Emilia-Ro-magna (-19%), mentre sono il Veneto (+74%), la Basilicata (+23%) e l’Umbria (+19%) a mostrare gli incrementi più significativi rispetto a quanto osservato in media al livello nazionale; con riferimento al Veneto, il risultato è la conseguenza dell’inserimento nel campione RICA 2019 di aziende ricadenti in aree di montagna.
Riguardo l’intensità d’impiego dei fattori produttivi riferiti al capitale agrario, quali macchine e bestiame, emergono ulteriori elementi caratterizzanti le aziende agricole italiane.
Nel 2019, la potenza motrice disponibile per ettaro di superficie registra un valore medio pari a 7,7 Kw a ettaro (+2% rispetto al triennio precedente). A livello territoriale la potenza motrice risulta superiore alla media nazionale in diverse regioni del Nord del Paese, per poi decrescere nelle regioni del Centro e del Sud con variazioni differenti. In dettaglio, il valore più elevato si riscontra in Trentino e Alto Adige attestandosi rispetti-vamente sui 18 Kw/ha e a 16 Kw/ha come conseguenza dell’elevato grado di meccaniz-zazione agricola in relazione alle specializzazioni produttive presenti nel territorio e alla sua conformazione orografica; al contrario, la minore potenza motrice caratterizza le aziende della Sardegna (2 Kw/ha), seguite da quelle situate in Valle d’Aosta (3,3 Kw/ha).
Per quanto attiene all’intensità zootecnica espressa in termini di UBA per ettaro, a livello nazionale il valore dell’indicatore si attesta mediamente a 0,72 UBA/ha, in dimi-nuzione del 4% rispetto al triennio precedente. Tale risultato segnala una minore pres-sione esercitata sull’ambiente attribuibile all’attività zootecnica e una propenpres-sione verso la sostenibilità delle produzioni agricole in relazione anche all’incremento osservato delle superfici destinate a prati e pascoli.
A livello regionale, il valore più elevato si registra in Lombardia, come conseguenza dell’elevata diffusione di allevamenti industriali, attestandosi a 2,49 UBA/ha, seguita dal Veneto (2,10 UBA/ha) e dal Friuli-Venezia Giulia (1,27 UBA/ha). Le regioni italiane che mostrano il minor carico di bestiame ad ettaro sono la Puglia e la Toscana con valori rispettivamente pari a 0,15 UBA/ha e a 0,22 UBA/ha, peraltro in calo rispetto al triennio precedente.
Gli impieghi ad ettaro di azoto e fosforo contenuti nei concimi, forniscono una misura indicativa dell’impatto ambientale delle coltivazioni agricole. Annualmente vengono distribuiti in media 88 kg/ha di azoto e 51 kg/ha di fosforo. La Liguria, con la specializ-zazione floricola intensiva, presenta i valori più elevati d’impiego di concimi sia in ter-mini di azoto, che di fosforo distribuiti; seguono Lombardia e Friuli-Venezia Giulia con valori sopra la media. In generale sono le regioni settentrionali, ad eccezione del Trentino, dell’Alto Adige e della Valle d’Aosta, data l’alta incidenza dei prati-pascolo registrata in esse, a presentare valori di azoto superiori alla media, ovvero l’area geografica già mag-giormente vulnerabile ai nitrati per via dello smaltimento dei reflui zootecnici. Le regioni centro-meridionali, invece, si collocano per lo più al di sotto della media nazionale. In
unitario di azoto.
Il Trentino ha registrato un forte decremento dell’impiego di azoto rispetto al trien-nio precedente, mentre incrementi significativi si riscontrano in Friuli-Venezia Giulia e Calabria.
Per quanto riguarda l’impiego di fosforo la maggior parte delle regioni presenta valori intorno o inferiori alla media, ad eccezione della Liguria che si discosta enormemente dalla media in quanto nella regione prevalgono aziende intensive ortofloricole.
Analizzando il dato medio italiano per settore produttivo (Fig.9) si evidenzia come l’impiego di azoto ad ettaro sia inferiore alla media nelle aziende specializzate nell’olivi-coltura e vitinell’olivi-coltura. Nelle aziende ortofloricole la distribuzione di concimi azotati è più del doppio rispetto al dato medio nazionale, mentre nelle cerealicole supera il quantita-tivo medio di circa il 40%.
Analoghe considerazioni si possono fare sulla distribuzione del fosforo nelle aziende olivicole e viticole, che impiegano minori unità rispetto alla media nazionale, ma anche nelle aziende a seminativo. Nelle aziende ortofloricole i volumi di fosforo triplicano rispetto alla media italiana.
FIG.9 - IMPIEGHI UNITARI DI AZOTO E FOSFORO PER INDIRIZZO PRODUTTIVO NEL 2019 (medie aziendali in kg per ettaro)
Azoto Fosforo
124 80
197 74
41
99 91
53
125 74
36 43
126 49
26
68 42 29
64 42 Cereali
Altri seminativi Ortaggi e fiori Vite Olivo Fruttiferi Bovini da latte Altri erbivori Granivori Coltivazioni ed allevamenti
ColtivazioniAllevamentiMiste
Nei paragrafi che seguono vengono presentate le analisi sviluppate sulla base di una traccia comune che consente di esporre i principali risultati dell’indagine in maniera coerente e omogenea tra i diversi territori. I dati di base analizzati sono contenuti nelle tabelle inserite nell’appendice statistica, mentre nei testi sono presenti alcune figure che articolano ulteriormente i dati a livello di singolo territorio.
Il quadro sinottico che segue riassume alcuni risultati aziendali misurati con gli indica-tori utilizzati nelle analisi successive, e consente di evidenziare alcuni aspetti connessi alla diffusione territoriale delle attività agricole.
Il confronto tra i valori medi aziendali rilevati nei territori e quelli nazionali conferma come esista una notevole differenziazione tra il Nord e il Sud del Paese in termini di pre-stazioni economiche delle aziende agricole, con alcune interessanti eccezioni.
La distribuzione dei ricavi e dei costi correnti separa in maniera abbastanza netta le due macro-ripartizioni geografiche, con le aziende delle regioni del Nord che hanno con-seguito maggiori ricavi e sostenuto maggiori costi rispetto alla media nazionale. Solo in Liguria e nella provincia autonoma di Trento i valori sono inferiori alla media.
Questa differenziazione si ritrova anche considerando la produttività e la redditi-vità del lavoro che evidenziano una ulteriore polarizzazione dei risultati gestionali, con alcune regioni del Centro-Nord a scendere sotto la media regionale a causa della minore presenza di attività intensive condizionate dalle caratteristiche territoriali.
Il quadro cambia notevolmente prendendo in esame l’incidenza del supporto pub-blico sul reddito netto, in relazione agli indirizzi produttivi praticati nelle diverse aree del Paese, che è mediamente superiore tra le aziende del Centro-Sud. Più eterogenea la distribuzione geografica della quota di nuovi investimenti rispetto al capitale fisso.
Infine, i due indicatori sull’intensità di meccanizzazione e sulla densità zootecnica separano di nuovo il Settentrione dal Meridione, dove le attività agricole e zootecniche sono più estensive e quindi hanno un impatto meno marcato sulle superfici aziendali.
Per comprendere in profondità le differenti situazioni territoriali e le principali ten-denze evolutive si rimanda alla lettura delle analisi che seguono.
Parte seconda
TAB.A - QUADRO SINOTTICO DI ALCUNI INDICATORI GESTIONALI (confronti con la media nazionale)
Ricavi totali Costi
correnti Produttività
del lavoro Redditività del lavoro
Incidenza supporto pubblico
Incidenza nuovi investimenti
Intensità potenza
motrice Densità zootecnica
Piemonte p p p p ■ p p p
Valle d’Aosta ■ ■ q q p p q q
Liguria q q q ■ q q p q
Lombardia p p p p q q p p
Alto Adige p ■ q q p p p p
Trentino q q ■ p q q p p
Veneto p p p p q p p p
Friuli-Venezia Giulia p p p ■ q p p p
Emilia-Romagna p p p p q q q p
Toscana p p ■ q q q ■ q
Umbria ■ ■ ■ ■ p q q q
Marche q q q q p q q q
Lazio ■ q q q ■ p ■ q
Abruzzo q q q q q ■ p q
Molise q q q q p p ■ q
Campania q q q ■ ■ q ■ ■
Puglia q q q ■ p q q q
Basilicata q q q q p ■ q q
Calabria q q q q p q q q
Sicilia q q q q p p q q
Sardegna q q q ■ p q q q
Fonte: elaborazione CREA-PB su dati RICA Italia