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Il Repertorio nazionale dei profili dell’apprendistato

3. Regolamentazione e attuazione dell’apprendistato

3.4 La Contrattazione collettiva e il Repertorio dei profili

3.4.3 Il Repertorio nazionale dei profili dell’apprendistato

Nell’ambito dell’attività di aggiornamento e implementazione dei profili dell’apprendistato finalizzata alla costruzione del Repertorio delle professioni di cui all’art. 46, comma 3, del D.Lgs. n. 81/2015 nel corso del 2017 è stata avviato, in via sperimentale, a partire dalla contrattazione collettiva nazionale del settore “Commercio” della classificazione CNEL, un lavoro di analisi e referenziazione dei profili dell’apprendistato professionalizzante finalizzato all’associazione alle aree di attività (ADA) del Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali previsto dall’art. 892 del D.Lgs. n. 13/2013. In particolare, sono stati analizzati 16 CCNL del settore del commercio contenenti profili professionali per l’apprendistato professionalizzante, estratti dall’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro del CNEL. I contratti censiti del settore del commercio contengono 142 profili professionali dell’apprendistato professionalizzante. La maggioranza dei contratti esaminati prevede un’articolazione dei profili professionali dell’apprendistato professionalizzante in qualifiche professionali esemplificative. I contenuti formativi dei profili professionali si articolano in competenze di settore a carattere trasversale, competenze di area e competenze di profilo da conseguire mediante esperienza di lavoro sulla base degli obiettivi formativi definiti nel contratto.

Il lavoro di referenziazione dei profili dell’apprendistato alle ADA del Repertorio nazionale delle qualificazioni è propedeutico al confronto e condivisione con i rappresentanti dell’Organismo tecnico per l’apprendistato ai fini della costruzione del Repertorio delle professioni dell’apprendistato di cui all’art. 46, comma 3, del D.Lgs. n. 81/2015 che è parte integrante del Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali, strumento di raccolta e standardizzazione dei titoli di istruzione e formazione nonché delle qualificazioni professionali.

A presidio e a sostegno dell’elaborazione del Repertorio delle Professioni dell’apprendistato nel D.Lgs. n. 81/2015, è stato confermato l’Organismo tecnico (già previsto nel D.Lgs. n. 167/2011) istituito presso il Ministero del Lavoro con D.D. n. 54/Segr./D.G./2013, composto da rappresentanti del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, delle Regioni designate dalla Conferenza Stato-Regioni, delle Organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro con il supporto tecnico scientifico dell’Inapp.

Il Repertorio delle Professioni dell’apprendistato è consultabile all’interno della sezione ‘Atlante e

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L’art. 8, comma 3, del D.Lgs. n. 13/2013 stabilisce che “il Repertorio nazionale è costituito da tutti i Repertori dei titoli di istruzione e formazione, ivi compresi quelli di istruzione e formazione professionale, e delle qualificazioni professionali, tra cui anche quelle del Repertorio di cui all’art. 6, comma 3 del Testo Unico dell’Apprendistato di cui al D.Lgs. 14 settembre 2011, n. 167”.

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Professioni’ della banca dati Inapp ‘Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni’93 e al momento contiene 96 CCNL e 2411 profili professionali dell’apprendistato professionalizzante. È possibile navigare all’interno del Repertorio delle Professioni dell’apprendistato e ricercare il profilo professionale attraverso un primo filtro costituito dai contratti collettivi nazionali di lavoro raccolti nei 14 comparti della classificazione CNEL. Selezionando uno dei 14 comparti è possibile visualizzare i profili contenuti nei singoli CCNL mediante un secondo filtro costituito dai settori economico-professionali (SEP).

Il lavoro di referenziazione dei profili dell’apprendistato alle ADA del Repertorio nazionale è realizzato sulla base delle indicazioni metodologiche contenute nell’art. 8 del D.Lgs. n. 13/2013 e nel D.M. 30 giugno 2015 che ha istituito il ‘Quadro operativo per il riconoscimento a livello nazionale delle qualificazioni regionali e delle relative competenze nell’ambito del Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e delle qualificazioni professionali’. Il modello Inapp dell’Atlante lavoro è stato utilizzato quale elemento tecnico di riferimento principale per la referenziazione dei profili professionali dell’apprendistato professionalizzante alle ADA del Repertorio nazionale. L’Atlante lavoro94 descrive i contenuti del lavoro in termini di attività e di prodotti-servizi potenzialmente erogabili nello svolgimento delle attività descritte. La descrizione dei contenuti del lavoro proposta dall’Atlante è consultabile attraverso una schema di classificazione al albero.

I contenuti del lavoro sono rappresentati attraverso un sistema di classificazione formato da 24 settori economico professionali (SEP) definiti nel D.M. 30 giugno 2015, ottenuti utilizzando i codici delle classificazioni adottate dall’Istat, relativamente alle attività economiche (ATECO 2007) e alle professioni (CP Istat 2011). I settori economico-professionali sono articolati secondo una sequenza descrittiva che prevede la definizione di processi di lavoro, sequenze di processo, aree di attività (ADA) e attività di lavoro con l’obiettivo di ricostruire analiticamente i cicli produttivi dei beni e servizi caratterizzanti ogni specifico settore. Le ADA sono costituite da raggruppamenti di attività strutturate secondo una sequenza logico-temporale e un contenuto operativo o manageriale finalizzato al raggiungimento di un risultato che si vuole ottenere95. Le ADA sono referenziate ad uno o più codici di classificazione professionale (CP-Istat 2011) precedentemente attribuiti ad un solo settore economico-professionale (SEP). A livello tecnico, l’associazione alle ADA dei profili dell’apprendistato professionalizzante estratti dai CCNL del settore Commercio, è resa possibile grazie al lungo e complesso lavoro di referenziazione dei profili dell’apprendistato ai codici statistici di classificazione delle attività economiche (ATECO 2007) e delle professioni (CP-Istat 2011) realizzato precedentemente dall’Inapp, dal 2013 al 2016 sulla base del Protocollo metodologico per la mappatura e la referenziazione statistica dei profili professionali dell’apprendistato approvato dall’Organismo tecnico in data 21 giugno 2014.

A livello operativo la referenziazione dei profili dell’apprendistato alle ADA del Repertorio nazionale dei titoli e delle qualificazioni di cui al D.Lgs. n. 13/2013, è realizzata tramite l’associazione al profilo delle ADA corrispondenti ai codici statistici di classificazione delle unità professionali (CP Istat 2007) precedentemente associati al profilo e attribuiti ad un solo settore economico-professionale (SEP), sulla base della comparazione tra le attività indicate nelle ADA e i contenuti del profilo professionale descritti nel contratto collettivo nazionale di lavoro.

I vantaggi connessi alla costruzione del Repertorio nazionale dei profili dell’apprendistato professionalizzante secondo le modalità definite dal D.Lgs. n. 13/2013 e dal D.M. 30/06/2015 sono

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http://atlantelavoro.inapp.org/

94 L’Atlante lavoro è l’esito di un lungo e complesso lavoro di ricerca intervento condotto dall’Inapp a partire dal 2013 insieme ad un Gruppo Tecnico costituito dal Ministero del Lavoro e dalle Regioni e Province autonome con l’assistenza tecnica di Tecnostruttura delle Regioni.

95 Cfr. R. Mazzarella, F. Mallardi, R. Porcelli (2017) Atlante lavoro. Un modello a supporto delle politiche dell’occupazione e dell’apprendimento permanente, Sinappsi, 7, n. 2-3, p.11

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molteplici. Il primo è quello di fornire alle istituzioni, alle aziende, agli operatori e ai cittadini, uno strumento per facilitare la messa in trasparenza e la consultazione dei profili professionali dell’apprendistato professionalizzante realizzando le finalità di cui all’art. 46 del D.Lgs. n. 81/2015. Inoltre, tale strumento consentirà di facilitare la correlazione dei profili professionali per l’apprendistato professionalizzante descritti nei CCNL, mettendo in trasparenza similitudini e difformità in una logica volta a promuovere la progressiva semplificazione e standardizzazione delle modalità di descrizione dei profili professionali e il loro affinamento in sede contrattuale. Infine, l’utilizzo della metodologia disegnata dal D.M. 30 giugno 2015 per la costruzione del Repertorio nazionale delle professioni dell’apprendistato consentirà di posizionare i profili per l’apprendistato all’interno del Repertorio nazionale di cui al D.Lgs. n. 13/2013 e di effettuare una correlazione con tutte le altre qualificazioni regionali al fine di favorire il riconoscimento e la certificazione da parte delle Regioni delle competenze acquisite attraverso il contratto di apprendistato professionalizzante e facilitare la mobilità geografica e professionale dei lavoratori con l’obiettivo di rafforzarne l’occupabilità nel mercato del lavoro.

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Conclusioni

A distanza di oltre due anni dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni normative in materia di apprendistato con il D.Lgs. n. 81/2015, il XVIII Rapporto di monitoraggio conferma in generale una linea di continuità con quanto già descritto nei Rapporti precedenti, e presenta alcune novità.

Il numero medio dei rapporti di lavoro in apprendistato nel 2017, in controtendenza rispetto agli anni precedenti, risulta in crescita del 12,1%. Se da un lato persiste l’incremento dell’apprendistato professionalizzante, dall’altro si evidenzia una più consistente applicazione del contratto per i giovani minorenni.

Il contratto di apprendistato professionalizzante raggiunge nel 2017 la quasi totalità dei contratti (97,1%), con un lieve aumento rispetto all’anno precedente. Come consueto, oltre la metà dei contratti afferisce alle Regioni del Nord (57,6%), prevalentemente concentrati in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte. Di recente l’apprendistato ha però mostrato una maggiore competitività rispetto ad altre forme contrattuali anche nelle Regioni del Sud, dove si registra una variazione positiva del 20,1%. È plausibile che tali incrementi siano imputabili alle politiche attive di incentivazione alle assunzioni ed a specifiche misure di sostegno nell’area meridionale (Incentivo occupazione Sud).

Sebbene rimanga invariato il consistente peso della tipologia del professionalizzante, sono i contratti rivolti agli apprendisti minorenni ad aver registrato l’incremento maggiore (12,5%), con 5 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. Il dato positivo è ascrivibile all’avvio della sperimentazione del sistema duale, che ha favorito una più agile organizzazione delle attività formative ed è stata supportata anche da consistenti risorse finanziarie messe a disposizione delle Regioni e da specifiche agevolazioni per le aziende. Il progetto sperimentale fa riferimento ai percorsi formativi previsti nell’apprendistato di I livello per il conseguimento della qualifica e del diploma professionale, del diploma di istruzione secondaria superiore e del certificato di specializzazione tecnica superiore, con contenuti di applicazione pratica non inferiori al 40% dell’orario ordinamentale per il secondo anno e al 50% per il terzo e quarto anno. Accanto a questa modalità formativa, sono previsti percorsi di IeFP con l’utilizzo dell’alternanza rafforzata e dell’impresa formativa simulata, con periodi di apprendimento in azienda non inferiori a 400 ore annue.

L’apprendistato per l’alta formazione e la ricerca continua ad occupare una quota esigua di apprendisti e rappresenta solo lo 0,2% del totale dei contratti, con un decremento del 6% rispetto al 2016; diminuisce analogamente il livello di partecipazione alle attività di formazione dedicata ai percorsi di alta formazione (-22%). Gli andamenti occupazionali si riflettono sui livelli di partecipazione alle attività formative a finanziamento pubblico dedicate agli apprendisti; infatti, nel 2016, si registra un incremento complessivo del 15,6%. Nel 2017, la crescita più rilevante della partecipazione alla attività formative è dovuta al significativo sviluppo dell’apprendistato di I livello. Infatti, il numero di apprendisti frequentanti le attività formative finalizzate all’acquisizione di una qualifica o diploma professionale continua a crescere con una variazione positiva pari al 13%. Il trend positivo, anche in questo caso, richiama l’impatto della sperimentazione del sistema duale che, in parte, ha stimolato il ricorso all’apprendistato di I livello, e le misure di incentivazione specifiche per tale tipologia di apprendistato. I giovani coinvolti con un contratto di apprendistato nei percorsi formativi previsti dalla sperimentazione rappresentano, nel 2017, circa la metà

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il 38,1% degli apprendisti in formazione per la qualifica ed il diploma professionale, mentre nel 2016 rappresentavano il 29,7%.

Diversamente dagli andamenti registrati per il primo livello, i dati evidenziano una sempre più debole partecipazione alle attività formative previste nell’apprendistato per l’alta formazione e ricerca. Tra il 2016 ed il 2017, i percorsi di laurea in esercizio di apprendistato registrano un calo significativo, determinato dalla complessità della progettazione didattica e da quella organizzativa. Tali percorsi sono infatti il risultato di un processo condiviso tra diversi attori (Regioni, Università, Aziende) che, da un lato deve tener conto del quadro ordinamentale, e dall’altro deve riuscire ad adattarlo alle esigenze dell’apprendimento sul luogo di lavoro. A tali fattori, vanno aggiunte ulteriori difficoltà riguardanti l’esiguità di relazioni sistematiche e funzionali tra mondo delle imprese e sistema dell’istruzione, nonché le carenze sul piano informativo e sulla diffusione delle buone pratiche. I master, invece, continuano a mantenere un discreto livello di attrattività. D’altro canto, i percorsi di ITS e l’attività di ricerca, pur accogliendo un volume di apprendisti piuttosto contenuto, sembra evidenziare un certo dinamismo nell’ultimo biennio. La maggior flessibilità dei percorsi ad alta specializzazione tecnica, normalmente progettati per competenze e svincolati dai percorsi accademici, presentano un minor grado di problematicità nella curvatura dei contenuti della formazione tra percorsi ordinari e percorsi in esercizio di apprendistato e sono maggiormente legati alle realtà locali ed alla domanda professionale delle imprese.

Gli apprendisti con contratto professionalizzante partecipanti alle attività formative nel 2016 aumentano del 15,5%; quattro apprendisti su cinque si formano nelle Regioni del Nord, dove l’offerta formativa pubblica è consolidata e continuativa; il tasso di copertura, ovvero il rapporto tra numero di occupati e numero di partecipanti alla formazione, a livello nazionale, è pari al 40,6%. Nel 2017 i livelli di partecipazione alla quota di formazione pubblica registra una contrazione del 16,3%, particolarmente significativa nel Mezzogiorno.

In questi anni sono stati implementati interventi volti al sostegno dell’istituto dell’apprendistato, finalizzati a definire un quadro normativo strutturato ed a garantire standard per l’attuazione delle politiche, in particolar modo nell’ambito della sperimentazione del sistema duale. A fronte del recepimento da parte di quasi tutte le Amministrazioni regionali delle nuove disposizioni normative, non corrisponde una omogenea capacità di attuazione e ancora oggi si assiste ad una concentrazione dei contratti di apprendistato nelle aree settentrionali. Anche sul versante della contrattazione collettiva permane la difficoltà ad allinearsi alle nuove disposizioni e a operare negli spazi di autonomia ad essa riconosciuta.

Come mostra l’esperienza del sistema duale, è stato possibile coinvolgere un target da sempre ritenuto più vulnerabile, quello dei minorenni, che richiede una gestione più attenta al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro. L’apprendistato di I livello ha prodotto i primi effetti in termini di una più consistente partecipazione, ma è attuato quasi prevalentemente nel Nord (Lombardia, Province autonome di Bolzano e Trento, Veneto, Piemonte, Liguria e Friuli Venezia Giulia) e in alcune Regioni del Centro (Lazio e Marche) e del Sud (Molise, Puglia e Calabria). Infatti, risulta evidente come la sperimentazione si sia radicata in quei territori in cui il sistema di IeFP si è da tempo adeguatamente sviluppato e sul quale il progetto ha fatto leva, contribuendo all'ulteriore sviluppo di questo canale formativo. L’inserimento nelle attività di formazione in esercizio di apprendistato avviene, infatti, al III o al IV anno del percorso, ovvero in un periodo in cui il giovane apprendista, già inserito in un percorso di IeFP ordinario o in alternanza rafforzata, è pressoché al termine dell’iter formativo o ha già acquisto una qualifica professionale ed una padronanza di competenze tecniche e soft skill tali da renderlo più idoneo ad essere inserito in un contesto lavorativo.

Anche il sistema degli incentivi e degli investimenti in formazione messi in campo dal Ministero del Lavoro a sostegno delle politiche di implementazione dell’apprendistato e la proattività di alcune realtà regionali, hanno favorito il ricorso da parte dei datori di lavoro all’apprendistato, tuttavia non sembra averne

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garantito la sostenibilità in termini di inserimento stabile nel mondo del lavoro. Infatti, le trasformazioni dei contratti di apprendistato in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, nel 2017, diminuiscono del 9,9%, oltre 4 punti percentuali in più rispetto al decremento registrato nel biennio 2015-2016. L’apprendistato, quindi, continua ad essere un contratto unicamente finalizzato a fruire di misure di supporto all’occupazione. Resta da verificare, attraverso una analisi longitudinale, l’efficacia della valenza formativa di questo contratto, in termini di sostegno all’occupabilità delle giovani generazioni.

Lo scenario descritto induce a riflettere su alcuni punti chiave che potrebbero implementare e sostenere una più diffusa attuazione del sistema di apprendistato, anche in un’ottica di qualità. Tra questi:

• sensibilizzare e diffondere una cultura dell’apprendistato tra i diversi attori del sistema produttivo e formativo, a partire dalle migliori esperienze di apprendistato realizzate, attraverso la collaborazione tra imprese e istituti scolastici, e dalla sperimentazione del sistema duale nella IeFP. L’apprendistato non deve essere più considerato un percorso per giovani con disaffezione verso il sistema scolastico e formativo o provenienti da contesti di disagio sociale ed economico. Al contrario, occorre porre in risalto la valenza formativa e professionale di questi percorsi, al fine di promuovere azioni di orientamento rivolte alle famiglie, ai giovani ed agli insegnanti per evidenziare le potenzialità dell’apprendimento work-based e renderlo maggiormente attrattivo;

• promuovere reti territoriali, modelli e strumenti operativi, attraverso la diffusione di buone pratiche, volti alla creazione di un ponte tra sistema di istruzione, formazione e aziende. L’apprendistato si fonda su “sistemi a rete”, sia a livello nazionale che regionale, dove i diversi soggetti istituzionali, educativi e sociali interagiscono con il mondo delle imprese e delle professioni. Occorre, quindi, operare verso un sistema di governance più strutturato, che ne garantisca maggiore efficacia e diffusione;

• favorire la conoscenza dello strumento in ambito aziendale e tra i soggetti intermediari (commercialisti, consulenti del lavoro, centri per l’impiego pubblici e privati), per superare i vincoli relativi agli aspetti normativi, contrattualistici e procedurali. Il contratto di apprendistato presenta per natura elementi di complessità legati al doppio ruolo del datore di lavoro, che si trova a dover fronteggiare procedure burocratiche ed amministrative, più complesse rispetto ad altre forme contrattuali, ed a doversi prendere carico della formazione dell’apprendista. Il ruolo dell’impresa formativa deve essere supportato ed affiancato dalle istituzioni formative e dai soggetti intermediari, in una logica di interazione sistemica;

• garantire il riconoscimento e la certificazione delle competenze acquisite nella formazione, in relazione al Repertorio dei profili dell’apprendistato professionalizzante. A tal fine sarebbe necessario riattivare l’Organismo tecnico, riconfermato dall’art.46, comma 3, del D.Lgs. n. 81/2015, finalizzato a consentire la correlazione tra standard formativi e standard professionali e la relativa attestazione, anche in attuazione di quanto previsto dal Decreto legislativo 13/2013;

• promuovere un maggiore e concreto coinvolgimento delle parti sociali, per sviluppare i rapporti di lavoro in apprendistato in tutti i settori di attività. Appare evidente la necessità di pervenire ad una puntuale e diffusa regolamentazione dell’apprendistato nei contratti di lavoro, che non si riduca ad un mero recepimento testuale del disposto normativo, ma che delinei un quadro di riferimento certo in termini di profili professionali, inquadramento, retribuzione ecc.