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Impugnative del Governo

3. Parte terza - Attività del Consiglio regionale e produzione legislativa

3.7. Impugnative del Governo

Nel corso del 2010, il Governo ha impugnato innanzi alla Corte costituzionale la L.R. 21 gennaio 2010, n. 3 (Disciplina regionale dei lavori pubblici e norme in materia di regolarità contributiva per i lavori pubblici), nonché la L.R. 27 gennaio 2010, n. 5 (Disciplina delle modalità di vigilanza e controllo su opere e costruzioni in zone sismiche).

Riguardo alla l.r. 3/2010, si ricorda che il Presidente del Consiglio dei ministri, con ricorso notificato il 26-30 marzo 2010 e depositato in cancelleria il successivo 1° aprile, promuoveva questione di legittimità costituzionale di vari articoli della citata legge regionale, e precisamente, degli articoli: 1, commi 1 e 2; 13, commi 3, 15; 16; 19, comma 1; 20, comma 3; 22, commi 3 e 4; ed infine dell'art. 28, per asserita violazione dell’art. 117, commi secondo, lettere e) ed l), e terzo, della Costituzione.

La Corte costituzionale ha accolto, solo in parte, le censure del Governo;

infatti, con sentenza 7-11 febbraio 2011, n. 43, da un lato, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale degli articoli 13, comma 3; 20, comma 3, e 22, commi 3 e 4, della legge regionale in parola; dall'altro, ha ritenuto inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’art. 15, commi 1, 3, 5, 6 e 7, della stessa legge, sollevata dal Presidente del Consiglio dei

ministri in riferimento all’art. 117, commi secondo, lettere e) ed l), e terzo, della Costituzione; ed infine, ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 1, comma 1, 2; 15, commi 2 e 4; 16;

19, comma 1 e dell'art.28 della medesima legge regionale, sollevate in riferimento all’art. 117, secondo comma, lettere e) ed l), e terzo comma, della Costituzione.

In particolare, in relazione alle norme della l.r. 3/2010 dichiarate illegittime con la ricordata sentenza, si fa presente che l'art. 13, comma 3 della citata legge riguardava l'aggiornamento dell'elenco regionale dei prezzi e dei costi per la sicurezza. La Corte ha ritenuto che si vertesse in materia di ordinamento civile (di competenza esclusiva statale) e che vi fosse uno scostamento tra la disposizione regionale in questione e quella statale, contenuta nell’art. 133, comma 8, del d.lgs. 12-4-2006 n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE. Codice dei contratti pubblici) in ordine all’aggiornamento periodico dei prezzi e dei costi, con particolare riferimento all’utilizzazione dei prezziari «scaduti», in relazione ai quali la normativa statale fissa termini certi e «più stringenti», per quanto attiene alla utilizzazione dei prezziari stessi18. Conseguentemente la Consulta ha ritenuto fondata la censura mossa dal Governo riguardo a detto articolo, ritenendo violato il parametro costituzionale di cui all’art. 117, secondo comma, lettera l), Cost..

Quanto all'art. 20, comma 3, il ricorrente, lamentava che tale disposizione violasse l’art.117, secondo comma, lettere e) ed l), Cost. In particolare, si deduceva che la norma impugnata, demandando la determinazione dei corrispettivi alla negoziazione tra la stazione appaltante ed il progettista fiduciario, si ponesse in contrasto con l’art. 92, commi 2 e 3, del d.lgs. n.

163/2006, che prescrive criteri rigidi ed uniformi per la fissazione di siffatti corrispettivi. La Corte costituzionale, al riguardo, ha riconosciuto che la 18L'art. 3, comma 3 della l.r. 3/2010 prevedeva: “I soggetti aggiudicatori possono utilizzare l’elenco regionale dei prezzi e dei costi per la sicurezza non aggiornato per i progetti di livello almeno preliminare, approvati prima della data di pubblicazione dell’aggiornamento a condizione che i relativi bandi, avvisi o lettere di invito per l’esecuzione dei lavori vengano, rispettivamente, pubblicati o trasmesse, entro il successivo mese di giugno .”

Il comma 8 dell'art. 133 del d.lgs. 163/2006 dispone: “Le stazioni appaltanti provvedono ad aggiornare annualmente i propri prezzari, con particolare riferimento alle voci di elenco correlate a quei prodotti destinati alle costruzioni, che siano stati soggetti a significative variazioni di prezzo legate a particolari condizioni di mercato. I prezzari cessano di avere validità il 31 dicembre di ogni anno e possono essere transitoriamente utilizzati fino al 30 giugno dell'anno successivo per i progetti a base di gara la cui approvazione sia intervenuta entro tale data. In caso di inadempienza da parte dei predetti soggetti, i prezzari possono essere aggiornati dalle competenti articolazioni territoriali del Ministero delle infrastrutture di concerto con le regioni interessate”.

norma regionale censurata invadesse la sfera di competenza statale in materia di ordinamento civile19.

Infine, riguardo ai commi 3 e 4 dell'art. 22 della l.r. 3/2010, il Giudice delle leggi ha riconosciuto l'illegittimità delle norme da essi recate, perché disciplinanti, con riferimento agli appalti relativi all’espletamento dell’attività di manutenzione, un particolare tipo di contratto, qualificato

“aperto”, che il d.lgs. 163/2006 non contempla20. La Corte sottolinea che

19Art. 20, comma 3 della l.r. 3/2010: “Il responsabile del procedimento o il dirigente competente delle amministrazioni aggiudicatrici possono procedere all’affidamento diretto dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria di importo stimato inferiore a ventimila euro indicati nei propri provvedimenti per l’acquisizione in economia, a soggetti esterni alle amministrazioni, con le procedure e le modalità indicate negli stessi provvedimenti, scegliendoli anche negli eventuali elenchi di cui al comma 1. In tal caso il ribasso sull’importo delle prestazioni, stimato ai sensi delle tariffe professionali di cui al D.M. 4 aprile 2001 del Ministro della giustizia (Corrispettivi delle attività di progettazione e delle altre attività, ai sensi dell’articolo 17, comma 14-bis, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modifiche), è negoziato tra il responsabile del procedimento o il dirigente competente e il professionista cui si intende affidare il servizio.”

Comma 2 dell'art. 92 del d.lgs. 163/2006: “2. Il Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro delle infrastrutture, determina, con proprio decreto, le tabelle dei corrispettivi delle attività che possono essere espletate dai soggetti di cui al comma 1 dell’articolo 90, tenendo conto delle tariffe previste per le categorie professionali interessate. I corrispettivi di cui al comma 3 possono essere utilizzati dalle stazioni appaltanti, ove motivatamente ritenuti adeguati, quale criterio o base di riferimento per la determinazione dell'importo da porre a base dell'affidamento.”

Comma 3 dell'art. 92 del d.lgs. 163/2006: “3. I corrispettivi delle attività di progettazione sono calcolati, applicando le aliquote che il decreto di cui al comma 2 stabilisce ripartendo in tre aliquote percentuali la somma delle aliquote attualmente fissate, per i livelli di progettazione, dalle tariffe in vigore per i medesimi livelli. Con lo stesso decreto sono rideterminate le tabelle dei corrispettivi a percentuale relativi alle diverse categorie di lavori, anche in relazione ai nuovi oneri finanziari assicurativi, e la percentuale per il pagamento dei corrispettivi per le attività di supporto di cui all'articolo 10, comma 7 nonché le attività del responsabile di progetto e le attività dei coordinatori in materia di sicurezza introdotti dal decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494. Per la progettazione preliminare si applica l'aliquota fissata per il progetto di massima e per il preventivo sommario; per la progettazione definitiva si applica l'aliquota fissata per il progetto esecutivo; per la progettazione esecutiva si applicano le aliquote fissate per il preventivo particolareggiato, per i particolari costruttivi e per i capitolati e i contratti.”

20 Art. 22, comma 3 della l.r. 3/2010: “Le amministrazioni aggiudicatrici possono provvedere all’espletamento dell’attività di manutenzione tramite la stipula di contratti aperti della durata massima di quattro anni. Per contratto aperto si intende il contratto in cui la prestazione è pattuita con riferimento ad un determinato arco di tempo, per interventi non predeterminati nel numero, ma resi necessari secondo le necessità delle amministrazioni aggiudicatrici.”

Art. 22, comma 4 della l.r. 3/2010: “Qualora, nel caso di contratti aperti, l’importo dei lavori da eseguire ecceda l’importo contrattuale, il direttore dei lavori dà comunicazione al responsabile del procedimento per le opportune determinazioni. Il responsabile del procedimento può autorizzare l’ulteriore spesa fino ad un totale complessivo pari all’importo originario posto a base di gara, e comunque non superiore a duecentomila euro. In caso di contratto pluriennale la ulteriore spesa riferita alla singola annualità può essere autorizzata fino ad un totale complessivo pari all’importo originario posto a base di gara previsto per il singolo anno, e comunque non può essere superiore a duecentomila euro.”

spetta al legislatore statale, al fine di garantire uniformità di trattamento sull’intero territorio nazionale, individuare il tipo contrattuale da utilizzare per la regolamentazione dei rapporti di lavori, servizi e forniture. Anche in questo caso l'ambito materiale che viene in rilievo, è secondo la Consulta, l’ordinamento civile. Inoltre, la Consulta precisa che detta uniformità, nella previsione della tipologia e dell’oggetto dei contratti, è funzionale ad assicurare il rispetto dei principi sottesi alla competenza legislativa esclusiva in materia di tutela della concorrenza.

Riguardo alla l.r. 5/2010, invece, si rammenta che il Governo, con ricorso notificato il 30 marzo 2010 e depositato il successivo 6 aprile, ha promosso, in riferimento all’art.117, secondo comma, lettera h), della Costituzione, questione di legittimità costituzionale in via principale dell’art. 18, comma 1, della legge della Regione Umbria 27 gennaio 2010, n. 5.

La parte ricorrente asseriva che la norma impugnata, nell’escludere la necessità del collaudo statico per alcuni interventi, genericamente individuati o suscettibili di essere individuati successivamente, tramite atto della Giunta regionale, si sarebbe posta in contrasto con l’art. 7 della legge 5 novembre 1971, n. 1086 (Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica), il quale prevede che siano obbligatoriamente assoggettate a collaudo statico le opere in conglomerato cementizio armato normale, quelle in conglomerato cementizio armato precompresso, nonché le opere a struttura metallica. Tutte queste opere sarebbero accomunate dalla caratteristica di assolvere ad una

«funzione statica» relativa agli edifici cui accedono.

Inoltre, sempre secondo la ricorrente, la normativa sul collaudo statico, rientrerebbe nell'alveo della materia della «sicurezza»; da qui l'asserita violazione della competenza legislativa esclusiva statale prevista dall’art.

117, secondo comma, lettera h), della Costituzione.

La norma impugnata, tuttavia, è stata modificata, nel corso del giudizio, con legge della Regione Umbria del 3 agosto 2010, n. 17 (Modificazione della legge regionale 27 gennaio 2010, n. 5)21.

21 Si riporta, di seguito, il testo originario del comma 1 dell'art. 18 della l.r. 5/2010 nella formulazione anteriore alla modifica operata con l.r. 17/2010 : «1. Per tutti gli interventi edilizi di cui all’articolo 7, comma 1 e all’articolo 8, comma 2, ad esclusione degli interventi di riparazione o interventi locali che interessano elementi isolati, è necessario effettuare il collaudo statico volto ad accertare che la realizzazione degli interventi avvenga in conformità a quanto previsto nel progetto. Con proprio atto la Giunta regionale può individuare altri interventi edilizi esclusi dal collaudo. Il collaudo statico va normalmente eseguito in corso d’opera tranne casi particolari in cui tutti gli elementi portanti principali siano ancora ispezionabili, controllabili e collaudabili ad opere ultimate.».

L'attuale comma 1 dell'art. 18 della citata legge regionale recita: “Per tutti gli interventi edilizi di cui all’articolo 7, comma 1 e all’articolo 8, comma 2 è necessario effettuare il collaudo statico volto ad accertare che la realizzazione degli interventi avvenga in

Pertanto,il Presidente del Consiglio dei ministri ha rinunciato al ricorso; a ciò ha fatto seguito la pronuncia della Corte costituzionale la quale ha dichiarato estinto il processo con ordinanza decisa il 7 febbraio 2011 è depositata in Cancelleria l'11 febbraio 2011.

conformità a quanto previsto nel progetto. Il collaudo statico va normalmente eseguito in corso d’opera tranne casi particolari in cui tutti gli elementi portanti principali siano ancora ispezionabili, controllabili e collaudabili ad opere ultimate.”.