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un aumento significativo dei convenzionamenti delle strutture residenziali assistite: una produzio- ne che poi ha dovuto fare i conti con lÊonerosità delle rette, in parte anche con la straordinaria offerta del servizio di badanti che permetteva quella domiciliarità dellÊanziano che è un ele- mento positivo da conseguire. Il risultato è che da tempo è in corso il tentativo di colmare posti letto vacanti, quindi costosi per lÊoperatore privato, per rispondere ai pazienti dismessi – rapidamen- te- dopo le operazioni ospedaliere. Interventi superficiali ed onerosi che sono ricaduti in nega- tivo sullÊinvestitore e ai quali si sta trovando una risposta intelligente, ma che ha tutti i crismi della subordinata ad alto tasso entropico.

Abitare e servizi: lÊintegrazione possibile Nel settore dellÊabitare e dei servizi mi preme invece segnalare un percorso diverso, governato e perciò di maggior soddisfazione, allÊinterno del sistema storico dei servizi educativi ed abitativi, che ha permesso allÊAmministrazione di svolge- re un ruolo di regia. Un percorso ricco anche di frizioni, autorganizzazioni positive, tentativi speculativi, pressapocchezza progettuale, ma nel quale lÊAmministrazione ha sempre saputo mantenere ferma la barra. Un percorso prodotto dallÊinterazione di tre fattori di non poco conto: la rivisitazione nazionale e regionale della legi- slazione sulle politiche di welfare; il laboratorio lombardo, luogo politico, sociale ed economico più dinamico del panorama nazionale; il percorso della città di Sesto di profonda trasformazione ur- banistica in corso da ormai 25 anni -e i prossimi 15 non saranno da meno-. Non si può in ragione di questÊultimo dato sfuggire dalle richieste di pra- tiche che, ancorché legate ai servizi, conformano il territorio, producendo o meno esempi o casi da verificare, né si può sfuggire anche ad appetiti speculatori che in questi cambiamenti strutturali avanzano richieste, magari appunto incoerenti su scala vasta.

Dopo la redazione del Piano dei Servizi nel 2001, approvato come parte integrante del Prg nel 2004, è stato varato il Piano Casa fonda- to sullÊAccordo quadro di Sviluppo Territoriali promosso da Regione Lombardia nel 2005. Un intervento previsto da questi strumenti di program- mazione si sviluppò con lÊassegnazione tramite bando di unÊarea per realizzare: alloggi in affitto, integrati da servizi che rispondessero al fabbiso- gno indicato dal Piano dei Servizi e capace di intercettare i bandi regionali definiti dal Prerp. LÊattenzione allÊintegrazione casa e servizi ha così prodotto nel 2007 un interessante intervento che ha messo in luce come la capacità program- matoria non solo pone al riparo la collettività da interventi sporadici, ma anzi produce quellÊinno- vazione che nei servizi allÊinfanzia non si impone nellÊagenda politica nazionale.

LÊoperazione significativa sul profilo delle poli-

tiche abitative è stata eccezionale su quello dei servizi, perché la struttura realizzata al piede dellÊedificio, nata come asilo nido, è stata ricetti- va del dibattito sviluppatosi in Consiglio comunale e, ai sensi della sperimentazione avviata dalla legge finanziaria 2008 ha prodotto una „sezione primavera‰, cioè lÊintegrazione tra il servizio di nido e la scuola dellÊinfanzia, obiettivo pedago- gico storico che a causa della marginalizzazione a servizio a domanda individuale dei nidi non si riesce ad affermare nel paese.

Articolare le politiche abitative

Questa esperienza puntuale sul tema delle politi- che abitative e dei servizi intende mettere in luce come una attenta regia pubblica possa produrre esperienze di sussidiarietà integrate e innovative. Ho Sottolineato lÊaspetto dei servizi rispetto alla parte legata alle politiche abitative, che certa- mente conforma maggiormente il territorio, per il contenuto innovativo di questo intervento, avvenu- to alla vigilia del lancio del cosiddetto „housing sociale‰, capace finora di animare convegni ma di non rispondere né allÊesplosione degli sfratti , né al tema del welfare che cambia.

Si ha in questo campo lÊimpressione di una ec- cessiva retorica che accompagna il crollo delle risorse pubbliche a sostegno di una produzione edilizia pubblica annientata, mentre vecchie e nuove povertà hanno fatto esplodere il fabbiso- gno abitativo.

Fondare programmi di questo tipo sulla base delle disponibilità di aree da parte di Comuni sconta due limiti: i Comuni posti nella prima cintura metropolitana sono ormai saturi, ma al tempo stes- so sono quelli ove si annida la maggior tensione abitativa. LÊeffetto combinato provoca un corto- circuito che si palesa con la proposizione stantia delle solite tre esperienze realizzate sulla base del famoso ragionamento dellÊutilizzo delle aree a standard del vecchio Prg milanese. Mentre la crisi ha mostrato il paradosso rappresentato da città fatte di case senza abitanti e abitanti senza case. La straordinaria offerta edilizia realizzata e realiz- zabile non intende per nulla misurarsi con il fabbi- sogno principale delle nostre aree metropolitane rappresentato dal mercato dellÊaffitto e anziché farsi condizionare con piani economici che con- tengano margini di redditività inferiore ma certi, seguitano a prevedere margini operativi fondati su vendite che non avvengono, salvo poi palesare queste richieste di aree pubbliche, che intanto non ci sono, per realizzare, anche, case in affitto. Ritorna quindi quella sensazione di pigrizia im- prenditoriale rispetto a strumenti innovativi come quello della locazione temporanea promossa a Sesto dallÊAmministrazione e vista dagli svilup- patori come possibile cavallo di Troia per patri- monializzare risorse, senza preoccuparsi della gestione.

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che ha ulteriormente arricchito le politiche abitati- ve del comune, attento a sviluppare azioni rivolte ai diversi target che costituiscono una domanda che sconta le difficoltà di rapporto con lÊunicità della risposta privata.

Solo unÊattenta regia dellÊAmministrazione ha permesso a questi operatori di non fare eccessivi errori, seppur non si sono realizzati alcuni corol- lari che avrebbero creato maggior qualità per il territorio proprio con la proposizione di servizi privati che avrebbero anche favorito maggiori margini di operatività. Dal favorire lÊincontro tra lÊente di gestione della Università Statale per i pensionato studentesco con gli operatori per la gestione dei circa 210 posti letto alla promozio- ne di nuove possibilità di contratti temporanei, per giovani coppie e giovani sotto i 35 anni che così possono iniziare un cammino autonomo senza imbarcarsi in mutui proibitivi, il compito dellÊAmministrazione è andato oltre la semplice programmazione e verifica di conformità, per non disperdere una programmazione pubblica un poÊ banalizzata dagli operatori con progetti edilizi privi di progettualità sociale.

Esperienze, quindi, che ci indicano la necessità in questo momento di profonda trasformazione, di non fermarsi allÊenunciazione del ruolo sussidiario della società civile, per avere la consapevolezza che unÊattenta regia pubblica evita schizofrenie e vuoti progettuali non allÊaltezza della sfida in campo perché il nuovo welfare locale non faccia rimpiangere i risultati che il novecento ci ha con- segnato.