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Nel Edificio 4 gli interventi di restauro e di conservazione in senso stretto, sono state eseguiti solo nei vani A e D, invece lo studio archeometrico dei materiali costituenti i pavimenti musivi (tessere e malte), è stato esteso anche su tutti i vani mosaicati. Tale scelta, è dovuta sia per la mancanza di tempo che per motivi logistici di scavo ed economici. In oltre, si è intervenuti anche sulla copertura dell’intero edificio, dove per motivi di conservazione, si è optato per la sua asportazione e l’interro momentaneo del sito.

I pavimenti a mosaico dell’Edificio 4, sono stati portati alla luce nelle campagne di scavo tra il 2002-2004 quindi, dal momento del ritrovamento fino ad oggi, non hanno subito alcun intervento conservativo o di manutenzione e per questo, il loro stato di conservazione necessitava l’intervento.

V-III-I- Interventi di restauro nei vani A e D.

In base alla condizione conservativa di entrambi i vani, in primo momento, si è deciso di intervenire sul vano A e nell’anno successivo su quello di D.

Dopo una completa campagna di documentazione grafica e fotografica della superficie musiva; sulla base delle forme di degrado individuate e dei risultati dello studio analitico dei materiali musivi, si è effettuato l’intervento di restauro conservativo.

Innanzitutto, si è ritenuto opportuno bloccare la perdita di tessere dei perimetri esterni del mosaico a causa della loro debole adesione alla malta di allettamento, con l’impiego di una malta di raccordo su tutto il profilo esterno del pavimento. Si è quindi proceduto con una semplice pulitura fisica mediante acqua e spazzole di saggina, che ha permesso di asportare i depositi poco coerenti alla superficie musiva. Successivamente si è eseguita una pulitura chimica, con l’uso dei sali complessanti (che portano in soluzione il carbonato di calcio secondario formatesi sulla superficie musivi), che ha consentito l’alleggerimento delle incrostazioni brune. La miscela ed i tempi di applicazione degli impacchi, effettuati con l’ausilio di polpa di carta, sono stati messi a punto in base alle informazioni analitiche e all’esecuzione di vari saggi di pulitura154. Al termine delle operazioni di pulitura chimica, per evitare di lasciare eventuale tracce di sali solubili, si è eseguito un lavaggio e risciacquo ripetuto delle superficie.

Nelle zone di distacco e successivo rigonfiamento fra i vari strati dell’opera, compreso anche il manto musivo, sono state consolidate mediante iniezioni in profondità di malta fluida composta da calce aerea, carbonato di calcio a grana finissima e pozzolana grigia; quest’ultima ha conferito alla malta una certa idraulicità migliorando così le sue proprietà meccaniche e la sua durabilità in ambiente umido. Tale patologia di degrado, era presente in vari punti, questo è dovuto alla presenza dei pali della tettoia metallica sopra stante, che sollecitavano pressione sulla superficie accelerando così la formazione dei distacchi ed il successivo rigonfiamento delle tessere.

Tenendo conto dell’attuale copertura provvisoria dell’Edificio e soprattutto dei lavori di scavo non ancora conclusi, si è deciso di trattare le lacune presenti, come segue: le piccole lacune sono state integrate con tessere originale appartenente allo stesso vano; le grandi lacune, sono state risarcite con una malta neutra composta da calce aerea, polvere di marmo colorata e piccole percentuali di pozzolana come aggregato e con l’aggiunta in bassa concentrazione di un’emulsione acrilica diluita in acqua con funzione di fluidificante155.

Per quanto riguarda il vano D, anche qui, si è iniziato con la documentazione grafica e fotografica, di seguito, si è proceduto con le operazioni di pulitura (fisica, chimica e meccanica) esaltando i colori delle tessere che hanno permesso di avere un lettura chiara delle decorazione geometriche. La pulitura chimica è stata eseguita (dopo vari saggi di pulitura) mediante impacchi156.

154 La miscela utilizzata era composta da 1 l di acqua, 40 gr di EDTA –sale bisodico-, 30 gr di carbonato di ammonio e

5 ml di Desogen. I tempi di applicazione degli impacchi sono stati di circa quattro ore.

155 La malta è stata preparata con un rapporto legante/aggregato 1:2.

156 Gli impacchi chimici erano così composti: per ogni litro d’acqua, si aggiungeva 30gr di EDTA, 30gr di bicarbonato

Successivamente si è realizzata una rifinitura meccanica a bisturi per eliminare i residui delle incrostazione calcaree rimanenti.

Completate le operazioni di pulitura, è stato possibili applicare le stuccature sui raccordi perimetrali. Per il trattamento delle lacune: le piccole, sono state integrate con le tessere originali presenti nel vano, con l’utilizzo di una malta a base di calce e polvere di marmo in rapporto legante/inerte pari a 1/2, mentre quelle grandi sono state risarcite con una malta neutra a base di polvere di marmo colorato e calce (con un rapporto legante/inerte 1/2) ed una emulsione acrilica diluita in acqua con funzione di fluidificante.

Per unire gli strati dove era avvenuta una decoesione, si è proseguito con un consolidamento in profondità mediante iniezione di malta fluida157 ripristinando così la coesione e l’adesione fra i diversi strati.

A seguito delle varie operazione di conservazione, è stata eseguita una ampia documentazione fotografica e grafica per entrambi vani, soprattutto per gli animali marini del vano A e di alcuni figure geometriche per quello di D, allo scopo di studiare gli andamenti, dimensione e forme delle tessere (si vede allegato N°. 7, Tav. I-II).

Entrambi i vani, tutto sommato, presentavano una superficie che non richiedeva un protezione del substrato musivo, per tale motivo, non cera bisogno di trattare le superficie con un consolidante.

V-III-II- L’asportazione della copertura provvisoria e interramento dell’edificio a scopo

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