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(con qualche appunto sulla storia delle collezioni librarie in Sardegna)*

Ho conosciuto dotti studiosi che, pur avendo per lunghi anni letto innumerevoli libri e pos- sedendone molti nella loro casa, non li aveva- no mai “guardati” e nulla sapevano della lor forma esteriore e delle loro parti costitutive. Sì, lo so che il libro è il depositario del pensiero umano, che lo rivela e lo diffonde ogni qual volta venga aperto, che insomma è stato creato per esser letto. Ma anche la casa è stata creata per essere abitata, tuttavia, che cosa diremmo se, dopo averci passata tutta la nostra vita, non sapessimo dire come è fatta?

(dalla Prefazione di Lamberto Donati a L. Bal- samo, La stampa in Sardegna)

Già in due precedenti lavori si è avuto modo di esaminare i fondi incuna- bolistici di Sassari – quelli della Biblioteca Universitaria, della Comunale, di San Pietro di Silki –1 nonché gli incunaboli del Seminario Arcivescovile

di Oristano,2 proponendo alcune osservazioni circa la necessità di

un’attenta descrizione bibliografica non solo delle antiche edizioni a stam- pa, ma anche dei singoli esemplari.3 Lo studio di note e segni di possesso, tracce d’uso e lettura, annotazioni e inserti manoscritti conservati dai libri offre infatti materiali preziosi, e spesso ignorati, per una ricostruzione

*

Questo scritto rientra nel progetto di ricerca ex 60% “Produzione e circolazione del libro in Sardegna (sec. XV-XVII)” per l’anno 2003. La volontà di fornire, nella seconda parte dell’intervento, un sia pur provvisorio status quaestionis degli studi sulla storia delle colle- zioni librarie in Sardegna si è di fatto scontrata con la difficoltà di tale impresa: si sono perciò considerati solo alcuni esempi.

1

Si veda qui Di alcuni incunaboli conservati in biblioteche sassaresi.

2

Sempre nelle pagine precedenti Artificialiter scriptus: i più antichi libri a stampa conser- vati a Oristano.

3

Per una riflessione metodologica su tale aspetto dello studio del libro antico, si veda alme- no E. BARBIERI, Dalla descrizione dell’esemplare alla ricostruzione della sua storia (pro-

blemi ed esperienze), in ID., Il libro nella storia. Tre percorsi, Milano, CUSL, 2000, pp. 261-280 con la bibliografia indicata.

della storia culturale anche di realtà, come quella sarda, apparentemente marginali; ne esaltano infatti la specificità di punto di intersezione tra am- biti culturali e linguistici diversi.4 Per proseguire e in qualche modo verifi- care tali indagini, si è scelto di prendere in esame un altro deposito di in- cunaboli, sia pur esiguo, la Biblioteca Comunale di Alghero.

L’attuale Biblioteca Comunale di Alghero, già “Carmine Adami”, ora intitolata al poeta Rafael Sari, fu aperta al pubblico solo nel 1933, ma af- fonda le sue radici nel Gabinetto di lettura creato dall’intelligencija locale nel medio XIX secolo; parecchi danni ha subito a causa di un bombarda- mento durante la II Guerra Mondiale.5 Il fondo antico è costituito princi- palmente dai libri provenienti da case e conventi algheresi delle congrega- zioni religiose soppresse, nonché dai lasciti di notabili famiglie del luogo. La Biblioteca è inoltre in qualche modo il testimone privilegiato della ri- scoperta e della valorizzazione della locale cultura linguistica catalana.6

Tra i volumi più antichi si riconoscono quattro incunaboli, già a suo tempo pazientemente descritti da Franco Coni, in un contributo oggi, pe- raltro, piuttosto raro.7

4

Sulle problematiche suscitate da tale situazione nella Sardegna della prima età moderna si vedano le osservazioni di R. TURTAS, Studiare, istruire, governare. La formazione dei le- trados nella Sardegna spagnola, Cagliari, Edes, 2001, in particolare i saggi Alcuni rilievi

sulle comunicazioni della Sardegna col mondo esterno durante la seconda metà del Cin- quecento (pp. 11-40), Amministrazioni civiche e istruzione scolastica nella Sardegna del Cinquecento (pp. 41-69), La formazione delle Università di Cagliari e di Sassari (pp. 71-

92), La questione linguistica nei collegi gesuitici in Sardegna nella seconda metà del Cin-

quecento (pp. 232-267) e Pastorale vescovile e parlata locale durante le dominazioni spa- gnola e sabauda (pp. 269-294). Due brillanti esempi sono illustrati da Memorias de las cosas que han aconteçido en algunas partes del reino de Çerdeña, a cura di P. MA- NINCHEDDA, Cagliari, CUEC, 2000 (Centro di studi filologici sardi. Fonti e testi, 1) e G. MELE, Riverberi liturgici e musicali del Medioevo in un manoscritto sardo di età spagnola, in Dal mondo antico all’età contemporanea. Studi in onore di Manlio Brigaglia offerti dal

Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, Roma, Carocci, 2001, pp. 347-371.

5

E. APOLLONJ – M. MAIOLI, Annuario delle biblioteche italiane, I, Roma, Palombi, 1969, pp. 24-25; Vestigia vetustatum. Documenti manoscritti e libri a stampa in Sardegna dal XIV

al XVI secolo. Fonti d’archivio: testimonianze ed ipotesi. Catalogo della mostra. Cagliari, Cittadella dei musei 13 aprile-31 maggio 1984, Cagliari, EDES, 1984, p. 179; T. OLIVARI,

Libri, lettori e biblioteche, in La Sardegna. Enciclopedia, a cura di M. BRIGAGLIA, I, Ca- gliari, Edizioni della Torre, 1994 (II edizione invariata di La Sardegna, a cura di M. BRIGAGLIA, 1982), sezione III, pp. 166-173: 172; REGIONE AUTONOMA SARDEGNA, Cata-

logo delle biblioteche d’Italia. Sardegna, Milano, Editrice Bibliografica, 1996, p. 218.

6

Un grazie per aiuto e suggerimenti al direttore della Biblioteca, dott. Raffaele Sari.

7

F. CONI, Elenco descrittivo degli incunaboli della Biblioteca universitaria di Cagliari e di

altre biblioteche sarde, Cagliari, A.I.B., 1954, pp. 54-55. Gli esemplari di Alghero sono

Inc. 1 (già Inc. 2)

Ovidius Naso, Opera, I e II, Venezia, Matteo Capcasa di Codecà per Lu- cantonio Giunta, 31 dicembre 14898

In folio, cc. 126 + 198, fasc. A-P8 Q6; a-f8 g10 h-z8 &8 ?4

Bibliografia: BMC V, 597; IGI 7049; P. Camerini, Annali dei Giunti, I,

Venezia, 1, Firenze, Sansoni Antiquariato, 1962, n° 2.

Esemplare: legatura moderna in mezza pergamena su cartone, guardie so- stituite. Molto danneggiato dall’umidità con estese maculature, molte carte restaurate o velinate, fori di tarlo. Qualche rara manicula (spesso i margini sono però rifatti); antica numerazione in cifre arabe all’angolo superiore destro, presto interrotta.

Nella I parte qualche nota di lettura cinquecentesca.

Nella II (meglio conservata) titolo corrente manoscritto di fine Quattro, inizi Cinquecento in inchiostro seppia. Sono state inserite le letterine nel testo. Un’aggiunta manoscritta a c. a2r; notabilia italiani e latini alle cc. d4v, d5r, d7r-e1v, etc. Interventi di più mani, particolarmente fitti alle cc. h2v-i4v; talvolta la rifilatura intacca le postille marginali.

Inc. 2 (già Inc. 3)

Plinius Secundus, Historia Naturalis, Venezia, Giovanni Alvise da Varese, 18 maggio 1499

In folio, cc. 268; fascicolatura a-e8 f6 g-z8 &8 A-I8 K6. Bibliografia: BMC V, 572; IGI 7892

Esemplare: legatura moderna in pelle; guardie sostituite; camminamenti di tarlo restaurati. Tracce del titolo manoscritto al taglio anteriore, lavato. Fitti notabilia del XV sec., forse di un’unica mano in due tempi. Note ma- noscritte di commento alle cc. a4r, c1v (col greco), etc. Correzioni all’indice (cc. a7v-a8r), nei titoli correnti e, più rare, nell’interlinea del te- sto (cc. d7r, e6r, K6r). Altri notabilia di mano recentiore.

Inc. 3 (già Inc. 4/I)

d’Italia, 6 volumi, Roma, Istituto poligrafico dello Stato, 1943-1981 (= IGI). Nella descrizi-

one degli incunaboli si fa anche riferimento al Catalogue of books printed in the XVth cen- tury now in the British Museum, 12 volumi, London, The trustees of the British Museum,

1949- (= BMC).

8

L’edizione è piuttosto interessante anche dal punto di vista filologico, visto che fu usata come base per le annotazioni rispettivamente di Pier Matteo Ercolano e di Scipione Forte- guerri da Pistoia, il Carteromaco: i due esemplari in questione, già della raccolta di Fulvio Orsini, sono ora presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (si veda Bibliothecae Apostolicae

Vaticana Incunabula, edited by W. J. SHEEHAN, Città del Vaticano, Bibl. Ap. Vat., 1997, O-48).

Girolamo Savonarola, Predica dell’arte del ben morire, [Firenze, Antonio Tubini, Lorenzo di Alopa e Andrea Ghirlandi, circa 1500]

In 4°, cc. 18, fascicolatura: a8 b6 c4; illustrato

Bibliografia: D. Reichling, Appendices ad Hainii-Copingeri Repertorium

bibliographicum, additiones et emendationes, Monachii, Rosenthal, 1905-

1911, n° 1381; P. Ginori Conti, Bibliografia delle opere del Savonarola, I, Firenze, Fondazione Ginori Conti, 1939, n° 38; M. Sander, Le livre à figu-

res italien depuis 1467 jusqu’à 1530, Milan, Hoepli, 1943 = Kraus Re-

print, 1969, n° 6817; IGI 8758; D. E. Rhodes, Gli Annali tipografici fio-

rentini del XV secolo, Firenze, Olschki, 1988, n° 666; P. Scapecchi, Cata- logo delle edizioni di Girolamo Savonarola possedute dalla Biblioteca na- zionale centrale di Firenze (secc. XV-XVI), Firenze, SISMEL, 1998, n°

186.

Esemplare: slegato, conservato in cartelletta di carta marmorizzata (XIX sec.?)

Inc. 4 (già Inc. 4/II)

Girolamo Savonarola, Dichiarazione del mistero della croce, [Firenze, Bartolomeo de’ Libri, circa 1498]

In 4°, cc. 4, fascicolatura a4; illustrato

Bibliografia: Reichling, Appendices, n° 318; BMC VI, 661; Sander, Le li-

vre, n° 6768; IGI 8691; Rhodes, Gli annali tipografici fiorentini, n° 614;

Scapecchi, Catalogo, n° 57.

Esemplare: scucito, conservato insieme al precedente

Qualche osservazione aggiuntiva alla descrizione è però possibile. In- nanzitutto l’Ovidio è costituito probabilmente dall’assemblaggio di una prima e una seconda parte appartenenti sì alla medesima edizione, ma provenienti da esemplari diversi, tanto da aver subìto un differente ap- proccio da parte degli antichi lettori: si tratta dunque, con ogni probabilità, di un volume proveniente dal mercato antiquario. Così, invece, il Plinio appartenne forse in antico a un medico, visto che sono le sezioni riguar- danti la medicina quelle più fittamente postillate, anche se si tratta, sem- plicemente, dell’estrapolazione di nomi: con ogni probabilità il postillatore non era sardo, visto che non mostra alcun interesse per le notizie sull’isola (c. d8v = Nat. Hist. III 7). Le due edizioncine del Savonarola sono state estratte, evidentemente, da una miscellanea, e nel loro precario stato di semplici fascicoli in cartelletta null’altro lasciano intravedere della loro storia. Peraltro, il Coni dice per i due Savonarola che erano legati insieme: che legatura fosse e quando sia stata eliminata non è però dato sapere. Se poi sempre Franco Coni fornisce una segnatura di collocazione degli incu-

naboli diversa dall’attuale (rispettivamente Inc. 2, Inc. 3, Inc. 4/I e Inc. 4/II), tale vecchia collocazione presuppone l’esistenza alla Comunale di almeno un altro incunabolo (Inc. 1!), già però introvabile negli anni ’50 del XX secolo.

Al di là della più o meno alta rarità dei pezzi, a prescindere anche dal loro stato di conservazione,9 pure Franco Coni non si perita di ricordare ciò che invece costituisce un elemento importante di quei libri, quantome- no dell’Ovidio e del Plinio: essi recano infatti al frontespizio un timbro di proprietà che legge: «St. Bolasco Piccinelli/ Alghero».

A una prima ricerca nella bibliografia locale è possibile solo reperire sparute notizie del lascito, che daterebbe al 1888, e della notabile famiglia Bolasco, ora estinta in Sardegna.10 Una fortunosa ricerca in Internet ha permesso di collegare i libri di Alghero con il Palazzo e il Parco Revedin- Rinaldi-Bolasco di Castelfranco Veneto.11 Rincorrendo le genealogie degli antichi proprietari si ritrova infatti Carmine Bolasco, militare di carriera (1835-ante 1913), sposo di Anna Rinaldi, erede dei Revedin, ma figlio di Antonio Bolasco e di Camilla Piccinelli di Alghero. La serie dei Bolasco Piccinelli veneti, assai impegnati in politica durante il Fascismo, si è anch’essa estinta. L’avvocato Stefano Bolasco Piccinelli (1829-1889) era fratello di Carmine.12

Chi abbia però la pazienza di tornare a uno dei monumenti della bi- bliografia sarda, cioè alla Bibliografía Española de Cerdeña di Eduardo Toda y Güell del 1890, potrebbe leggervi qualche notizia interessante.13

9

Fu probabilmente tra gli ultimi anni del XIX secolo e i primi decenni del successivo che il materiale antico di Alghero dovette subire, a causa della conservazione in luoghi umidi e malsani, un feroce attacco da insetti che, oltre ad averne orribilmente sfregiato molti esem- plari, ha portato, si ritiene, alla distruzione di una gran massa di volumi.

10

B. SECHI COPELLO, Breve storia delle biblioteche di Alghero, Alghero, Nema Press, [1984], pp. 15-16; ID., Conchiglie sotto un ramo di corallo. Gallerie di ritratti algheresi, Alghero, Edizioni del Sole, 1987, pp. 44-45; OLIVARI, Libri, lettori e biblioteche, p. 172. Un volume cinquecentesco con provenienza Stefano Bolasco Piccinelli era stato anche esposto nella mostra Vestigia vetustatum, p. 44 n° 18.

11

G. CECCHETTO – F. POSOCCO – L. POZZOBON, Castelfranco Veneto. L’evoluzione della

forma urbana e territoriale nei secoli XIX e XX, Castelfranco Veneto, Banca Popolare di

Castelfranco Veneto, 1999, in particolare p. 204 n. 1. Ringrazio Giacinto Cecchetto della Biblioteca Civica di Castelfranco Veneto per l’aiuto prestato.

12

Altre notizie sui Bolasco Piccinelli sta ricavando da archivi e riviste locali la mia allieva Elisabetta Piras per la sua tesi di laurea dedicata appunto alla collezione libraria di Stefano Bolasco Piccinelli.

13

E. TODA Y GÜELL, Bibliografía Española de Cerdeña, Madrid, Tipografía de los Huérfa- nos, 1890. Esiste un’anastatica di quest’opera, Milano, Studio Editoriale Insubria, 1979. Sulla sua figura si vedano osservazioni e bibliografia fornite da G. MELE, La “Passio”

Toda y Güell, al momento di indicare le collezioni bibliografiche da lui spogliate, si sofferma su Alghero e, dopo aver lodato la collezione libraria allestita da Carmine Adami († 1859) passata al Comune, informa:

Actualmente esta Biblioteca [del Comune] se halla en vías de formación, y aun non está abierta al público. Sin embargo, pude consultarla merced á la amabilidad de su Director, el abogado D. Esteban Bolasco, distinguido bi- bliófilo que mantiene el amor á los libros y el culto á las letras en el Norte de Cerdeña.14

Immediatamente dopo prende a parlare proprio della «Biblioteca de don Esteban Bolasco de Alguer» e scrive:

En sus excursiones por Italia y Francia, así como en sus investigaciones por Cerdeña, el actual Director de la Biblioteca Municipal del Alguer fué reuniendo una librería, que hoy es sin duda la mejor que se halla en poder de particulares en aquella Isla. Cuenta unos tres mil volúmenes, y en ella abundan los incunables, las buenas ediciones de Aldo y Elzevirio, los li- bros sardos de la época española, y no faltan antiguas obras de nuestra pa- tria, estampadas en Madrid y Barcelona.15

Se i libri Bolasco Piccinelli sono passati alla Comunale di Alghero, evidentemente la ricca collezione di libri preziosi ha subito nel tempo tali danni e depauperamenti («en ella abundan los incunables», e ora sono solo due) da lasciar soltanto immaginare quale consistenza reale avesse quella che fu la più importante collezione libraria sarda di fine Ottocento posse- duta da un privato. A tale stato di cose, frutto certo di avvenimenti impon- derabili non attribuibili a una particolare responsabilità, corrisponde di fatto la totale oblivione di colui che fu, se si deve credere al Toda y Güell, un fine bibliofilo il quale tenne ai suoi tempi alta la fiamma delle lettere medioevale di sant’Antioco e la cinquecentesca “Vida y miracles del benaventurat sant’Anthiogo” fra tradizione manoscritta, oralità e origini della stampa in Sardegna,

«Theologica & Historica. Annali della Facoltà Teologica della Sardegna», 6 (1997), pp. 11- 139, in particolare 111 n. 1 (più critiche, quantomeno sul Toda bibliologo, le osservazioni di L. BALSAMO, I primordi dell’arte tipografica a Cagliari, «La Bibliofilia», 66 (1964), pp. 1- 31: 3-4, 10, 11, 13, 18-20).

14

Evidentemente il Toda ignorava la scomparsa del Bolasco, avvenuta l’anno precedente la pubblicazione della Bibliografía Española.

15

TODA Y GÜELL, Bibliografía Española, p. 38. Se il Plinio di cui si parlava non fu, come sembra, in Sardegna in epoca antica, esso venne con ogni probabilità acquistato dal Bolasco durante una delle sue, non meglio precisate, peregrinazioni italiane.

nel Nord della Sardegna. Effettivamente, anche le più documentate ricer- che sugli intellettuali sardi del secondo Ottocento non concedono spazio all’avvocato Bolasco.16

Ciò che si voleva indicare appare dunque evidente: una storia dei fondi librari sardi apre la strada a una ricostruzione reale della vita intellettuale sull’isola. I libri recano tracce della loro storia, degli uomini che li hanno posseduti e se ne sono serviti; essi costituiscono una fonte che occorre imparare a leggere e valutare.

In questo senso lo studio delle caratteristiche dell’esemplare supera il pur prezioso ambito delle problematiche relative a conservazione e restau- ro, anche se proprio a questo livello occorrerà ribadire la necessità di in- terventi sempre più mirati a preservare il pezzo e le tracce di storia da esso tramandate, piuttosto che di interventi fortemente ricostruttivi che ne alte- rano la reale fisionomia, lavando le carte e cancellando così annotazioni o note di possesso, o sostituendo la legatura e le carte di guardia, spessissi- mo vero ricettacolo delle tracce di storia dell’esemplare. Non tutti gli in- terventi messi in atto in Sardegna in questo settore rispondono a tale esi- genza.17

Anche in quest’ambito la metafora, molto di moda tra gli storici del li- bro antico, della ricerca come “archeologia” del libro mostra tutti i suoi limiti.18 Mentre l’archeologo, una volta recuperato il pezzo, mira a elimi- narne incrostazioni e detriti, quasi a riportarlo alle sue fattezze originarie, lo storico del libro userà di tali tracce o segni delle vicende occorse al li- bro, e mirerà dunque a salvaguardarli con la massima attenzione. Diverso sarebbe il discorso sulla stratigrafia negli scavi archelogici, perché in que- sto caso è invece possibile assimilare tale pratica alle ricerche orientate alla ricostruzione dei fondi antichi delle singole biblioteche.

Si osserverà dunque come la descrizione dell’esemplare, più che a scrupolo erudito o a miope pignoleria, vada ricongiunta alla storia delle

16

Si vedano per esempio gli acuti saggi raccolti in L. MARROCU – M. BRIGAGLIA, La per-

dita del Regno. Intellettuali e costruzione dell’identità sarda tra Ottocento e Novecento,

Roma, Editori Riuniti, 1995 o l’ampio affresco tratteggiato da A. MATTONE, Le carte

d’Arborea nella storiografia europea dell’Ottocento, in Le Carte d’Arborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo, a cura di L. MARROCU, Cagliari, AM&D, 1997, pp. 25-152 (sulla vita culturale sarda dell’Ottocento si vedano a esempio pp. 78, 86-86, 86-101) o anco- ra il ricco volume della serie “Regioni d’Italia. Dall’Unità ad oggi” intitolato appunto La

Sardegna, a cura di L. BERLINGUER – A. MATTONE, Torino, Einaudi, 1998.

17

Comunque utili le pagine dedicate al tema in Vestigia Vetustatum, pp. 165-175.

18

E. BARBIERI, Entre bibliographie et catalographie: de l’édition à l’exemplaire, «Bulletin du bibliophile», 2002, pp. 241-268.

biblioteche e dei loro fondi storici.19 Gli archivi delle biblioteche, che of- frono informazioni sui diversi fondi che le costituiscono, trovano il loro completamento documentario proprio nei libri stessi, che forniscono tal- volta notizie importanti su possessori e lettori.20 La storia dell’esemplare (che è questione un po’ diversa dalla sua semplice descrizione) porta quindi a un dialogo serrato con la storia delle raccolte librarie o con quel- la, tout court, della cultura e della lettura.21 Con ciò occorrerà prestare attenzione ai vari aspetti del problema: da un lato la catalogazione e la conservazione del materiale antico, dall’altro la rilevazione delle caratteri- stiche dell’esemplare – costituite anche da note di possesso ed ex libris –, dall’altro ancora la costruzione di un disegno che sappia tracciare la storia delle diverse vicende subite da un libro.22

19

M. ROSSI, Provenienze, cataloghi, esemplari. Studi sulle raccolte librarie antiche, Man- ziana, Vecchiarelli, 2001; elementari, ma utili a livello biblioteconomico, le osservazioni raccolte da A. DE PASQUALE, I fondi storici delle biblioteche, Milano, Editrice Bibliografi- ca, 2001.

20

Si veda ora il volume MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI, Archivi di bi-

blioteche. Per la storia delle biblioteche pubbliche statali, Roma, Edizioni di Storia e Lette-

ratura, 2002 (Sussidi eruditi, 55) che, pur occupandosi esclusivamente delle biblioteche statali, offre importanti spunti metodologici in tale ambito di ricerca.

21

Per fornire un esempio, un fondo che certamente nei prossimi anni offrirà occasioni per importanti rilevazioni circa la sua costituzione è quello già del senatore Ugo Da Como con- servato nella sua casa di Lonato (Brescia): si veda per il momento E. BARBIERI, Per un

catalogo del Fondo Senecano della Biblioteca Ugo Da Como, in FONDAZIONE UGO DA

COMO, Il fondo “Lucio Anneo Seneca” della Biblioteca di Ugo Da Como, a cura di R. VALBUSA, Brescia, Grafo, 2002, pp. 39-50. Sulla problematica definizione di “storia della lettura” si vedano le acute osservazioni di J.-Fr. GILMONT, Révoluction de la lecture et

révoluctions politiques au XVIIIe siècle, in ID., Le livre et ses secrets, Genève – Louvain-la- Neuve, Droz – Université Catholique, 2003, pp. 69-85, in particolare 71-74; per un’utile esemplificazione Storia della lettura nel mondo occidentale, a cura di G.CAVALLO – R. CHARTIER, Roma-Bari, Laterza, 1995.

22

La necessità di studi e repertori sulla storia dei fondi librari si fa più pressante oggi che i bibliotecari, da “conservatori” di libri si son fatti manager delle informazioni, e un vero patrimonio di notizie e memorie, spesso tramandate oralmente, rischia di andare perduto. Esemplare l’esperienza di ricerca e documentazione sugli antichi possessori di libri conser- vati nelle biblioteche trentine messa in atto dal Servizio beni librari della Provincia autono- ma di Trento: per un limpido esempio di applicazione a un particolare fondo si veda A. GONZO, Gli incunaboli e le cinquecentine della Biblioteca comunale di Ala, Trento, Provin- cia autonoma di Trento - Servizio beni librari e archivistici, 2000; per il progetto di un re- pertorio unitario di tali dati si rimanda a P. CHISTÈ, La catalogazione e la valorizzazione dei

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