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Innovazione Ferragamo dai Materiali ai Colori

Capitolo 6 Uno sguardo al passato e al presente Ferragamo

6.7 Innovazione Ferragamo dai Materiali ai Colori

Parlando con la direttrice del museo, Stefania Ricci, che ha soddisfatto le mie curiosità sulla vita di Salvatore Ferragamo, importante figura innovativa che omaggia in modo unico il Made in Italy, distinguendosi per qualità e originalità nelle sue creazioni.

Il museo di impresa non è esclusivamente uno strumento di comunicazione, ma ha un ruolo significativo sotto il profilo organizzativo, infatti è una preziosa fonte di ispirazione nello sviluppo di nuove strategie aziendali, offrendo anche lo spunto per iniziative volte a rafforzare il senso di appartenenza ad un insieme di valori che affonda le radici in una storia condivisa all'interno dell'azienda.

Le domande rivolte a Stefania Ricci sono qui riportate: 1) Quando e come nasce il museo Ferragamo?

Il museo è nato nel 1995 dopo un lungo lavoro legato ad una mostra che risaliva a 10 anni prima. La mostra si intitolava “I protagonisti della moda. Salvatore Ferragamo 1898-1960” realizzata nel 1985 a Palazzo Strozzi. Per la prima volta la moda, in questo caso le scarpe, venivano proposte come opere d’arte. La mostra era focalizzata sul periodo della vita di Ferragamo primo per far capire che era un’operazione culturale e non commerciale, e poi perché la produzione di quel periodo era straordinaria: erano scarpe fatte a mano in esclusiva per singoli personaggi, quindi delle vere e proprie opere d’arte. Questo lavoro è molto significativo e lo stiamo ancora portando avanti. Essendo un’azienda con una storia così ricca e così lunga abbiamo tantissimo materiale come testimonianza e documentazione. Questa prima mostra ha fatto capire quanto ci fosse interesse nel pubblico a conoscere la storia di un’azienda, in particolare una storia così avvincente legata a una vicenda umana come quella di Salvatore Ferragamo, e quindi la famiglia Ferragamo si è convinta che fosse necessario mettere a disposizione del pubblico questo materiale proprio sotto forma di museo. Inizialmente era un museo più piccolo aperto soltanto alcuni giorni della settimana, mentre dopo alcuni anni, visto il successo dell’iniziativa, siamo arrivati alla conclusione che servisse uno spazio più grande, su strada, che avesse un’apertura come qualsiasi altro museo. E così il Museo Ferragamo è diventato parte dell’offerta culturale che può offrire una città come Firenze.

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2) Può un museo riflette l’animo innovatore ma al tempo stesso rispecchiare all’artigianato di Salvatore Ferragamo?

Il museo nasce e si concentra sulla figura di Ferragamo. Inizialmente esponeva esclusivamente scarpe o documenti che provenivano dal ricchissimo archivio. Negli anni si è rinnovato l’allestimento in modo che il museo avesse una vita dinamica, riflettendo anche la dinamicità della moda e in particolare di un’azienda il cui dovere è quello di rinnovarsi sempre. Pertanto si è deciso di allestire ogni anno una mostra diversa. Queste mostre partono sempre da un elemento della storia professionale di Salvatore Ferragamo e anche dai valori nei quali lui ha creduto. In questo modo riusciamo non solo a mostrare la parte storica ma anche a fare un discorso innovativo, perché questo ci permette di fare delle mostre molto trasversali, dove lavoriamo anche per paradigmi, e dove entrano a far parte delle nostre esposizioni non solo opere d’arte classiche ma anche musica, letteratura, teatro. Aspetti molto diversi proprio perché, essendo un museo legato alla moda, ha più libertà di ricerca rispetto a un museo classico che si occupa di conservazione.

3) Cosa possiamo ammirare nel museo Ferragamo?

Ci sono moltissime fotografie, le forme di legno dei piedi delle attrici come Marilyn Monroe, e moltissimi anche documenti tra cui i Brevetti, Ferragamo è stato diciamo il personaggio nel mondo della moda che ha creato il maggiori numero di Brevetti.

4) Che legame c’è tra il museo e il marchio nella sua identità attuale?

Il museo ha una parte espositiva e una molto ricca costituita dall’archivio storico. Nell’archivio ci sono non soltanto le calzature ma anche l’abbigliamento, le borse, gli accessori, dagli esordi fino ad oggi. Questa è una costante fonte di ispirazione perché ogni volta che si pensa a una nuova creazione si parte da un elemento della storia, rinnovandolo, ovviamente in corrispondenza di quelle che sono le degenze attuali però sempre riconoscendo l’elemento nella propria tradizione, che è quello che permette all’azienda Ferragamo di fare prodotti distintivi rispetto ad altre.

5) Salvatore Ferragamo è stato il primo calzolaio a introdurre i colori per le proprie creazioni?

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Una delle caratteristiche di innovazione delle scarpe di Ferragamo è stato sicuramente l’uso del colore, Ferragamo amava moltissimo il colore e il colore forte, quindi abbiamo un giallo sole un rosso intenso il blu è un bluette , il verde che è proprio un verde bandiera italiana, è amava anche moltissimo la combinazione dei colori come in un esempio famosissimo le scarpe realizzate per Judy Garland nel 1938 che sembrano riecheggiare la sua canzone rainbow dedicata all’arcobaleno.

Successivo all'incontro con Stefania Ricci visito il Museo Ferragamo, dove ho avuto il piacere di incontrare Giuliano Giannini, guida all'interno del museo di impresa, con il quale ho avuto modo di approfondire come un'altra fonte di ispirazione sia stato il colore. La sua tavolozza predilige i colori forti e decisi, con i quali rompe con la tradizione di bianchi, neri e marroni di fine secolo. Li impiega in assoli o combinati in originali patchwork geometrici, in cui gli accostamenti azzardati di colore assecondano la dinamica della forma e la particolarità dei materiali impiegati.

L’esperienza delle avanguardie artistiche contemporanee è per Ferragamo una fonte continua di ispirazione, dai futuristi, ai Fauves, a Sonia Delaunay. Ma non è da sottovalutare la sua origine meridionale, mediterranea, il fatto di essere nato in un paese, come l’Italia e in particolare il suo Meridione, dai colori intensi e vivi.

A questa origine italiana, si aggiunge per Ferragamo l’educazione professionale in California, in un territorio fortemente condizionato dalla cultura messicana, per la quale il colore è un elemento fondamentale. E non ultima ragione di tanta sensibilità per i colori sta nella voglia di diversità, di fare delle scarpe non più un elemento secondario dell’aspetto generale, ma una delle chiavi di interpretazione dello stile, dell’eleganza e della personalità.

6) Salvatore Ferragamo ha sempre lavorato in contatto con mondi paralleli alla moda, ad esempio il cinema. Come riproponete la sua apertura ad altri ambiti creativi come l’arte, il design?

Basandosi sulla personalità di Ferragamo e sulle sue passioni è facile coprire ambiti molto diversi: era un grande appassionato di arte e di avanguardie, è stato legato al cinema al quale deve molto del suo successo, è stato anche un architetto, ha fatto 400 brevetti di invenzione sulla costruzione delle scarpe partendo da uno studio quasi

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ingegneristico del piede. Prendendo spunto dalla tradizione e dalla storia riusciamo ad investigare soggetti e argomenti che sono validi per il contemporaneo.

7) Come è nata l’idea del Museo e delle mostre?

Fin dalla prima mostra che è stata inaugurata nel 1985 a palazzo Strozzi, da questa prima mostra che poi è diventata itinerante, è nata l’idea, poi di trasformarla in una mostra permanente in un museo, questa idea è stata proprio voluta dalla famiglia Ferragamo, in particolare da Wanda Ferragamo, o la moglie di Salvatore e dalla figlia maggiore Fiamma. Dopo dieci anni di questa attività e dopo il successo del pubblico che ha avuto il museo che ha un dodicimila visitatori l’anno e non è così poco, è stato deciso sempre dalla famiglia di estendere lo spazio di avere un ingresso indipendente su strada, e di mettere anche un biglietto di ingresso una cifra relativamente modesta di 5 euro che però ha fine anno sarà tutto l’introito dei biglietti saranno devoluti per finanziare una borsa di studio per giovani stilisti.

8) Ferragamo come si è caratterizzato come innovatore?

L’altra grande caratteristica di innovazione era quella dell’uso dei materiali, Ferragamo ha adoperato tutti i materiali possibili anche usando materiali insoliti infatti abbiamo nella collezione del museo la famosa scarpa invisibile con la quale lui ha ricevuto nel 1947 il premio Neimen Marcus, l’oscar della moda. Ci sono scarpe fatte con paillettes, le famose scarpe di Marilyn Monroe, con gli strass e Swarovski che sono state riacquistate dalla Ferragamo nel 1999 a New York e sono state pagate al prezzo di quarantadue mila dollari. Possiamo ammirare dall’immagine lo splendore delle sua creazione, riporto una foto scattata all'interno del Museo Ferragamo.

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Salvatore Ferragamo-dècolletè 1960, tomaia ricoperta di strass. Il modello fu realizzato per

Marilyn Monroe nel film "Facciamo l'amore"

Le scarpe di Ferragamo erano scarpe realizzate interamente a mano e modelli per la maggior parte esclusive create avvolte solo per un personaggio, quindi il massimo del lusso che si poteva avere negli anni venti o negli anni trenta, questo concetto è stato evoluto nell’azienda anche di oggi nella ricerca di lavorazioni particolari.

“Diceva Salvatore Ferragamo nella sua autobiografia:

“Non vi è limite alla bellezza, né grado di saturazione per l’immaginazione creativa; così come è infinita la varietà dei materiali che un calzolaio può impiegare per decorare i suoi modelli in modo che ogni donna calzi come una principessa ed ogni

principessa come una regina di fiabe”.346

Giuliano Giannini durante la guida mi ha mostrato le creazioni di Salvatore Ferragamo, iniziando dall'innovazione delle Tele dipinte, le quali venivano acquistate in tinta unita e portate da un artista che vi dipinge dei motivi a scelta della cliente, un motivo preferito qualsiasi: cagnolini, carte da gioco, famosi scorci di Londra, Parigi, New York, Roma e di qualsiasi altra città, alberi, uccelli, fiori, castelli, qualsiasi cosa possiate desiderare. L’effetto è sorprendente ed il costo è decisamente basso, se considerate il livello

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artistico ed il fatto che per quanto il modello della calzatura possa essere semplice, i motivi dipinti le danno tutto il prestigio di una creazione esclusiva. Questa originalità ha permesso all'azienda di differenziarsi dai concorrenti.

Ma l'innovazione Ferragamo non si ferma alle Tele dipinte ma continua con la lavorazione dei materiali poveri come la penuria di pellami e di prodotti di qualità indirizzò l’industria calzaturiera e dell’abbigliamento dal 1935 e durante gli anni della guerra. In questo periodo così difficile, Ferragamo creò alcuni tra i suoi modelli più belli e fantasiosi, dimostrando una predilezione anche per i materiali poveri, nei quali poteva sperimentare l’abilità delle sue lavorazioni e la sua capacità inventiva. Non solo ricorse al sughero e al cellofan, ma realizzò tomaie in lana, cotone e spago lavorato all’uncinetto, in canapa ricamata, in stoffe di fibra di ginestra, tessute a mano dalle massaie rurali del Cremonese guidate da Fede Cheti. Brevettò suole in feltro armato e suole in cascame di seta pressata.

Ma anche tra i pellami, Ferragamo ha trovato come innovare. Nella sua autobiografia viene evidenziato che tra i Pellami utilizzati non ne avesse uno preferito.

“Il mio preferito. Nessuno, o piuttosto tutti. Il materiale che sto lavorando è il mio preferito”- “Se a me piacciono tutti i materiali, devo confessare di avere una ricorrente ed affettuosa predilezione per l’uso della pelle di capretto. E’ una pelle bellissima, elegante, garbata, morbida al tatto.”347

Tinto nelle tonalità più varie, il capretto appare nelle calzature di Ferragamo spesso combinato ad altri pellami, come pelli di lucertola e vernici, oppure unito al raso di seta per i modelli da sera. Le pelli di bovino, più compatte, erano utilizzate per i modelli più sportivi ed invernali e per le suole

Alla fine degli anni Venti la moda delle pelli esotiche si sviluppò enormemente, spesso in combinazione di pelli lucide, scamosciati,di vitelli e di capretti, nonché di nuovi pellami ad imitazione rettile per le decorazioni. Le pelli di rettile comparvero con regolarità nelle collezioni Ferragamo degli anni Venti e Trenta. Nel dopoguerra, con la ripresa economica, vi fu anche un ritorno al lusso e agli accessori in pelli pregiate, principalmente il coccodrillo, la lucertola e, per le calzature, l’antilope. Alla fine degli anni cinquanta furono introdotte anche molte pelli da pelliccia, in modo particolare quelle maculate come l’ocelot, il cavallino, la giraffa e la zebra. Ferragamo utilizza anche le plastiche data la flessibilità del materiale, la possibilità di essere stampato, la

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varietà della colorazione e le doti di resistenza, le resine viniliche iniziarono ad avere un impiego sempre più largo negli accessori e nelle calzature, fornendo la materia prima per tacchi, suole e tomaie tessute. Lo sviluppo si ebbe soprattutto negli anni Cinquanta. Anche Ferragamo utilizzò spesso la vinilite, soprattutto per le tomaie, e nel 1955 lanciò una suola trasparente, invisibile e indistruttibile, che lasciava intravedere il piede. Durante gli anni Venti si escogitò l’impiego di nuovi materiali nella calzatura. La via della novità viene aperta alla fine del decennio con l’invenzione del cuoio marino conciato e preparato con speciali accorgimenti. In Italia si era specializzata nella concia delle pelli di pesce, la Salp di Rivarolo Canavese in Piemonte.

Nella seconda metà degli anni Trenta fece un accordo con la Genepesca per il rifornimento della pelle di pesce, che, una volta conciata, mise in commercio sotto il marchio ‘Sirena’ Era dalla Salp che Ferragamo comprava le pelli di dentice che per la loro dimensione ridotta richiedevano una grande abilità nel taglio della tomaia e nella lavorazione.

Fin dal 1928, Salvatore Ferragamo aveva adottato la pelle di leopardo marino, un pesce che viene pescato nei mari del Nord. Allo scoppio della guerra, la pelle di leopardo marino andò in disuso. Fu nel 1954 che Ferragamo ritirò fuori il vecchio articolo, realizzando un accordo in Danimarca con la Sipo Trading Company, incaricata della distribuzione di questi pellami. L’accordo fu pubblicizzato ampiamente dalla stampa e dalla televisione locale, trovando appoggio nel governo e nella stessa regina Ingrid la quale ordinò a Ferragamo calzature in leopardo marino in diversi colori. Per festeggiare l’evento Ferragamo organizzò al Club Open Gate di Roma un ricevimento, con Sofia Loren ospite d’onore.

Paglia e raffia sono stati altri materiali innovativi per la casa di moda Ferragamo, le scarpe più antiche che siano state mai ritrovate sono realizzate dall’intreccio di fili d’erba. L’impiego delle fibre vegetali e della paglia non è dunque una novità. Ma, scomparso per molti secoli ritorna nelle calzature di lusso agli inizi degli anni Trenta . Il recupero di questo materiale si deve in buona parte a Ferragamo, che, impiantando la sua attività a Firenze, trasse ispirazione da una lavorazione artigianale tipica della zona, quella della paglia. Al mercato si trovava sia la paglia nostrale, sia il rascello, derivato dalla corteccia del pioppo lasciata macerare nel cromo, l’erba delle Filippine e la canapa di Manila, costituita da una fibra di foglie e di guaina di banano. Ma la più usata da Ferragamo è la raffia, che si ricava dalle foglie giovani di una palma dell’Africa orientale. Salvatore Ferragamo ebbe il merito di applicare questi materiai alle tomaie

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delle calzature, soprattutto estive, per le quali creò nel 1930 un nuovo marchio, “Pompeian by Ferragamo”. Il periodo autarchico dette un’accelerazione a questo tipo di produzione, ma non ancora per molto. Già nel 1950, la paglia e la raffia scarseggiavano. Cominciarono allora a prendere campo le paglie straniere e le raffie sintetiche. Salvatore Ferragamo adottò un tipo di raffia sintetica, che era chiamata ‘pontovo’ o ‘pontova’. Le tomaie erano realizzate a Bonito, nel paese d’origine di Ferragamo, in Campania.

Quando scoppiano le guerre e la materia prima scarseggia, sono sempre le industrie di lusso quelle che ne risentono per prime e con maggiore intensità. I materiali di alta classe non sono soltanto razionati, essi “spariscono completamente dal mercato”. L’inizio dell’autarchia significò per Salvatore Ferragamo anche la difficoltà a reperire materiali di qualità necessari alla produzione delle sue calzature. “Il mio più grande problema” scrive Ferragamo, “era trovare un materiale che sostituisse le pelli di capretto di prima qualità. Provai con molti materiali ma nessuno mi soddisfaceva. Finalmente, una domenica mattina trovai la soluzione. A mia madre piacevano molto i cioccolatini e quel giorno pensai di portargliene una scatola. Mentre gliene scartavo uno fui attratto dalla carta trasparente che l’avvolgeva. Osservai la carta attentamente. Pensai che

poteva essere il materiale che andavo cercando”348. Da quel giorno Ferragamo cominciò

a fare le scarpe di cellofan per sopperire al fabbisogno di calzature estive. Il materiale era spesso lavorato in combinazione con filati di cotone, di raion e di altri materiali dalle stesse donne che producevano le trecce di raffia e le tomaie di cotone all’uncinetto.

Si ritrovano nelle calzature Ferragamo fin dagli anni Venti i tacchi in acciaio e ottone. Ma la loro moda si diffonde soprattutto negli anni Cinquanta. Nel 1955 Salvatore Ferragamo progetta alcuni importanti brevetti, un tacco metallizzato in diversi colori, ottenuto con il rivestimento di una lamina di alluminio e un tacco a gabbia, vuoto all’interno, leggero e resistente. Il terzo e più fantasioso è un tacco multiplo, arricchito da mascherine in metallo dorato o argentato tempestate di pietre dure, simili a merletti, uscite dalle mani di abili artigiani. Ma l’invenzione più straordinaria è la suola in metallo, che Ferragamo brevettò nel 1956 quando dovette creare la scarpa più costosa che mai avesse fatto, un sandalo in oro a 18 carati.

Concludendo possiamo dire che la creatività di Salvatore Ferragamo, la sperimentazione sui materiali, la capacità taumaturgica di sanare i piedi attraverso le scarpe è un flusso

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creativo continuo che scorre dalla mente alle mani attraverso il cuore, superando i pericoli, le difficoltà, una guerra. La vera creativa di Ferragamo sprizza senza intoppi da un sapere antico , dal ricordo di vite precedenti, dagli insegnamenti di altri calzolai il cui potere fascinatore ha dato origine in tutto il mondo a molteplici leggende, nelle quali le scarpe conservano sempre poteri misteriosi, sono artefici di metamorfici, benefici o malefici, esorcismi e poteri augurali.

Dopo la visita al museo e la lettura della sua autobiografia ho voluto citare delle sue frasi dove secondo mio avviso, si nota la devozione e l'amore per il suo lavoro.

“Non vi è limite alla bellezza, né grado di saturazione per l’immaginazione creativa; così come infinita è la varietà di materiali che un calzolaio può impiegare per decorare

i suoi modelli in modo che ogni donna calzi come una principessa ed una principessa come una regina. Ed infiniti sono stati I materiali da me usati in cinquant’anni di mestiere. (….). Ho usato diamanti e perle, veri e falsi, polvere d’oro e d’argento pelli pregiate dalla Germania, dall’Inghilterra, dall’America o da qualsiasi parte del mondo

fosse possibile farla arrivare. Ho adoperato raso e seta, pizzi e ricami, cristalli e specchietti, piume. (….). Ho usato pelle di pesce, feltro e carta trasparente, gusci di lumaca e raffia, seta artificiale intrecciata usata come raffia, seta grezza, alghe marine

e lana…” “I piedi mi piacciono. Mi parlano. Appena li prendo in mano, ne sento la forza, la debolezza, la vitalità, i difetti. E’ un piacere toccare un piede buono, dai muscoli saldi, dall’arco robusto - è un capolavoro del Creatore. Un piede difettoso (…)

è una sofferenza. Quando prendo questi piedi tra le mani mi sento rodere di rabbia e compassione: rabbia di non poter calzare tutti i piedi del mondo e compassione per tutti

coloro che soffrono camminando.”349

Facendo riferimento al secondo capitolo di questo studio, il museo d'impresa è uno strumento culturale fonte di creatività, infatti non solo conserva o si limita a custodire l'esistente, ma lo trasforma e lo contestualizza secondo le nuove contingenze storico- sociali.

L'impresa Ferragamo, con il proprio museo d'impresa non si limita ad esibire il

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