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Inquadramento storico

5.2. Genesi formale

6.1.1. Inquadramento storico

L’origine dell’Università si colloca storicamente nel Medioevo, quando questa istituzione nasce spontaneamente, come concretizzazione del crescente interesse verso la conoscenza e la cultura; questo fenomeno avviene grazie all’impulso delle associazioni di maestri ed, in alcuni casi, ad opera dei centri del potere politico.

Si assiste, dunque, ad uno spostamento dei poli di sapere dai monasteri, dove tradizionalmente avveniva l’insegnamento, verso le scuole urbane, che si instaurano negli spazi annessi alle cattedrali, dove nascono i centri di studi superiori. Lo sviluppo di questi organismi, che riconoscono una preparazione specifica per l’esercizio di alcune professioni, comporta, per la prima volta, la sottrazione del monopolio dell’istruzione alla scuola ecclesiastica. Questo avviene con notevoli tensioni, legate sia alle rivendicazioni di autonomia del nuovo corpo docente, sia alla conseguente concentrazione di studenti e professori nelle città, cui peraltro non segue, almeno inizialmente, la presenza di strutture fisiche adibite a tale funzione.

‘E’ stata la lotta per la penuria degli alloggi che ha dato origine, a partire dalla fine del secolo XII, ai collegi, fondazioni per studenti e maestri poveri, che vi ricevevano vitto, alloggio, libri e, più tardi, insegnamento’1. La nascita del collegio come residenza temporanea risale alla Parigi del XII secolo; nato come semplice ospizio, in seguito diviene centro di vita, studio e relazioni.

In Italia, l’Ateneo più antico è quello di Bologna; gli studenti che lo frequentano, intorno all’anno 1000, risiedono principalmente presso privati. Inizialmente, la risposta del potere pubblico bolognese alla crescente domanda residenziale si limita alla regolazione del regime dei prezzi degli affitti di camere presso privati. I primi collegi all’interno della città, che sono di natura molto diversa rispetto a quelli anglosassoni, i quali si configurano come nuclei autosufficienti separati rispetto al contesto urbano,

79 nascono nel XIII secolo su iniziativa delle autorità ecclesiastiche. Come gemmazione dell’Ateneo di Bologna, nasce nel 1222 l’Università di Padova, che viene fondata da un gruppo di insegnanti e studenti provenienti proprio dal capoluogo emiliano. In questa città, il comune accoglie favorevolmente la nuova istituzione e, già dal 1260, inizia la costruzione di nuovi edifici da destinare agli studenti, cui si accompagna una regolamentazione del sistema degli affitti. Nel periodo di maggiore fortuna, la città conta addirittura venti collegi.

Una situazione differente è quella di Napoli, dove l’Università viene fondata da Federico II per poter disporre di una classe intellettuale adeguatamente preparata, specialmente nelle discipline giuridiche. Si tratta di un’iniziativa globale, che comprende la chiamata di illustri professori, l’elargizione di premi di studio per gli studenti meno abbienti e la dotazione di residenze. Questo impulso positivo, però, non gode di buona fortuna; infatti, alla fine del ‘700 non è presenti nella città nessun collegio destinato agli universitari.

A Siena l’Università nasce su istituzione del Comune, che la rende completamente gratuita; la questione degli alloggi viene risolta, tuttavia, solo regolando il mercato degli affitti. Il primo collegio, in questa città, viene autorizzato nel 1408 con bolla papale.

In generale, il problema delle residenze destinate agli universitari viene affrontato con soluzioni di diffusione di tali attività all’interno della città, a differenza di quello che accade nei paesi anglosassoni, dove si diffonde l’impianto del campus, che, localizzato al di fuori del contesto urbano, raccoglie tutti gli edifici universitari: aule, biblioteche, residenze e servizi.

A seguito del Concilio di Trento, i Gesuiti assumono un ruolo fondamentale nell’istruzione e le Università da essi fondate conoscono una grande fortuna. Di conseguenza, anche i collegi sono gestiti da questo ordine e realizzati sulla base di uno stile architettonico ricorrente e codificato sulla base di piante-tipo con tre ambiti funzionali distinti, organizzati per lo più intorno a cortili, relativi alle aule, alla residenza ed ai servizi.

80 Un esempio importante di collegio universitario nasce a Pavia su impulso del cardinale Borromeo, di cui prende il nome. Questo, progettato da Pellegrini nella seconda metà del Cinquecento, si costituisce intorno ad un cortile; su tre lati di questo si affacciano le camere singole, mentre il quarto contiene i locali ad uso collettivo (cappella, refettorio, sale camini e salone d’onore).

Nel XVIII secolo, i collegi perdono il loro prestigio, in quanto emblematici di una cultura di origine medievale ed ecclesiastica, così avversa alle teorie illuministe che si sviluppano in questo periodo storico. Al momento della conquista dell’Italia da parte di Napoleone, si assiste alla trasformazione di tutte queste strutture, anche di quelle che erano rimaste estranee all’influenza della Chiesa. La dominazione napoleonica esporta in Italia due modelli educativi completamente nuovi: la Scuola Normale Superiore di Pisa ed il Collegio Reale delle Fanciulle di Milano. Queste istituzioni prendono sede in edifici già esistenti, il Palazzo della Carovana a Pisa ed il Convento di San Filippo a Milano, per cui l’organizzazione spaziale di tali residenze deve necessariamente adattarsi alle preesistenze. Va comunque evidenziate che, pur con i suddetti limiti, il modello concettuale prevede una collettivizzazione di quasi la totalità delle funzioni.

Nel XX secolo, il periodo di maggior diffusione dei collegi è quello compreso tra il 1950 ed il 1975, anni in cui l’Università è al centro dell’attenzione di politici, economisti, educatori ed architetti. In questo periodo vengono realizzati alcuni dei principali esempi della tipologia, come i collegi di De Carlo ad Urbino e l’esperimento di campus dell’Università della Calabria presso Cosenza.

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