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IMBAllAGGI e RIFIutI DI IMBAllAGGIo

Nel documento Informazioni legali (pagine 44-56)

La digestione anaerobica

4. IMBAllAGGI e RIFIutI DI IMBAllAGGIo

Nel 2016, l’immesso al consumo di imballaggi sul mercato nazionale si attesta a quasi 12,6 milioni di tonnellate, mostrando un aumento di 276 mila tonnel-late rispetto al 2015 (+2,2%), in linea con il quadro economico nazionale che continua a mostrare segnali di ripresa rispetto ai precedenti anni in termini di consumi nazionali e scambi commerciali (Tabella 4.1). L’aumento registrato riflette anche i cambiamenti degli stili di consumo, che incidono sulla qualità e sulla tipologia di imballaggi venduti, correlati a fattori sociali e demogra-fici.

Il dato dell’immesso al consumo viene ricavato dalla produzione degli im-ballaggi vuoti sommata alle importazioni di imim-ballaggi, al netto delle espor-tazioni. Si assume che la produzione annuale di rifiuti di imballaggio sia equivalente all’immesso al consumo di imballaggi nello stesso periodo. Nel dettaglio, tutte le frazioni merceologiche, ad eccezione dell’acciaio, pre-sentano un incremento dei quantitativi immessi al consumo rispetto al 2015 (Figura 4.1). La filiera che presenta la maggior crescita è rappresentata dal legno (+3,3%), seguita dalla carta (+2,7%), dalla plastica (+2,3%) e dal vetro (+0,9%). Stabili i quantitativi di imballaggi in alluminio immessi sul mercato; in calo, come evidenziato, dell’1,9% quelli dell’acciaio. In termini quantita-tivi, l’aumento più significativo si registra per la carta, con 124 mila tonnellate in più di imballaggi immessi sul mercato nel 2016, seguita dal legno (90 mila tonnellate), dalla plastica (50 mila tonnellate) e dal vetro (21 mila tonnellate). tabella 4.1 – Immesso al consumo di imballaggi (1.000*tonnellate), anni 2012 – 2016

tabella 4.2 – Quantità di rifiuti di imballaggio riciclati e recuperati pro-venienti da superfici pubbliche e private (1.000*tonnellate), anni 2014 – 2016

Fonte: CONAI e Consorzi di filiera

Tra il 2015 e il 2016, tutte le frazioni merceologiche registrano un incremento nel recupero totale: la plastica (+3,8%), il legno (+3,6%), l’acciaio (+3,6%), l’alluminio (+3,4%), la carta (+2,2%), il vetro (+1,6%).

In termini quantitativi, la carta è il materiale che mostra l’aumento più elevato di rifiuti di imballaggio avviati a recupero, corrispondente a 88 mila tonnellate in più rispetto al 2015, seguito dalla plastica con circa 67 mila tonnellate, dal legno con circa 63 mila tonnellate, dal vetro con 27 mila tonnellate e dall’ac-ciaio con quasi 13 mila tonnellate.

I rifiuti di imballaggio cellulosici si confermano la frazione maggiormente recuperata nel 2016, costituendo il 42,2% del totale recuperato (Figura 4.2). Le quantità avviate a riciclaggio mostrano un incremento del 2,7%, corri-spondenti in termini quantitativi a circa 223 mila tonnellate.

Incrementi significativi si registrano per l’alluminio, il legno e l’acciaio, pari, rispettivamente, al 4,7%, 3,9% e 3,6%, seguiti dalla carta (+2,7%), dalla pla-stica (+2,1%) e dal vetro (+1,6%).

In termini assoluti, le frazioni che registrano gli aumenti maggiori sono la carta e il legno, rispettivamente corrispondenti a 99 mila tonnellate e 65 mila tonnellate.

I quantitativi di rifiuti di imballaggio riciclati provenienti da “superficie pub-blica” (flusso dei rifiuti urbani e assimilati) rappresentano circa il 51% del totale riciclato, la restante parte proviene dal flusso di rifiuti di imballaggio Figura 4.1 – Immesso al consumo per frazione merceologica

(1.000*ton-nellate), anni 2012 -2016

Fonte: Elaborazioni ISPRA su dati CONAI

La quantità di rifiuti di imballaggio avviata complessivamente a recupero, nel 2016, è pari ad oltre 9,8 milioni di tonnellate, facendo registrare un incre-mento del 2,7% rispetto al 2015, corrispondente in termini quantitativi a quasi 260 mila tonnellate (Tabella 4.2).

La quota che maggiormente incide sul recupero totale è quella relativa al ri-ciclaggio che, per alcune tipologie di rifiuti, quali il vetro e acciaio, rappre-senta l’unica forma di recupero. Nella quota recuperata delle frazioni in plastica, carta e alluminio sono inclusi anche i quantitativi di rifiuti avviati a riciclo all’estero.

Nel dettaglio, l’85,7% del recupero complessivo, corrispondente a 8,4 milioni di tonnellate, è rappresentato dal riciclaggio, comprensivo anche della pre-parazione per il riutilizzo attraverso operazioni di rigenerazione o ripre-parazione; il restante 14,3%, poco più di 1,4 milioni di tonnellate, costituisce il recupero energetico.

del totale) e la carta (29%). L’analisi dei dati mostra che solo la filiera della plastica, aumenta i quantitativi recuperati energeticamente (+5,6%, pari a quasi 50 mila tonnellate), mentre per le altre frazioni si osserva una contra-zione. Il recupero energetico dei rifiuti di imballaggio in carta diminuisce del 2,6%, quello del legno del 2,4%, passando, rispettivamente, da 414 mila ton-nellate a 404 mila tonton-nellate e da 82 mila tonton-nellate a 80 mila tonton-nellate. I quantitativi di imballaggi in alluminio recuperati come fonte di energia (oltre 3 mila tonnellate) mostrano un’inversione di tendenza rispetto al 2015, anno in cui si è verificato un aumento del recupero energetico (3,7 mila tonnellate) e tornano ad allinearsi ai quantitativi del 2014.

Figura 4.3 – Rifiuti di imballaggio avviati a recupero energetico (1.000*tonnellate), anni 2012 – 2016

Fonte: Elaborazioni ISPRA su dati CONAI e Consorzi di filiera

Gli obiettivi di recupero e riciclaggio stabiliti dalla legislazione europea, non-ché quelli fissati dalla legislazione nazionale per le singole frazioni merceo-logiche, sono stati raggiunti e superati con anticipo rispetto al termine stabilito (l’obiettivo di recupero è stato conseguito nel 2004, quello del riciclo nel 2006). A livello europeo, sono in via di definizione nuovi e ambiziosi obiettivi di riciclaggio nell’ambito dell’attività di revisione dei target fissati dalla di-rettiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE e dalla didi-rettiva 94/62/CE.

secondari e terziari di provenienza industriale e commerciale.

La carta e il vetro rappresentano, rispettivamente, il 39% e il 38,9% del totale riciclato da superfici pubbliche nel 2016, mentre le frazioni che incidono mag-giormente sul totale riciclato da superficie privata sono la carta con il 50% e il legno con il 36,5%.

Figura 4.2 – Distribuzione percentuale del recupero dei rifiuti di imbal-laggio, anni 2012 – 2016

Fonte: Elaborazioni ISPRA su dati CONAI e Consorzi di filiera

La quantità di rifiuti di imballaggio in legno, alluminio, carta e plastica avviata a recupero energetico da superfici pubbliche, nel 2016, stimata dal CONAI, è pari a 1,4 milioni di tonnellate. Rispetto al 2015, si registra un aumento del 2,6%, corrispondente a circa 36 mila tonnellate (Figura 4.3).

Il dato relativo ai rifiuti di imballaggio recuperati come energia si riferisce sia alle quantità di scarti del trattamento dei rifiuti di imballaggio gestiti di-rettamente dai Consorzi di filiera, sia ai quantitativi di rifiuti di imballaggio presenti nei rifiuti urbani indifferenziati o nel CSS avviati ad impianti di in-cenerimento con recupero di energia.

Figura 4.4 – Percentuali di recupero e riciclaggio dei rifiuti di imballag-gio, anni 2012 – 2016

Fonte: Elaborazioni ISPRA su dati CONAI e Consorzi di filiera

I dati relativi allo smaltimento, calcolato da ISPRA come differenza tra i quan-titativi di imballaggi immessi al consumo ed i quanquan-titativi di rifiuti di imbal-laggio complessivamente recuperati, mostrano nel 2016 un leggero aumento rispetto al 2015 (+0,7%, corrispondente a circa 18 mila tonnellate) (Figura 4.5). Va rilevato come lo smaltimento rappresenta il 21,8% dell’immesso al con-sumo degli imballaggi (oltre 2,7 milioni di tonnellate nel 2016).

Nel 2016, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio raggiunge il 78,2% dell’immesso al consumo, in aumento rispetto al 2015 (77,9%) (Ta-bella 4.3, Figura 4.4).

La percentuale di riciclaggio sull’immesso al consumo passa dal 66,8% del 2015 al 67,1% del 2016, quella del recupero energetico si mantiene stabile (circa 11%).

Con riferimento ai singoli materiali, nel biennio 2015-2016, si osserva un au-mento delle percentuali di recupero complessivo per tutte le filiere, ad ecce-zione della carta che mostra, invece, un lieve calo.

Si segnala, tuttavia, che gli obiettivi di riciclaggio/recupero sono raggiunti a livello nazionale, ma con differenze nei diversi contesti territoriali.

tabella 4.3 – Percentuale del recupero totale sull’immesso al consumo, anni 2015 – 2016

5. MonItoRAGGIo, AnAlISI e VAlutAZIonI

eConoMICHe Del SISteMA tARIFFARIo

L’ISPRA ha effettuato, in riferimento al 2016, il censimento dei comuni che, ai sensi della legge 27 dicembre 2013, n. 147, commi da 641 a 668, così come modificata dall’articolo 1 del D.L. 6 marzo 2014, n. 16, convertito nella Legge del 2 maggio 2014, n. 68, hanno adottato, a decorrere dal 1° gennaio 2014, il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARI), a copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati. Il censimento ha avuto anche lo scopo di individuare i comuni che, in base a quanto disciplinato dal comma 668 del medesimo articolo 1, hanno introdotto un alternativo sistema di prelievo di natura corrispettiva, fondato su criteri di misurazione del rifiuto prodotto, che consente l’applicazione dell’IVA. Si tratta di un primo censimento riguar-dante un campione di comuni che rappresentano il 37,4% dei comuni italiani. La tabella 5.1 mostra che sono 2.988 i comuni oggetto di indagine, con una po-polazione di 35.122.966 abitanti.

tabella 5.1 – Distribuzione per macroarea geografica dei comuni oggetto di indagine, anno 2016

Fonte: ISPRA

La tabella 5.2 mostra, per i comuni esaminati, il regime di prelievo applicato al 31 dicembre 2016. Dei 2.988 comuni censiti: il 92,5% (2.765 comuni), corri-spondenti ad una popolazione di 33.262.479 abitanti (94,7% del campione) ap-plicano la TARI normalizzata calcolata in base a quanto previsto dal DPR 158/99, mentre, il 7,5% (223 comuni), corrispondenti a 1.860.487 abitanti (5,3% del campione), applicano il regime di Tariffazione puntuale denominato (Pay-As-You-Throw) basati sulla sull’utilizzo di sistemi di rilevazione e quan-tificazione della produzione dei rifiuti riferiti a ogni singola utenza servita. Figura 4.5 – Recupero totale e smaltimento dei rifiuti di imballaggio

(1.000*tonnellate), anni 2000 – 2016

tabella 5.4 – Costi totali annui per kg di rifiuto (eurocentesimi/kg), anni 2015 – 2016

Fonte: ISPRA

L’analisi condotta per classi di popolazione residente, come riportato nella ta-bella 5.5, per i costi pro capite annui, e, nella tata-bella 5.6, per i costi specifici per kg di rifiuto, evidenzia un aumento generale dei costi di gestione, sia del costo totale che dei costi di gestione dei rifiuti indifferenziati e differenziati, passando dalle classi demografiche più basse a quelle più alte. Infatti, il costo totale medio annuo pro capite passa da 161,31 euro/abitante per anno nei co-muni con popolazione minore o uguale a 5.000 abitanti fino a 260,27 euro/abi-tante per anno nei comuni con popolazione maggiore o uguale a 150.001 abitanti.

tabella 5.5 – Costi medi per abitante nel campione e nelle classi di popo-lazione esaminate (euro/abitante per anno), anno 2016

CGIND = Costi di gestione dell’indifferenziato; CGD = Costi di gestione raccolta differen-ziata; CC = Costi comuni; CK = Costi d’uso del capitale.

Fonte: ISPRA tabella 5.2 – Descrizione del tipo di regime di prelievo applicato al

31-12-2016 per i comuni analizzati

Fonte: ISPRA

Il totale del campione per cui è stata effettuata l’analisi dei costi, è costituito, per l’anno 2016, da 734 comuni sia in regime di TARI normalizzata che di ta-riffa puntuale.

Dall’analisi economica condotta sui dati raccolti, a livello nazionale, si rileva che il costo totale medio pro capite annuo (Tabella 5.3) è pari, nel 2016, a 218,31 euro/abitante con un incremento, rispetto al 2015 dello 0,6%.

A livello di macroarea geografica si rileva un costo maggiore per l’Italia Cen-trale, dove nella media pesata influisce il costo pro capite del comune di Roma. Il costo totale medio per kg di rifiuto urbano (Tabella 5.4), a livello nazionale, risulta pari, nel 2016, a 39,03 centesimi di euro, facendo registrare un incre-mento rispetto al 2015 dell’1,2%.

tabella 5.3 – Costi totali annui pro capite (euro/abitante per anno), anni 2015 – 2016

tabella 5.7 – Distribuzione regionale del campione a tariffa puntuale, anno 2016

Fonte: ISPRA

Le medie regionali dei costi specifici annui pro capite del servizio di gestione dei rifiuti urbani dei comuni a tariffa puntuale, sono riportati nella tabella 5.8. La tabella 5.9 è relativa alle medie regionali delle componenti di costo per kg di rifiuto prodotto.

tabella 5.8 – Medie regionali dei costi specifici annui pro capite (€/abi-tante*anno) comuni a tariffa puntuale, anno 2016

CGIND = Costi di gestione dell’indifferenziato; CGD = Costi di gestione raccolta differen-ziata; CC = Costi comuni; CK = Costi d’uso del capitale.

Fonte: ISPRA La tabella 5.6 riporta i valori medi per kg di rifiuto prodotto relativi al campione

totale e per ogni singola classe di popolazione: il costo medio per kg di rifiuto totale passa da 27,45 eurocentesimi/kg nei comuni con popolazione minore o uguale meno di 5.000 abitanti fino a 43,28 eurocentesimi/kg nei comuni con popolazione maggiore o uguale a 150.001 abitanti.

tabella 5.6 – Costi medi per kg di rifiuto prodotto nel campione per classi di popolazione esaminate (eurocentesimi/kg), anno 2016

CGIND = Costi di gestione dell’indifferenziato; CGD = Costi di gestione raccolta differen-ziata; CC = Costi comuni; CK = Costi d’uso del capitale.

Fonte: ISPRA

Il campione di indagine dei comuni a tariffa puntuale è costituito da 223 comuni, localizzati quasi esclusivamente nel Nord, essendo presente nel campione solo due comuni del Centro e nessuno del Sud. I 223 comuni presentano una popo-lazione totale di 1.860.847 abitanti. La distribuzione regionale del campione dei comuni a tariffa puntuale è descritta in tabella 5.7. Dei 223 comuni analiz-zati, 12 comuni (5,4%) appartengono alla regione Piemonte, con una popola-zione pari all’6,7% del totale del campione, 16 comuni (7,2%) sono localizzati in Lombardia con una popolazione pari al 4,4% del totale, 46 comuni (20,6%) fanno parte della regione Trentino Alto Adige con una popolazione pari al 9,9% del totale. La regione Veneto è rappresentata da 130 comuni (58,3%) con una popolazione pari al 61,3% del totale, 17 comuni sono dell’Emilia Romagna (7,6%) con una popolazione pari al 16,6% del totale, e, infine, due comuni ap-partengono al Lazio (0,9%), con una popolazione pari allo 1,1% del totale.

La tabella 5.10 mostra le percentuali delle modalità di raccolta adottate nei 223 comuni del campione esaminato.

Il sistema di raccolta maggiormente utilizzato risulta essere, in caso di raccolta porta a porta, il sistema A2 (Contenitori riutilizzabili dotati di transponder) che è adottato dal 29,6% dei comuni. Il 20,2% dei comuni adotta il sistema C (Ri-levazione puntuale nei contenitori di raccolta stradali e in punti notevoli di con-ferimento), mentre il 14,3% ha preferito il sistema combinato A2+B1 (Contenitori riutilizzabili dotati di transponder e sacco prepagato).

Il 13,9% dei comuni utilizza, invece, il sistema A1 (Cartellini dotati di codici a barre); mentre il sacco prepagato (sistema B1) interessa il 4,5 % dei comuni del campione.

Appare residuale l’adozione delle altre modalità di raccolta elencate, mentre le modalità non specificate (voce D dell’elenco) risultano abbastanza diffuse (14,3%).

tabella 5.10 – Modalità di raccolta nei comuni campione, anno 2016

Fonte: ISPRA

È stata effettuata, anche per l’anno 2016, l’analisi sulla relazione esistente tra il costo totale di gestione del rifiuto urbano e il trattamento a cui questo viene avviato: incenerimento, trattamento meccanico-biologico, discarica e altre forme di gestione. I dati utilizzati sono stati raccolti sia dai piani finanziari che attraverso la scheda, predisposta da ISPRA, inviata alle amministrazioni comu-nali ed agli altri enti gestori. Il campione acomu-nalizzato è costituito dai 734 comuni per i quali sono stati raccolti i dati relativi ai quantitativi di rifiuto prodotto, alla percentuale di raccolta differenziata e alla tipologia di gestione del rifiuto (di-tabella 5.9 – Medie regionali delle componenti di costo per kg di rifiuto

prodotto (eurocentesimi/kg) comuni a tariffa puntuale, anno 2016

CGIND = Costi di gestione dell’indifferenziato; CGD = Costi di gestione raccolta differen-ziata; CC = Costi comuni; CK = Costi d’uso del capitale.

Fonte: ISPRA

Vengono di seguito illustrati i risultati di uno studio condotto da ISPRA sulle tipologie di raccolta adottate dai comuni che applicano il sistema di tariffazione puntuale. La raccolta delle informazioni è stata effettuata inserendo nel que-stionario, somministrato ai comuni che adottano il sistema di tariffazione pun-tuale, la richiesta di informazioni sulla tipologia di raccolta adottata tra quelle di seguito indicate:

A) Contenitore in caso di sistemi porta a porta: 1.Cartellini dotati di codici a barre;

2.Contenitori riutilizzabili dotati di transponder; 3.Sacchi a perdere dotati di transponder UHF; 4.Identificazione con pesatura.

B) Con pagamento a sacco in caso di sistemi porta a porta: 1.Sacco prepagato;

2.Sacco pagato in fattura;

C) Rilevazione puntuale nei contenitori di raccolta stradali e in punti notevoli di conferimento;

D) Altro (la voce “altro” indica una tipologia di raccolta che non rientra in nes-suna delle tipologie descritte nei punti A, B, C.

40% ad uno scenario con una %RD superiore al 60%, risulta che, per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, il costo totale pro capite annuo diminuisce da 191,49 a 121,87 euro/abitante per anno. Per i comuni della fascia di popo-lazione da 5.001 a 10.000 abitanti, il costo totale pro capite annuo si riduce da 209,33 a 126,84 euro/abitante per anno mentre in quelli compresi nella classe di popolazione da 10.001 a 50.000 abitanti il costo passa da 197,89 a 124,07 euro/abitante per anno all’aumentare del livello di raccolta differenziata. I co-muni del campione con una popolazione compresa tra i 50.001 ed i 150 mila sono 14. Anche per questi al crescere del livello di raccolta differenziata il costo scende da 204,12 a 172,95 euro/abitante per anno.

Infine, per i 14 comuni del campione con popolazione superiore o uguale a 150 mila abitanti, il costo pro capite annuo, passando da uno scenario con una % RD compresa tra il 20 ed il 40% ad uno scenario con una % RD superiore al 60%, decresce da 223,03 a 193,05 euro/abitante per anno, mentre cresce nello scenario 2 di RD attestandosi a 259,48 euro/abitante per anno.

Infine, la tabella 5.11 mostra i costi, per le città capoluogo di regione nell’anno 2016, in funzione del livello di raccolta differenziata raggiunto. Per la città di Napoli non sono pervenute informazioni.

La città di Trento, ad esempio, fa registrare, per l’anno 2016, uno dei costi pro capite più bassi, attestandosi a 152,86 €/abitante per anno, con un livello di rac-colta differenziata pari al 78,9%.

Il dato relativo alla città di Venezia che mostra un costo di 335,05 €/abitante per anno va valutato tenendo conto delle peculiarità del comune sia riguardo ai grandi flussi turistici che alle modalità di raccolta.

scarica, trattamento meccanico - biologico, incenerimento ed altra forma di ge-stione). Al fine di rendere confrontabili i dati raccolti per i 734 comuni, rappre-sentativi dei diversi contesti territoriali, gli stessi sono stati raggruppati in 5 sottocampioni per classe di popolazione residente:

- comuni con popolazione minore o uguale a 5.000 abitanti (426 comuni campione);

- comuni con popolazione compresa tra 5.001 e 10.000 abitanti (156 comuni campione);

- comuni con popolazione compresa tra 10.001 e 50.000 abitanti (124 co-muni campione);

- comuni con popolazione compresa tra 50.001 e 150.000 abitanti (14 co-muni campione);

- comuni con popolazione maggiore o uguale a 150.001 abitanti (14 comuni campione);

Utilizzando questa procedura è stato possibile calcolare i costi totali pro capite per classi di popolazione omogenee, in funzione della percentuale di raccolta differenziata RD e della percentuale di rifiuti avviati nelle diverse tipologie di gestione dei rifiuti. Il costo totale pro capite annuo comprende sia i costi di ge-stione dei rifiuti indifferenziati che delle raccolte differenziate, nonché i costi generali del servizio e quelli di remunerazione del capitale investito. All’interno delle stesse classi di popolazione sono stati ulteriormente definiti tre diversi scenari, relativi ai costi totali pro capite annui, in funzione delle seguenti per-centuali di raccolta differenziata:

Scenario 1: 20<%RD<40; Scenario 2: 40<%RD<60; Scenario 3: %RD > 60;

I risultati dell’indagine mostrano che, per tutte le classi di popolazione analiz-zate, all’aumentare della percentuale di raccolta differenziata, alla quale è legata una diminuzione importante della quantità di rifiuti pro capite smaltiti in disca-rica e spesso un aumento della percentuale di rifiuti avviati al trattamento mec-canico-biologico, diminuisce il costo totale pro capite annuo.

6. I CoStI DI GeStIone Del SeRVIZIo DI IGIene

uR-BAnA In ItAlIA

L’analisi dei costi di gestione dei servizi di igiene urbana, relativi all’anno 2016, è stata effettuata tramite l’elaborazione dei dati finanziari riportati nelle dichia-razioni MUD 2017, presentate dai Comuni e loro Consorzi.

I risultati mostrano che, nel 2016, a livello nazionale, ed in riferimento ad un campione di 5.448 Comuni e 45.710.139 abitanti, la percentuale media di co-pertura dei costi del servizio di igiene urbana con i proventi derivanti dall’ap-plicazione della “tari” e/o tariffa sui rifiuti urbani è pari al 98,9%, con valori medi regionali differenti intorno al valore medio nazionale. L’istogramma di figura 6.1, che riporta l’andamento dei tassi medi di copertura dei costi totali del servizio di igiene urbana per macroarea geografica nel periodo 2001-2016, mostra che la percentuale media nazionale di copertura dei costi è passata dall’83,9% del 2001 al 98,9% dell’anno 2016. Nel periodo esaminato l’incre-mento, in valore percentuale assoluto, risulta del 9,8% al Nord, del 9,5% al Centro e del 27,3% al Sud.

Figura 6.1 – Andamento dei tassi medi di copertura dei costi totali del servizio di igiene urbana, anni 2001 – 2016

Fonte: ISPRA tabella 5.11 – Costi totali pro capite (€/abitante per anno) per comuni

capoluogo di regione, anno 2016

I costi nazionali specifici di gestione per kg di rifiuto, nel 2016, sono pari a 24,85 eurocentesimi/kg per la gestione dei rifiuti indifferenziati e 17,84 euro-centesimi/kg per la frazione differenziata, mentre il costo totale di gestione di un kg di rifiuto urbano, comprendendo anche le altre componenti di costo, am-monta a 33,31 eurocentesimi/kg. Nell’istogramma di figura 6.4 sono rappre-sentati a livello regionale i costi specifici per kg di rifiuto indifferenziato, di rifiuto differenziato e di rifiuto totale, mentre nell’istogramma di figura 6.5 è rappresentato l’andamento degli stessi costi, a livello nazionale, per il periodo

Nel documento Informazioni legali (pagine 44-56)

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