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I rifugi

Nel documento Homelessness e mascolinità in Giappone (pagine 75-79)

PARTE III. MISURE POLITICHE IN MERITO ALLA HOMELESSNESS

3.2 Misure per gli uomini senzatetto

3.2.1 I rifugi

I “progetti di sostegno all’autosufficienza dei senzatetto” (ホームレス自立支援事 業, hōmuresu jiritsu shien jigyō) includono dei rifugi che vengono utilizzati come passaggio intermedio al fine di tornare a far parte della società. Essi sono generalmente noti come “centri di supporto per l’autosufficienza” (自立支援センター, jiritsu shien sentā), mentre i “progetti di rifugi di emergenza” (ホームレス緊急一時宿泊事業, hōmuresu kinkyū ichiji

shukuhaku jigyō, o anche シ ェ ル タ ー 事 業 , sherutā jigyō) forniscono un riparo

temporaneo e servono per poter rimuovere dai parchi i senzatetto. Questi rifugi sono

180 Tsutsumi Kaori, Hōmuresu sutadīzu he no shōtai, in Hōmuresu sutadīzu: Haijo to hōsetsu no riariti,

Mineruwa Shobō, Kyoto, pp. 1-32

181 I pagamenti per l’assistenza pubblica variano a seconda delle circostanze e della regione, ma solitamente

una singola persona può ricevere circa 80-90.000 yen al mese più un massimo di 40.000 yen per l’affitto, per un totale di circa 130.000. Al contrario, anche se la stima del governo di 25.000 senzatetto è risultata accurata, il budget ampliato del 2003 risulta di circa 100.000 yen pro capite, ovvero circa il 6% di quanto verrebbe a costare se tutte quelle persone ricevessero assistenza pubblica.

182 Gill Tom, Whose Problem? Japan’s homeless people as an issue of local and central governance, The Political

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spesso indicati con il termine kinkyū ichiji hinanjo ( 緊 急 一 時 避 難 所 , “rifugi di emergenza”).183

Il termine jiritsu shien è tutt’ora incluso in tutti i documenti politici sui senzatetto e nel titolo della nuova legge sull’assistenza a chi non ha una dimora. Il concetto stesso di

jiritsu shien implica che i beneficiari non sono dei fallimenti senza speranza, ma che

semplicemente hanno bisogno di un aiuto per tornare ad essere autosufficienti.184

I primi centri di supporto sono stati aperti a Osaka nel 2000. Successivamente sono stati costruiti a Tokyo nel 2001, a Nagoya nel 2002 e a Yokohama nel 2003. L’obiettivo comune di tutti i rifugi è quello di rimuovere i senzatetto dalla strada, risolvere i loro problemi di salute e igiene, ripristinare in loro uno spirito di rispetto per sé stessi e aiutarli a tornare all’interno della società: se possibile, attraverso un lavoro ed una vita indipendente, oppure facendo ricorso al programma Seikatsu hogō. Generalmente, i senzatetto sono autorizzati a rimanere nei rifugi per un periodo di tre mesi, estendibile a un massimo di sei o occasionalmente di sette mesi. I mesi extra servono per poter migliorare la propria salute e l’aspetto fisico, partecipare ai colloqui di lavoro, ottenere un’occupazione, guadagnare e risparmiare abbastanza soldi per lasciare il rifugio e trasferirsi in un appartamento.185

Una delle principali differenze tra i rifugi di emergenza e i centri di supporto per l’autosufficienza è il modo in cui vengono ammessi i senzatetto. Nei rifugi di emergenza di Osaka e Nagoya viene ammesso chiunque mostri la volontà di abbandonare la sua baracca o tenda. Al contrario, i senzatetto non possono essere ammessi in un centro di supporto senza un rinvio emesso dall’ufficio di assistenza locale (福祉事務所, fukushi jimusho). Il rinvio viene ottenuto solitamente dal senzatetto che, recatosi in ufficio, riesce a dimostrarsi come candidato ideale per un centro di supporto. Altre volte i rinvii vengono

183 Kumazawa Osamu, Hōmuresu jiritsu shien seisaku, Waseda Daigaku Shakai Kagakubu, 2005

184 Gill Tom, Whose Problem? Japan’s homeless people as an issue of local and central governance, The Political

Economy of Governance in Japan, Glenn Hook, London and New York Routledge, 2004, p. 201

185 La necessità di pagare un anticipo di circa sei mesi di affitto comporta un notevole ritardo tra la ricerca

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emessi dagli operatori di sensibilizzazione che visitano i quartieri dei senzatetto in cerca di persone adatte.186

La situazione a Tokyo è piuttosto diversa poiché i rifugi di emergenza conducono ai centri di supporto, i quali portano, a loro volta, ad un posto di lavoro o al beneficiare delle prestazioni sociali. Gli uffici di assistenza locali sono quindi riluttanti nell’indirizzare le persone ai centri di supporto, poiché molti senzatetto spesso non riescono ad ottenere un lavoro e finiscono per fare affidamento solo sui servizi di assistenza sociale – parte dei cui costi deve essere sostenuta dal comune stesso. Di conseguenza, i centri di supporto di Tokyo operano spesso molto al di sotto delle proprie capacità e gli enti assistenziali e gli assistenti sociali tendono a dare la priorità a coloro che sembrano essere in grado di trovare lavoro rapidamente.187 Oltre ai rifugi di emergenza e ai centri di supporto, esiste

una terza istituzione chiamata la “casa di gruppo”, una residenza condivisa in cui i senzatetto vengono formati professionalmente per poter poi avere accesso ad una vita indipendente e a un lavoro stabile.

Tabella 5 La gestione dei senzatetto a Tokyo

Il passaggio finale per arrivare ad avere una vita indipendente è difficile da realizzare a causa di determinate barriere che limitano i senzatetto in cerca di un lavoro.

186 Gill Tom, Whose Problem? Japan’s homeless people as an issue of local and central governance, The Political

Economy of Governance in Japan, Glenn Hook, London and New York Routledge, 2004, pp. 201-202

187 Hirayama Yosuke, Ronald Richard, Housing and Social Transition in Japan, Routledge, Londra, 2012, p.

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Con la disoccupazione intorno al 2,4%188, ci sono molte altre persone non senzatetto in

cerca di un’occupazione che hanno la precedenza. I pregiudizi sociali sono ancora molto forti e ammettere di vivere in un rifugio spesso riduce la possibilità di essere assunti. Di conseguenza, le tipologie di impiego a cui i senzatetto riescono ad avere accesso sono malpagate e instabili. Molti senzatetto si trasferiscono in alloggi convenzionati con il lavoro e, per questo motivo, molto spesso finiscono nuovamente per strada dopo essere stati licenziati. Inoltre, gli uomini delle Yoseba sono spesso abitualmente o addirittura ideologicamente non inclini a lavorare regolarmente o a risparmiare denaro, anche se il “ritorno alla società tradizionale” richiede loro di farlo.

Coloro che non riescono a trovare un lavoro hanno tre opzioni: fare ricorso nuovamente all’assistenza sociale, rimanere in un rifugio o tornare in strada. I centri di supporto cercano di risolvere questi problemi attraverso la consulenza lavorativa e consigliando uno stile di vita appropriato, ma raramente hanno successo.189

Tabella 6 Programmi di assistenza sociale per i senzatetto e numero di utenti (fino al 2005) a Tokyo

188 OCSE: https://data.oecd.org/unemp/unemployment-rate.htm (consultato il 5 Giugno 2020)

189 Hirayama Yosuke, Ronald Richard, Housing and Social Transition in Japan, Routledge, Londra, 2012, pp.

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Nel documento Homelessness e mascolinità in Giappone (pagine 75-79)

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