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Il ruolo di Ise nel Giappone contemporaneo

Capitolo 3. Le dimensioni dello shintō dal dopoguerra a oggi

3.4 Il ruolo di Ise nel Giappone contemporaneo

Se le relazioni dei politici con il santuario Yasukuni sono sempre state oggetto di forte discussione sia interna che internazionale, lo stesso non si può dire delle visite presso l’Ise Jingū.102 Seppure Ise non abbia nessun tipo di collegamento con la storia militare del

Giappone, rimane comunque un sito fortemente associato con il potere imperiale e quindi con l’idea di nazione giapponese come kokutai.103 L’innegabile legame tra i santuari di

Ise e la storia politica del Giappone rende difficile comprendere inizialmente come mai, a differenza di Yasukuni, Ise non si trovi al centro dei dibattiti riguardanti le relazioni tra Stato e religione. Tuttavia, vi è un fattore fondamentale che rende Ise e le sue forti

101 MIYAMOTO, “The Ethics of Commemoration: Religion and Politics in Nanjing, Hiroshima, and

Yasukuni”, p.58

102 OKUYAMA, “Rethinking “State Shinto” in the Past and the Present”, p.176

75 implicazioni ideologiche accettabili agli occhi della società giapponese, ovvero, semplicemente, la sua lunga storia. I santuari di Ise hanno infatti avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dei culti dei kami del periodo medioevale, i quali hanno fatto poi da sostegno alle idee premoderne che crearono per la prima volta l’immaginario di uno shintō “indigeno” e parte della “tradizione” del Giappone.104 Nel periodo Edo, Ise fu

una delle mete più popolari dei pellegrinaggi, oltre a essere al centro di numerosi culti popolari. Infine, ripensato come santuario simbolo della famiglia imperiale in quanto custode della dea Amaterasu, il nuovo governo Meiji incorporò l’Ise Jingū all’interno del progetto di costruzione della nazione moderna giapponese, arrivando a renderlo una delle parti centrali del culto e dell’ideologia dello shintō di Stato inteso nella sua accezione più ampia.105 Anche dopo la guerra, Ise, rimane nell’immaginario collettivo il simbolo di alcune delle più antiche tradizioni del Giappone, il vero “nihonjin no kokoro no furusato” (che può essere tradotto come la casa dell’anima dei giapponesi, nonostante sia la parola ‘kokoro’ che la parola ‘furusato’ abbiano delle sfumature di significato difficili da rendere in italiano) , così come viene descritto in uno degli slogan utilizzati per attrarre visitatori, che unisce simbolicamente l’interno corpo nazionale all’interno della sua chinju no mori, ovvero la foresta di alberi sacri che circonda l’intero complesso di santuari.106

Secondo Okuyama, presso Ise si è già verificata e affermata un’unione tra politica e religione che prescinde le direttive della Costituzione, almeno all’interno dell’immaginario collettivo. 107 Ise, in quanto simbolo della cultura tradizionale

giapponese e dell’ambiente naturale, trascende quindi sia le particolarità religiose che politiche.108 Inoltre, come simbolo di continuità del legame tra la casata imperiale e la nazione giapponese, Ise viene attentamente protetto e rinforzato dal Jinja Honchō attraverso numerose pubblicazioni e iniziative mirate a enfatizzare il suo carattere “naturale” ed “eterno” e la sua forte relazione con il popolo giapponese e la divinità genitrice Amaterasu, a sua volta simbolo della discendenza divina dell’imperatore.109

104 ROTS, Shinto, Nature and Ideology in Contemporary Japan: Making Sacred Forests, p.183 105 Ibid, p.187

106 Ibid, pp.183-184

107 OKUYAMA, “Rethinking “State Shinto” in the Past and the Present”, p.176

108 ROTS, Shinto, Nature and Ideology in Contemporary Japan: Making Sacred Forests,p.181 109 Ibid, p.189

76 Negli ultimi anni si è potuto osservare un crescente coinvolgimento e attenzione dei politici nei confronti di Ise, in particolare da parte dell’attuale Primo Ministro Abe Shinzō.110 Visto quanto detto nei paragrafi precedenti, non sorprende il fatto che Abe si

sia allontanato gradualmente dalla controversa questione del santuario Yasukuni, preferendo invece Ise come alternativa per portare avanti il suo programma politico e ideologico.111 I suoi piani di revisione della costituzione hanno generato molto clamore, in particolare i suoi sforzi che spingono alla reinterpretazione dell’Articolo 9 in modo che possa così permettere un maggiore coinvolgimento militare del Giappone nei conflitti stranieri. Ma anche il suo interesse nel voler ridefinire i confini simbolici tra Stato e religione non è da ignorare: supportato da una potente lobby di gruppi conservatori come il Jinja Honchō e la Nippon Kaigi, di cui si parlerà più avanti, Abe è attivamente coinvolto nei progetti di reintroduzione dello shintō e dei suoi simboli e rituali imperiali all’interno della sfera pubblica.112 In questi progetti, Ise gioca un ruolo di centrale importanza. Diversi Primi Ministri visitarono Ise nel dopoguerra, ma la visita di Abe nel 2013 presso l’Ise Jingū in occasione dello shikinen sengū, ovvero la ricostruzione cerimoniale del santuario principale con cadenza ventennale, segnò la prima volta che un Primo Ministro partecipava alla cerimonia dal 1929.113 Contrariamente alla sua visita presso il santuario Yasukuni tenuta a fine dicembre 2013, la partecipazione di Abe ad un evento così simbolicamente importante per Ise non ricevette nessun tipo di attenzione mediatica e critiche internazionali, nonostante fosse andato nelle sue piene capacità di Primo Ministro.114 Secondo Rots, questa visita costituì un primo cambiamento fondamentale nelle relazioni contemporanee tra Stato e religione, contribuendo al processo di riconfigurazione dello shintō come tradizione di devozione “pubblica”.115 A questo proposito contribuì in modo significativo la scelta di Abe di organizzare il 42esimo incontro del G7 presso Ise-Shima, nella prefettura di Mie, luogo perfetto per l’evento: “da sempre parte della storia” era “il posto adatto per far sentire lo spirito e la mente giapponese”.116 Il 26 maggio 2016 i leader del G7 oltre a visitare il santuario interno di

110 OKUYAMA, “Rethinking “State Shinto” in the Past and the Present”, p.176

111 ROTS, “Public Shrine Forests? Shinto, Immanence, and Discursive Secularization”, p.181 112 ROTS, Shinto, Nature and Ideology in Contemporary Japan: Making Sacred Forests, P.180 113 OKUYAMA, “Rethinking “State Shinto” in the Past and the Present”, p.177

114 ROTS, “Public Shrine Forests? Shinto, Immanence, and Discursive Secularization”, p.180 115 ROTS, Shinto, Nature and Ideology in Contemporary Japan: Making Sacred Forests,p.2 116 OKUYAMA, “Rethinking “State Shinto” in the Past and the Present”, p.177

77 Ise godendo dell’atmosfera “solenne e imponente” del luogo, parteciparono a una cerimonia in cui vennero piantati degli alberi.117 Nonostante non abbiano preso parte a nessuna attività esplicitamente religiosa, la loro visita ebbe comunque una grande importanza simbolica e contribuì ad alimentare la formazione di un nuovo immaginario internazionale in cui lo shintō viene identificato con i valori “tradizionalmente culturali” di armonia tra uomo e natura che “da sempre” caratterizzano il Giappone, oltre che legittimare Ise sia a livello internazionale che nazionale.118

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