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Il fenomeno degli stage

CAPITOLO II Gli stage all’estero

2.2 Il fenomeno degli stage

Secondo il Report del Laboratorio di Ricerca Sociale LARIS, in Italia, negli ultimi anni si sono diffusi nuovi termini che incidono la condizione dei singoli durante la formazione curriculare o non curriculare. “Sono tutti termini che indicano una condizione simile, cioè un periodo di formazione per imparare un lavoro, acquisire una competenza”. I nuovi termini per definire un periodo di formazione sono: stage,

tirocini, praticantati, apprendistato.78

Secondo Voltolina nel libro “Repubblica degli stagisti”, lo stage è volontario o facoltativo, ciascuno sceglie se e quando farlo. “Stagista in Italia può essere chiunque la normativa vigente, non pone limiti”.79 Perciò si va dai 16 ai 60 anni. Può durare da poche settimane a tre mesi a un massimo di un anno e che generalmente è adattato agli obiettivi del progetto formativo.80

Inoltre per accedere ad alcune specifiche professioni, ad esempio l’avvocato o il giornalista si ricorre al praticantato. Questo periodo di formazione è caratterizzato

77 Ivi., p. 30.

78

Cillo, Gjergji, Perocco, Project Internstage, Laboratorio di Ricerca LARIS, Università Ca’Foscari, 2014 p. 2.

79

Voltolina. E, Repubblica degli stagisti, Come non farsi sfruttare Editori Laterza, 2010 p. 3.

80

dalla sua natura obbligatoria per accedere alle specifiche professioni menzionate poco prima.81

Diversamente l’apprendistato è un vero e proprio rapporto di lavoro. Il compito dell’apprendista è di imparare e lavorare nello stesso ambito di lavoro. Voltolina specifica che secondo le normative in corso esistono tre tipi di apprendistato: “Il primo è quello delle scuole secondarie per i ragazzi fino a 18 anni, il secondo è quello professionalizzante che dura tra due a sei anni che ha come finalità la qualificazione e l’apprendimento attraverso la formazione in lavoro e il terzo è quello per il conseguimento di un titolo di studio”. 82

Nella conferenza tenuta dall’ufficio Stage e Placement dell’Università Ca’Foscari, “L’apprendistato di Ricerca”, svolto il 7/03/2014, è stato discusso sul contratto di apprendistato e del doppio vantaggio che quello porta, sia per i singoli sia per le aziende, anche se viene conosciuto pochissimo dalle parte di queste ultime. Per mancanza d’informazione da parte delle aziende e per mancanza di coordinamento tra università-aziende. La mancanza nella normativa regionale delega un margine di libertà alle aziende di interpretare questo contrato di lavoro al loro interesse.

Secondo Voltolina in “Repubblica degli stagisti”, i giovani tendono a fare stage seriali, cioè uno dopo l’altro. Durante il workshop “Project Internstage” è emerso che negli ultimi anni i giovani vedono come possibilità di entrare nel mercato del lavoro tramite lo stage quindi cominciano uno stage dopo l’altro con la speranza di terminare con un contratto di lavoro al termine. Dall’altra parte gli enti promotori come il liceo o l’Università, negli ultimi anni hanno promosso degli stage.

Secondo Voltolina, “trovare uno stage negli ultimi anni non è difficile, le pagine d’internet sono piene di avvisi che offrono possibilità infinite di aziende che offrano posti di lavoro per stagisti in Italia e all’estero”.83

Spesso però si tratta di offerte

81 Ivi., p. 5.

82

Ivi., p. 5.

83

caratterizzate dalla mancanza di rimborso, orari prolungati di lavoro, prolungamento del tempo previsto dello svolgimento dello stage che dura più di sei mesi o un anno.84

Un'altra importante questione riguarda il periodo giusto per fare uno stage. Come spiega Voltolina, la maggior parte dei giovani italiani credono che il periodo giusto per fare uno stage sia dopo l’Università:85 “In Italia diversamente dalla maggior parte dei paesi Europei lo stage è concepito come esperienza condivisa dal percorso di formazione universitario, portando un prolungamento del come una formazione che viene successivamente dopo il conseguimento di un titolo di studio, perdendo così un sacco di tempo”.86

Al contrario negli altri paesi europei:

“Questo tipo di esperienza è da tempo sviluppata come parte integrante dei curricula

di studio e consente una maggiore integrazione tra sistema scolastico e sistema produttivo, evitando quindi lo scollamento tra tempo della formazione e tempo del lavoro, come invece troppo spesso ancora accade in Italia.”87

Mentre Voltolina sottolinea che la normativa non prevede limitazioni di età e di fine tra un percorso e l’inizio dello stage.88

Questo buco fa si che i giovani italiani siano vecchi e poveri in confronto con gli altri stagisti europei.

Un'altra questione altrettanto delicata riguarda il rimborso spese. “Il legislatore lasciando aperto e discrezionale la questione del rimborso spese per gli stagisti non aveva previsto che questo strumento sarebbe sfruttato dalla parte delle aziende per avere lavoratori con costo zero”, spiega Voltolina in “Repubblica degli stagisti”. La legge è in parte cambiata con la Riforma Fornero, adesso gli stage extracurriculari sono pagati.89 Tuttavia essendo una questione discrezionale e a libera scelta delle aziende, comporta conseguenze rilevanti nella vita dei giovani: l’insicurezza di 84 Ivi., p. 8. 85 Ivi., p. 8. 86 Ivi., p. 8. 87

Voltolina. E, Repubblica degli stagisti, Come non farsi sfruttare Editori Laterza, 2010 p. 8.

88 Ibidem

89Legge Regione Veneto reperibile su: http://www.regione.veneto.it/web/guest/normativa ultimo acceso

terminare lo stage con un contratto di lavoro, condizioni svantaggiate per chi deve anche affrontare i costi della vita nel frattempo.

La diffusione dell’assenza di rimborso evidenzia che molte aziende sfruttano lo strumento dello stage per avere dipendenti con costo zero.90

Ci sono anche casi, dove l’azienda mette a disposizione degli stagisti un rimborso spese minimo, ma che comunque riesce a soddisfare alcuni dei bisogni fondamentali.91

Secondo quanto evidenzia Voltolina, in diversi paesi dell’EU cambia il rimborso spese: “in Svizzera ad esempio perfino gli adolescenti che fanno lo stage hanno diritto di avere un rimborso spese all’incirca 550 euro mensili, mentre la cifra si alza per gli adulti che sono rimasti disoccupati e che devono fare uno stage per riqualificazione professionale il quale rimborso è all’incirca 1200 euro al mese.92 Diversamente in Belgio e in Olanda gli stagisti sono retribuiti secondo i parametri del salario minimo garantito. In Francia per uno stage che dura oltre quattro mesi, sono retribuiti con un terzo del salario minimo che è di 1300 euro”.93

In quanti casi lo stage si trasforma in un contratto di lavoro? Secondo Voltolinia, la realtà in Italia offre cifre preoccupanti: in più della meta dei casi lo stage “termina con una stretta di mano, che significa solamente due su cento casi il rapporto di stage, si trasforma in un contratto di lavoro a tempo indeterminato”. Il 6% inizia un lavoro con un contratto a tempo determinato e il 7% a una collaborazione occasionale.94 Quindi, “numericamente parlando le possibilità di ricevere un contratto di lavoro alla fine di un’esperienza formativa sono limitate”.

Da questi dati nasce naturalmente la domanda: Perché negli ultimi anni è aumentato così tanto il numero degli stage in Italia ma anche nel mondo? I giovani in cerca disperata di un lavoro si buttano da uno stage all’altro con la speranza che il prossimo

90

Voltolina. E, Repubblica degli stagisti, Come non farsi sfruttare, Editori Laterza, 2010, p. 10.

91

Workshop: Internship, Work Placements, Voluntering, Laboratorio di Ricerca Sociale dell’Università Ca’ Foscari, ottenuta il (28.03.2014)

92 Voltolina. E, Repubblica degli stagisti, Come non farsi sfruttare, Editori Laterza, 2010, p. 11. 93 Ibidem

94

sarà fortunato. Interessante in tutto questo è che non tutti i giovani che cominciano uno stage riescono a finirlo, ma solamente il 90%. Chi lo interrompe lo fa perché ha trovato uno stage migliore o perché è insoddisfatto. Comunque sia in entrambi i casi vuol dire che non sempre i giovani non reagiscono contro le condizioni inaccettabili di lavoro.95

Un'altra questione che Voltolina evidenzia è l’argomento del tutorato. È previsto che ogni stagista abbia un tutor cui rivolgersi durante il periodo di formazione. Però dai dati presentati da Voltolina, risulta che solamente la metà dei casi i giovani sono rimasti sodisfatti. L’altra metà dei giovani conferma che il tutor era poco presente (20%), o diverso da quanto presentato nel progetto formativo (6%), o si limitava a firmare le carte con (20%).96 A quanto pare le aziende non sempre riescono a adempiere a questo compito, molto importante per una buona esperienza di stage. Secondo Voltolina, per quanto riguarda il livello di soddisfazione del proprio stage solamente il 16.5% pensa di aver avuto un’ottima esperienza di stage, il 30 % la ritiene buona, mentre il 19% la definisce come mediocre, e alla fine uno su dieci lo definisce come pessima.97

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