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1.Un periodo di evoluzion

5. I flussi migrator

La crisi agraria europea della fine del 1800 provocò degli effetti differenti a seconda della zona in cui si manifestava. Si determinò quindi una scansione di partenze dei contadini in periodi diversi. Negli anni 80 e 90 i paesi interessati furono principalmente quelli del Nord Europa, ma subito dopo furono i paesi dell'area mediterranea ad essere coinvolti nelle partenze.

Gli spostamenti della fine del XIX secolo interessarono inizialmente i lavoratori provenienti dalle campagne, essi tendevano a spostarsi dalle campagne per dirigersi verso le aree cittadine coinvolti in quel particolare fenomeno chiamato urbanesimo. Fu così che in breve tempo si spostarono grandi masse di popolazione dalla campagna alla città. Il decollo demografico che si verificò potrebbe quindi essere imputabile al processo di industrializzazione che, procedendo dall’Inghilterra, conquistò, nel corso dell’ 800, sempre nuove aree tanto in Europa che in America.

Gli anni della grande emigrazione furono anche gli anni della trasformazione delle migrazioni interne. Anzi, le stesse forze economiche e sociali che poco tempo dopo avrebbero aumentato i flussi transoceanici avevano cominciato ad agire prima proprio su scala più piccola,modificando profondamente le correnti a medio e breve raggio. Si verificarono cambiamenti strutturali nel modo di emigrare, di viaggiare, di lavorare.

Rispetto all’emigrazione oltreoceano, anche nel caso delle migrazioni interne uno stimolo molto forte venne dato dal miglioramento delle comunicazioni, quindi dalla maggiore velocità e dai costi inferiori degli spostamenti. Ai trasporti via mare, nelle tratte intercontinentali, si aggiunsero ora quelli via ferrovia.

Mentre la navigazione a vapore rese possibile la traduzione di centinaia e poi migliaia di persone per ogni singolo viaggio da una parte all’altra dell’oceano in poche settimane, le ferrovie velocizzarono gli spostamenti terrestri. Le ferrovie, in particolare, permisero di effettuare, a un numero sempre maggiore di individui, nell’arco di una stessa giornata, un viaggio di andata e ritorno entro uno spazio di alcune decine di chilometri.

A fronte di questi cambiamenti e progressi tecnologici, ciascuno Stato europeo, in relazione alle proprie vicende storiche, politiche e a seconda del proprio percorso verso l’industrializzazione e della tempistica con cui questa si attuò,diede vita a degli spostamenti e a dei cambiamenti organizzativi sia a livello familiare che produttivo.

L’aumentata frequenza degli spostamenti, resa ora possibile, generò una trasformazione non solo quantitativa dell’emigrazione, ma anche qualitativa.

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Mentre nei secoli dell’età moderna e prima, quando gli spostamenti non potevano essere realizzati in tempi brevi, il ritmo principale della vita urbana era scandito dall’alternarsi delle stagioni, avanzando con gli anni, le città si riempivano e si svuotavano di persone in tempi sempre più brevi, fino a raggiungere, appunto, una scansione quotidiana.

La sola introduzione di nuove tecnologie nel campo dei trasporti non fu fattore sufficiente a cambiare l’emigrazione. Un contributo altrettanto rilevante venne dato dai mezzi che permisero una sempre più veloce trasmissione delle informazioni tra emigrante e famiglia o tra emigrante e comunità, come la posta, il telegrafo, e, in tempi assai più recenti, il telefono.

Infatti, l’emigrazione come fenomeno collettivo, quella almeno di tipo volontario, è frutto dell’interagire di una serie di scelte individuali ed esperienze strettamente connesse all'individuo.

Se con l’introduzione di mezzi di comunicazione sempre più rapidi ed economici diventava più agevole contattare la famiglia, i parenti, gli amici, la distanza fisica rappresentava sempre meno un motivo sufficiente a recidere i rapporti con la propria terra e la propria comunità. Così, mentre il raggio delle emigrazioni temporanee si estendeva a tutto il mondo, il processo di sradicamento da

una realtà all’altra cominciava a prolungarsi.

5.1 I flussi migratori Italiani

I primi grandi flussi migratori da parte della popolazione italiana non si realizzarono in maniera automatica non cominciarono dal momento in cui ci fu la crisi agraria, ma ebbero inizio poco più tardi nel 1890 e si prolungarono fino alla Prima Guerra Mondiale. In quel periodo oltre 17 milioni di uomini e donne oltrepassarono le frontiere della nazione per recarsi negli Stati Uniti.

Ma gli emigranti italiani di questo periodo non sono andati solo oltre oceano: poco meno della metà, infatti, si sono diretti verso i paesi europei più industrializzati, che erano in grado di offrire lavoro. La destinazione europea è stata prevalente per le popolazioni dell'Italia settentrionale, mentre gli emigranti provenienti dal mezzogiorno si sono diretti quasi esclusivamente verso i paesi oltre oceano, in particolare Stati Uniti, Argentina e Brasile.

Gli immigrati italiani si imbarcavano per raggiungere l' America spinti da disperazione e speranza sicuri di poter trovare nuove opportunità. La catena migratoria si sviluppò in maniera più consistente dal momento in cui, coloro che erano rimasti sul territorio, poterono

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accedere a informazioni sullo stato di vita che c' era in America, che veniva fornito da amici o familiari che erano partiti prima.

I progetti migratori di quel tempo potevano prevedere una forma di permanenza indeterminata nel nuovo mondo, ma non mancavano coloro che organizzavano la loro partenza in un'ottica di temporaneità. Grazie all’aumentata efficienza dei trasporti via mare, infatti, generata dall’applicazione dell’energia del vapore prima e del motore a scoppio poi, coloro che partivano potevano fare ritorno in patria molto più spesso di quanto era accaduto nel passato.

L’aumentata frequenza dei ritorni generò un tipo di emigrazione del tutto nuova, seppure limitata numericamente. Nacquero cioè dei flussi di manodopera stagionale che collegavano le due rive opposte dell’Atlantico.

Gli immigrati temporanei organizzavano il loro viaggio partendo dal presupposto che sarebbero tornati per poter costruire, con ciò che avevano guadagnato, una casa e magari poter comprare un assetto di terra da coltivare. Erano costituiti da una massa di lavoratori stagionali che cercavano di sfruttare le stagioni più favorevoli nella terra d'origine per poter coltivare e facevano ritorno negli Stati Uniti nei periodi di calo di lavoro, offrendo una manodopera a basso prezzo, almeno per gli standard di oltreoceano. Il fenomeno migratorio contribuì all'aumento delle rimesse inviate in Italia dagli emigrati. Il denaro consentì all'economia italiana un riassetto e un riequilibrio.

Questa emigrazione di massa consentì di alleviare la povertà delle campagne italiane e contribuì a far crescere l'economia nazionale, perché gli emigranti, a prezzo di grandi sacrifici, inviavano a casa i loro risparmi. Comunque le numerose partenze dalla nostra nazione costituivano soltanto un frammento del grande flusso di spostamenti verso gli Stati Uniti e l'America latina che avvenne nella seconda metà dell' 800.

Possiamo così riassumere brevemente le caratteristiche dell’emigrazione italiana di questo primo quarto di secolo considerato: un’emigrazione in rapido sviluppo,che scopre progressivamente gli sbocchi oltre oceano in particolar modo quelli latino americani; un’emigrazione di forza lavoro in cui le professioni agricole acquistano un’importanza sempre più notevole, trascinando con sé una consistente percentuale di espatri femminili,con un andamento soggetto a forti oscillazioni annuali.

Le donne emigravano in proporzioni diverse dalle varie regioni italiane, spinte sia dalla lunga assenza degli uomini sia dalle opportunità di lavoro createsi all’estero. Comunque, quando le donne italiane lasciavano la patria, seguivano la stessa direzione dei loro mariti.

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III

L' OCEANO

TRA

AMERICA ED EUROPA

1. Il mito Americano

Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo l' epicentro della rivoluzione urbana si sposto oltre l' Oceano Atlantico dove sorsero le nuove città dell' età contemporanea.

La città simbolo di questa fase è New York, ma quella che conobbe un' altissima crescita demografica fu Chicago, centro industriale commerciale e ferroviario di grande ampiezza. Il suo incremento demografico era dovuto ad un incessante flusso migratorio che arrivò a raggruppare in un' unica città ben 35 gruppi etnici. Chicago appariva una città industrializzata e commerciale, ma racchiudeva una fascia di popolazione che viveva in condizioni di povertà estrema.

Il mito americano si diffuse rapidamente tra la popolazione europea grazie soprattutto al racconto di coloro che avevano già vissuto, o stavano vivendo, l' esperienza dell' emigrazione. Furono le lettere, ma anche le tante testimonianze, i racconti diretti degli emigranti di ritorno dagli USA, che fecero spesso da tramite diretto per l'emigrazione dei loro compaesani. La conoscenza di coloro che avevano vivevano o avevano vissuto un' esperienza di lavoro resero note a coloro che erano rimasti in patria le nuove possibilità offerte dagli Stati Uniti, come ad esempio la forte disponibilità di posti di lavoro, e naturalmente i salari più elevati. Insieme a questi elementi positivi non mancavano i racconti di disagi e difficoltà che la vita in un paese diverso comportava.

Le informazioni che venivano date vennero valorizzate dal concreto invio dalle così dette: "rimesse", ovvero il denaro inviato a casa dagli emigrati, da parte di coloro che avevano trovato fortuna nel Nuovo Mondo. Questa valuta, oltre ad essere la testimonianza dei guadagni che l' America offriva, dimostrava anche la possibilità di poter risparmiare traendo parte di denaro dal salario.

Pertanto l' America rappresentava la terra delle opportunità dove potersi recare anche temporaneamente per poter guadagnare abbastanza denaro da riutilizzare al ritorno in patria. In questa fase la scelta di insediarsi stabilmente oltreoceano era decisamente minoritaria.

38 1.1 La realtà americana

La vita oltreoceano comunque non aveva solo caratteristiche positive. La popolazione immigrata dovette subire profonde e difficili situazioni di adattamento e assimilazione della realtà americana. Tutto ciò era contornato da pregiudizi e caratteristiche negative con cui una persona proveniente da uno stato europeo, piuttosto che da un altro, veniva etichettata. Non fu facile unire uomini e donne divisi da lingue e tradizioni secolari.

Difficili furono, soprattutto, le condizioni di vita degli Italiani negli Stati Uniti d’America, dove gli emigranti si trovarono in contatto con una popolazione diversa per lingua e spesso anche per religione. Meno dure furono le condizioni degli emigrati italiani nell’America Latina, sia perchè la lingua era più vicina alla nostra e la religione cattolica, sia perchè non esistevano operai specializzati come al Nord e questo permetteva una più facile integrazione. Molti partivano poveri e si arricchivano con l’agricoltura, il commercio, l’industria.

Gli Italiani rimasti in patria, contrari o favorevoli che fossero, vissero il fenomeno come una sorta di trauma collettivo, perciò la pressione dell’opinione pubblica spinse il governo a fare qualcosa per alleviare i disagi degli emigrati e le condizioni di viaggio. Il Governo italiano si decise ad emanare una Legge sull’Emigrazione, che fu promulgata il 31 gennaio 190129 e che disciplinò il trasporto degli emigranti con norme ben precise per impedire ogni speculazione. Sicurezza, igiene, comodità, tariffe di passaggio furono regolamentati e fu affidato ad un Commissario per l' emigrazione il controllo dei flussi migratori30.

L' emigrazione non è avvenuta senza contrasti; crisi economiche, conflitti internazionali, leggi che limitavano il numero degli immigrati influirono periodicamente sul movimento dei lavoratori. Diverse furono le leggi restrittive poste all' ingresso in America per gli immigrati. Negli Stati Uniti si stava diffondendo una corrente di opinione sfavorevole all' immigrazione, proprio a causa del fatto che i lavoratori europei potevano causare una grande concorrenza nel mercato americano. I lavoratori provenienti dall' Europa pur di guadagnare, erano disposti ad accettare salari molto inferiori rispetto agli autoctoni.

Per queste crescenti difficoltà, contro cui persone sprovvedute non sapevano trovare vie d' uscita, il governo italiano stipulò con quello americano l' apertura del Commissariato federale per l' immigrazione. Nel giugno del 1894 venne aperto presso il Commissariato

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Legge 31 gennaio 1901 n.23 sull'emigrazione. 30

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federale dell' immigrazione un ufficio nel quale venivano fornite tutte le indicazioni raccolte dalle autorità federali, emananti dagli uffici di Stato, dalle linee ferroviarie, da corporazioni e da individui, offerte di stabilimento e di lavoro. Vi erano quindi a disposizione della popolazione italiana due agenti che avevano il compito di istruire i nostri migranti e porgere loro suggerimenti utili per trovare un' occupazione.