha dunque proposto i buffer di capitale quali strumenti volti al rafforzamento della stabilità del sistema bancario. Questi ultimi sono costituibili mediante delle misure prudenziali di accantonamento di capitale (definiti accantonamenti anticiclici “forward looking”) da operare nelle fasi positive di crescita economica, ossia quando ci si aspetta che le banche generino utili da poter impegnare nel rafforzamento del proprio grado di patrimonializzazione (CBVB, 2010).

Queste misure vanno collocate nell’ampia ottica di regolamentazione macroprudenziale del settore così come auspicata nel testo dell’accordo e sono volte a garantire la stabilità

27 Per il dettaglio dei requisiti di computabilità applicabili a Tier 1 aggiuntivo e Tier 2 si veda: CBVB.

(2010). Basilea 3. Schema di regolamentazione internazionale per il rafforzamento delle banche e dei

dell’intero settore, contenendo il rischio sistemico. Una volta definito l’obiettivo perseguito con l’introduzione del buffer di capitale, il Comitato ha suddiviso lo stesso in due strumenti distinti: il buffer di conservazione del capitale e il buffer anticiclico (CBVB, 2010).

3.3.1 Il buffer di conservazione del capitale

Seguendo i principi prudenziali di accantonamento descritti nel paragrafo precedente, il buffer di conservazione del capitale si pone come obiettivo principale la costituzione di riserve di capitale alle quali attingere nel caso in cui l’istituto incorra in delle perdite. In questo senso, le banche sono fortemente incoraggiate ad attuare le misure necessarie a garantire un surplus di patrimonio rispetto ai vincoli imposti con la sola definizione del patrimonio di vigilanza. Il testo dell’accordo suggerisce, per esempio, di limitare la distribuzione degli utili mediante dividendi, prevedendo al contrario la loro capitalizzazione28. Secondo

l’interpretazione del Comitato, si ritiene infatti inaccettabile che una banca senza un adeguato buffer patrimoniale distribuisca dividendi o elargisca bonus al proprio personale. La percentuale minima prevista da Basilea III per il buffer di conservazione del capitale è fissata al 2.5%. Questo requisito deve essere costituito interamente da Common Equity Tier 1 e va rapportato alle attività ponderate per il rischio. In altri termini, seguendo questo nuovo approccio, le banche sarebbero tenute a detenere, rispettando l’entrata in vigore di questo nuovo standard prevista per il 1° gennaio 2019, un CET1 del 7% (ossia 4.5%, così come previsto dalla definizione originaria del Common Equity Tier 1, più 2.5% di buffer di conservazione del capitale). Nel caso in cui una banca non rispettasse i requisiti minimi previsti per il buffer, essa è tenuta a limitare le proprie politiche di distribuzione degli utili fintantoché quest’ultimo non venga ripristinato (CBVB, 2010).

Nella tabella che segue vengono riassunte le percentuali di utile da attribuire alla creazione del buffer di conservazione nel caso non sia raggiunto l’obiettivo minimo di CET1 al 7%.

Tabella 5: conversione degli utili fino alla costituzione del buffer di conservazione.

Fonte: CBVB. (2010). Basilea 3. Schema di regolamentazione internazionale per il rafforzamento delle banche e dei sistemi bancari, p. 61.

28Per il dettaglio degli elementi sottoposti al vincolo di distribuzione si veda: CBVB. (2010). Basilea 3.

Schema di regolamentazione internazionale per il rafforzamento delle banche e dei sistemi bancari, p.

3.3.2 Il buffer anticiclico

Ponendo maggiore attenzione agli aspetti macroprudenziali, il Comitato ha previsto un ulteriore buffer di capitale, complementare e da affiancare a quello di conservazione presentato nel precedente paragrafo. Questo cuscinetto di capitale, che prende il nome di buffer anticiclico, funge da riserva di capitale impiegabile qualora si verifichi un periodo di crisi particolarmente prolungato all’interno del sistema finanziario. Il testo dell’accordo delega alle autorità di vigilanza nazionali la facoltà di imporre alle banche controllate l’utilizzo di questo strumento allorquando venga ravvisata una eccessiva crescita del credito. Infatti, come dimostrato dal recente passato, una crescita incontrollata del credito, seguita da un periodo di recessione, porta tipicamente ad un elevato numero di inadempienze nei rimborsi dei prestiti che, a causa delle conseguenti difficoltà di reperimento di liquidità all’interno del sistema bancario, innescano una spirale pro-ciclica in grado di colpire l’economia reale e, più in generale, di tardare la ripresa economica. L’obiettivo dichiarato dal Comitato con l’introduzione di questo strumento vuole essere, dunque, quello di garantire una continuità dell’erogazione dei crediti anche nei periodi di recessione economica cui spesso, al contrario, si accompagna una contrazione degli stessi. A tal fine le autorità nazionali sono tenute a monitorare le condizioni di crescita del mercato del credito, confrontandolo con le attività dei singoli istituti bancari controllati e, laddove necessario, richiedere la costituzione del buffer anticiclico in una misura variabile dallo 0% al 2.5%. Anche in questo caso il rapporto per la determinazione del coefficiente viene calcolato mediante le attività ponderate per il rischio e, parimenti a quello di conservazione del capitale, il buffer anticiclico deve essere costituito da patrimonio di classe primaria CET1 (CBVB, 2010).

In sintesi, se ritenuto necessario dalle autorità di vigilanza nazionali, alle banche operanti nella loro giurisdizione può essere imposta la creazione di un cuscinetto di capitale aggiuntivo, costituibile ponendo dei limiti alla distribuzione degli utili realizzati (come previsto per il buffer di conservazione). Schematizzando in una tabella che prevede un buffer anticiclico massimo e pari al 2.5%, si ottengono le seguenti limitazioni:

Tabella 6: conversione degli utili fino alla costituzione del buffer anticiclico.

Fonte: CBVB. (2010). Basilea 3. Schema di regolamentazione internazionale per il rafforzamento delle banche e dei sistemi bancari, p. 66.

Dai dati riportati nella Tabella 6 si nota che, nel caso specifico di una banca a cui sia richiesto un elevato grado di prudenza nel trattamento delle proprie attività, l’autorità di vigilanza può richiedere un coefficiente patrimoniale CET1 fino al 9.5% (ossia 4.5% di Common Equity Tier 1, più 2.5% di buffer di conservazione, più il massimo applicabile in materia di buffer anticiclico, ovvero il 2.5%). Risulta dunque evidente l’incremento dei requisiti richiesti da Basilea III circa la dotazione di patrimonio di classe primaria di ciascuna banca. Il recepimento di questi nuovi standard è graduale e prevede un’implementazione che vada di pari passo con l’entrata a regime del buffer di conservazione del capitale. Lo strumento diventerà infatti operativo a far data dal 1° gennaio 2019 (CBVB, 2010).

In aggiunta a questi due strumenti, e solo per le banche di rilevanza sistemica internazionale, un emendamento al nuovo accordo prevedeva un requisito addizionale di assorbimento delle perdite che varia a seconda dell’importanza economica ricoperta dal singolo istituto. Infatti, attribuendo uno score indicativo e modificabile a seconda della specifica rilevanza ricoperta nel sistema finanziario dalla banca considerata, questo buffer supplementare di capitale può variare dall’1% al 2.5% delle attività ponderate per il rischio. Come nel caso dei due buffer precedenti, anche quest’ultimo deve essere interamente costituito da Common Equity Tier 1 ed entrerà in vigore a far data dal 1° gennaio 2019 (CBVB, 2011).