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1.3.1 L’evoluzione italiana di Graffiti e Street art

L’influenza stilistica principale sul Writing italiano di oggi proviene naturalmente dall’arte metropolitana statunitense anche se elementi di originalità e sviluppo sono apparsi sin da subito nella ricezione europea della pratica74.

Brighenti Andrea, Reghellin Michele

I primi contatti con la subcultura Hip hop in Italia e in Europa sono avvenuti nei primi anni ’80, ma inizialmente i writer erano pochi e non si conoscevano fra loro, poiché le convention organizzate erano esigue. I primi esempi di Graffiti si manifestarono nelle città più grandi, Milano, Roma e Bologna, per poi diffondersi in modo capillare, fino ad aver raggiunto al giorno d’oggi una totale espansione sull’intero territorio.

È negli anni ’90 che il fenomeno che comprende rap, breakdance e Graffiti esplode nelle strade italiane, i ragazzi erano riusciti a prendere confidenza con questa cultura grazie ai libri fotografici, le fanzine, i film e i video musicali che circolavano in televisione, ottimi medium di propagazione, Lucchetti ritiene che le prime crew italiane hanno «speso tanto tempo per cercare di raggiungere tecnicamente il livello delle più famose crew estere, senza cogliere appieno uno degli aspetti più importanti di quest’arte, ovvero l’azione pura, il gesto evidente»75. A metà anni ’90 i writer sono sempre di più, si formano numerose crew, a livello locale, nazionale e anche internazionale, gli artisti che aderiscono a più gruppi aumentano la possibilità di fare nuove conoscenze, di vedere diversi e nuovi stili e di avere contatti utili per possibili spostamenti.

74 BRIGHENTI A., REGHELLIN M., Writing, etnografia di una pratica interstiziale, in Polis, vol.21, n.3, 2007, pag. 390.

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38 Tomassini sostiene che ad accomunare i writer di quegli anni c’era «un’estrazione sociale perlopiù borghese, giustificata dagli stessi writer di allora dalla necessità di disporre sia del tempo necessario a sperimentare ed esercitarsi, sia del denaro per l’acquisto delle bombolette spray»76. In quel periodo ancora non esisteva un particolare stile nell’abbigliamento, poiché non era ancora diventato un target commerciale. Chi faceva il writer si vestiva come voleva, solo negli ultimi anni ’90 e poi nel 2000 si formò un “codice” d’abbigliamento, il cosiddetto

Street-wear, portando alla creazione di un modello che molti ragazzi seguivano per “sentirsi

writer”, ma non necessariamente significava esserlo veramente.

Bombolette, fanzine, street-wear, erano facilmente acquistabili negli Street-shop, arrivati in Italia a metà anni ’90, negozi dove gli artisti potevano trovare tutto il materiale relativo al Writing, rendendo più semplice la loro formazione.

Negli anni 2000 l’etichetta “Street art” inizia a circolare, non solo negli ambienti underground, ma anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Le attività degli artisti italiani e stranieri acquistano sempre più interesse a livello artistico, le mostre dedicate al fenomeno sono sempre più frequenti, come anche festival e convention, con ospiti stranieri di riguardo. Il fenomeno era entrato velocemente nel mondo dell’arte istituzionale grazie alle figure degli “intermediari”, persone ben inserite nella cultura underground, con molte conoscenze fra writer e street artist e con numerosi agganci con gallerie, case d’asta e collezionisti. La loro mediazione ha permesso l’organizzazione di mostre eterogenee e complete.

76 TOMASSINI M., Beautiful winners. La street art tra underground, arte e mercato, Verona, Ombre Corte,

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1.3.2 Caratteristiche peculiari del Post-graffitismo italiano

Lo sviluppo del Writing e poi della Street art in Italia ha comportato delle naturali differenziazioni rispetto alla cultura americana ed europea, i writer italiani hanno colto lo spirito essenziale del fenomeno e l’hanno fatto proprio. Inoltre le diversità possono essere causate dalla nostra tradizione culturale, non sempre affine ai comportamenti dei paesi nordici, notoriamente molto più aperti nei confronti dell’arte e del patrimonio culturale.

Secondo Barrillà «la correlazione tra Street art e mercato del mattone in Italia è inesistente e ciò dipende anche dal nostro retaggio culturale»77, la scarsa valorizzazione che il nostro Paese dà a questo fenomeno, arrivando spesso a vedere gli artisti come vandali, non permette alle amministrazioni comunali di comprendere il potenziale della Street art nella rivalutazione degli immobili e delle zone più disagiate della città. Un intervento di Street art su un muro potrebbe far aumentare il valore di vendita dell’immobile, cosa che spesso accade in città come Londra, dove l’artista Banksy con le sue opere è riuscito a far raddoppiare il valore di un pub78. Inoltre in Italia è stato dimostrato che nei luoghi in cui venivano organizzate manifestazioni o convention di Post-graffitismo, non c’era alcun aumento di atti di vandalismo nella zona, ma anzi si notava un miglioramento nella pratica del Writing, con la ricerca, da parte degli artisti, di eseguire solo pezzi di alto valore estetico, evitando tag e throw-up di dubbia qualità.

Forse è proprio questo uno dei problemi principali dell’Italia, l’incapacità di riconoscere la possibilità di questo tipo di arte di produrre reddito. Secondo Tomassini nel mercato italiano,

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BARRILLÀ SILVIA ANNA, La Street art conquista il museo e ignora la critica, in Il Sole 24 Ore, 07.01.2012.

78 Banksy Graffiti of giant machine gun-toting rat doubles the value of a derelict pub, in Daily Mail Online,

40 «a parte qualche caso celeberrimo e perlopiù straniero, ciò che non è cultura classica non viene finanziato»79, trascurando così tanti giovani writer con grandi potenzialità. Inoltre una difficoltà che spesso gli artisti incontrano è nell’interazione con le amministrazioni comunali, le figure preposte dal comune a cui i writer vanno a chiedere spazi per lavorare o organizzare convention, giudicano i ragazzi dal loro aspetto, non prendendoli seriamente in considerazione, mentre nel caso in cui gli artisti riescano a farsi rappresentare da presidenti di associazioni esterni al mondo del Writing, assessori e dirigenti ripongono maggiore fiducia e i ragazzi ottengono molte agevolazioni. Episodi che avvengono solo in Italia, nel resto d’Europa, in particolare nei paesi nordici, fatti simili non accadono, poiché i giovani writer vengono visti come artisti completi, degni di rispetto.

La maggior parte dei giovani writer che iniziano a disegnare fanno i loro primi pezzi all’interno dei centri sociali, una particolarità tutta italiana. I centri sociali offrono muri molto grandi, dove i ragazzi possono esercitarsi e perfezionare il loro stile, in particolare al riparo dalla polizia, ma non necessariamente gli artisti condividono il pensiero politico dei gestori del centro sociale, semplicemente lo vedono come un luogo sicuro, in cui gravitano tanti altri giovani, con cui condividono la passione per l’arte e la musica.

Alcune Hall of fame di valore possono rimanere intonse anche per anni, una particolarità che, come ha dichiarato Mininno, «ha spesso stupito i writer stranieri»80.

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TOMASSINI M., Beautiful winners. La street art tra underground, arte e mercato, Verona, Ombre Corte, 2012, pag. 202.

80 MININNO ALESSANDRO, Graffiti Writing. Origini, significati, tecniche e protagonisti in Italia, Milano,

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