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L’area romana si trova nella zona distale dei plateau ignimbritici dei Colli Albani a sud e dei Monti Sabatini a nord, compresa tra l’Appennino centrale ed il Mar Tirreno (Fig. 48). La valle del fiume Tevere e quelle dei suoi tributari di cui il principale è l’Aniene, costituiscono il motivo morfologico dominante dell’area.

Figura 48: Modello digitale dell’elevazione del terreno (DEM) dell’area romana. Si riconoscono i rilievi vulcanici con i laghi craterici e l’elemento morfologico del Fiume Tevere.

Sul modellamento geomorfologico dell’area, oltre ai fattori vulcanici locali e la tettonica regionale, hanno inciso fortemente eventi di portata globale quali come i cambiamenti climatici che hanno determinato le oscillazioni eustatiche del livello del mare. Infatti nel corso del Pleistocene medio superiore il contributo della tettonica e del vulcanismo diventano agenti morfogenetici secondari per intensità rispetto all’azione fluviale che domina con cicli di erosione-sedimentazione, in funzione delle variazioni del livello di base.

Nell’area romana è evidente una dicotomia morfologica che rispecchia i motivi strutturali principali. In riva destra l’elemento morfologico dominante è l’alto di Monte Mario che determina una elevazione media del settore occidentale maggiore di quella orientale. Il versante orientale dell’alto è acclive e relativamente regolare, sostenuto dalle argille sovraconsolidate della formazione di Monte Vaticano. I fossi tributari del Tevere, Fosso dell’Acquatraversa e della Crescenza, in questo settore presentano un andamento rettilineo NO-SE, parallelo alla faglia bordiera principale dell’alto. Il versante occidentale dell’alto è invece dominato da direttrici N-S e NE-SO, dove il reticolo fluviale secondario si imposta sulle litofacies della formazione di Ponte Galeria, con un andamento dendritico e ben sviluppato. Il drenaggio del settore è prevalentemente verso i quadranti meridionali ed è parte del reticolo radiale dei Monti Sabatini.

In riva sinistra la morfologia risulta in genere addolcita e regolare, con basse pendenze. Il reticolo idrografico secondario, costituito dai fossi in sinistra idrografica, si sviluppa erodendo le unità piroclastiche dei Colli Albani. Le caratteristiche di elevata permeabilità ed erodibilità delle unità pozzolanacee albane, favoriscono l’incisione di u reticolo dendritico ben organizzato. Dal punto di vista morfologico, il settore orientale si presenta con rilievi collinari, caratterizzati da creste ampie e sub-pianeggianti che si raccordano con i fondovalle o con pendii dolci dove i materiali sono poco litoidi o teneri (per esempio materiali pozzolanacei), o con scarpate e pendii ripidi dove sono interessati terreni lapidei (per esempio materiali tufacei litoidi, lave). I fondovalle sono tipicamente piatti per la presenza dei depositi alluvionali olocenici che colmano il reticolo inciso con grande efficacia durante l’ultimo glaciale (Würm). Il drenaggio di questo settore è verso i quadranti settentrionali ed è parte del reticolo radiale dei Colli Albani.

Nell’area orientale si distingue l’area meridionale occupata dalla piana di Ciampino. I profili topografici che attraversano la piana rivelano una minore maturità morfologica rispetto al resto dell’area. La piana è caratterizzata da un basso contrasto morfologico con un reticolo idrografico diffuso. La piana come è stato messo più volte in evidenza nel corso della trattazione geologica precedente, è correlata ai depositi di lahar della formazione del Tavolato che hanno sovralluvionato il reticolo würmiano, completamente obliterato. I depositi della Formazione del Tavolato risultano nuovamente reincisi all’altezza delle porte di Roma dove i fossi dello Statuario, dell’Acqua Mariana, di Torrespaccata, di S. Maura e del Giardino dell’Incastro interrompono l’aspetto morfologico della piana.

7.1CENNI SULL’ASSETTO IDROGEOLOGICO

Per quanto riguarda l’assetto idrogeologico del territorio del Comune di Roma, esso è condizionato dalla presenza di distinti ambiti geologico-stratigrafici, che determinano l’esistenza di più unità idrogeologiche:

• Unità Idrogeologica dei Monti Sabatini; • Unità Idrogeologica dei Colli Albani; • Unità Idrogeologica di Ponte Galeria; • Unità Idrogeologica delle piane alluvionali; • Unità Idrogeologica del delta del Fiume Tevere.

Nelle diverse unità sono presenti molteplici acquiferi, la cui circolazione complessa tende a raccordarsi a ridosso delle quote corrispondenti ai livelli di base fondamentali costituiti dai fiumi Tevere, Aniene e dal mare. Il limite idrogeologico inferiore di queste idrostrutture è rappresentato dalle argille plioceniche della formazione del Monte Vaticano, che ne costituiscono l’aquiclude, e sono abbondantemente ricaricate anche da aree esterne all’ambito comunale. La superficie dell’aquiclude, ossia il tetto delle argille vaticane, risulta fortemente articolato in seguito ai processi morfostrutturali responsabili del modellamento del paesaggio in epoca pre-vulcanica e molto condizionato dalle fasi di basso stazionamento del livello del mare (massima capacità erosiva fluviale). Nell’area sono presenti sorgenti e manifestazioni gassose legate a fenomeni di risalita di fluidi gassosi profondi lungo le discontinuità tettoniche, provenienti da reservoir geotermici.

1. Unità Idrogeologica dei Monti Sabatini

Caratterizza il settore in riva destra del Tevere, laddove l’alto di Monte Mario, costituito da rocce a bassa permeabilità, indirizza il flusso delle acque sotterranee, alimentato dagli acquiferi sabatini verso i fossi dell’Acqua Traversa, della Mola e della Torraccia e sostenuto nella portata da numerose sorgenti di subalveo. Il regime dei Fossi Galeria, Magliana e dell’Arrone sono invece alimentati in minima parte dai complessi sabatini, drenando le acque degli acquiferi sabbioso-ghiaiosi appartenenti alla formazione di Ponte Galeria.

2. Unità Idrogeologica dei Colli Albani

E’ proprio del settore in riva sinistra su cui il comune di Roma si estende ampiamente. Il substrato argilloso pre-vulcanico in questo settore si trova piuttosto depresso e gli acquiferi vulcanici risultano di spessore elevato (Funiciello & Giordano 2005; Corazza

et alii 2006). Il drenaggio è ripartito tra il fiume Tevere ed il suo più importante affluente, l’Aniene, controllata dal proseguimento verso SE dell’alto strutturale di Monte Mario, attraverso i Colli Parioli, il Pincio fino alla zona di Ciampino. La falda regionale albana alimenta numerosi corsi d’acqua perenni dell’area romana, tra cui si ricordano i fossi di Malafede, Valleranno, Caffarella, come affluenti del Tevere e Tor Sapienza ed Osa, tributari dell’Aniene. Considerando i contributi delle sorgenti subaeree e di quelle di subalveo, viene stimato che i Colli Albani cedano ai due fiumi approssimativamente 3 m3/s all’anno (Boni et alii 1998, Capelli et alii 2001).

3. Unità Idrogeologica di Ponte Galeria

Tale unità, estesa per 100 km2 nel territorio romano (Capelli & Mazza 2008) ospita due acquiferi principali: uno a falda libera legato al deposito delle ghiaie superiori, e l’altra confinata proprio del livello delle ghiaie inferiori. Il continuo sfruttamento dei depositi conglomeratici e sabbiosi, in particolare nell’area di Ponte Galeria, in seguito a più di quarant’anni di coltivazione di cave, ha determinato la perdita di centinaia di milioni di mc di materiale solido e con essi anche della falda (Capelli et alii 1999).

4. Unità Idrogeologica delle piane alluvionali

E’ definito dall’acquifero basale delle ghiaie della serie alluvionale olocenica del fiume Tevere e del suo affluente l’Aniene. Esso ospita un importante falda confinata (Ventriglia 1971, 1990, 2002, Corazza et alii 1999) caratterizzata da una notevole continuità spaziale, in cui le numerose captazioni in regime di magra contribuiscono a diminuire la portata di tali fiumi e ad aumentare le possibilità di inquinamento degli acquiferi.

5. Unità Idrogeologica del delta del Fiume Tevere

Corrisponde all’area del delta tiberino, emerso per circa 150 km2 e con spessore massimo del corpo deltizio di 80 metri (Capelli et alii 2002, 2005). Ospita un acquifero multistrato dovuto alla sua complessa struttura che determina diversi ambienti di sedimentazione: barriere, lagune, facies eoliche, colmate di bonifica ecc. Di tali corpi idrici si conosce ben poco, ma campagne di rilevamenti effettuati nella piana costiera mettono in evidenza importanti bassi piezometrici che innescano fenomeni di intrusione salina (Capelli et alii 2002, 2005).

In linea generale dallo studio dell’andamento delle linee isofreatiche, si deduce la circolazione idrica sotterranea alimenti fortemente il reticolo idrografico, naturale ed

artificiale dell’area comunale di Roma. La circolazione idrica sotterranea è condizionata sostanzialmente da 1) il motivo strutturale ads andamento NO-SE che ripartisce il drenaggio sotterraneo proveniente dai settori centrali dei distretti sabatino ed albano e 2) le depressioni vallive del Tevere attuale e del Paleotevere, colmate dai relativi depositi. La potenzialità degli acquiferi in riva sinistra è di molto superiore quelli in riva destra ed in particolare la falda albana penetra profondamente nel tessuto urbano storico della città di Roma, tanto che essa alimentava in tempi passati alcune aree umide ai piedi dei sette colli (le cosiddette marrane) e numerose sorgenti.

L’assetto idrogeologico in ambiente urbano è parzialmente turbato dalle opere antropiche, in particolare da rilevati in terra, da scavi importanti quali gallerie, l’impermeabilizzazione e la perdita di acque chiare o liquami dalle infrastrutture sotterranee. Di tale articolata e complessa componente antropica occorre tenere conto per ulteriori interventi sul territorio e la comprensione dell’insorgere di alcune problematiche specifiche, quali i dissesti per crollo di cavità ipogee.

8. CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICO-TECNICA DELLE

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