Con il termine “fantasia” [Phantasie], Husserl designa una serie di fenomeni e di caratteristiche del riferimento profondamente differenti dal punto di vista fenomenologico. D’altra parte, sotto lo stesso tito-lo spesso si raccolgono fenomeni che rientrano in un insieme talmente ampio da comprendere diversi casi del farsi un’immagine, un’idea o una rappresentazione di qualcosa assente e a volte inesistente: farsi un’immagine mentale di un oggetto reale o finzionale, rivedere nella memoria un evento passato, immaginarsi un evento futuro probabile o improbabile, assumere una circostanza impossibile a realizzarsi o un evento non accaduto come se invece si fosse realizzato, associare ad un oggetto o stato di cose della realtà un valore arbitrariamente scelto. Le proprietà del riferimento della fantasia possono, inoltre, esser riunite in una stessa classe con quelle d’altre attività mentali diverse, come comprendere qualcosa senza affermarla o negarla, riflettere nella pro-pria mente su qualcosa senza impegnarsi a credervi 1.
All’equivocità, che accompagna l’uso del termine, bisogna aggiun-gere che Husserl non parla sempre dello stesso atto e della stessa spe-cie di riferimento nei suoi studi sulla “Phantasie”, oltre alla considera-zione ovvia che i risultati che ottiene dall’analisi dei diversi tipi di “Phantasie” sono soggetti a cambiamenti nell’evoluzione della stessa fenomenologia. Il risultato è che spesso Husserl designa con lo stesso termine funzioni differenti degli atti della fantasia, se non atti o loro caratteristiche di genere differente, oppure chiama con nomi diversi uno stesso fenomeno in periodi diversi.
Il presente capitolo si concentra esclusivamente sul fenomeno che equivale all’attività che dal senso comune è definita come farsi l’imma-gine mentale di qualcosa. In altre parole, assumo che le cosiddette im-magini mentali forniscano un esempio delle imim-magini di fantasia, cor-relate agli atti dell’immaginazione. Si tratta, allora, di studiare il senso e la struttura dell’atto con cui ci si riferisce a qualcosa attraverso un’immagine che non possiede un supporto materiale e che non s’in-scrive nell’ambiente percettivo allo stesso modo dell’immagine fisica. Husserl ha elaborato due teorie principali di questo modo del rife-rimento, a partire dalle Lezioni del 1904-05, che tendono a colmare un
vuoto dell’analisi delle Ricerche Logiche, in cui la fantasia è spesso no-minata, ma poco studiata nella sua struttura. Saranno queste due teo-rie ad essere studiate in questo capitolo.
1 – La descrizione fenomenologica della “Phantasie”
L’oggetto delle analisi delle Lezioni del 1904-05 è la fantasia, intesa come Phantasievorstellung, vale a dire come atto oggettivante intuitivo con il quale ci si riferisce ad un oggetto, che appare nelle proprietà intese dal senso dell’atto. Husserl, dunque, studia la forma apprensio-nale specifica di ogni atto appartenente alla specie Phantasie, in funzio-ne della quale al senso di ogni atto di fantasia corrisponde l’appariziofunzio-ne mentale di un oggetto che ne è il referente 2. Lo studio della struttu-ra dell’atto s’accompagna alla descrizione della struttustruttu-ra fenomenica dell’oggetto fantasticato, in modo da evidenziarne le differenze rispetto al senso delle apparizioni della percezione e delle immagini fisiche. Il tema dell’analisi, allora, è sia la specie [Art] e la forma [Form] del ri-ferimento degli atti della fantasia sia la struttura di ciò che appare e contribuisce all’intuizione dell’oggetto fantasticato.
Data quest’impostazione, la teoria fenomenologica che Husserl in-tende elaborare si discosta dalle spiegazioni dei fenomeni di fantasia, che ne rintracciano le caratteristiche specifiche in differenze d’origine nelle facoltà psicologiche di produzione delle rappresentazioni o in differenze descrittive del fenomeno della fantasia rispetto ad una qual-siasi percezione, una volta presupposto che le rispettive apparizioni siano causate dagli stessi stimoli. Secondo le spiegazioni del primo ti-po, l’apparizione di un oggetto nella fantasia sarebbe un’immagine mentale dotata di gradi di pienezza intuitiva [Fülle] e di vivacità
[Leib-haftigkeit] molto bassi, che condizionano il modo in cui l’oggetto
ap-pare alla mente. L’immagine mentale risulta inevitabilmente lacunosa rispetto alla quantità minima di proprietà che un’apparizione dell’og-getto deve mostrare, perché se ne possa avere un’intuizione soddisfa-cente. Se si effettua un confronto tra un’apparizione di fantasia e una percettiva di uno stesso oggetto, mediamente la prima risulta povera di determinazioni, di differenze di contenuto intuitivo rispetto alla secon-da, che è più ricca di momenti che mostrano le proprietà corrispon-denti dell’oggetto. L’immagine di fantasia sarebbe, dunque, l’immagine dell’apparizione di un oggetto alla mente, che possiede un basso gra-do di intensità del contenuto intuitivo, poiché progra-dotta da un’attività che non prevede la presenza dell’oggetto, come nella percezione.
Per le teorie che fondano la spiegazione sulle differenze descritti-ve rispetto alla percezione, indescritti-vece, un’immagine di fantasia è l’appari-zione di un oggetto alla mente, le cui proprietà cromatiche e di forma
variano in modo discontinuo in dipendenza da uno stimolo costante. L’immagine dell’oggetto viene alla mente come un’apparizione fluttuan-te, che appare e scompare ad intervalli irregolari. Gli aspetti di una percezione visiva, invece, relativi al colore e alla forma dell’oggetto, du-rano in modo continuo e costante, poiché le sensazioni rimangono in-variate quanto ad intensità e pienezza a fronte di uno stimolo o una se-rie di stimoli sufficientemente stabili. Inoltre, le apparizioni della per-cezione visiva non appaiono in modo intermittente, ma formano una serie continua che s’interrompe solo nel caso in cui siano gli occhi dell’osservatore a chiudersi. Non è possibile in nessun altro modo cau-sare una variazione arbitraria che incida sulla stabilità e continuità della loro apparizione, almeno in condizioni ordinarie di percezione.
Secondo Husserl, questo modo di caratterizzare la fantasia è però insufficiente. Le differenze relative all’intensità e all’estensione intuitive dei momenti dell’immagine di fantasia non hanno nessun valore distin-tivo nei confronti di fenomeni d’altra specie. Innanzi tutto, esse non occorrono in ogni immagine di fantasia, che anzi può anche apparire con gradi sufficientemente elevati di pienezza e stabilità da offrire un’intuizione soddisfacente dell’oggetto. Inoltre, le spiegazioni basate sulle differenze relative all’intensità dell’apparizione o al modo in cui una fantasia viene alla mente vertono sull’immagine mentale dell’ogget-to, piuttosto che sull’oggetto fantasticato. Anche ammesso che l’imma-gine di fantasia consista in un’immal’imma-gine in senso stretto, le spiegazioni discusse in precedenza sembrano trascurare il carattere intenzionale della fantasia. L’immagine che appare alla mente non è in nessun caso il referente dell’attività intenzionale del fantasticare. Essa è un modo di far apparire un oggetto, che non coincide secondo tutti i rispetti con l’immagine della mente. Un esempio è sufficiente a chiarire questa obiezione. Una fantasia e una percezione possono far apparire lo stesso oggetto, riconosciuto come tale nonostante le differenze contenutisti-che nei due casi. Se s’immagina di camminare verso una casa di cam-pagna vista in precedenza durante una passeggiata, si è anche in gra-do di identificare lo stesso oggetto nell’immagine e nella percezione. Ciò accade, nonostante l’immagine mentale non possa mostrare della casa altro lato all’infuori di quello che vi appare e nonostante sia do-tata di colori e forme dotati di un’intensità inferiore rispetto a quelli dell’apparizione percettiva. Si può dare anche il caso che la casa fan-tasticata e la casa percepita appaiano come se fossero entrambe osser-vate dallo stesso punto di vista, con gli stessi aspetti relativi all’illumi-nazione, al colore ed alla forma. Dunque, da un lato, l’immagine men-tale e la percezione mostrano uno stesso oggetto, che ne è il referen-te in funzione dell’attività inreferen-tenzionale alla quale entrambe sono cor-relate. Dall’altro, non è possibile affermare che lo stesso oggetto appaia nei due casi con lo stesso senso. È necessario spiegare, allora, che cosa
renda un’immagine mentale un modo di riferimento ad un oggetto e quale sia la forma specifica del riferimento, che la rende differente da un’apparizione della percezione. Per questa ragione, non è possibile spiegare la fantasia considerando l’immagine mentale stessa come il referente dell’osservatore. La descrizione delle differenze di vivacità, pienezza e durata deve essere subordinata all’analisi della differenza di specie che individua il senso e il riferimento ad un oggetto attraverso la fantasia 3.
Lo studio del senso e della specie del riferimento della fantasia non esclude la descrizione della struttura dell’apparizione della fantasia. Anzi, l’analisi della fantasia di Husserl procede dalla descrizione del-le condizioni fenomeniche dell’immagine di fantasia, che ne regolano la relazione con l’intero campo visivo.
Se si procedesse altrimenti, secondo Husserl, si rischierebbe di ri-durre l’attività del riferimento di fantasia alla presenza di un’immagi-ne di fronte agli occhi della mente, un’immagi-nella convinzioun’immagi-ne che quest’imma-gine funzioni per la mente come un quadro per gli occhi. Il senso del riferimento figurativo e di fantasia sarebbe considerato della stessa spe-cie, con l’unica distinzione accidentale che in un caso l’immagine si colloca dentro la mente, mentre nell’altro all’esterno. Una simile con-clusione, però, non descrive correttamente le caratteristiche specifiche dell’apparizione di un’immagine di fantasia. L’assenza del supporto, in questo caso, dovrebbe fornire un motivo sufficiente per far cadere l’identificazione con l’immagine fisica. Non si tratta di esempi di una stessa specie di riferimento ad un oggetto assente, distinti solo dalla proprietà del medium del riferimento d’essere intra o extra mentem. Bisognerà, allora, scoprire se all’assenza del supporto non corrispon-da una differenza di senso nel riferimento, in modo corrispon-da avere sufficienti ragioni per considerare l’immagine di fantasia come un’immagine in senso stretto o no.
La descrizione che Husserl fornisce dell’immagine di fantasia di-pende dall’assunzione che l’apparizione di un oggetto nella fantasia non implichi l’esistenza di un’immagine interiore, che si possa guardare nella mente, mentre presuppone necessariamente un atto che si riferi-sca ad un oggetto attraverso la sua apparizione. L’attività intenziona-le specifica, che riceve il nome di Phantasie, è la specie che comprende atti oggettivanti e intuitivi, perché il loro senso consiste nel far vede-re un oggetto fantasticato, in modo analogo agli atti della percezione che permettono all’osservatore di vedere un oggetto, senza presupporre l’esistenza di immagini mediatrici nella mente di chi guarda 4.
2 – Le condizioni fenomeniche dell’immagine di fantasia
Una figura mitologica di un quadro di Böcklin non appare nel cam-po visivo nel modo in cui la stessa figura, prodotta nella fantasia, vi apparirebbe. La figura di un dipinto appare nella o sulla superficie di un oggetto materiale, sostituendo un’apparizione percettiva dell’oggetto materiale che ne occuperebbe la stessa parte del campo, inquadrata dall’insieme di punti riempiti dall’apparizione della cornice del quadro. Il centauro di un quadro di soggetto mitologico appare all’interno del campo visivo. La sua apparizione s’inserisce nella connessione che lega tutte le apparizioni del campo visivo, nonostante essa non si or-dini in nessuna delle serie che formano i decorsi percettivi, nei quali si mostrano gli oggetti individuati nello stesso ambiente dell’osservatore. L’apparizione di una figura mitologica possiede dei margini, che fun-zionano per l’osservatore da limite all’integrazione dell’oggetto-imma-gine con le apparizioni percettive circostanti. Di norma, è possibile distinguere la sezione del campo in cui appare l’immagine dalle parti che la circondano, nelle quali si estendono le apparizioni percettive degli oggetti. Una distinzione di questo genere non è applicabile ad un’apparizione di fantasia.
In che sezione del campo è possibile collocare l’immagine mentale dello stesso centauro del quadro di Böcklin? Quali punti del campo visivo bisogna assumere come coordinate per individuare una fantasia, un’immagine mentale? Quali relazioni di coesistenza spaziale bisogna assumere per descrivere la posizione dei punti del campo in cui si mo-stra un’immagine di fantasia rispetto ai punti occupati dalle apparizio-ni percettive o figurative? È ancora possibile supporre uno stesso cam-po d’apparizione per la fantasia, la percezione, l’immagine fisica, se l’immagine di fantasia non è dotata di un supporto, che garantisce l’in-serimento e il contrasto dell’immagine fisica con le parti circostanti di uno stesso campo visivo?
Il supporto di un quadro o di una scultura è individuato nello spa-zio e nel tempo attuali, la sua apparispa-zione riempie una determinata estensione del campo visivo. L’apparizione percettiva di un lato qual-siasi del supporto costituisce quella parte della serie continua della percezione, che è sostituita dall’apparizione dell’immagine. Il
Bild-objekt possiede, dunque, il senso di qualcosa che s’inserisce nel
cam-po della percezione, pur contrastandovi. La mancanza di un supcam-por- suppor-to per l’immagine mentale fa supporre che non possa apparire nello stesso campo della percezione o dell’immagine fisica, neanche nella forma del contrasto, dal momento che non c’è nessuna parte del cam-po che cam-possa essere in qualche modo condivisa tra un’apparizione per-cettiva e un’immagine di fantasia.
qua-le s’instaurano qua-le relazioni tra qua-le sue parti interne e qua-le parti d’altre ap-parizioni, allora anche la fantasia deve esserne dotata. A differenza del-l’immagine fisica, però, il campo della fantasia sembrerebbe essere completamente separato da quello visivo in cui si collocano sia le per-cezioni degli oggetti materiali sia le immagini dotate di un supporto 5. «Un percepito e un fantasticato possono giungere all’unità dell’appa-rizione solo uno dopo l’altro, nella forma della successione. In genera-le, il passaggio dall’uno all’altro dà come risultato una discontinuità [...], così il passaggio da una rappresentazione della fantasia, effettuata per un istante, ad una rappresentazione della percezione dà come ri-sultato un salto, un’immensa distanza; in contrasto con la percezione e in un tipo di contrasto contro di questa, la fantasia si mostra come mera finzione» 6.
L’immagine di fantasia di un oggetto non appare in modo da com-penetrare la stessa parte di campo, che ospita l’apparizione di un og-getto materiale. Se l’immagine fisica deriva la propria inattualità dal contrasto con l’apparizione, che si estenderebbe sulla stessa porzione di campo ed alla quale contende l’impiego dello stesso complesso sen-soriale, l’immagine di fantasia possiede il senso di una finzione perché non può mai inserirsi nello stesso campo della percezione. Il contrasto si effettua, dunque, non più tra apprensioni diverse che strutturano apparizioni diverse nella stessa porzione di campo, bensì tra campi differenti, che possono ospitare solo apparizioni dal senso differente e reciprocamente incompatibile. Tra un’immagine mentale e un’appari-zione percettiva sussiste una discontinuità incolmabile, dal momento che non è possibile per le parti corrispondenti dei due campi e delle rispettive apparizioni compenetrarsi [durchdringen]. Infatti, se un’im-magine mentale mostra un oggetto, l’osservatore deve smettere di pre-stare attenzione a ciò che appare nel campo visivo, in modo da coglier-lo con le proprietà che esibisce nella fantasia. Quest’incompatibilità sembra derivare da una necessità: per guardare all’oggetto di un’imma-gine mentale è necessario distogliersi dalla percezione o dalla raffigu-razione di un oggetto.
Il carattere inattuale dell’immagine di fantasia si manifesta ogni vol-ta che sia possibile effettuare un passaggio dalla fanvol-tasia alla percezio-ne e viceversa. Le apparizioni percettive, che si ordinano in un decor-so continuo e concorde, possiedono un valore d’attualità, che non è contestato né dall’interno, se ciascuna corrisponde alle intenzioni e alle attese suscitate dalle apparizioni precedenti, né dall’esterno, se ciò che appare in ciascuna di esse non contrasta con una qualsiasi attesa tipica motivata dall’esperienza. In questo modo, ogni nuovo membro della serie partecipa dello stesso valore d’attualità e contribuisce a confer-mare quello dell’intera serie. Dal momento che qualunque apparizio-ne che fa parte del campo della fantasia non condivide il valore
d’at-tualità di un qualsiasi membro della serie che s’estende nel campo del-la percezione, è impossibile guardare allo stesso tempo l’oggetto di un’immagine mentale e l’oggetto di una percezione.
Secondo la prima teoria che Husserl elabora sulla fantasia, si tratta di un’impossibilità dell’intuizione che coinvolge la differenza tra le unità sensoriali della percezione e della fantasia. Le sensazioni che compongono gli aspetti della percezione di un oggetto materiale e gli aspetti dell’immagine mentale di un oggetto non si ordinano nelle stes-se forme dello spazio e del tempo, dal momento che non occupano gli stessi punti o punti contigui dello stesso campo fenomenico. Infatti, tra le unità sensoriali che corrispondono alle proprietà di un oggetto ma-teriale, che si mostra nella percezione, e le unità sensoriali che corri-spondono alle proprietà di un oggetto della fantasia non sussiste nes-suna sintesi di coincidenza, che possa indurli a fondersi in parti del-l’apparizione di uno stesso oggetto. Se la percezione di un oggetto ma-teriale è il risultato dell’incrocio tra le sensazioni che si estendono su campi sensoriali eterogenei ma compatibili, nessuna intersezione è in-vece possibile tra i campi sensoriali della percezione di un oggetto e i campi delle sensazioni che appartengono ad un’apparizione di fanta-sia. Infatti, non sussiste nessuna continuità nella portata intuitiva di due gruppi di sensazioni che appartengono alla percezione e all’imma-gine mentale di uno stesso oggetto, dal momento che il loro valore è differente. Le sensazioni che fanno parte di una percezione dono a proprietà di un oggetto attuale, mentre quelle che corrispon-dono al colore o alla forma di un oggetto che si mostra in un’immagi-ne mentale non fanno apparire nulla di attuale.
Nel campo visivo della percezione [Gesichtfeld], è possibile isola-re una zona, nella quale tutti i dati visivi che appaiono in un certo istante formano una connessione unitaria d’aspetti, nei quali si mostra un oggetto. Tutte le sensazioni di una certa sezione del campo che co-esistono in un intervallo di tempo apprezzabilmente breve sono attri-buite alle proprietà di uno stesso oggetto. Anche se la sezione di cam-po considerata contenesse dati eterogenei, sarebbe sempre cam-possibile in-dividuarvi un insieme di dati che cadono nella visione di un oggetto corrispondente allo stesso riferimento e che mostrano tutto ciò che in quell’intervallo è possibile per l’osservatore intuire dell’oggetto. Questa sezione forma una frazione del campo visivo [Blickfeld], nella quale si ha una piena intuizione di certi aspetti di un oggetto, che ad un istante dato si ordinano nella forma della coesistenza [Koesistenz] su punti sufficientemente vicini del campo. Ogni apparizione delle proprietà di un oggetto è, inoltre, dotata di una durata. Essa dura in una serie di apparizioni, perché ogni sua parte è vincolata alla posizione occupata nella serie dalle parti dell’apparizione precedente e di quella seguen-te nella forma dell’“uno dopo l’altro” [Nacheinander]. Grazie
all’ordi-namento dei dati sensoriali nelle forme della coesistenza e dell’“uno dopo l’altro”, le apparizioni si ordinano in una successione
[Sukzes-sion], occupando man mano punti diversi del campo. Il Blickfeld
com-prende, dunque, una sezione di contenuti intuitivi di questa successio-ne, che formano già un’unità intuitiva, a partire dalla quale si estende l’apparizione dell’oggetto nello spazio e nel tempo. L’unità della