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§9.1 L’insediamento del Magdalensberg: il contesto topografico e archeologico Le indagini e gli scavi condotti sul Magdalensberg, sito623 nel distretto di Klagenfurt-Land in

Carinzia, hanno rivelato la presenza, nell’ambito delle Alpi orientali, di un antico abitato a carattere urbano, il culmine del cui sviluppo viene compreso tra la fine del I secolo a.C. e la metà del I secolo d.C.. In questo spazio temporale, in quella parte d’Europa centrale intervennero rilevanti trasformazioni in ordine all’assetto politico che favorirono quel processo di acculturazione, integrazione ed assimilazione alla cultura romana.

L’inizio di questo processo nelle Alpi orientali, si colloca nella prima metà del I secolo a.C., quando il pre-Romano Regno Norico godette di un’ampia estensione territoriale e di rilevanti rapporti economici con la regione mediterranea, in forza di provvedimenti di hospitium publicum – un accordo di ospitalità pubblica statale – condiviso tra i Norici e i Romani intorno al 170 a.C..

Ad aggiungersi a ciò intervenne il matrimonio tra la sorella del re norico Voccio e Ariovisto, in seguito tra gli oppositori di Cesare, così come l’invio di una squadra di 300 nobili cavalieri a sostegno di Cesare durante le azioni belliche della guerra civile. Tutte queste circostanze evidenziano il rilievo che il regno rivestì dal punto di vista politico nel contesto del tempo. In generale, comunque, è un motivo economico quello che ha incentivato lo sviluppo di quest’area, nello specifico la presenza di un’ampia provvista di metalli, in maggioranza ferro, presso la zona a sud delle Alpi; dove i Celti, stanziatisi durante il III secolo a.C., aggregandosi ai Norici nella costituzione di un unico regno, avevano creato i migliori presupposti per avviare intensi rapporti commerciali con Roma, il maggiore potere politico in ambito mediterraneo. Nel corso del tempo lo stretto legame che si era instaurato, evitò a Roma di doversi fare carico dei flussi migratori che si spostavano dalle Alpi verso il Nord dell’Italia, ma fu motivo di

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intensificazione delle relazioni anche in ambito politico tra Roma ed il contesto celtico624, al

punto da consentire a quest’ultimo di raggiungere quei livelli di espansione e potenza politica interna ed esterna di cui ancora oggi ricorre memoria quando si considera il regno dei Norici nella seconda metà del I secolo a.C..

In questo arco temporale e in questo panorama politico si colloca la fondazione, da parte di commercianti italici, dell’insediamento del Magdalensberg, a spiccato carattere emporiale; lo stesso, probabilmente all’epoca denominato Virunum come la successiva città di fondovalle che ne perpetuò la memoria e la funzione625, si giovò ovviamente anche della vicinanza con le tante

vie di percorrenza che contraddistinguevano questa zona – punto nodale tra i flussi Nord – Sud ma anche Est – Ovest, oltre a possibile raccordo di commerci minori di carattere intervallivo – oltre a un punto geografico di assoluta rilevanza politica per gli stessi Norici. Non si possono, d’altronde, ravvisare altre circostanze a sostegno dell’insediamento dei Romani su questo monte, a circa 1000 metri di altitudine, durante la prima metà del I secolo a.C..

Pare possibile anche ipotizzare, per i rapporti politici che legavano il Regno dei Norici con la Repubblica Romana, che in quest’area fosse posta anche la capitale del regno, almeno nel suo tardo periodo. La presenza dell’hospitium publicum, all’interno di centri autoctoni, rispondeva all’intendimento dei Romani di governare simili mercati e anche di controllare in via indiretta le primarie reti di scambio merci con l’Italia nei pressi delle quali il Magdalensberg si collocava. Altro caso di analoga gestione è dato da un similare insediamento romano a Nauportus (Vrhnika – Oberlaibach in Slovenia), la principale città dei Taurisci626.

Sulla conformazione del centro nel primo periodo di frequentazione romana sono scarse le informazioni di natura archeologica; si suppone che l’insediamento fosse connotato dalla presenza di forni fusori del ferro norico, in adiacenza a normali abitazioni. La consacrazione, risalente a questo periodo, ad opera di due liberti, probabilmente commercianti dell’Italia

624 Su questo punto esistono molte trattazioni; tra tutte, si segnalano DOBESCH 1989 e STROBEL 2013.

625 GLASER 2004.

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settentrionale, di una statua bronzea a grandezza naturale raffigurante un giovane in posizione di preghiera, opera eclettica di un’officina italiana dell’inizio del I secolo a.C.627, nel sacrario di

una divinità locale sulla cima del monte, evidenzia il carattere culturalmene sincretistico dell’insediamento, che doveva comunque essere lo specchio della progressiva asi milazione della romanità della regione.

Nella metà del I secolo a.C., l’area civica si amplia e sviluppa in misura considerevole per l’aumento dell’importazione di beni italici e per il trasferimento di commercianti romani, perlopiù dall’Italia settentrionale, con particolare riferimento all’area di Aquileia.

Oggi i reperti archeologici rinvenuti danno chiara evidenza delle conseguenze discendenti da tale ampliamento: nell’abitato dei commercianti romani fu realizzato uno spazio quadrangolare con le ragguardevoli dimensioni di 110 m. di lunghezza e 42 m di larghezza, riconducibile ad un Foro in pieno senso romano. Su due lati si praticava una sequenza di residenze e tabernae, in parte interrate, che servivano da alloggi, magazzini e agenzie commerciali; lungo il lato minore ad oriente del Foro venne eretta, in senso trasversale rispetto all’asse longitudinale dell’impianto, una Basilica mercantile di 30 m x 17,10 m, edificio indispensabile per l’attività commerciale, in quanto luogo dove potevano essere disbrigati gli affari. Tutto il complesso – Foro, tabernae, Basilica, collocato nella posizione centrale dell’insediamento posto sul pendio meridionale del Magdalensberg, appena sotto la vetta, riflette pienamente canoni urbanistici e architettonici tipicamente italici e fino ad oggi non ha confronti sul territorio delle Alpi orientali.

Da questi complessi e da altri collocati in posizione centrale all’interno della città e forniti spesso di ricchi arredi con pareti affrescate, proviene la maggior parte del materiale ritrovato e riferito ad incisioni, tesserae nummulariae e calculi, che indicano la presenza o di aziende commerciali sul Magdalensberg o della loro rappresentanza e testimoniano la pratica del commercio all’ingrosso del ferro norico locale o di altri prodotti metalliferi, oltre che di diverse

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attività riferite al sistema bancario romano. La struttura emporiale dell’insediamento, infatti, non era rivolta solo all’esportazione dei prodotti norici verso la penisola italica, ma anche a favore del percorso inverso di una pluralità di merci.

I citati ritrovamenti degli scavi confermano le informazioni acquisite sui rapporti commerciali che intercorrevano tra l’Italia ed il regno Norico e sulla rilevanza dell’estensione conseguita dal grande mercato nella regione centrale norica intorno alla metà del I secolo a.C.. L’avvio dell’opera di ampliamento edilizio di cui si è fatto cenno fu senza dubbio sostenuta dai nativi su impulso dei Romani, che procedettero alla convocazione all’interno dell’insediamento di maestranze edili e di artigianato artistico, per realizzare quegli edifici e per rendere più ricchi gli interni secondo gli stili meridionali.

In questo contesto cronologico e politico, come già detto, il Regno dei Norici è al massimo della potenza politica e della sua estensione territoriale. Una significativa rappresentazione della potenza dei Norici in quell’ambito e periodo, è data anche dalle strutture fortificate che furono edificate sul Magdalensberg pochi decenni più tardi, anche con una finalità di autopromozione e specificazione. Le mura proteggevano il plateau della vetta con tre cerchie di mura confermando che il Magdalensebrg, almeno durante l’ultima fase del periodo di indipendenza del Regno Norico, possa essere stato considerato come un suo capoluogo628.

La progressiva romanizzazione del’insediamento è ricavata anche dagli arredi delle abitazioni dei commercianti, che erano costruite con muri di malta, in attuazione delle regole edilizie romane, le pareti ricoperte da intonaco ed all’interno decorate; tra esse la sorprendente decorazione a parete che rappresenta un ciclo di affreschi in tardo stile pompeiano, con una serie di figure di eroine, che raffiguravano forse immagini ispirate alle Baccanti di Euripide. Questo, ed altre due raffigurazioni riportanti motivi biologici e bucolici, attesta non solo lo

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stato di abbienza, ma anche l’elevato livello culturale che caratterizzava l’incontro tra i commercianti provenienti da Sud e quelli locali629.

I ritratti in marmo, che si attestano come i più antichi rinvenuti all’interno dei confini dell’Austria romana, convincono della presenza in loco di scultori romani. La presenza di ritratti di donne noriche e le iscrizioni di nomi celtici riportati su svariati oggetti di importazione danno chiara evidenza che alla popolazione locale non era interdetta la fruizione e godimento dei beni di tipo culturale che venivano trasferiti nella regione alpina da meridione. Al contrario, i locali utilizzarono queste opportunità per creare, in sintesi con il proprio artigianato artistico tramandato, i presupposti per lo sviluppo della cultura provinciale -romana, più tardi fiorente, nella regione delle Alpi orientali.

La produzione, oltre allo scambio, era un’attività di rilievo. In un’area, ad Est del centro dell’abitato erano collocate le officine per la lavorazione dei metalli non ferrosi, prevalentemente ottone, ma anche bronzo. Forni fusori, crogioli, forme da fonderia e semilavorati di fibule e fibbie per cinture, oltre a prodotti dell’abbigliamento locale, trovarono qui possibilità di realizzazione sia per il soddisfacimento delle necessità locali , sia per la loro esportazione nell’ambito del Norico. A Sud, invece, trovò spazio un’ampia officina per la produzione di lingotti d’oro, fondamentale per l’approvvigionamento del prezioso metallo verso Roma630.

La gestione delle officine, il più delle volte, avveniva sotto la direzione di imprenditori italici, che rivestivano anche il ruolo di importatori di merci meridionali. I nomi di singole attività imprenditoriali sono riprodotti sia sulle etichette dei portamonete, sui gettoni per il calcolo, sulle etichette in piombo sia sulle considerevoli iscrizioni tombali rinvenute, considerate a buona ragione tra i più antichi monumenti del genere in Austria.

629 PICCOTTINI 1989.

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Il commercio all’ingrosso a cui sopra si faceva cenno, è indicato anche nelle monete ritrovate che evidenziano la circolazione e scambio di denaro, che avveniva sia a mezzo delle monete della tarda repubblica e del primo periodo imperiale, costituite quasi tutte da piccoli nominal i, sia a mezzo di coniazioni noriche in argento grandi e piccole. Dalla prima metà del I secolo a.C. il Regno Norico iniziò, infatti, a coniare monete proprie in una zecca comune a tutte le stirpi; la frequenza nei rinvenimenti, soprattutto, di monete d’argento di piccolo conio porta a pensare che la zecca fosse allocato nelle vicinanze dell’insediamento.

I rapporti tra Roma ed il Regno Norico verso la fine del I secolo a.C. subirono un pesante cambiamento probabilmente dovuto all’offensiva che i Romani si apprestavano a sferrare alla Germania a scopi espansionistici. Roma pretendeva, prima dell’avvio di ogni operazione militare, la sottomissione della popolazione del territorio alpino, che in parte era ostile a Roma, al fine di evitare situazioni di conflitto o di rivolta durante le operazioni. I Norici, che avevano sempre perseguito una politica di apertura nei confronti dei Romani, furono tra i primi ad essere oggetto di occupazione da parte di Roma. Tale condizione di sottomissione delle zone alpine negli anni 16/15 a.C. comportò un radicale mutamento nei rapporti politici nel territorio delle Alpi orientali. Si assistette all’occupazione della regione dei Reti e dei Vindelici, confinante a occidente con il territorio dei Norici, dopo un lunga sequenza di pesanti conflitti. Nel Regno del Norico, invece, l’occupazione delle terre da parte dei Romani si risolse in modo totalmente pacifico, ciò probabilmente sulla considerazione che i Norici seppero fin da subito valutare la loro inadeguatezza ed inferiorità nella eventuale contrapposizione alla grande potenza meridionale che portava ad escludere l’indipendenza politica. La volontaria sottomissione a Roma portò all’assenso, da parte della potenza mediterranea, al mantenimento delle tradizioni culturali e della struttura sociale delle zone nordiche, per le quali esse rivestivano un valore identitario.

L’insediamento sul Magdalensberg da questo mutamento radicale non patì alc una restrizione e anzi, venne riconosciuto quale centro politico del territorio delle Alpi orientali occupato dai

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Romani. Tali processi trovano evidenza in numerosi e determinanti allestimenti edilizi, riferiti principalmente al centro dell’insediamento avviati subito dopo l’occupazione e proseguiti praticamente fino all’età immediatamente precedente a quella dell’Imperatore Claudio. La zona del Foro vide modificato il proprio assetto: a Nord-Ovest fu edificato, sulle antiche tabernae colmate di terra, un praetorium in forma basilicale con un luogo di riunione annesso e la sua conformazione, tipica di un possente tribunale, induce ad identificarvi la sede dell’amministrazione romana.

Ad Est del Foro furono realizzate nuove tabernae, a cielo aperto, che rimpiazzarono le cantine precedenti. Tutto l’intero complesso acquistò maggiore estensione in seguito alla demolizione dell’antica basilica dei commercianti del I secolo a.C.. In epoca tiberiana, nell’ambito di un’ampia area sacra, venne realizzato uno straordinario tempio rialzato e dedicato al Divo Augusto e alla Dea Roma, che sovrastava la parte mediana del fronte settentrionale del Foro. Al tempo fu costruito con facciata a soluzione tetrastila, mentre nella prima epoca claudia ne fu progettata la trasformazione in un periptero semplice con facciata esastila, che probabilmente non ebbe seguito. Il Foro dell’età imperiale era caratterizzato da edifici in maggioranza pubblici a finalità sacra e non, mentre solo a Nord-Est furono riservate aree adeguate per lo svolgimento dell’attività commerciale.

Anche il settore orientale del centro subì variazioni edilizie. Le officine di lavorazione dei metalli non ferrosi che si trovavano all’interno del quartiere furono sostituite da abitazioni e l’intera area venne collegata al Foro per mezzo di un’ampia strada. Questa portava in linea retta ad una doppia porta, eretta in posizione dominante sul margine orientale dell’ampia conca del monte. Da un’approfondita valutazione dell’intero progetto si ricava l’evidenza che questi provvedimenti fossero prodromici ad una volontà di rappresentazione urbanistica, alla cui attuazione si era di conseguenza lavorato.

Risalgono al primo periodo dell’occupazione i molteplici frammenti di iscrizioni, probabilmente trasferite su un apposito monumento nel Foro, che le genti noriche avevano dedicato ai

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membri della famiglia dell’Imperatore Augusto, come Livia, Giulia e Giulia minore, forse anche all’Imperatore stesso. Queste sono preziose testimonianze epigrafiche dell’Austria romana e portano a ritenere, anche per la presenza del tempio dedicato per il culto dell’imperatore, che sul Magdalensberg si tenesse la riunione annuale del Conventum Noricorum, la dieta norica, durante la quale le popolazioni locali compivano solenni sacrifici per esprimere la loro lealtà all’Imperatore ed a Roma

Nel corso delle attività di ristrutturazioni avviate, fu toccato anche un vasto complesso di edifici con annessi bagni, situato su una terrazza a Sud-Ovest del Foro e ai bordi dell’antica strada che portava alla vetta del monte. Il nuovo progetto considerava la costruzione di un blocco edilizio da considerare come grande villa, forse con carattere di diversorium, a cui si poteva accedere, sia dal lato meridionale del foro, sia dalla strada per la cima. All’originale bagno con apodyterium, tepidarium e caldarium, venne aggiunto un sudatorium e, poco distante da questo venne allestita una cucina con focolari e forni oltre a due sale da pranzo. Si ritiene che in direzione Sud potesse sorgere un peristilio a ricordo della precedente struttura edilizia, tuttavia incompiuto.

Anche le terrazze sul pendio meridionale della conca, al di sotto del foro, furono oggetto di modifiche. In precedenza in quel luogo si elevavano piccole costruzioni, erette in parte in legno o con la tecnica edilizia in muratura, che furono in seguito ridefinite nell’ambito del progetto edilizio comprendente tutte le terrazze. Si trattava di grandi edifici abitativi, costruiti con un unico procedimento edilizio, che in taluni casi presentavano su due piani un’estensione fino a 150 m2.

È stato stimato che l’insediamento del Magdalensberg godette di un secondo periodo di affermazione, durante il quale fu raggiunta la sua massima estensione di circa 3 Km2, e la sua

massima popolazione, del resto difficilmente individuabile, compresa comunque tra 3000 e 5000 abitanti.

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Tra i motivi di tale sviluppo vi sono i provvedimenti adottati durante la politica di occupazione sopra descritta, mentre quelli dell’abbandono dell’insediamento, avvenuto in modo relativamente veloce negli anni Quaranta del I secolo d.C., sono riconducibili ad un contemporaneo mutamento nella gestione delle questioni politico-territoriali all’interno della regione delle Alpi orientali. Ci si riferisce alla provincializzazione dei territori occupati, statuita dall’imperatore Claudio all’inizio del suo periodo di governo e la definitiva incorporazione del Norico nell’Impero, quale provincia romana; nel corso di tale processo i confini della provincia, a parte alcune cessioni di territorio ad Est e a Sud, rispecchiavano quelli dell’antico Regno. Fu, questa, una circostanza rilevante che influenzò di conseguenza la geografia degli insediamenti: in particolare nel Norico meridionale, già ampiamente romanizzato, venne realizzata la fondazione programmata – nei pressi dei maggiori insediamenti delle popolazioni preromane di solito posti sulle colline - di città romane autonome, erette a fondovalle, qualificate, sia come

municipia Claudia, sia con l’indicazione dell’ insediamento precedente, sottostanti al diritto

romano e che sotto Claudio conseguirono il diritto civico.

Alle nuove città, quale centro di aggregazione dell’ambito circostante, furono attribuite le funzioni degli insediamenti anteriori, garantendo così lo sviluppo economico e culturale e quello della romanizzazione della provincia appena costituita, a ciò diede notevole c ontributo, almeno nella zona al Sud, la vicinanza dell’Italia. Anche l’insediamento sul Magdalensberg risentì di tali vicende. La datazione dei reperti rinvenuti all’interno del complesso abitativo finora indagato si chiude immediatamente prima della metà del I secolo d.C. – con l’eccezione della vetta631, dove, certamente in considerazione del carattere religioso ne è stata riscontrata

continuità fino alla tarda antichità; tutti gli altri ambiti furono abbandonati dagli abitanti, a quanto sembra abbastanza rapidamente ed i singoli edifici, alcuni dei quali ancora in stato di edificazione, caddero in rovina.

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Nel contempo ai piedi del monte, sul vicino Zollfeld, venne edificato l’insediamento successivo, il Municipium Claudium Virunum, il quale non solo soppiantò la città precedente nell’assetto sopra descritto, ma in una logica di continuità, corrispondente al significato politico della sua localizzazione, fu elevata a capitale della provincia del Norico e sede del governatore. In questo luogo gli abitanti del vecchio insediamento sul monte, sia gli indigeni che i Romani, ritrovarono la loro nuova patria ed anche la possibilità, in condizioni diverse, talvolta migliori, di adempiere alle loro diverse incombenze. Si rileva dunque una successione senza fratture da l vecchio al nuovo insediamento, di cui si ha evidenza sia all’interno della compagine della popolazione, sia nei valori culturali, quali scultura ed artigianato artistico, che il municipium

Virunum ed i suoi immediati dintorni hanno consegnato nel corso fino alla conclusione del

secolo. La qualità che li connota, oltre a testimoniare un accurato sviluppo, dà evidenza della prosecuzione di quelle conoscenze avviate sul Magdalensberg quasi un secolo prima e che si erano rivelate decisive per l’evoluzione dell’arte e della cultura nella provincia romana del

Noricum.

L’insediamento sul Magdalensberg rappresenta dunque una pietra miliare per lo sviluppo storico e culturale del territorio delle Alpi orientali durante il periodo di transizione dalla tarda epoca di frequentazione celtica, alla prima Austria romana.

§9.2 L’insediamento del Magdalensberg: appunti sulla circolazione idraulica

La conformazione topografica e geomorfologica dell’insediamento sorto sul Magdalensberg obbliga a derogare alla consueta scansione adottata nei precedenti capitoli di questa testi e alla metodologia di trattazione riservata agli altri casi studio (figg. 147, 148).

Le condizioni naturali in cui si colloca il sito, infatti, hanno da sempre imposto una razionalizzazione dell’uso della risorsa idrica e una ricerca costante di nuovi punti di accesso

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