Il mare oltre la zona in cui può penetrare la luce solare non è totalmente buio, ma esiste una quasi impercettibile e pulsante luminosità, prodotta dagli organismi viventi in questo ambiente estremo. Questa debole luce è particolarmente ricono-scibile tra i 1000 e i 4000 metri di profondità e la si può osservare in ogni mare del pianeta. I pesci che occupano questa fascia sono forniti di dispositivi luminosi, i fotofori, in grado di emettere un chiarore intermittente. La luce viene generata in due differenti parti del corpo: in cellule ghiandolari o in speciali alloggi occupati da batteri luminosi simbionti. I Stomatidi e i Mictofidi producono luce mediante le cellule ghiandolari, appartiene ai primi il Chauliodus sloani, ai secondi il Mauro-licus muelleri presente anche nel Mediterraneo, dove con particolari condizioni di
correnti e temperatura può risalire fino alla superficie. La collocazione dei fotofori generalmente è diversa tra il maschio e la femmina, probabilmente con una funzio-ne legata al riconoscimento dei diversi sessi. I pesci abissali con luminosità derivata da batteri simbionti appartengono ai Macruridi e a certe specie di merluzzi abissa-li. In questa simbiosi il pesce mette a disposizione dei batteri le sostanze alimentari e l’ossigeno, mentre i secondi forniscono la luminosità. I modelli rappresentano le seguenti specie:
1. Argyropelecus hemigymnus cocco, prodotto in quattro esemplari 2. Belonepterois viridensis roule
3. Ceratocaulophryne regani roule & angel
4. Chauliodus sloani blocH & ScHneider
5. Chiasmodon niger Y. J. JonSon 6. Diaphus rafinesquei (cocco) 7. Electrona rissoi (cocco)
8. Eupharynx palecanoides Vaillant 9. Gigantactis macronema regan
10. Lasiognathus saccostoma regan
11. Linophryne arborifera regan
12. Linophryne argyresca regan & trewaVaS
13. Maurolicus muelleri (garMan) 14. Melanocetus johnsonii güntHer
15. Melanocetus johnsonii mentre sta divorando un Lampanyctus crocodilus 16. Notoscopelus elogatus (coSta)
17. Photostomias guernei collett
18. Stomias boa riSSo
Oggi, a distanza di trent’anni, i modelli dei pesci abissali si possono ancora ammirare negli spazi espositivi del Museo di Storia Naturale. Arrivati alla sala de-dicata al muoversi nell’acqua attraversiamola fino ad un piccolo vano, semibuio, dedicato alla vita negli abissi. Qui un pulsante ci permette di illuminarli o di la-sciarci attrarre dalla tenue luce dei fotofori.
Tav. 1
Fig. 1 Argyropelecus hemigymnus CoCCo, vive tra i 200 e i 550 metri di profondità nel Mediterraneo e nell’At-lantico; Fig. 2 Chiasmodon niger Jonson, vive nell’Oceano Atlantico fino a 2500 metri di profondità ed è in grado di divorare pesci grossi il doppio della sua mole, a tal scopo riesce a spostare il cuore e a rovesciare in fuori le branchie; Fig. 3 Belonepterois viridensis Roule, vive nel Mediterraneo ad una profondità di 1500 metri;
Fig. 4 Diaphus rafinesquei (CoCCo), vive in Atlantico e nel Mediterraneo tra i 700 e i 1000 metri di profondità;
Fig. 5 Ceratocaulophryne regani Roule & Angel, vive nell’Oceano Atlantico ed Indiano tra i 1000 e i 4000 metri di profondità; Fig. 6 Electrona rissoi (CoCCo), vive tra i 700 e i 1000 metri di profondità, diffuso nel Mediter-raneo, nell’Atlantico orientale e nell’Oceano indiano; Fig. 7 Eupharynx palecanoides VAillAnt, vive tra i 1000 e i 4000 metri di profondità; Fig. 8 Maurolicus muelleri (gARmAn), cosmopolita, vive tra i 300 e gli 800 metri di profondità.
Tav. 2
Fig. 1 Linophryne argyresca RegAn & tRewAVAs; Fig. 2 Melanocetus johnsonii güntheR, vive fra i 3000 e i 4000 metri di profondità, lo stomaco è capace di dilatarsi per ingerire prede maggiori delle sue dimensioni. I maschi si attaccano alle femmine fino a diventarne una vera e propria appendice con l’unica funzione di produrre sper-ma per fecondare le uova; Fig. 3 Lasiognathus saccostosper-ma RegAn, vive tra i 2500 e i 3800 metri di profondità;
Fig. 4 Gigantactis macronema RegAn, vive tra i 1500 e i 2500 metri di profondità; Fig. 5 quattro esemplari di Ar-gyropelecus hemigymnus CoCCo; Fig. 6 Linophryne arborifera RegAn, vive tra i 300 e i 4000 metri di profondità;
Fig. 7 Chauliodus stolani BloCh & sChneideR, vive tra i 1000 e i 1800 metri di profondità; Fig. 8 Notoscopelus elogatus (CostA), vive nel Mediterraneo, soprattutto nel Mar Ligure tra i 700 e i 1000 metri di profondità; Fig. 9 Stomias boa Risso, vive nel Mediterraneo e nell’Atlantico tra i 1000 e i 1200 metri di profondità.
bibliograFiadiriFeriMentoperlarealizzazionedeiModelli
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Martello.
Introduzione
Centinaia di “intrusi”, insetti e non, hanno trovato all’interno del tessuto ur-bano le condizioni ambientali ottimali per il loro sviluppo e insediamento, alcuni come veri e propri parassiti, altri viventi a spese delle più svariate sostanze quali tessuti, derrate alimentari, carta e legnami in opera. Questa convivenza forzata, ricca di numerose problematiche, porta allo scontro diretto che si esprime come lotta agli infestanti. Vogliamo in questa sede riflettere sulla valenza ecologica di questo scontro, analizzando le definizioni, le metodologie e le motivazioni della disinfestazione definendo la professionalità di vi opera.
Definizioni
Innanzitutto è necessario far chiarezza circa i termini che verranno utilizzati nel corso della trattazione.
Per disinfestazione si intende l’insieme delle operazioni volte all’eliminazione o alla riduzione degli animali infestanti (generalmente artropodi e muridi) e dei danni conseguenti alla loro attività. Ma cos’è un infestante? Il termine deriva dal latino infestus e indica ciò che offende, che danneggia. Dire infestante, significa quindi portare il soggetto a cui si riferisce il termine ad avere una connotazione in-trinsecamente negativa, attribuendogli una sorta di ostilità. Verrebbe da chiedersi, ostili per chi? Sorge, in connessione a questa seppur superficiale analisi linguisti-ca, il tema spesso discusso dell’antropocentrismo, ovvero della naturale tendenza dell’essere umano ad attribuirsi una sorta di estraneità al mondo animale in virtù La questione delle questioni per il genere umano, il problema che sta sopra a tutti i problemi, ed è più profondamente interessante che ciascun altro, consiste nella indicazione precisa della posizione che l’uomo occupa in natura, e dei suoi rapporti con l’insieme delle cose create.
Thomas Henry Huxley, Il posto dell’uomo nella natura, 1863