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Gli studi condotti sugli organi a nostra disposizione non hanno messo in evidenza alcun dato di rilievo. In entrambe le Province le indagini con colorazioni specifiche, quali PAS e Grocott e Zhiel- Nielsen, non hanno riportato alcuna presenza di miceti o batteri alcool-acido resistenti.

Figura 8. Tonsilla, aggregati di cellule infiammatorie disposte intorno ad aree PAS + in corso di tonsillite granulomatosa da corpo

Indagini di immunofluorescenza

Studi preliminari eseguiti su diversi tessuti hanno consentito di evidenziare una elevata positività nel tessuto linfoide pertanto le indagini per svelare la presenza del virus mediante immunofluorescenza sono state concentrate su queste sezioni.

Le osservazioni sono state pertanto eseguite su 52 campioni per la provincia di Grosseto e su 84 linfonodi per la provincia di Pisa.

Grosseto

Dei 52 campioni, 22 (42,3 %) sono risultati positivi all’antigene virale di PCV-2. (tabella 9). Il 43,7% dei soggetti inferiore ad un anno d’età è risultato positivo, negli esemplari superiori ad un anno la percentuale è del 41,6%. La percentuale delle femmine positive si stabilisce intorno al 38%(11/29), sale al 47% (11/23) quella dei maschi positivi. Tuttavia, interpretando i dati con una regressione Logit, per variabili binarie, e con un test X2 (chi-quadrato) si ottiene che le differenze delle positività tra i sessi non sono significative, così come non sono significative le percentuali delle positività in base all’età degli animali.

Tabella 9. Risultati relativi alle indagini di immunofluorescenza, provincia di Grosseto 22 30 7 9 15 21 11 18 11 12 0 5 10 15 20 25 30

Totale <1 anno > 1 anno Femmine Maschi

Positivi Negativi

Grafico 1. Istogramma a barre. Indagini di immunofluorescenza, provincia di Grosseto Positivi + Negativi - Linfonodi (n = 52) 22 (42,3%) 30 (57,7%) ≤ 1 anno (n = 16) 7 (43,7%) 9 (56,3%) > 1 anno (n = 36) 15 (41,6%) 21 (58,3%) Femmine (n = 29) 11 (37,9%) 18 (62,1%) Maschi (n = 23) 11 (47,8%) 12 (52,2%)

Pisa

Dei nostri campioni, 11(13,1%) sono risultati positivi all’antigene virale di PCV-2 (tabella 10). Tra i positivi, 2 provenivano da animali di età inferiore ad un anno e 9 da animali superiori ad un anno di età riferendo così percentuali molto vicine ( 10 % e 14%). La positività nelle femmine è stata fissata al 18% (6/33), nei maschi il valore si abbassa fino al 10%. Allo stesso modo i dati sono stati interpretati con una regressione Logit, e con un test X2. Anche in questo caso non vengono considerate significative le divergenze tra le percentuali.

Tabella 10. Risultati relativi alle indagini di immunofluorescenza, provincia di Pisa Positivi + Negativi - Linfonodi (n = 84) 11 (13,1%) 73 (86,9%) ≤ 1 anno (n = 20) 2 (10 %) 18 (90 % ) > 1 anno (n = 64) 9 (14,1%) 55 (85,9%) Femmine (n = 33) 6 (18,2%) 27 (81,8%) Maschi (n = 51) 5 (9,8% ) 46 (90,2%)

11 73 2 18 9 55 6 27 5 40 0 10 20 30 40 50 60 70 80

Totale < 1 anno > 1 anno Femmine Maschi

Positivi Negativi

Grafico 2. Istogramma a barre. Indagini di immunofluorescenza provincia di Pisa.

Non è stato possibile apprezzare la presenza dell’antigene virale in altri tessuti, sono risultati quindi negativi testicolo, ghiandole bulbo- uretrali, prostata ed utero. Queste sedi non sono considerate infatti tipiche per la localizzazione del virus che si concentra maggiormente, come già detto, negli organi linfatici.

Abbiamo valutato come positivi quei campioni dove si poteva riscontrare una attivazione della risposta immunitaria; in particolare la presenza di antigene virale nel citoplasma delle cellule fagocitarie è stata considerata come discriminante (Figura 9, figura 11).

Si è potuto osservare una particolare localizzazione dei macrofagi positivi per l’antigene virale, concentrati soprattutto a livello periferico rispetto ai follicoli linfatici, senza invadere il centro germinativo (Figura 10). La disposizione periferica era direttamente proporzionale alla positività del campione, cioè ad una maggior positività si osservava una più evidente concentrazione perifollicolare.

Figura 9. Linfonodo, positività citoplasmatica per PCV-2 di cellule fagocitarie; Immunofluorescenza, ob.25x.

Figura 10. Linfonodo, disposizione perifollicolare delle cellule fagocitarie positive per PCV-2; Immunofluorescenza, ob.25x.

Figura 11. Linfonodo, positività citoplasmatica per PCV-2 di un macrofago; Immunofluorescenza, ob.100x.

CAPITOLO 6

CONCLUSIONI

Le indagini di immunofluorescenza condotte sul tessuto linfonodale hanno permesso di dimostrare contemporaneamente la presenza e la prevalenza di PCV-2 nelle popolazioni di cinghiale delle province esaminate. Così com’è già stato dimostrato per il suino, i risultati confermano l’ipotesi di una presenza endemica del virus in questa specie.

Le due aree hanno rivelato delle discrepanze piuttosto evidenti nel numero di casi positivi per la ricerca dell’antigene virale: a Grosseto il 42% dei soggetti si è dimostrato infetto, a Pisa il 13%. Da un’analisi dei dati relativi agli abbattimenti di cinghiale nelle due zone, risulta che nella provincia di Grosseto è presente una densità di capi notevolmente maggiore, e quindi compatibile con la più elevata circolazione del virus (Allegato V). Si ipotizza che proprio questa differenza nel numero di individui sia alla base dell’alta percentuale di positività ottenuta per tale provincia.

Nonostante i campioni siano stati suddivisi in base al sesso ed in base all’età, l’interpretazione statistica tramite il test χ2, non ha

messo in evidenza alcuna differenza significativa.

In aggiunta, essendo stati selezionati per lo studio soggetti abbattuti regolarmente durante le stagioni venatorie e non animali scelti in base alla sintomatologia clinica, i risultati ottenuti non devono sorprendere; va comunque segnalato come tali risultati restino in linea con i precedenti studi condotti nel resto d’Europa (positività tra il 10 e il 50%) (Vicente et al., 2004).

Le indagini preliminari di immunofluorescenza hanno portato ad escludere positività in organi come rene, polmone, fegato e milza concentrandosi unicamente nel tessuto linfoide. In questo tessuto si è potuto osservare una particolare collocazione delle cellule fagocitarie positive per PCV-2, disposte a livello perifollicolare. La localizzazione esclusiva nel tessuto linfoide e la concentrazione delle cellule fagocitarie a livello perifollicolare che si è riscontrata nei tessuti positivi esprime comunque un limitato coinvolgimento dell’ospite.

Nonostante le percentuali di reperti in cui si è potuta confermare la presenza di PCV-2, le lesioni caratteristiche attribuibili all’azione patogena del virus si sono osservate in un numero ridotto di casi. Le

alterazioni macroscopiche e microscopiche riscontrate si possono attribuire in gran parte ad infezioni di tipo secondario. Sono mancate quindi nei nostri campioni, quelle lesioni caratteristiche di PCV-2 che nel suino si ritrovano usualmente a carico di molti tessuti. In particolar modo a carico del tessuto polmonare si sono repertate lesioni di varia natura e grado come polmoniti parassitarie da

Metastrongylus sp. o ancora polmoniti eosinofiliche, mentre scarso è

stato il numero di polmoniti a cellule giganti, associate solitamente all’infezione da Circovirus.

Allo stesso modo, gli altri tessuti esaminati (quello splenico, tonsillare e renale) non hanno mostrato le lesioni tipiche del virus, come, ad esempio, un infiltrato linfo-istocitario e la presenza di cellule giganti.

Il limitato coinvolgimento dell’ospite, la localizzazione perifollicolare, l’assenza di lesioni caratteristiche ed i bassi valori di positività suggeriscono per il cinghiale un ruolo di serbatoio del virus.

Queste affermazioni richiedono indubbiamente future indagini di conferma, in modo da stabilire con più precisione la responsabilità dell’animale nell’epidemiologia della virosi. Va sottolineato come in bibliografia si sia riscontrata una notevole carenza di informazioni relative agli animali inferiori all’anno d’età, proprio perché questi

ultimi rivestono in ambito venatorio un interesse sicuramente inferiore. E’ auspicabile quindi uno studio sulla mortalità dei suinetti in modo da poter stabilire il reale danno che PCV-2 infligge alle popolazioni selvatiche: l’utilizzo di radio collari da applicare ai piccoli potrebbe concorrere alla raccolta di osservazioni altrimenti affidate solamente ad un ritrovamento casuale (Vicente et al. 2004).

Questo lavoro, ponendosi all’interno di uno studio sullo stato sanitario della fauna selvatica in Toscana, vuole rappresentare uno strumento per valutare la situazione dell’infezione in tutta la regione e potrà essere impiegato come interessante indagine retrospettiva nelle future ricerche sull’andamento della prevalenza di PCV-2.

In conclusione si può affermare che determinare la presenza e la prevalenza del virus nelle zone considerate, potrebbe consentire l’elaborazione di misure preventive e piani di eradicazione per minimizzare il contagio tra il cinghiale e il suino, soprattutto alla luce dell’intensificarsi delle pratiche d’allevamento estensivo e dell’importanza economico-sociale che quest’ultimo riveste nella realtà zootecnica toscana.

ALLEGATI

PISA

Allegato I. Località di abbattimento, ATC, età e sesso

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