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Il protocollo Detox di Greenpeace - che impone di eliminare entro il 2020 undici gruppi di sostanze tossiche dal ciclo di produzione tessile - non solo conquista nuove aziende (in gran parte pratesi), ma si "allarga" anche agli studenti delle scuole di moda, cioè a coloro che presto saranno chiamati a progettare abiti e accessori prestando massima attenzione alla sostenibilità dei processi.

Nasce così il progetto "The Time is now" promosso da Istituto europeo di design (Ied), Consorzio implementazione Detox (Cid) guidato dal pratese Andrea Cavicchi e Greenpeace Italia, che porterà 16 studenti Ied, selezionati tra quelli che frequentano le sedi di Milano, Roma, Firenze, Torino, Venezia, Cagliari e Como, a realizzare cinque mini-collezioni di moda uomo eco-friendly. La presentazione dei capi avverà in occasione di Pitti Uomo del prossimo giugno.

In vista di quel traguardo gli studenti cominciano la fase di studio e avvicinamento al tema della moda sostenibile: il prossimo 7 gennaio faranno un tour alla scoperta del distretto di Prato, visitando aziende impegnate in Detox e laboratori che fanno analisi e ricerche nel tessile-abbigliamento.

«Desideriamo contribuire attivamente, mettendo a disposizione tutta la nostra esperienza produttiva, affinché si possa finalmente progettare capi o accessori

realmente ecosostenibili», spiega Cavicchi. «Abbiamo inoltre l'impegno di promuovere una vera economia circolare - aggiunge - attraverso l'utilizzo di materie di recupero e di capi rigenerati. Sarà fondamentale che la progettazione nel futuro sia sempre più orientata al riuso degli stessi o delle materie prime utilizzate».

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26/12/2018 10:25 Sito Web

38 IED - Rassegna Stampa 17/12/2018 - 10/01/2019

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Un box di cardatura

Da lavorazione poco prestigiosa, seppur con origini antichissime, ad asset per il rilancio del distretto nel mondo. I tempi cambiano, il tema green è sempre più attuale nell'industria del fashion, dove sta crescendo nei consumatori una certa sensibilità al rispetto dell'ambiente. Questo contesto sta spingendo i produttori tessili di Prato a valorizzare il riutilizzo della lana cardata, come punto di forza in ambito di economia circolare, grazie alla produzione di tessuti rigenerati. Per comprendere l'importanza della lana cardata per il distretto toscano (quella che solitamente viene riciclata), basta tener presente che, secondo un report del Centro studi di Confindustria Toscana nord, nel 2014 l'84% delle esportazioni nazionali di questa fibra in quantità era a opera della città, con punte del 90% solo dieci anni prima.

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Un'immagine Cernita Stracci

A livello mondiale, invece, se nel 1999 Prato esportava il 50,6% della quantità di tessuti di lana cardata, nel 2017 questa percentuale si è ridotta al 31,7% a oltre 40 milioni di chilogrammi, continuando comunque a rimanere impattante. In generale, come spiega uno studio sulla materia di European outdoor group, della quantità totale di vestiti donati dai consumatori per il riciclo, il 5% sono di lana. Il distretto di Prato elabora da solo circa 22 milioni di kg di cardato (dato 2015) di materiali tessili primari post-consumo e pre-consumo. «L'evoluzione della sensibilità per i temi ambientali ha fatto sì che la vocazione di Prato per il riutilizzo delle fibre, di lana in particolare, un tempo considerata poco

prestigiosa, sia diventata straordinariamente di tendenza», ha spiegato a MFF Andrea Cavicchi, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana nord, associazione che oltre alla città tessile comprende anche le provincie di Pistoia e Lucca.

Materie prime tessili

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E proprio su questi temi, all'ente toscano, affiancato dal laboratorio per le analisi industriali Buzzi lab, è stato affidato il compito di coordinare, nell'ambito della sessione sull'economia circolare, il tavolo sul riutilizzo della lana durante l'ultima conferenza internazionale di Textile exchange. Una due giorni milanese andata in scena a fine ottobre scorso, promossa dall'Organizzazione per la sostenibilità nel tessile nata in Texas, ma oggi diffusa a livello

internazionale. «Oltre a ospitare a Prato una delegazione dei partecipanti, abbiamo presentato lo studio realizzato da Buzzi lab in collaborazione con Cid-Consorzio italiano Detox (per la gestione della sostenibilità ambientale nelle imprese moda, anche questo con sede a Prato e dove lo stesso Cavicchi è presidente, ndr) sull'utilizzo sicuro dei prodotti riciclati, offrendo un contributo qualificato alla discussione. Il tema del riutilizzo delle fibre è più che mai di attualità: a Prato siamo degli specialisti ma dobbiamo farlo sapere di più e valorizzare le nostre competenze», ha poi proseguito l'imprenditore, aggiungendo: «Sono tantissime le aziende che riciclano la lana e, anche se all'esterno si percepiscono poco, hanno grande impatto. In passato il riutilizzo serviva per spuntare un prezzo minore, oggi invece è diventata una leva di marketing. Le tipologie di riciclo della lana sono due: da post consumo, ovvero partendo da capi finiti di lana cardata e da pre consumo, riutilizzando gli scarti di lavorazione, modalità per esempio usata con il cashmere, ma anche per la lana pettinata».

L'idea di riciclare questa fibra animale ha origini antiche, quando la corporazione dell'Arte della Lana di Firenze obbligò Prato a lavorare le fibre più corte, quindi meno pregiate. In seguito la città toscana si specializzò prima solo con la produzione di coperte, poi, con la seconda guerra mondiale, con i cappotti militari che furono la sua fortuna tessile. Il boom del riciclo fu vissuto dopo gli anni Cinquanta, quando, soprattutto dagli Stati Uniti, arrivavano capi usati, di cui due terzi circa venivano controllati, lavati e rivenduti come vintage, e la parte restante invece riciclata. Ma perché Prato oggi è un'eccellenza mondiale in questo settore? «Tutte le fasi della filiera sono presenti ed è l'unico caso, a parte qualche realtà in India, di distretto veramente specializzato. In generale è poi una filiera complessa da riprodurre, che comprende tante fasi, dalla cernita alla selezione per fibra, lunghezza e colore, alla pulizia per immettere nuovamente sul mercato le fibre come se fossero vergini, tranne che per la presenza del colore», ha sottolineato Cavicchi.

Magazzino tessuti greggi

Ma quali saranno le sfide per il 2019 e gli anni a venire? «Dobbiamo inserirci con autorevolezza in questo filone, collaborando fra i vari attori del distretto come abbiamo fatto per esempio tra Confindustria Toscana Nord e Astri-Associazione tessile riciclato italiana, l'ultima nata a Prato, che raggruppa oltre 160 realtà. Nello stesso tempo, accanto alla promozione e alla valorizzazione dobbiamo continuare nel nostro impegno per rendere questa attività più agevole e proficua per le aziende. I capitoli aperti sono molti: dalla classificazione degli scarti di lavorazione come sottoprodotti, oggi resa complessa da una burocrazia eccessiva, fino alla necessità di creare per i prodotti di riciclo un mercato più

LINK: https://fashionunited.it/news/moda/ied-e-detox-lanciano-il-progetto-the-time-is-now/2018123118987

Ied e Detox lanciano il progetto The

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