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2. LA COMPRENSIONE DEI TESTI ISTITUZIONALI ITALIANI DA PARTE DI ADULT

2.3 LA SPERIMENTAZIONE PILOTA

2.3.1 Il linguaggio istituzionale italiano

La denominazione di italiano istituzionale è stata utilizzata per la prima volta in occasione della creazione della Rete per l’Eccellenza dell’Italiano Istituzionale (REI), che ha l’obiettivo di «facilitare la comunicazione istituzionale in un italiano chiaro, comprensibile, accessibile a tutti e qualitativamente adeguato» (REI 2005).

Secondo Vellutino (Vellutino 2018), si tratta di

una varietà della lingua nazionale, che si sta attestando attraverso gli usi linguistici, prevalentemente scritti, delle comunicazioni ufficiali delle istituzioni, delle amministrazioni pubbliche e, più in generale, delle organizzazioni del settore pubblico e privato.

Ne fanno parte soprattutto la lingua del diritto e dell’amministrazione, ma anche dell’informazione e della comunicazione. Di conseguenza, la lingua istituzionale è diventata oggetto di studio di diverse discipline (scienze politiche, scienze della comunicazione, scienze giuridiche, linguistiche e sociali), incentrate sui contenuti, sulle strutture del discorso, sugli scopi o sugli effetti delle sue emanazioni scritte e orali.

Il termine rinvia necessariamente ad un universo composito di forme testuali (testi normativi, applicativi, e interpretativi, tra cui lettere, moduli, norme, sentenze, giudizi, leggi, avvisi, pubblicità) e marche linguistiche.

Poiché nei testi istituzionali ricorrono spesso termini appartenenti ad altri linguaggi settoriali (medico, chimico, politico, economico), relativamente agli argomenti oggetto di comunicazione delle istituzioni, si può parlare del linguaggio istituzionale come di un linguaggio settoriale (in relazione alle funzioni comunicative e agli argomenti), ma non specialistico (Fortis 2005; Mortara Garavelli 2001). Dal punto di vista socio-linguistico, sarebbe piuttosto definibile come una varietà funzionale, legata a domini specifici e finalizzata ad esplicitezza e chiarezza (Lubello 2014).

Inoltre

Nello spazio socio-linguistico dell’italiano contemporaneo la varietà dell’italiano istituzionale si colloca nel continuum multidimesionale che gravita attorno all’asse della diafasia. […] Lungo l’asse della diafasia è possibile tracciare le posizioni dei suoi

differenti usi funzionali, in relazione ai diversi linguaggi istituzionali e ai relativi contesti d’uso pragmatico comunicativi (Vellutino 2018).

Sul polo formale/specialistico si troverebbero gli usi linguistici del diritto e dell’amministrazione, mentre sul polo informale/comune si troverebbero le comunicazioni e le pubblicità destinate alla collettività dei cittadini (vedi figura 18).

Spostandosi idealmente verso l’alto (asse diastratico), aumenterebbero anche le marche di complessità, oscurità e tecnicità mentre diminuirebbe l’attenzione per le funzioni narrative ed estetiche del testo. E’ in questa zona del sistema linguistico istituzionale che si collocherebbero le manifestazioni del giuridichese (Leali 2017), del burocratese e dell’anti-lingua (Calvino 1965).

In questa ricerca, l’aggettivo istituzionale rinvia specificamente ai linguaggi istituzionali dell’amministrazione e del diritto, utilizzati da istituzioni o gruppi di esperti per comunicare con l’intera comunità e con i singoli cittadini. Tale restrizione è motivata dall’obiettivo di analizzare le caratteristiche dei testi più distanti dalla lingua comune e più vincolanti dal punto di vista pragmatico. Per questo motivo, l’attenzione del capitolo seguente sarà rivolta in particolare alle marche testuali e linguistiche dei linguaggi burocratico e legale. Avendo a mente la precisazione di Garavelli9 si è deciso di mantenere la denominazione di linguaggio istituzionale, al posto di lingua.

8 Vellutino, 2008, p. 53, fig. 1.6.

9 «Quando si dice linguaggio giuridico o, con un’espressione assimilabile alla corrispondente inglese linguaggio

legale, si ricorre ad un’etichetta di estensione variabile, adattata, dai non giuristi almeno, a un universo testuale composito, in cui si riconoscono varietà di lingua concorrenti» (Mortara Garavelli 2001, 7)

Caratteristiche linguistiche dei testi istituzionali

Secondo Bice Mortara Garavelli (Mortara Garavelli 2001) le strutture semantico- pragmatiche dei testi, agendo sull’organizzazione contenutistica e grafica del discorso, ne influenzano anche i fenomeni morfo-sintattici, con una sorta di effetto domino (vedi figura 2).

Quelli istituzionali sono testi molto vincolanti (Lubello 2014), il cui scopo principale è di essere normativi: ne consegue che gli enunciati siano per lo più prescrittivi e performativi. Tale normatività si riflette a livello pragmatico-testuale nella disposizione gerarchica del contenuto, per il mantenimento della progressione sequenziale necessaria alla chiarezza dell’esposizione. L’inversione dell’ordine frasale non marcato è funzionale alla messa in evidenza del tema e delle parole-chiave. Gli elementi di coesione guidano il lettore nella comprensione delle procedure e delle cause che motivano le prescrizioni; di conseguenza si ritroveranno in maggior numero clausole causali, dichiarative, ipotetiche e imperative. I modi verbali prevalenti sono deontici, di obbligo, divieto, permesso e di determinazione tempo-spaziale: ricorrono soprattutto indicativi al presente o al futuro deontico-iussivo, mentre il congiuntivo è presente solo se grammaticalizzato e il condizionale quando richiesto dalle strutture ipotetiche. La prevalenza della subordinazione rispetto alla coordinazione è tipica dei testi istituzionali giuridici, mentre i documenti amministrativi tendono a ricorrere in misura maggiore a enunciati mono-proposizionali. Il carattere impersonale della narrazione non prevede l’inserimento di enunciati espressivi, né di coesivi o avverbi affettivi. Per la stessa ragione sono molto rari anche gli aggettivi qualificativi ed è estremamente raro l’utilizzo della prima persona singolare o plurale (Mortara Garavelli 2001). Negli enunciati restrittivi, ricorrono forme di cortesia linguistica che si concretizzano in espressioni convenzionalmente indirette, vaghe, deagentivanti.

Figura 2: influenza delle strutture semantico-pragmatiche sull'organizzazione e sui fenomeni morfosintattici dei testi istituzionali

Quanto al lessico, abbiamo già sottolineato come il discorso istituzionale si trovi ad essere spesso contaminato dall’inserzione di vocaboli provenienti da altre discipline e dalla lingua comune (Gualdo e Telve 2011). I meccanismi più tipici di formazione dei termini istituzionali prevedono:

- riuso specialistico dei termini del linguaggio ordinario (viziare, istruire). Questi termini in particolare vengono anche definiti tecnicismi specifici per rideterminazione (Gualdo e Telve 2011);

- inserzione di forestierismi e calchi linguistici (de facto, governance);

- tendenza alla suffissazione dei sostantivi in -zione, -ità, -ario, - anza, -enza, -monio, -bilità, -alità, - ività (autorizzazione, istanza, patrimonio); degli aggettivi in – ale, -abile, -ibile, -ivo (imponibile, ostativo).

- composizione di più parole (marca da bollo).

L’utilizzo di questi vocaboli in testi che hanno per oggetto argomenti molto diversi tra loro, li rende tecnicismi monosemici ma non mono-referenziali (Mortara Garavelli 2001). Oltre ai tecnicismi specifici che sono necessari a qualunque linguaggio specialistico, nei testi istituzionali ricorrono tecnicismi collaterali che appartengono alle abitudini lessicali di giuristi e burocrati e costituiscono marche di stile spesso superflue (come espletare, riscontro, previa autorizzazione etc) (Gualdo e Telve 2011).

Strutture semantico pragmatiche •testi vincolanti •testi normativi •valore atemporale, impersonale, prescrittivo, performativo, illocutivo degli enunciati del testo

Organizzazione del discorso •disposizione gerarchica del contenuto •strategia di messa in evidenza del tema degli enunciati •importanza degli elementi di coesione Fenomeni morfo- sintattici •frasi dichiarative, imperative, causali e ipotetiche •verbi al presente e al futuro •verbi all'indicativo •assenza di pronomi personali di prima perosna •assenza di aggettivi o avverbi qualificativi •lessico tecnico e ricercato

Riassumendo quanto dimostrato dalla letteratura (Lubello 2014; Mortara Garavelli 2001; Gualdo e Telve 2011; Lastrucci e Viana 1991; Venturi 2011, 2012; Brunato 2014, 2015; Visconti 2010, s.d.; Vellutino 2018; Montemagni 2013), le caratteristiche dei testi istituzionali sono:

Organizzazione del discorso

- ordine sequenziale del contenuto e gerarchizzazione delle informazioni, stile commatico;

- inversione dei costituenti del periodo; violazione dell’ordine SVO; - frequenza di connettivi logico-causali e logico-temporali;

- frequenza di deittici testuali;

- forme cristallizzate di apertura e chiusura;

- ricorso a elementi tipografici a sostegno della lettura sequenziale delle informazioni;

- numerose note al testo;

- numerosi innesti inter-testuali;

Fenomeni morfo-sintattici

- alta frequenza di nomi, pronomi, preposizioni, numerali;

- presenza di strutture preposizionali libere e preposizioni sospese; - enclisi pronominale;

- frequente omissione dell’articolo;

- prevalenza di verbi coniugati alla III persona singolare e plurale; assenza di verbi coniugati alla I o alla II persona;

- alta frequenza di verbi con soggetto implicito; - alta frequenza di verbi alla diatesi passiva;

- alta frequenza dell’uso verbale del participio presente;

- alta frequenza di verbi al participio passato in funzione congiunta e assoluta; - alta frequenza di verbi al gerundio;

- prevalenza di verbi coniugati all’indicativo presente e futuro;

- uso dell’imperfetto con funzione narrativa (frequente nelle sentenze); - uso dell’infinito con valore imperativo;

- prevalenza di verbi mono-rematici;

- nominalizzazione: numero elevato di modificatori del nome; sintagmi nominali pesanti;

- elevata densità informativa;

- elevata distanza media tra testa e dipendente nelle relazioni di dipendenza - prevalenza di frasi coordinate nei testi amministrativi;

- prevalenza di frasi subordinate nei testi legali; - prevalenza di subordinate implicite;

- frasi lunghe;

- frequenti doppie negazioni e litoti; - prevalenza di frasi ellittiche.

- frequenza di coniunctio relativa e possessivo analitico.

Lessico

- parole lunghe (+9 lettere/parola); - tecnicismi necessari;

- tecnicismi collaterali;

- prassismi, aulicismi e arcaismi;

- forestierismi (prevalenza di anglicismi e latinismi);

- abbreviazioni, sigle, acronimi: incoerenza e variabilità nella selezione delle varianti;

- prevalenza di vocaboli astratti;

Fenomeni retorici - litote

- Anafore, epifore e ripetizioni; - variatio;

- ellissi;

- eufemismi e perifrasi;

- espressioni reverenziali di cortesia;

2.3.2 Analisi computazionale di un corpus di testi istituzionali indirizzati ai