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LA MANIFESTAZIONE NEL DETTAGLIO

6.1. Il profilo istituzionale e l’evoluzione legislativa

6.1.2. I cambiamenti in vista della seconda edizione

Visto il successo ottenuto dalla manifestazione – che registrò 130mila visitatori e ben si presentava come possibile strumento di riscatto per una città ancora imperniata dalla miseria conseguente alla guerra – Bode pensò di trasformarla in evento periodico, riproponendola con una cadenza quadriennale, e lanciò l’idea di realizzare una galleria all’interno del museo Fridericianum in un’ottica di linearità con documenta e considerandola un’occasione per favorire un aumento del flusso turistico, che poteva apportare enormi benefici sull’economia cittadina.

129 M. Vecco, La Biennale di Venezia, Documenta di Kassel. Esposizione, vendita, pubblicizzazione dell’arte

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Fu così che documenta II venne programmata per il 1959: scelta non casuale, in quanto Bode voleva favorire la crescita e l’affermazione della rassegna, cercando di non farla coincidere con altre manifestazioni ben più note al grande pubblico e con una tradizione consolidata – come lo era indubbiamente la Biennale di Venezia.

Altra esigenza molto sentita da Bode era la volontà di non omologarsi alla Biennale veneziana, in primo luogo rifiutandone il concetto della partecipazione basata sulle nazioni. Proprio per questo motivo la responsabilità della scelta degli artisti non venne affidata ai commissari degli Stati partecipanti, ma a una giuria istituita appositamente e dotata di totale autonomia rispetto alla struttura organizzativa della manifestazione.

La partecipazione al progetto venne garantita solamente dall’amministrazione comunale e la forma giuridica che apparve più adatta - mantenuta ancora oggi – fu la società a responsabilità limitata – “Gesellschaft mit beschränkter Haftung”. Il 30 ottobre 1958 venne stipulato il contratto di istituzione di questa società di capitale di diritto privato, ma fu solo a partire dal febbraio dell’anno seguente che la nuova documenta G.m.b.H. assunse come compito ai sensi di legge l’organizzazione e la gestione di esposizioni nel settore della produzione artistica contemporanea.

La quota minima di capitale prevista per legge era di 20mila marchi tedeschi: la città di Kassel, apportando un capitale sociale di 19.500 marchi tedeschi, diveniva automaticamente il socio di maggioranza; la quota rimanente andava invece suddivisa tra i membri dell’ex associazione – Bode, Buttlar, Hoch, Lemke e il pittore Fritz Winter. Prima di procedere con la registrazione della composizione delle quote di capitale sul registro delle imprese commerciali, si venne a sapere che la legislazione vigente prevedeva che ogni socio detenesse una quota minima di almeno cinquecento marchi tedeschi. Di conseguenza, era necessario provvedere a una modifica nella distribuzione delle quote: Winter si mostrò disponibile a presentarsi come unico socio privato con una quota di seicento marchi tedeschi, mentre la quota del Comune di Kassel era pari a 19.400 marchi tedeschi. Per procedere con l’allestimento dell’esposizione, la città di Kassel predispose un fondo aggiuntivo di 271.906 marchi tedeschi, il Land Assia contribuì con 150mila marchi tedeschi e lo Stato stanziò un contributo di 76mila marchi tedeschi.

All’interno della documenta G.m.b.H. venne istituito un Consiglio di vigilanza, presieduto dal Sindaco della città e comprendente altre dieci persone:

- Cinque rappresentanti della città di Kassel: Lauritz Lauritzen - Sindaco e Presidente del Consiglio di vigilanza - Hemfler come Segretario, Rudolf Freihof – Amministratore delegato della città – Rolfs Lucas – Presidente della componente comunale CDU – e Michael Wenig – tesoriere;

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- Cinque rappresentanti degli organizzatori della manifestazione: Bode, Buttlar, Hemke, Hoch e Winter.

Nella nuova struttura organizzativa si distinsero in modo generico due vaste aree di competenza: - L’area amministrativa, affidata a Herbert Redl e Robert Völker;

- Il settore artistico – culturale, comprendente il direttore Bode, il segretario dell’esposizione Rudolf Zwirner, un Comitato di esposizione formato da cinque membri e infine due Commissioni: una per pittura e scultura, l’altra per la grafica – entrambe composte da un insieme di critici, storici ed esperti autorevoli, con il compito di selezionare gli artisti. Bode – in quanto direttore dell’esposizione - sovrintendeva entrambe le commissioni e il Comitato di esposizione.

Grazie alla competenza sviluppata e al successo ottenuto a livello internazionale, documenta divenne in poco tempo un’istituzione artistico – culturale di notevole importanza. La trasformazione di documenta da ente privato a pubblico causò alcuni problemi e contrasti legati al processo di “burocratizzazione” a cui era stata assoggettata l’istituzione: l’operato dei curatori era sottoposto a un controllo burocratico rigoroso, che dava un senso di soffocamento alla loro libertà di azione e alla loro creatività. Questo contrasto raggiunse l’apice al termine della seconda edizione (1959): nei due anni seguenti, i rappresentanti dell’amministrazione non mostrarono neanche il minimo interesse per l’organizzazione dell’edizione successiva. Intanto Bode cercava degli espedienti per superare i problemi rilevati e quindi limitare l’influenza che l’amministrazione esercitava sull’operato del settore culturale. Fu così che propose di dare un nuovo ordine e ampliare il Consiglio di vigilanza, che da dieci membri passò a dodici: quattro membri nominati dal Comune, quattro dal Land e quattro liberi professionisti. Purtroppo anche questo assetto avrebbe continuato a dare una competenza eccessiva all’amministrazione comunale, pertanto la proposta non fu accettata. Allora Bode cercò di ottenere il controllo del bilancio della società, proponendo l’inserimento di un secondo amministratore proveniente dall’economia locale, con il compito di garantire il coordinamento degli interessi della parte politica e di quella artistica.

Questa impostazione – che mirava a rafforzare l’ambito di competenza del direttore dell’esposizione e di conseguenza limitava l’autorità dell’amministrazione comunale – fu ostacolata da quest’ultima, che sfruttò a suo favore il disavanzo risultante da documenta II – circa 300mila marchi tedeschi – puntando quindi sul ruolo che la città di Kassel avrebbe dovuto ricoprire

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per risanare il bilancio. Questa instabilità della struttura costrinse a posticipare di un anno la terza edizione della rassegna, che si sarebbe dovuta svolgere nel 1963.130