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CAPITOLO 4: IL RECENTE GRAFFITISMO TUNISINO

3. Il conflitto aperto tra Stato e graffitismo

Tra Stato e graffitismo popolare non scorre quasi mai buon sangue. Le forze dell’ordine tendono a difendere le posizioni dello Stato e, laddove questo si dimostra autoritario, anche il suo braccio armato si muove di conseguenza. Accade che spesso si sviluppa una campagna di ostruzionismo delle espressioni urbane, portata avanti dalla polizia, che nel migliore dei casi conduce alla cancellazione dei graffiti e nel peggiore, all’arresto dei writers. Il rapporto che caratterizza le forze dell’ordine tunisine e i writers locali non fa certo eccezione. Attraverso i graffiti esposti in questo paragrafo, mostriamo alcuni dei punti di scontro fra le due parti. Alla luce di tutto ciò, un importante fattore, già citato nel secondo capitolo, è quello legato alla cancellazione dei graffiti da parte della polizia. In relazione alla ricerca svolta, vediamo come avviene questo fenomeno e cosa ne consegue. Iniziamo mostrando alcuni graffiti che hanno subito modifiche mirate o che sono stati cancellati.

Il primo esempio di questa sezione è attribuito al gruppo Fēš nastannāw. I membri di questo collettivo sono stati presi di mira dalla polizia sin dagli inizi delle loro attività – ricordiamo gli 800 arresti del mese di gennaio 2018 – e così il loro graffitismo:

Fig. 33, Tunisi, 2019

)27( # Fēš nastannāw #Cosastiamoaspettando

L’immagine seguente mostra che l’unico elemento cancellato è quello che, probabilmente, recava maggiore disturbo:

Fig. 34, Tunisi, 2019

)28( Ṯūrū...Lā li-ġalāʾ al-asʿār # Fēš nastannāw? R2

Ribellatevi...No all’aumento dei prezzi #Cosastiamoaspettando? R2

Lo slogan di riconoscimento del gruppo è stato cancellato per un terzo e, sopratutto, non compare più la sigla R2. Questa, come accennato in precedenza, è molto probabile che rimandasse all’idea di una nuova rivoluzione.Il presente graffito è un classico esempio di frase nociva per l’immagine del governo e dunque da eliminare.

Alla luce di queste azioni di boicottaggio espressivo, vediamo come rispondono i writers alle cancellazione dei graffiti. La prima immagine che analizziamo ci permette di leggere sia il graffito originale, sia la scritta riprodotta sopra a quella cancellata:

Fig. 35, Tunisi, 2019 )29( Iḏā daḫalt ḫaraǧt – Ṯawra )AS( )29.1( Iḏā dḫalt ḫraǧt – Ṯawra )DT( Se entri[,] uscirai – Rivoluzione

La frase barrata corrisponde al graffito cancellato. Proprio questa opera di ostruzionismo espressivo ha condotto alla creazione di un messaggio ancora più marcato: “ṯawra”. In tale termine, la tāʾ marbūṭa è rappresentata da una faccia con la bocca cucita a simboleggiare il popolo tunisino zittito dalle autorità. Se guardiamo bene, lo stesso disegno, in nero, era presente anche nel primo graffito.

Non possiamo sapere con esattezza a cosa si riferisse il writer, al momento della scrittura del primo graffito. Dal punto di vista linguistico analizziamo la scritta cancellata, dato che la singola parola “ṯawra” non ha bisogno di approfondimenti. Notiamo la presenza del periodo ipotetico della realtà, in accordo con i canoni della varietà standard, ma anche di quella dialettale. In tale struttura, i verbi si presentano al passato, sia nella protasi che nell’apodosi, e sono anticipati dalla particella “iḏā”. Il graffito può essere classificato sia come AS che DT. In entrambe le varietà viene usata questa struttura per il periodo ipotetico e la differenza sussiste solo a livello di pronuncia, come espresso nelle scritte traslitterate numero 29 e 29.1.

Il graffito seguente – numero 30 – riporta una frase celebre fra i writers locali, un messaggio che ormai da anni ricopre i muri urbani del paese:

Fig. 36, Tunisi, 2019

)30( ʿĀwid idhan – Yazzī-kum – Basta# Rivernicia - #Neabbiamoabbastanza – Basta

La fotografia è stata scattata in Avenue Bourguiba e l’autore è il gruppo Yazzī-kum – Basta, che abbiamo visto in precedenza nel graffito numero 12. Il graffito rivendica la libertà di espressione dei writers e si rivolge alle forze dell’ordine che si occupano di cancellare costantemente queste forme espressive urbane. Il messaggio è chiaro: per quanto i muri possano essere riverniciati, il graffitismo non

si ferma.

La scritta è dialettale. Benché il verbo ʿāwada sia presente sia nella varietà standard che in quella dialettale, in questo caso si tratta di DT. L’imperativo “ʿāwid” – condiviso da entrambe le varietà – è seguito dal verbo “idhan” che subisce una modifica morfologica rispetto alla varietà standard. Il verbo dahana )verniciare(, infatti, è presente in AS ma in questo graffito viene utilizzato con una hamza iniziale retta da alif – vocalizzata in kasra – che non perviene in AS. Il graffito, dunque, è considerato DT.

L’ultimo graffito di questa sezione coincide con una scritta che riporta un famoso slogan anti-polizia. Si tratta di A.C.A.B )All Cops Are Bastards(, che è presente sui muri urbani tunisini come su quelli europei. Attraverso questo acronimo viene rappresentato l’odio popolare verso la polizia, tuttavia, se a livello internazionale questo può risultare, talvolta, uno slogan vuoto e violento, in Tunisia la situazione appare diversa. La corruzione delle forze dell’ordine è sempre stato un elemento di grande criticità nella Tunisia di Ben ʿAlī, che ha portato la popolazione a vivere con sospetto il rapporto con le forze armate.

Tramite il prossimo graffito, riportiamo un evento di cronaca che ci riporta alla metà del 2018. Si tratta della morte del diciannovenne ʿUmar al-ʿAbīdī, avvenuta a seguito di una partita di calcio a sud della capitale. Fuori dalla stadio ci furono alcuni scontri tra tifoserie che costrinsero la polizia ad intervenire. ʿUmar, che si trovava nel mezzo dei disordini, durante la fuga dalla polizia cascò nelle acque del fiume Milliane e morì annegato. Non è mai stato chiarito se si fosse trattato di un incidente o se il ragazzo fosse stato gettato volontariamente in acqua dalla polizia. L’unica cosa certa che riportarono i testimoni di quell’evento fu che alla richiesta di aiuto, da parte del ragazzo – che non sapeva nuotare – la polizia rispose “taʿallam ʿūm” )impara a nuotare(228:

Fig. 35, Tunisi, 2019

228 “Taʿallam ʿūm...Tandīd bi-wafā mušaǧǧiʿ fī Tūnis ġaraqan” )Impara a nuotare...Condannato a morte per annegamento un tifoso a Tunisi(, in Aljazeera, online, 2018.

)31( #Taʿallam ʿūm – A.C.A.B. #Imparaanuotare – A.C.A.B.

Il graffito cita esattamente l’espressione pronunciata da uno dei poliziotti presenti al momento della morte del diciannovenne, frase che poi è diventata virale sui social network. Benché i due elementi dell’espressione facciano parte anche del lessico dell’AS, pure in questo caso, classifichiamo il graffito come DT, anche perché si tratta di una frase pronunciata dal poliziotto che sicuramente non si rivolse ad ʿUmar in AS. L’imperativo taʿallam è seguito dal verbo ʿāma – al masḍar – che nel DT viene preferito a sabaḥa, più comune nella varietà standard. La frase, dunque, in AS sarebbe stata “taʿallam al-sibāḥa”.

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