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Dorothy aveva 14 anni quando, al Metropolitan in occasione dell’Aida ed accompagnata dal padre, vide per la prima volta il tenore Enrico Caruso e ne rimase colpita. Immensa fu la gioia con la quale accettò l’invito ad un the a casa del Dott. Marafiori, sapendo che ci sarebbe stato anche il tenore e Marafiori glielo presentò. Caruso elegante, in uno stretto abito blu elettrico, ciarliero con gli amici italiani in un inglese sgrammaticato, dopo le presentazioni non rivolse la parola alla giovane, ma al momento del commiato si offrì di accompagnare a casa lei e la governante. Visto che la ragazza non indossava i guanti, lui le fece indossare i suoi e le disse di tenerli in suo ricordo.

Il secondo e fatale incontro avvenne nella casa del Maestro Tanaro in occasione del battesimo del figlio chiamato Enrico in onore di Caruso, che diventò suo padrino. Dorothy fu invitata alla festa ma esitando sulle scale, timorosa di entrare da sola in mezzo a tanti sconosciuti, incontrò gli occhi di Caruso che la prese per mano. La sensazione fu così forte che entrambi si resero conto, in quel momento, che le loro vite sarebbero rimaste unite, anche se, fino al matrimonio, raramente parlarono tra loro e mai rimasero da soli.

Caruso iniziò a frequentare la casa di Dorothy. Una sera, la governante e amica di famiglia subissò Caruso di parole e lo esortò a cenare da loro, dove Dorothy fece gli onori di casa, anche perché il maggiordomo partì il giorno precedente per la guerra. Caruso entrò nelle grazie del padre di Dorothy, anche per merito della sua conversazione amabile che spaziò dall’opera alla letteratura; parlarono, altresì, di Allan Poe, grande amico e protetto del nonno di Dorothy. Egli ne raccontò la vita, le opere e la reputazione, anche se, successivamente, a Dorothy confessò di essersi documentato poco prima della cena per impressionare la famiglia. Caruso, elegantissimo in uno smoking grigio- azzurro, nonostante, di tanto in tanto, volse lo sguardo nella direzione di Dorothy, non le rivolse la parola. Dopo quella sera Caruso andò a casa di Dorothy più e più volte ed a poco a poco cominciò a sentirsi come a casa sua.

Enrico, ogni volta che cantava al Metropolitan, inviava alla famiglia tre biglietti per la prima fila, in modo da poter vedere Dorothy e per il piacere di cantare l’amore per lei che non aveva mai potuto esprimerle. Anche se in mezzo a migliaia di persone che riempivano il teatro d’opera, in quei momenti, si sentivano come se fossero da soli e vicini. Caruso, seguendo le tradizioni del suo Paese, ove gli uomini avevano grande rispetto per le giovani ragazze e conducevano il corteggiamento da gentiluomini, non la invitò ad uscire con lui, ma colse l’occasione di un breve tragitto in automobile per chiederle di sposarlo.

Le cose in Italia non andavano affatto bene a causa della guerra e lui non vi poteva far ritorno per sistemare il suo patrimonio e la sua situazione personale con Ada Giachetti, con la quale non riuscì a legalizzare la relazione con il matrimonio, pur avendo avuto da lei due figli. Pertanto, Caruso non volle andare dal padre di Dorothy per chiederla in sposa fin tanto che il matrimonio non potesse aver luogo e chiese a Dorothy di tenere nascosta la loro relazione.

Le raccontò di sua madre Anna, morta quando lui aveva 15 anni e della sua devozione per lei. Ovunque Enrico andasse appendeva nella camera il suo ritratto, e nei momenti di sconforto, in silenzio, la guardava traendone aiuto. Per suo figlio, Anna fece molti sacrifici, andò senza scarpe pur di farlo cantare, credeva che lui avesse davanti un grande futuro, da lui si aspettava grandi cose e lo incoraggiò con ogni mezzo in suo possesso. Dopo la sua morte Enrico si rese conto, con dolore e amarezza, delle necessità che sua madre si era negata per lui e, giovane com’era, fece il solenne giuramento che i sacrifici di sua madre non dovevano essere vani.

Enrico raccontò a Dorothy anche di suo padre Marcellino, che lo mise a lavorare in una fabbrica, ma nulla fermò la sua passione per il canto e di notte, quando finiva la sua giornata di lavoro, si sedeva sotto i lampioni davanti alla casa di suo padre e cantava la sua amata musica. Come per tutte le celebrità, era cresciuto intorno al nome di Caruso un groviglio di storie velenose promosse da persone che volevano defraudare la sua carriera e la sua reputazione professionale. Al padre di Dorothy furono raccontate storie false sul tenore che egli ritenne vere, tanto che non lo volle più in casa sua e vietò alla figlia di vederlo

senza un accompagnatore. Il rispetto di Caruso fu così forte che obbedì, ma l’amore per Dorothy era così grande che volle parlare con il padre. Non si sa quale fascino usò Enrico per convincerlo, vista anche la differenza di età di 22 anni tra lui e Dorothy e la differenza di tradizioni e di famiglie, ma il padre acconsentì al matrimonio ponendo, però, la condizione che i due fidanzati avrebbero dovuto aspettare almeno sei mesi prima di sposarsi.

Nel mese di giugno Enrico iniziò a lavorare al suo primo film sotto la direzione dei Famous Players e la famiglia di Dorothy lasciò New York per andare a passare l’estate nella nuova casa a Spring Lake, nel New Jersey, ove fu riservata ad Enrico una camera suite, aperta sulla veranda, per riposarsi e stare tranquillo. Lui arrivava ogni venerdì pomeriggio, portando dei regali per tutti: gioielli per Dorothy, sigari per il padre e cose belle per la governante.

Per tutta la calda estate Caruso lavorò al suo film intitolato “My Cousin”, non disdegnando comunque la quotidianità di Springs Lake e facendo lavori come tagliare il prato, potare le piante e costruire canali di irrigazione. Dorothy insegnò ad Enrico le parole di “Over There”, che lui poi cantò nell’Auditorium di Ocean Grove, in un concerto dato in beneficenza per la Croce Rossa, ove l’immensa folla letteralmente impazzì dall’emozione. L’entusiasmo per l’entrata in guerra degli Stati Uniti era al suo apice, anche se iniziava a fare le prime vittime ed i primi feriti, tra questi il fratello di Dorothy, Romeyn, ferito nella battaglia di Belleau Wood.

Successivamente, il padre cambiò completamente atteggiamento nei confronti dei due fidanzati ed un giorno disse a Dorothy che c’erano molte cose che dovevano essere risolte prima che si sposasse ed iniziò a porle delle insistenti e pressanti domande inerenti vari aspetti della vita e del comportamento di Caruso.

Poco dopo Enrico andò a Saratoga per un concerto, era disperatamente infelice per il cambio di atteggiamento del padre di lei e consapevole che la prossima mossa sarebbe stata quella di non farlo più entrare in casa sua.

Un giorno Dorothy chiamò Enrico dicendogli che le cose stavano andando da male in peggio. A seguito di ciò, Enrico annullò un concerto

a New Port e si affrettò a ritornare a New York per incontrarla. Decisero di sposarsi, così nessuno avrebbe potuto separarli e pensarono che il padre, una volta fatto il passo decisivo, li avrebbe perdonati.

Il giorno del matrimonio due amici accompagnarono Dorothy, vestita con un semplice abito blu scuro, e non con l’abito di raso bianco e tulle come aveva sempre sognato, al Kniker Hotel Boker dove Enrico, in abito da sposo, l’aspettava con l’amico Bruno Zirato. Dall’Hotel andarono al Municipio per ottenere la licenza di matrimonio, poi alla chiesetta dietro l’angolo per sposarsi, ma il rettore in carica non c’era. Così giunsero alla successiva chiesetta, chiamata “Marble Collegiate Church”, sulla Fifth Avenue e Twenthy-ninth Street e la cerimonia ebbe luogo. Non appena finita si diressero tutti nello studio dei Famous Players, ove il film di Enrico doveva essere presentato per la prima volta. Lì Enrico presentò a tutti sua moglie Dorothy ed i novelli sposi furono sopraffatti da congratulazioni ed auguri. Nel frattempo la notizia del matrimonio trapelò. Enrico e Dorothy, non appena ritornati in Hotel scrissero un telegramma al padre chiedendo il suo perdono, sicuri di ricevere una risposta o un invito a casa, ma esso non arrivò mai.160

Il 31 agosto 1918, in un parco di Brooklyn, avvenne la prima apparizione pubblica di Caruso con la nuova moglie americana. Il tenore cantò in favore di una raccolta fondi per i riservisti della polizia metropolitana e nell’occasione ricevette i gradi onorari di capitano. I coniugi Caruso partirono per la tournée, che doveva cominciare a Buffalo, ma questa città si trovò al centro della zona investita dall’epidemia, detta spagnola, che colpì l’intero pianeta causando venti milioni di vittime. Caruso ottenne di esibirsi solo in un albergo, annullando così il concerto, ma ciò non bastò a proteggere sua moglie dal virus ed ella fu costretta, poi, a tornare a New York. L’unica tappa immune del giro fu Detroit il 15 ottobre 1918.

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Tornato a New York, la notizia dell’armistizio e con esso la tanto attesa conclusione del conflitto bellico coincise quasi con l’inizio della stagione al Metropolitan. Alla prima di Samson et Dalila il giorno 11 novembre, ancora con gli abiti di scena addosso, gli interpreti innalzarono le proprie bandiere, Caruso levò il tricolore, Louise Homer si avvolse nella bandiera americana e l’orchestra suonò gli inni nazionali. Il 15 novembre fu la volta della Forza del destino e per Enrico era la prima volta in questo ruolo verdiano affianco al soprano Rosa Ponselle,161 allora ventunenne. La Ponselle, figlia di emigranti italiani, proveniva con la sorella Carmela dal teatro di varietà, Caruso l’ascoltò in un’audizione e, rimasto colpito dalla sua voce, la presentò a Gatti-Casazza contribuendo, in tal modo, a farla diventare uno dei soprani drammatici più acclamati.

I coniugi Caruso, in occasione del loro primo capodanno insieme, diedero una grandiosa festa nell’albergo dove risiedevano, invitando più di mille persone. Altra festa, poi, venne data per i venticinque anni di carriera del tenore,162 organizzata il 22 marzo 1919 ad opera del Metropolitan e gli amici e colleghi Antonio Scotti, Giuseppe De Luca, Maria Barrientos, Claudia Muzio si alternarono con lui in brani d’opera. Sempre nel marzo 1919, Dorothy venne battezzata secondo il rito della religione cattolica e successivamente i già coniugi Caruso si sposarono anche nella cattedrale di St. Patrick.

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Rosa Ponselle, nome d'arte di Rosa Melba Ponzillo (Meriden, 22 gennaio 1897 – Baltimora, 25 maggio 1981), è stata un soprano statunitense. Figlia di Bernardino e Maddalena Conte, italiani immigrati da Caiazzo, intraprese una breve carriera come cantante di musica leggera insieme alla sorella maggiore Carmela (1892-1977) e successivamente studiò canto con William Thorner. Debuttò come professionista al Metropolitan Opera House di New York il 15 novembre 1918 nel ruolo di Leonora ne La forza del

destino di Giuseppe Verdi con Enrico Caruso e Giuseppe De Luca. Cantò ininterrottamente nel teatro

newyorchese (411 rappresentazioni al Met) ed in concerti fino al 1937, anno del ritiro. Ella si esibì sporadicamente in Italia (Teatro Comunale di Firenze) nel 1933, nella prima rappresentazione di La Vestale (Spontini) con Ebe Stignani ed a Londra (Royal Opera House) nel 1929 nella ripresa di Norma (opera). Dopo il ritiro si stabilì definitivamente nella sua villa nei pressi di Baltimora insieme al marito Carl Jackson e diede delle master classes alla Baltimore Civic Opera Company. È seppellita nel Druide Ridge Cemetery di Baltimora. http://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Ponslle, consultato in data 09 gennaio 2014.

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