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Il processo di umanizzazione del diavolo certamente non si limita solo all’aspetto fisico, ma i diversi autori cercano di mostrare un diavolo sempre meno

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38 diabolico anche grazie alla costruzione ironica di un personaggio nuovo e più umano.

In più di qualche testo in analisi, l’autore gioca sul ruolo che il suo diavolo deve rivestire e fa in modo che lo stesso diavolo attribuisca un valore basilare alle mansioni che svolge come se fossero parte di un incarico lavorativo che non prevede solo il raggiungimento di un obiettivo a scopo personale poiché le azioni e le scelte del diavolo evidenziano una personalità onesta, dedita al lavoro e persino corretta nei confronti del sistema di cui fa parte. L’umanizzazione comincia a farsi più profonda considerando che il diavolo perde una delle caratteristiche a lui attribuite per tradizione e che hanno sempre confermato la sua naturale diabolicità: l’immoralità.

In Bon Bon, ne L’ultimo demone, come anche ne Le lettere di Berlicche, il diavolo si mostra pronto a svolgere le sue mansioni come se fosse un vero e proprio impiegato. Poe, nel suo Bon Bon, fornisce diversi elementi comici quando scrive che il diavolo ha appoggiato sull'orecchio sinistro uno «stylus»57 che gli dà l'aspetto di un impiegato. Questo si riflette anche nel suo atteggiamento perché si comporta come se quello di guadagnarsi anime, ossia provviste, cibo, per il suo sostentamento, fosse un lavoro in cui una presenza del genere fosse richiesta. Anche l'inferno è presentato grottescamente dall'autore per il modo in cui le anime vengono arrostite o, addirittura, messe «sottaceto».58 Durante la sua permanenza dall'oste Bon Bon, il diavolo apre anche con accuratezza un contratto che ha in agenda, estraendo, da un portafoglio di cuoio rosso, delle carte riguardanti una delle anime di cui si è cibato nel corso della sua esistenza. Tutta questa preparazione e questa dedizione gli danno credibilità agli occhi dell’oste, mentre per il lettore diventa piuttosto un simpatico diavolo che finirà con il dimostrarsi “tutto fumo e niente arrosto”, ed è proprio questa l’impressione che Poe vuole dare col suo racconto.

57

Edgar Allan Poe, Racconti del grottesco, p. 129.

58

39 Anche il diavolo Asmodeo de Il diavolo zoppo si comporta onestamente e non intende fare favori a Cleofe svolgendo compiti che non spettano a lui perché, come egli stesso afferma, «sarebbe come invadere il campo di Leviatan, Belfagor e Astarotte».59 Ogni diavolo, spiega, ha le sue funzioni e Asmodeo mostra rispetto verso gli altri diavoli, anche perché sa che in un eventuale scontro potrebbe anche «avere la peggio».60

In Singer si trova una realtà simile perché il disperato demone rende noto che è alle dipendenze di un altro diavolo, Asmodeo, che lo invia a Zamosc per cercare di tentare l'anima di un rabbino del posto. Il rabbino non cedendo mai ad alcuna adulazione è un grosso cruccio per i demoni di Singer che provano a tentare l'impossile giocandosi la loro ultima carta. Il discorso lavorativo e il rispetto della gerarchia è molto sentito nel racconto e infatti il demone, dopo aver fallito la sua missione, riceve un ordine forte e chiaro da Asmodeo al quale deve necessariamente sottostare: «Rimani a Tishevitz e friggiti».61 Anche in questo caso ci si aspetterebbe diaboliche ripercussioni su di lui, invece tutto è smorzato e sdrammatizzato attraverso una punizione ironica. Fra l'altro, i diavoli del racconto di Singer non sembrano tanto interessati a lavorare con assiduità e devozione; si dimostrano piuttosto demotivati, non sono ambiziosi, anzi, a loro interessa lavorare il meno possibile visto che gli argomenti sui quali dibattono riguardano anche il lavoro che devono svolgere in Polonia e il desiderio di essere promossi, mandati all'Inferno, come il protagonista fa presente, o trasferiti altrove non per fare carriera, ma per poter lavorare ancora meno, in luoghi che possono essere «un paradiso per demoni come noi. Puoi dormire ventiquattr'ore al giorno».62 A un certo punto uno dei demoni fa all’altro una proposta molto allettante: «C'è un posto vacante per un mescolatore di erbe amare. Lavoreresti

59

Alain-René Lesage, Il diavolo zoppo, p. 201.

60

Ivi, p. 202.

61

Isaac Bashevis Singer, L’ultimo demone e altri racconti, p. 284.

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40 soltanto a Pasqua».63 Allora è giusto notare che anche in Singer il ruolo del diavolo è svilito e neanche lui ha in fondo veramente voglia di guadagnarsi anime; la rassegnazione di trovarsi in un mondo di disperazione prevale anche sul diabolico.

In un passo molto importante del racconto, l’ultimo demone mette in luce come ormai gli uomini si abbandonino al male consciamente e scegliendo da soli la loro strada, non lasciando più modo ai demoni di svolgere le loro mansioni perché non ce n’è più bisogno visto che gli uomini «ci hanno rubato il mestiere»64, afferma l’ultimo demone. Quindi, mentre per l’uomo ormai votato al male per scelta non vi è costrizione né condizionamento riguardo le decisioni che prende, per i demoni la situazione sembra meno favorevole perché nel racconto si vede che non dispongono di libero arbitrio come l’uomo, ma le loro mosse sono controllate e devono perfino nascondersi, isolarsi in un attico o trasformarsi, per poter continuare a sopravvivere.

Lewis ne Le lettere di Berlicche fa in modo che sin dall'inizio del romanzo la gerarchia appaia essenziale e così sdrammatizza la diabolicità dei due diavoli che si scrivono per tentare di conquistare le anime degli uomini. Non solo Malacoda, il diavolo apprendista, deve ubbidire agli ordini dello zio Berlicche, esperto funzionario di Satana, ma lo stesso Berlicche è molto professionale e rivolgendosi spesso all' «ufficio»65, mette in luce una serie di situazioni che si rifanno a un vero e proprio mondo del lavoro. Berlicche, ad esempio, si avvale della collaborazione di un sottosegretario che continua per lui una lettera quando è trasformato in millepiedi ed è impossibilitato a scrivere66, oppure controlla dati negli archivi67 o all'«ufficio informazioni»68, apprende notizie 63 Ivi, p. 281. 64 Ivi, p. 277. 65

Clive Staples Lewis, Le lettere di Berlicche, p. 66.

66 Ivi, p. 92. 67 Ivi, p. 45 68 Ivi, p. 130.

41 «dall'incartamento»69 o dal «dipartimento delle ricerche».70 C'è persino una «casa di Correzione per tentatori incompetenti»71 che Berlicche consiglia al nipote. Insomma, il mondo del lavoro infernale pare non avere niente di diverso da quello terrestre, tranne per il fatto che chi sbaglia diventa letteralmente il pasto per chi resta.

«Campo del nemico»72, «Alto comando»73, «Quartier Generale»74, sono termini usati dai protagonisti del romanzo epistolare di Lewis, per definire l'Inferno o il Paradiso. Così, rifacendosi molto spesso alla gerarchia della vita militare, si è indotti a pensare alla tradizionale lotta fra bene e male come se fosse un campo di battaglia reale dove si svolge una guerra fra fazioni opposte.

L’umanizzazione dei diavoli che si trovano in qualche modo assoggettati a qualcuno al di sopra di loro, è resa ancora più veritiera se si considera che questi sono tenuti a rispettare i tempi e gli ordini che gli vengono imposti o sono costretti a rivolgersi agli organi preposti a svolgere determinate funzioni quando hanno bisogno di informazioni o chiarimenti, proprio come accade per il mondo degli uomini insomma, in cui la gerarchia, la burocrazia e la routine sono all’ordine del giorno e diventano persino fattore di stress.

Neanche il diavolo Woland di Bulgakov è esente da questo tipo di situazione. Ho già evidenziato quanto egli sia deciso e forte e quanto il suo seguito lo tema e lo rispetti, ma anche Woland sembra a volte obbedire a qualcuno o a qualcosa a cui non può dire di no. Lo si comprende quando Levi Matteo, personaggio biblico e del romanzo del Maestro, si reca dal diavolo e gli comunica che è stato mandato da «Lui»75 a parlargli, Woland risponde e accetta gli ordini che gli vengono impartiti riguardo al destino del Maestro e di Margherita. Senza lamentarsi o 69 Ivi, p. 69. 70 Ivi, p. 118. 71 Ivi, p. 89 72 Ivi, p. 9. 73 Ivi, p. 29. 74 Ivi, p. 24. 75

42 ribellarsi, si limita poi a rispettare la “gerarchia” e ordina a sua volta ad Azazello di volare e andare a disporre «ogni cosa».76