Io ho 53 anni. I miei figli 22 e 16.
Perché, direte, inizi un articolo con l’età tua e dei tuoi figli
? Semplice, perché l’età conta.
Ho sempre pensato che l’uomo abbia grandi possibilità di adattamento e possa cambiare in ogni momento della sua vita. Però, è difficile pensare che un ottuagenario diventi campione del mondo assoluto dei 100 metri !
È come se avessimo un “paraocchi”. Appena nati non l’ab-biamo e riusciamo a vedere a 360 gradi, a tutto campo e siamo propensi a guardare anche in prospettiva. Possia-mo tutto, tutte le opportunità sono aperte. La visuale, le
“cose possibili” pian piano si riducono.
La dinamica con cui si riducono dipende da molti fatto-ri. Alcuni sono soggettivi, come il proprio stato di salute, le proprie condizioni di vita. Altri sono legati a fenomeni come il miglioramento delle condizioni generali di salute e il conseguente allungamento dell’aspettativa di vita. Certo la dinamica della progressiva chiusura delle opportunità
all’inizio del 1900 era molto più rapida di quanto non pos-sa essere adesso.
Il grafico 1 evidenzia che nel 1901 la speranza di vita alla nascita superava di poco i 40 anni, sia per gli uomini che per le donne, nel 1961 era di 72,3 anni per le donne e di 67,2 per gli uomini, mentre adesso supera gli 80 anni (in realtà, giusto per togliere qualsiasi dubbio relativamente alla maggiore capacità di resistenza del gentil sesso, per le donne la speranza di vita ha raggiunto gli 80 anni già nel 1990, risultato per il quale gli uomini hanno dovuto at-tendere il 2014, e tuttora la speranza di vita per le donne è superiore!).
L’uomo, perciò, in generale, con il passare dell’età sa che le opportunità che ha di fronte sono sempre meno e su quelle si concentra. Rischia di perdere la lungimiranza, di guardare soltanto davanti e in basso, i propri piedi, e non l’orizzonte.
del Dott. Giovanni Viale - Esperto di Enti Locali e Amministrazioni Pubbliche
Grafico 1 - Speranza di vita alla nascita e a 60 anni, per genere - Anni 1901-2017 (età in anni)
Fonti - Istat, serie storiche: tavole di mortalità per sesso ed età (fino al 1960) ed Eurostat, Life expectancy by age and sex [demo_mlexpec].
Il Grafico 2 è molto interessante, evidenziando che l’età
mediana (quella che lascia da una parte e dall’altra metà della popolazione)1 cresce notevolmente e passa dai 31,2 anni del 1961 ai 46,3 anni del 2018.
1 “L’evoluzione demografica in Italia dall’Unità a oggi”, Istat, https://istat.atavist.com/pubblicazioni-digitali-evoluzione-demografica-in-italia. “Il compimento della transizione demografica e i suoi effetti sono leggibili attraverso l’invecchiamento della popolazione e la nuova diminuzione della fecondità. Dall’inizio degli anni Ottanta, l’entrata delle coorti più numerose nella popolazione in età di lavoro e la riduzione di quelle di giovani fa diminuire notevolmente l’indice di dipendenza. Questo torna però ad aumentare già dal 1990, fino a circa il 55%, per l’espansione della componente anziana da meno del 20% fino a quasi il 35%, mentre quella giovanile si mantiene poco sopra il 20%. L’età mediana dei residenti sale da 31,2 anni nel 1961 a 46,3 a inizio 2018, accelerando a partire dagli anni Ottanta del Novecento, tanto che l’Italia oggi è tra i Paesi con la maggior quota di anziani al mondo insieme a Germania, Spagna e Giappone”.
Componenti dell’indice di dipendenza (% popolazione 15-64) ed età mediana della popolazione in anni. 1861-2018
Fonte: Eurostat, Population: Structure indicators [demo_pjanind] e Istat (serie storiche: Popolazione per classi di età quinquennali; https://demo.istat.it
In generale, il Grafico evidenzia che la popolazione anzia-na è cresciuta rispetto a quella giovane ed elettoralmente è certamente molto presente e pesante.
Il Grafico 3, che mette a confronto la struttura della popo-lazione per classi di età, per il 1961, il 2011 e il 2020, mette in rilevo ancor più chiaramente il fenomeno.
Fonte: dati Istat; proprie elaborazioni
Questa premessa è stata necessaria per introdurre il tema vero dell’articolo: come si possono correggere gli effetti di un fenomeno così evidente relativo alla struttura della popolazione quando si discute di questioni che riguarda-no le nuove generazioni, quelle che ci soriguarda-no e quelle che verranno.
Ho sempre pensato che per essere un buon Amministra-tore sia necessario avere uno sguardo lungo, guardare oltre l’orizzonte, pensando a chi viene dopo di te. Questo dipende dalla formazione che uno ha ricevuto e dalle con-dizioni che si trova a vivere. È più facile infatti che quan-to detquan-to si possa concretizzare quando si deve ricostrui-re qualcosa e, questo è il punto, quando chi “controlla e vota” è giovane abbastanza per avere una prospettiva di lungo termine. Nel Dopoguerra questa era la situazione.
Era oggettivamente insufficiente guardare alla durata del mandato, della legislatura, dato che si trattava di costruire una Società, un’Economia e che le opzioni in campo era-no anche differenti.
Ma oggi qual è la situazione ? Oggi che ci troviamo con un Paese già molto indebitato (non per colpa della UE) ed ancora più indebitato a causa del “Covid”. Oggi che, grazie alla UE, ci troviamo a gestire le risorse della “Next Generation UE”, cioè della prossima generazione.
Ci troviamo con un personale politico che ha come riferi-mento un Corpo elettorale più anziano, con una prospetti-va più limitata di quanto non fosse nel Dopoguerra, con un
“paraocchi” che, nonostante la significativa crescita dell’a-spettativa di vita, mantiene una visuale più ristretta, anco-rata all’epoca precedente. Una Politica che quindi non è certo incentivata ad assumere decisioni per le prossime generazioni e sembra essere più interessata alle modalità di gestione di quella pioggia di miliardi che potrebbe esse-re esse-resa disponibile, a chi dovesse-rebbe gestiesse-re e controllaesse-re.
Non sto dicendo che non ci sia buona fede, ma che le condizioni del Corpo elettorale sono tali che la Politica non è incentivata a guardare oltre l’orizzonte. Del resto, questo sembra essere dimostrato anche dal dibattito sulle Grafico 3 - Composizione della popolazione per classi di età
pensioni.
Ritorno quindi all’inizio dell’articolo. Io ho 53 anni. Certo ho ancora diverse aspettative, ma non certo quelle dei miei figli. La mia principale aspettativa, in realtà, non può che essere quella di consegnare ai miei figli una Società migliore, anche a costo di sacrifici, da sostenere anche in funzione della maggiore speranza di vita. E quindi, non posso certo pretendere che quei soldi della “Next Genera-tion UE” siano spesi per la mia generazione.
Il tema allora diventa il seguente: almeno su temi che
sono loro, come si fa a far contare le opinioni delle nuove generazioni, di quelle che ci sono e di quelle che verran-no, se la struttura della popolazione e del Corpo elettorale (e l’animo umano) non aiutano ? Non so quali possano essere le risposte istituzionali, ma il problema è reale. Una risposta è certa: di questa occasione unica e probabilmen-te irripetibile non possono occuparsi soltanto i Partiti e bi-sogna trovare il modo di coinvolgere tutto il Corpo sociale ed economico nella progettazione e nel monitoraggio.
QUESITI
Sul punto, è opportuno analizzare la Sentenza del Con-siglio di Stato n. 3413/2012, la quale ha disposto che
“nemmeno la norma che inibisce maggiori oneri per il con-tribuenti in caso di affidamento a terzi del Servizio può for-nire argomentazioni sufficienti a sostenere l’equiparazione dei 2 strumenti di riscossione: appare ragionevole infatti attribuire il riferimento al ‘divieto di aggravio economico’
non già alla concorrente procedura di riscossione median-te ruoli ed ai suoi costi, ma alla procedura di ingiunzione fi-scale gestita direttamente dall’Amministrazione. Il Legisla-tore ha voluto cioè chiarire che l’affidare il Servizio a terzi, ovvero a propria Società ‘in house’, non deve determinare un aumento degli oneri per il debitore rispetto a quanto de-riverebbe dalla diretta gestione delle procedure da parte degli Uffici comunali”. Per cui, l’elemento che deve infor-mare l’attività dell’Ente e, soprattutto, del Concessionario, è quello di equivalenza dei costi tra quanto applicato nel caso in cui l’Ente procedesse direttamente alla riscossio-ne e quanto applicato dal Concessionario che opera in nome e per conto dell’Ente stesso.
Dal punto di vista operativo e di buona fede e collabo-razione tra Ente impositore e contribuente, si ritiene che laddove l’Ente o il Concessionario possano procedere in via diretta all’esecuzione, senza l’intervento del Giudice o del Legale, è corretto procedere all’addebito dei diritti ex Dm. 21 novembre 2000.
Nel caso in cui sia doveroso l’intervento di un Legale, nulla osta che l’Ente o il Concessionario possano, in realtà deb-bono, recuperare le spese legali nei confronti della contro-parte, posto che tali oneri vengono liquidati da un Giudice.
Mentre per gli atti emessi dopo il 1° gennaio 2020 si ap-plicano le disposizioni sopra menzionate, sia per quanto riguarda l’accertamento esecutivo, sia per quanto concer-ne le ingiunzioni fiscali per effetto del rinvio operato dal successivo comma 804, per gli atti emessi prima di tale data sarebbe opportuno che l’Ente avesse determinato gli oneri addebitabili con Deliberazione di Consiglio comuna-le o, quantomeno, con Deliberazione di Giunta comunacomuna-le, ai sensi dell’art. 52, comma 1, del Dlgs. n. 446/1997.