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La definizione di costo28 è molto difficile da affermare in maniera oggettiva per

qualsiasi contesto di analisi, possiamo però identificare tre concetti fondamentali che sono:

 Costo tecnico: che rappresenta le utilità relative a materiali e a servizi forniti dall’uomo consumate nel processo produttivo;

 Costo psicologico: che rappresenta un sacrificio, sottostante al valore monetario, da sopportare in vista di una remunerazione;

 Costo monetario: che rappresenta l’uscita di moneta sostenuta per

l’acquisto di fattori produttivi.

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In co.an. assume rilievo il costo monetario di produzione, dato dalla somma di

valori attribuiti ai fattori impiegati nei processi produttivi allo scopo di conseguire un determinato risultato utile.

Per ottenere delle informazioni quantitativo-monetarie utili è opportuno adottare una classificazione dei costi di utilizzo dei fattori produttivi, secondo dei criteri differenti29.

Criteri di classificazione Classi

Modalità di assegnazione agli oggetti di costo

Costi diretti Costi indiretti Comportamento al variare di un driver

di riferimento

Costi variabili Costi fissi

Costi semi-variabili Costi variabili a scalini

Riferibilità agli oggetti di costo Costi speciali

Costi comuni

Modalità di programmazione Costi parametrici

Costi discrezionali Costi impegnati

Controllabilità Costi controllabili

Costi non controllabili

Fig. 2 Tabella classificazione costi (Fonte: Marasca, Marchi, Riccaboni, 2013)

2.4.1 La classificazione dei costi in base modalità di assegnazione agli oggetti di costo

Secondo il criterio individuato i costi si distinguono in:

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 Diretti: sono i costi direttamente imputabili all’oggetto di costo secondo criteri di <<specialità>>, ovvero che vengono attribuiti in modo esclusivo come ad esempio possono essere le materie prime rispetto al prodotto;  Indiretti: sono quei costi imputati all’oggetto di costo secondo criteri di

<<comunanza>>, ossia mediante un procedimento di ripartizione del costo. Alcuni esempi sono i costi amministrativi rispetto ai reparti produttivi. In presenza di tali costi è necessario individuare delle opportune basi di riparto che possono essere:

- A valore: espresse in termini monetari; generalmente sono un valore di costo in rapporto al costo indiretto da ripartire, che individua una percentuale del valore della base con il quale, moltiplicandolo per il valore della base dell’oggetto di costo si determina la quota di costo indiretto da allocare;

- Quantitative: espresse da quantità non monetarie.

I diversi elementi di costo non sono diretti e indiretti in senso assoluto, ma lo sono con riferimento allo specifico oggetto di costo di riferimento; maggiore è l’estensione da un punto di vista spaziale, dell’oggetto di costo, maggiore sarà l’incidenza dei costi diretti sui costi complessivamente assegnati.

2.4.2 La classificazione dei costi in base al comportamento al variare di un driver di riferimento

Secondo questo criterio, i costi vengono distinti a seconda del modo in cui essi reagiscono al variare di un determinato parametro o driver ritenuto rilevate per la loro formazione. Il più tradizionale driver è il volume di produzione. Anche questa classificazione ha valore relativo a seconda dell’area di rilevanza considerata, intesa come l’intervallo di variazione del driver entro il quale non si modifica il

modo in cui il costo oggetto di analisi reagisce al variare del driver stesso. Si

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 Costi variabili: sono quei costi che variano al variare del volume di attività, generalmente in modo proporzionale;

 Costi fissi: sono quei costi il cui ammontare totale non varia al variare del volume di attività;

 Costi semi-variabili: sono quei costi costituiti da una componente fissa e da una variabile che cambia in modo direttamente proporzionale al modificarsi del volume di attività;

 Costi variabili a scalini: sono quei costi che variano in conseguenza di variazioni piuttosto ampie del volume di attività nell’ambito dell’intervallo di rilevanza.

2.4.3 La classificazione dei costi in base alla riferibilità agli oggetti di costo

Tale classificazione deriva dalla relazione, se esiste, tra gli elementi di costo e l’oggetto di riferimento. Si distinguono:

 Costi speciali: sono quei costi che, rispetto all’oggetto di costo, possono essere riferiti in maniera oggettiva, ovvero determinando il valore tramite la misurazione della quantità del fattore effettivamente consumato dall’oggetto e moltiplicazione per il suo prezzo unitario;

 Costi comuni: sono quei costi relativi a fattori che concorrono allo svolgimento di coordinazioni produttive differenti, assunte come distinti oggetti di imputazione dei costi.

2.4.4 La classificazione dei costi in base alla modalità di programmazione

In base a questo criterio possono essere classificati:

 Costi parametrici: sono quei costi relativi a fattori produttivi il cui consumo da parte dell’oggetto di costo è determinabile a priori in modo oggettivo mediante parametri di tipo tecnico;

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 Costi discrezionali: sono quei costi il cui ammontare deriva da valutazioni discrezionali del management, non essendo individuabili per le risorse sottostanti dei parametri tecnici di impiego significativi;

 Costi impegnati: si configurano come costi di capacità e dipendono da decisioni prese a monte.

2.4.5 La classificazione dei costi in base alla controllabilità

Questa classificazione è indispensabile per la valutazione delle prestazioni manageriali visto che rappresenta lo strumento con cui si dà attuazione al binomio autorità-responsabilità alla base del processo valutativo. Si distinguono:

 Costi controllabili: sono quei costi il cui ammontare è influenzabile in maniera diretta e in misura significativa dal manager a capo del centro di responsabilità, manovrando le leve decisionali a disposizione.

 Costi non controllabili: sono quei costi relativi a fattori produttivi con riferimento ai quali il manager non dispone delle leve decisionali che consentono di influenzarne in modo diretto e significativo il consumo.

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