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4. METODOLOGIE DEL SERVIZIO SOCIALE

4.2. Il progetto individualizzato

I bisogni degli utenti sono sempre più complessi e ricercano in modo congiunto un benessere che sia bio-psico-sociale, in tal senso anche i servizi che lavorano su tali obiettivi non possono prescindere da queste necessità; ed è per questo che negli ultimi anni la persona/famiglia che si ritrova a vivere un evento problematico, viene valutata in tutte le sue dimensioni dai professionisti: biologico, psicologico e sociale.

Questo si basa sulla teoria dei sistemi: “Il tutto è più della semplice somma delle parti”, ciò permette di condividere una progettualità in un’ottica integrata, riconoscendo l’interdipendenza che i vari fattori hanno sulla persona: non è possibile curarla a livello sanitario se non si ha una presa in carico sociale, perché la malattia può influenzare negativamente il contesto di vita e familiare; reciprocamente il soddisfacimento di un bisogno sociale non implica anche quello sanitario. Attraverso la condivisione tra i vari professionisti e tra i professionisti e l’utente, viene elaborata una progettualità individuale, al fine di raggiungere obiettivi che portino al benessere della persona/famiglia.

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Figura 1: Schema metodologico di progetto personalizzato

Come vediamo dalla figura 119, i professionisti per stendere un progetto personalizzato

devono prima conoscere i nessi causali tra la persona e l’evento problematico, per farlo ogni operatore deve valutare ciò che concerne il proprio ambito, ma solo l’integrazione della verifica di tutti gli aspetti della persona, darà luogo ad un’efficace valutazione causale che porterà poi alla stesura di un progetto sulla base della co- progettazione con la persona stessa.

“La metodologia di lavoro per progetti […] è diventata una condizione necessaria per

valorizzare la responsabilità e promuovere azioni condivise nella comunità locale”

(Benvegnù Pasini, 2000).20

Infatti, se la valutazione di partenza viene fatta in modo multiprofessionale, il progetto viene determinato dall’assistente sociale e dalla persona, tramite la condivisione dei bisogni e delle risorse, e delle azioni da mettere in pratica, per arrivare agli obiettivi decisi, per tale motivo questo tipo di metodologia viene chiamata “progetto personalizzato” perché non vi sono modelli preconfezionati attuabili, ma deve essere l’utente stesso a negoziare gli interventi e stabilire gli esiti.

L’assistente sociale assume una funzione di accompagnatore dell’utente, cercando di farlo riflettere su quali sono gli agiti migliori nella propria situazione, deve quindi essere anche molto flessibile, poiché le condizioni iniziali possono cambiare oppure a fronte di valutazioni in itinere è possibile comprendere che ciò che si era programmato non è possibile metterlo in atto, e quindi il progetto deve essere rideterminato.

19L. Brizzi, F. Cava, L’integrazione socio-sanitaria. Il ruolo dell’assistente sociale, Carocci Faber,

2011, Roma

20Op. Cit. pag. 50

Persona-Contesto/ambiente Evento problematico Valutazione Multidimensionale (modello bio-psico-sociale) Progetto personalizzato d'intervento

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Questa metodologia permette la valorizzazione delle risorse, seppur residue, che l’utente ha, in un’ottica di responsabilizzazione del percorso che è stato pattuito; inoltre è possibile che un progetto venga condiviso tra più attori, non solo con l’utente stesso, mobilitando anche le risorse delle reti comunitarie. Un buon progetto deve assumere al proprio interno micro obiettivi che siano facilmente verificabili anche dall’utente stesso.

Lavorare per progetti nel servizio sociale professionale significa: coordinare le singole azioni, coinvolgere i diversi soggetti, definire obiettivi unitari perseguibili attraverso traguardi intermedi, individuare gli strumenti per raggiungerli (anche economici) e valutare i risultati.

Figura 2: Mappa del progetto individualizzato di intervento

Come possiamo notare dalla figura 221 le fasi del progetto personalizzato d’intervento

sono le stesse che sono state già ampiamente trattate della metodologia generale del processo di aiuto (capitolo 4.2.), la fase trasversale che ha più importanza però è la valutazione che viene fatta ex ante, in itinere, la valutazione dei risultati (output) e quella degli esiti (outcome). Questa fase è stata ambito di ricerca della Fondazione Zancan, che analizzando le valutazioni avvenute sulla base dell’attuazione del progetto personalizzato in varie parti d’Italia, ha schematizzato quali sono i punti che vanno valutati nelle diverse fasi:

21Op. Cit. pag.50

Raccolta della domanda Analisi della domanda Ipotesi sul problema Definizione degli obiettivi Programmazione degli interventi Attuazione degli interventi Condizione alla conclusione

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Valutazione ex ante

Analisi delle condizioni di vita, culturali e demografiche;

− Analisi delle linee guida per garantire tutela relativa a: personalizzazione, presa in carico della globalità del problema, integrazione, partecipazione, unitarietà del percorso, appropriatezza organizzativa e metodologica;

− Analisi delle informazioni relative alla persona: caratteristiche anagrafiche, eventi salienti di vita, i valori, le aspettative, i desideri, le capacità e i limiti, esperienze pregresse nei servizi;

Assesment multidimensionale: bisogni, natura del problema, analisi e

valutazione dei soggetti e delle risorse che si assumono responsabilità;

− Progettazione e attuazione del piano operativo: chi fa, che cosa, quando, con

che frequenza, in che tempo, con che modalità operative.

Valutazione in itinere

Attuazione del piano operativo;

− Monitoraggio dell’attuazione del piano operativo sotto il profilo dell’integrità: qualitativa e quantitativa;

Verifiche intermedie dei risultati attesi;

Eventuale riprogettazione: parziale o totale.

Valutazione dei risultati (output)

Verifica e valutazione delle prestazioni effettuate

Grado di rispetto delle linee guida e tutela dei diritti della persona

Valutazione degli esiti (outcome)

Verifica e valutazione del benessere ottenuto

Tale schematizzazione è sicuramente esauriente nei vari aspetti su cui deve basarsi una valutazione efficace, ma allo stesso tempo è complesso poterla analizzare con un utente, è più facilmente utilizzabile l’analisi “SWOT”: Strenght, Weakness,

Opportunities and Threats. Tale analisi, utilizzata soprattutto per le strategie di

marketing, si concentra solo su quattro concetti, che vanno a dispiegare la situazione attuale, in cui si trova l’utente al momento della valutazione: i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e le criticità. In una fase iniziale questa schematizzazione può far comprendere il bisogno e le risorse in modo tale da costruire il progetto; nella fase della messa in atto si può determinare cosa sta cambiando, quali miglioramenti sono avvenuti e quali sono ancora le difficoltà; e allo stesso modo anche nella fase

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conclusiva si può notare se la progettazione ha risolto tutti i bisogni, oppure ci sono ancora delle criticità per un’altra progettazione.