Mario De Pasquale
6. Come insegnare ? Promuovere nei giovani allievi un filosofare dal basso
Nella lettura dei contemporanei, di volta in volta, possono, anzi devono, essere inseriti richiami e rimandi a posizioni anteriori, nella misura in cui la ricostruzione archeologica e genealogica di una certa questione può illuminarne me-glio la portata e il significato. *…+ Così il metodo storico ha la funzione di rispondere al bisogno di chiarificazione e o-rientamento nel mondo vissuto (Sem. 1991, Ins. p. 605).
Nei suoi scritti Semerari indica alcuni principi di fondo ispiratori di una didattica centrata sull’insegnamento-apprendimento del filosofare a partire dalle cose stesse, dal mondo della vita e dalla tradizione, che ci mette a di-sposizione un mondo di contenuti e di metodi per filosofare in proprio. I punti salienti mi sembrano i seguenti.
6.1 A proposito del Curricolo di filosofia
Esso va costruito a partire dalle interrogazioni sulla quotidianità del mondo della vita (Ivi, p.606).
Gli autori e i testi vanno letti intorno a partire dalla posizione di questioni, di problemi, di temi, definiti a parti-re dalla “incidenza più o meno forte, diparti-retta o indiparti-retta, che hanno nella costituzione, definizione e caratterizza-zione del mondo contemporaneo nella sua realtà, nelle sue contraddizioni e nelle sue possibilità: a esempio la scienza, la politica, la tecnica, ecc.” (Ibidem). L’organizzazione del sapere in un curricolo di filosofia deve ispirarsi ad un criterio tematico-problematico, collegato all’attualità. Gli autori e i testi sono scelti sulla base della capacità loro riconosciuta di aiutare i giovani a rispondere alle domande del presente, a chiarificare gli aspetti problematici dell’esistenza e della coesistenza umana. Il viaggio nel passato è giustificato dalla necessità di procurarsi nella tra-dizione gli strumenti concettuali, metodologici e lessicali, per ricostruire al meglio la questione che si affronta, per comprenderla nella sua complessità e per acquisire gli elementi necessari per valutare la diversità delle opzioni possibili nella soluzione dei problemi. La storia della filosofia ci garantisce il rigore della comprensione e la libertà della valutazione, quindi la responsabilità della scelta come uomini e come cittadini. Il viaggio a ritroso nella storia è funzionale al filosofare nel presente.
All’interno di tali campi, si scelgono i testi il cui assortimento può, con la maggiore estensione possibile, far rendere conto della complessità del problema e della diversità e, eventualmente, dell’alternatività delle soluzioni teoriche, diverse o alternative, a cui corrispondono diversità o alternatività di modi di esistenza (Ibidem).
Naturalmente questa impostazione dell’insegnamento secondario pone, da un punto di vista metodologico didattico, dei problemi che, tuttavia, non sono irrisolvibili. Uno dei problemi può essere costituito dal rapporto tra l’autonoma scelta del curricolo da parte del docente e le prescrizioni per l’insegnamento definite in ambito nazio-nale. È la comunità nazionale che stabilisce le finalità formative da assegnare all’insegnamento della disciplina, le indicazioni per il curricolo, gli obiettivi generali di apprendimento, tenendo conto della sua identità storico-epistemologica e dei bisogni formativi dei giovani. Chi e in quale modo valuta l’incidenza delle scelte curricolari rispetto alle esigenze di orientamento e di comprensione dei giovani nel mondo contemporaneo”? Qual è la parte che spetta alla comunità nazionale e quale quella che spetta ai docenti delle scuole? Come è possibile conciliare il rispetto delle finalità nazionali e l’autonoma costruzione del curricolo di filosofia?
Esistono vari modelli in Europa a questo proposito. Esaminiamo qualche possibilità. 1) Il curricolo si limita a definire le finalità dell’insegnamento della filosofia lasciando alla libera programmazione dei docenti e degli istitu-ti la scelta di contenuistitu-ti e modalità. 2) Il curricolo stabilisce insieme alle finalità anche quelli che vengono ritenuistitu-ti dei nuclei fondamentali della disciplina che presumibilmente uno studente debba acquisire dopo un corso di filo-sofia per poter filosofare in proprio. I nuclei fondamentali possono essere definiti in termini sia di contenuti sia di
abilità, di competenze e di capacità peculiari del filosofare, naturalmente descritte in relazione alle tradizioni della
filosofia e non in astratto. Il curricolo o definisce i criteri per la selezione dei contenuti (per es.: la definizione di aree problematiche da frequentare, di snodi storici da conoscere obbligatoriamente, rappresentativi dell’identità storico-epistemologica della disciplina, della pluralità e della diversità delle posizioni, dei modi e dei metodi del filosofare, ecc.) o propone un ventaglio di contenuti, obbligatori, opzionali, tra cui è possibile scegliere, costruen-do percorsi tematici, liberi in relazione ai bisogni specifici della classe ecc. . In più il curricolo stabilisce criteri gene-rali didattici per conseguire le finalità all’interno dei nuclei fondanti.
6.2 La filosofia e gli altri saperi
Semerari ha sempre sostenuto che la filosofia, pur mantenendo la sua specificità, ancorché storicamente can-giante, non può non promuovere un profondo rapporto dialogante con gli altri ambiti del sapere, salvo il suo iste-rilimento. I problemi filosofici sono complessi e spesso hanno bisogno di una molteplicità di linguaggi e di prospet-tive per la loro definizione e discussione. La filosofia ha perduto gradualmente nella modernità le province del suo impero e oggi ha bisogno di ridefinire i suoi campi di indagine in continuo dialogo alla frontiera con gli altri campi del sapere e con le altre discipline. La descrizione del come qualcosa avvenga arricchisce le possibilità della filoso-fia di indagare in profondità sul perché, sul senso, sul valore che quel qualcosa assume per l’esistenza e la coesi-stenza umana, sui criteri di verità del discorso con cui parlarne, sugli elementi che fanno problema. La chiusura della filosofia nei confronti degli orizzonti del sapere, del campo umanistico e del campo scientifico, significhereb-be la perdita di contatto con la dimensione reale dei problemi. Come rendere didatticamente possibile la risposta a queste profonde esigenze è un problema ancora molto aperto nelle nostre scuole.
6.3 A proposito delle metodologie
6.3.1 Il rapporto con il mondo della vita e con il senso comune
Come è ovvio, dagli scritti di Semerari non possiamo pretendere indicazioni specifiche, ma chiari indirizzi per la scelta di metodologie e tecniche didattiche. In tutti i suoi scritti sull’argomento egli ha sottolineato la necessità di collegare l’esperienza del filosofare al mondo della vita, ai suoi ambiti precategoriali e plurali, ai suoi linguaggi e ai suoi bisogni. Nell’insegnamento secondario la mediazione tra mondo della filosofia conosciuta attraverso i testi e mondo della vita conosciuta ed espressa attraverso la molteplicità dei suoi linguaggi è fondamentale. Per anco-rare l’esperienza del domandare filosofico alla dimensione esistenziale, il confronto con il senso comune degli studenti, che è una sorta di comunità di sapere spontaneo condiviso, non solo è inevitabile ma è necessario. Nel senso comune sono presenti le rappresentazioni e le idee con cui i giovani spontaneamente descrivono sé, il mondo e gli altri. Far scaturire l’esperienza della filosofia dalle cose stesse significa a scuola far emergere la reale visione delle cose che i giovani hanno, significa avere quindi la possibilità di problematizzarla, di sottoporla a in-terrogazione, a indagine, a ricerca razionale. Ogni sezione di attività didattica significativa dovrebbe avere una sua “apertura” iniziale con la identificazione dello “stato delle cose” a proposito di una questione o di un problema, con l’emergenza dei dubbi e dei desideri di conoscere, con la autentica problematizzazione di una questione,
at-traverso una pluralità di prospettive di lettura. Vi possono essere differenti metodi e tecniche per promuovere la problematizzazione del senso comune; in ogni caso, Semerari ci ricorda che nessuna esperienza di filosofia è pos-sibile se non nasce dal coinvolgimento della concreta esistenza della persona.
6.3.2 In classe una vera esperienza di ricerca filosofica dialogica e coinvolgente
Dall’insieme dei testi di Semerari si evince una chiara e profonda convinzione: che non si impara la filosofia come mero racconto del risultato della ricerca dei filosofi della tradizione, ma si impara a filosofare attraverso un’esperienza reale di ricerca a partire dalle cose stesse e dal confronto con le ricche fonti che la tradizione ci mette a disposizione. Le filosofie del passato ci aiutano a problematizzare il senso comune, ci offrono mondi di senso, vocabolari e concetti per comprendere e pensare in proprio, alla ricerca della possibile soluzione dei pro-blemi esistenziali; ma l’obiettivo è fare una viva esperienza di ricerca a partire dalle situazioni della vita reale e dalle esperienze fatte dai filosofi del passato, di cui l’insegnante si fa guida, promovendo una dimensione dialogi-ca e coinvolgente del filosofare.
Il manuale in questo contesto non sostituisce affatto l’esperienza di ricerca ma è uno degli strumenti al
servi-zio della chiarificaservi-zione teoretica e storica dei problemi filosofici (Sem. 1991, Ins. p. 593); il manuale si rivela come uno strumento che offre un utile repertorio di informazioni storiche, che sono di supporto o propedeutiche ad un’esperienza autentica di ricerca, la cui centralità è attribuita al rapporto con i testi filosofici, in cui vive la filoso-fia del passato. Solo nel rapporto con i testi i morti parlano con i vivi, le esperienze di ricerca già fatte alimentano la ricerca vivente che si scrive nell’anima, come diceva Platone.
6.3.3 Il filosofare dal basso
Semerari ha espresso più volte il favore per un modello dialogico di insegnamento, in cui costruire insieme in classe un percorso di ricerca, guidato dal filosofo e dal docente, coinvolgente, ravvivato dall’autenticità e dalla ra-dicalità delle domande. L’insegnamento deve essere animato dal desiderio di chiarificazione della situazione esi-stenziale, personale e collettiva, dal desiderio di cercare una personale concezione del mondo, un patrimonio di senso e di valori, che orienti l’esercizio responsabile del ruolo individuale nella comunità umana. Semerari prende partito per una “didattica attiva”, centrata su vere esperienze di comprensione e di ricerca filosofica, capaci di emancipare i giovani dalla passività, dalla standardizzazione, dall’inautenticità, dalla ripetizione, di offrire occasio-ni per una formazione alla autoresponsabilità umana, razionale, critica, aperta, dialogante, razionalmente rigoro-sa, all’esercizio responsabile della cittadinanza.
La profonda ispirazione etica e civile della concezione semerariana dell’insegnamento della filosofia si esprime nel suo radicale rifiuto di ogni filosofare dall’alto e nella sua battaglia per una rilancio di un filosofare dal basso, come strumento di formazione alla responsabilità umana e di emancipazione civile delle nuove generazioni nell’epoca della democratizzazione della cultura e della scolarizzazione di massa. Non ha senso proporre o, peg-gio, imporre, dall’alto ai giovani contenuti filosofici, se si prescinde dalla preoccupazione che ciò abbia un senso e un valore per loro. Ha senso per un giovane lo studio della filosofia se gli è proposto come esperienza personale di ricerca e di donazione di senso, che nasce da una personale intenzionalità.
Husserl ha spiegato che il “filosofare dall’alto” è, in realtà, un non filosofare dal momento che prescinde dal fatto che tutto ciò che è ed è dato a qualcuno “deve poter avere per lui senso e valore, deve essere da lui consaputo nella forma di una propria operazione intenzionale, corrispondente alla particolarità di questo esistente, procedendo da una propria donazione di senso”. In altre parole, si filosofa dall’alto (quale ne sia, poi, la versione o veste “cultura-le”), quando vengono omessi le ragioni esistenziali e gli intrecci culturali degli uomini empiricamente (storicamente) considerati, ove hanno matrice (la ‘intenzionalità’ di Husserl) le produzioni scientifiche e le formazioni politico-sociali che, pertanto, sono autonomizzate e rese indipendenti, quali entità per sé stanti, ‘sostanziali’ e ‘assolute’, per se stesse significative (Sem. 1983, pp. 18-20).
Giuseppe Semerari ha ritenuto sempre centrale la riflessione sull’insegnamento della filosofia perché ha sem-pre creduto nel “filosofare dal basso”, come mezzo personale di rischiaramento, di orientamento etico, di respon-sabilizzazione civile, a disposizione di tutti nell’epoca della scolarizzazione di massa. Si occupava dell’insegnamento della filosofia perché si preoccupava del futuro della filosofia e della sua funzione culturale e civile nella costruzione della società democratica. In periodi in cui nelle università pochissimi accademici
pensava-no seriamente alle questioni della destinazione delle discipline nelle scuole secondarie, lanciava il suo sguardo lontano. Le cose che scriveva nei suoi testi erano convalidate dalla concreta testimonianza nella sua quotidiana attività di docente e di leader culturale. Nei suoi corsi universitari la destinazione della filosofia e la questione del suo insegnamento erano elementi costantemente presenti; il rapporto con il mondo della scuola era costante, vi-vace, dialogante, rispettoso e fecondo. La decisione di aprire una sezione della rivista “Paradigmi” dedicata alle questioni dell’insegnamento della filosofia costituì elemento di rilancio del dibattito nel nostro paese. I suoi allievi (in particolare il prof. F. De Natale) hanno conservato e ravvivato la tradizione della facoltà barese di filosofia di promuovere ricerca teorica ed empirica sull’insegnamento della filosofia. Tradizione che continua a vivere tutt’ora (anche attraverso l’allieva del prof. De Natale, la prof.ssa A. Caputo), mentre langue nella gran parte delle univer-sità italiana. Intorno ai docenti universitari che hanno continuato la tradizione semerariana si sono mossi nei de-cenni passati e si muovono tutt’ora tanti docenti della scuola Secondaria, che hanno offerto e offrono un notevole contributo alla ricerca e alla sperimentazione di nuove vie per il futuro della filosofia presso le nuove generazioni.
BIBLIOGRAFIA
G. Semerari, La Filosofia e il suo insegnamento in "Paradigmi", IX, 1991, 27, pp. 591-606
G. Semerari (a cura), Dentro la storiografia filosofica. Questioni di teoria e di didattica, Dedalo, Bari 1983 G. Semerari Lezioni preliminari, Guerini e associati, Milano 1991
G. Semerari, Pensieri e narrazioni, Dedalo, Bari, 1995
J. Rohbeck, Il problema della mediazione nell’insegnamento della filosofia, in “Paradigmi”, 1986, n. 11, pp. 403-425